L'omoerotismo di Achille e Patroclo

14 marzo 2011 ore 14:42 segnala
Nel Periodo Arcaico, subito dopo la migrazione degli Indoeuropei, tra il 1.500 e il 900 a.C, non si hanno notizie certe sulle strutture socioculturali, anche se nell'Iliade, quasi unico riferimento e documento storico letterario dell'epoca, si intravede l'omosessualità come praticata da molti personaggi.
Il più lampante degli esempi è la coppia Achille-Patroclo: sociologi e storici hanno individuato in questi due personaggi una coppia omoerotica. Il dolore dell'eroe per la morte di Patroclo è sincero, tale da spingere Achille a mettere da parte l'orgoglio e riprendere le armi.
L'Iliade offre con questo episodio una serie di indizi per delineare la società greca del periodo: l'onore e l'orgoglio di Achille, che preferisce vedere sconfitti gli achei pur di non cedere a quanto detto contro Agamennone, ma per vendicare Patroclo a tutti i costi accantona il suo onore e scendere di nuovo in battaglia.
Ma l’episodio prova che l'omoerotismo esisteva ed era socialmente accettato, al pari dell'eterosessualità: l'eroe, infatti, pratica entrambe le cose senza problemi. Achille ama sinceramente Patroclo, ma si diletta anche con Briseide, anzi è per lei che sorge la contesa con Agamennone.
La studiosa di diritto greco e romano Eva Cantarella, autrice di “Seconda natura. La bisessualità nel mondo antico” (Rizzoli) scrive: «Per i greci la parola ‘omosessuale’ non aveva alcun senso, e la stessa distinzione tra etero e omosessualità era del tutto estranea all’etica pagana. Virilità era sinonimo di attività, in tutti i sensi contraria alla passività femminile, nella dimensione intellettuale, guerresca, sessuale. Il ruolo sessuale attivo era possibile anche con un maschio, purché fosse un giovane amante. Il quale, una volta diventato adulto, cambiava ruolo, magari si sposava e diventava attivo con altri giovani maschi. Era considerata – continua Eva Cantarella – una regola positiva e auspicabile anche dal punto di vista delle virtù pubbliche, vale a dire le più alte nella gerarchia greca, tra le quali c’è il coraggio in battaglia. Si combatteva valorosamente anche per mostrare all’amato il proprio eroismo».Nemmeno per il rapporto tra Achille e Patroclo, aggiunge l’antichista Maurizio Bettini, vanno scomodate categorie contemporanee: “Il mondo greco valorizza il rapporto omoerotico tra un adulto e un ragazzo imberbe, che dall’adulto riceve un’educazione etica, amorosa, sessuale ma che non va necessariamente verso l’omosessualità (quando ci va, perché quel tipo di rapporto continua tra adulti, non è più apprezzato ma condannato, in Grecia come a Roma). L’omoerotismo ritualizzato tra adulto e giovinetto configura una sorta di iniziazione, un passaggio culturale”. Ma Achille e Patroclo, compagni d’arme e uniti al punto che Achille invoca la morte dopo l’uccisione dell’amico, ci appaiono come pari: “Eppure, secondo alcuni antichi commenti e stando a certe raffigurazioni vascolari, non è così. Patroclo è il più vecchio, e comunque la madre di Achille, Teti, invita il figlio a interrompere le manifestazioni eccessive di lutto e a sposarsi: a diventare adulto”.
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Nel Periodo Arcaico, subito dopo la migrazione degli Indoeuropei, tra il 1.500 e il 900 a.C, non si hanno notizie certe sulle strutture socioculturali, anche se nell'Iliade, quasi unico riferimento e documento storico letterario dell'epoca, si intravede l'omosessualità come praticata da molti...
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14/03/2011 14:42:59
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