TOLLERANZA ISLAMICA 3 parte di 3
in fondo alla pagina ci sono i links delle 3 parti.

3) La storia
La rivelazione divina ha stabilito regole di vita e di condotta per l’umanità che sono state codificate nella shari’a. Anche i rapporti tra musulmani e infedeli sono stati codificati dalla shari’a. Ovviamente l’applicazione ha subito variazioni nel tempo e nello spazio, essendo applicata in modo più o meno rigido a seconda delle situazioni storiche contingenti e della volontà del governante di turno. Non si può in questa sede ripercorrere tutti i 1350 anni della storia islamica. Mi limiterò a commentare i resoconti storici che ci presentano gli idilliaci rapporti tra le varie comunità religiose negli stati islamici.
La storia che ci viene raccontata sorvola sui secoli di conquiste Arabe e Turche di territori e popolazioni non musulmane e sui metodi della loro sottomissione, ma si concentra solo su alcuni episodi, veri o presunti, creando una vera e propria “metastoria” islamica.
Si intende per “metastoria” una “immaginazione storica” (dal titolo dell’opera di Hayden White del 1973) ossia storia immaginaria, storia mitica o storia mitizzata, ispirata da una ideologia precostituita (spesso, ma non solo, una religione rivelata), utilizzata per dimostrare la realtà del mito, mediante una ricostruzione fantastica della storia a sostegno della tesi ideologica..
Pilastri della metastoria sono:
la “invenzione verosimile” di eventi a sostegno della tesi ideologica.
la “scelta interessata” di eventi reali, con l’esposizione, spesso enfatizzata degli “eventi positivi” utili alla conferma dell’ideologia, con l’esposizione parziale degli “eventi controversi” e con la cancellazione o la negazione degli “eventi negativi”, cioè di quelli contrari alla tesi sostenuta (negazionismo).
la “interpretazione orientata” dei fatti sia inventati, che scelti o negati (in parte o in toto) al fine di far apparire reale una realtà fittizia (teorie del complotto e simili) o guadagnare una giustificazione morale per azioni e decisioni discutibili (giustificazionismo)
La metastoria islamica si basa sulla rappresentazione enfatizzata e distorta di pochi episodi della lunga storia islamica. Abbiamo una interpretazione settaria delle Crociate, dipinte come una aggressione colonialista del pacifico oriente islamico, mentre fu solo una tardiva e inefficace reazione a oltre 4 secoli di jihad islamica contro pacifiche e ricche popolazioni Cristiane, scatenata dalla profanazione dei luoghi più sacri della Cristianità, dalle continue aggressioni sui pellegrini Cristiani e dalla richiesta di aiuto dell’imperatore Bizantino Alessio Comneno, dopo la grave sconfitta subita da Bisanzio a Mazincerta nel 1071, in seguito alla quale aveva perduto gran parte dell’Anatolia.
Abbiamo una rappresentazione idilliaca dell’Andalusia islamica dove musulmani Ebrei e Cristiani avrebbero vissuto in armonia tanto da denominare “Progetto Cordoba” la proposta di costruzione della mega-moschea di New York. In realtà le cose non erano così idilliache, dato che la popolazione dhimmi era sottoposta a gravose tasse che consentivano ai musulmani un benessere non legato alla loro capacità produttiva. L’unica difesa contro la rapacità fiscale della classe dominante musulmana era la conversione, tanto che si giunse a vietare la conversione pur di garantire un adeguato introito fiscale. Per chi non riusciva a pagare la jizya la pena era la schiavitù, pratica ampiamente utilizzata dai musulmani che oltretutto razziavano le terre degli infedeli per procurarsi continuamente nuovi schiavi o per rilasciare i prigionieri catturati dietro adeguato riscatto. Questa pratica continuò fino al XIX secolo.
