
Prima dei blog ricordo la tristezza delle bacheche silenziose, tese a cercare con rabbia varchi e sentieri nella simbiosi di pianoforte e tastiera. Suoni e parole sono variabili che la mente riunisce nei propri percorsi, un’orchestra sgangherata che lentamente fluisce da indefinite sorgenti e ricompone la melodia crescente di fiumi e valli. Siamo un concerto. Apre Vivaldi in sol maggiore, archi e cembalo, Venezia l’Orientale nel decadente splendore di marmi e laguna. Foci nebbiose, paludi e gabbiani dove il mare ingoia le vele e corrode i metalli. Serenissima visione di fantasmi, onde increspate sulle bocche di porto e il limo cancella l’ultimo attracco delle flotte perdute. Tace il cannone, Lepanto è lontana. Ecco Pachelbel e il suo Adagio, tre violini e basso continuo nel volteggio del notturno barocco. Accendo candelabri con specchi d’argento, teorie d’Amori nel trionfo di ciprie e belletti. Ora un vortice avvolge e sorprende nell'effimera perfezione dei clavicembali, quasi esausto preludio di un secolo che affoga i suoi lumi nel sangue. Bonaparte cala il sipario. Poi viene Bizet, adagio dall’ Arlesienne, mistero di arcane presenze nel moto costante del genio che abbriva i limiti di grandezze incompiute. Gli archi cedono il passo ai ritmi percossi dell' Habanera, Carmen, sensualità che sublima la voce. L’ultimo impero cade a Sèdan. Tocca a Mussorgscky, quadri in esposizione, antichi manieri e scene di caccia, il richiamo dei corni, cervi e cavalli, dove la steppa e i fiumi hanno l’odore del muschio e le foreste di betulle raccontano di Boris Godunov. Percussioni impietose, lunghi assoli di fiati, poi verrà il gelo della Grande Madre Russia e il Palazzo d’Inverno. Concludo con Astor Piazzolla, El Asesino, in Libertango, la musica non ha orizzonte, nell'abbraccio sensuale del bandoneon che muove l’ atlantico respiro in quattro tempi del mio amore Argentina. E’ la presunzione di un concerto per uno schermo che non vaglia risposte, senza numeri per impossibili premi, per il tempo e il suo passare. Concerto d’incerte, tremule, candele oscillanti, che pure sono storia che amo. Dolce o aspra che sia.