Che la tanto decantata “Convivencia” Andalusa sia solo una rappresentazione metastorica è documentato dal massacro della popolazione Ebraica di Granada del 1066. Il Sultano aveva nominato suo vizir un Ebreo, Salomon Al-Nagrila, originariamente un commerciante, incaricato poi dell’esazione delle tasse. Il successo come esattore gli procurò la nomina a Vizir, carica che poi fu trasferita al figlio Giuseppe. Purtroppo questa situazione non cambiò la shari’a e le sue regole. La folla musulmana fu aizzata contro i due Vizir dai mullah che sostenevano, shari’a alla mano, che i musulmani non potevano essere sottoposti a un infedele, come era il Vizir Ebreo. Scoppiò una rivolta antiebraica, durante la quale sia Salomon che il figlio Giuseppe furono uccisi, dopo di che la folla si scatenò contro la popolazione Ebraica che fu sommariamente massacrata e i cui beni furono razziati. Si calcola che le vittime abbiano superato le 4000 unità, molte di più del totale degli eccidi antisemiti perpetrati nella valle del Reno durante la prima Crociata da Emico von Leisingen e dai suoi accoliti.
Abbiamo poi la testimonianza di Mosé Maimonide, Ebreo nativo di Cordova, uno dei più grandi intellettuali del medio evo, la cui famiglia fu costretta a fuggire in Marocco nel 1148, quando Maimonide aveva solo 13 anni, a causa delle persecuzioni scatenate dai nuovi governanti della Spagna islamica, gli Almohavidi. Purtroppo anche Fez, dove la famiglia si era rifugiata, non era sicura, per cui Maimonide fuggì nuovamente, rifugiandosi prima ad Acri e poi definitivamente nell’Egitto dei Fatimidi, dove la shari’a era applicata con meno rigore tanto che divenne medico personale del Saladino. Nello stesso periodo si scatenò una violenta persecuzione antiebraica nello Yemen con una politica di conversioni forzate che spinsero Maimonide a scrivere ai suoi correligionari Yemeniti la celebre “Epistola agli Ebrei dello Yemen” in cui descrive e stigmatizza le persecuzioni dei musulmani contro gli Ebrei e in cui definisce il Profeta dell’islàm come il “meshugga”, parola ebraica per “il pazzo”.
Anche l’idea della intolleranza dell’Europa Cristiana rispetto alla tolleranza dell’islàm è smentita dai numeri. Senza voler sostenere che in Europa non ci fu discriminazione antiebraica, bisogna però concludere che fu meno pressante delle persecuzioni antiebraiche dell’islàm. Molti degli Ebrei espulsi dalla Spagna si rifugiarono in altre nazioni Europee (particolarmente Italia e Portogallo) mentre molti si spostarono in Nord-Africa per poi giungere a Istanbul. La popolazione Ebraica di Istanbul crebbe da 20 mila a 40 mila unità, ma in meno di 50 anni ritornò ai livelli pre emigrazione Spagnola. Non solo, ma la popolazione Ebraica dell’impero Ottomano si mantenne stabile, mentre quella dell’Europa Occidentale crebbe stabilmente.
Abbiamo infine l’apprezzamento della tolleranza dell’impero Ottomano come esempio di società multi-razziale e multiculturale, anche se in realtà il miglioramento delle condizioni dei dhimmi dipese dall’influenza delle potenze occidentali su di uno stato ormai in disfacimento. Ma nessuno parla della schiavitù istituzionalizzata nel mondo islamico che raggiunse vette di perfezione mai raggiunte dallo schiavismo Americano. Pochi sanno infatti cosa sia il “devshirne” o tassa del sangue, una pratica Ottomana consistente nel requisire come schiavi dal 10 al 20 % dei bambini maschi, figli dei Cristiani dei Balcani, da istruire come musulmani e da arruolare nel corpo dei Giannizzeri, le truppe scelte del Sultano. Il devshirne fu praticato dal 14° fino alla fine del 17° secolo, periodo in cui la devastazione psicologica delle popolazioni dhimmi era talmente profonda che alcune famiglie auspicavano la scelta dei loro figli come schiavi del devshirne, considerandolo l’unico mezzo per sottrarli alla dhimma e sperare in una possibile elevazione sociale, se pure al prezzo della perdita della libertà e di ogni legame familiare e culturale con la terra di origine.
Ciò per quanto riguarda la storia meno recente. Per quanto riguarda la storia più recente, basta leggere la cronaca giornalistica attuale delle persecuzioni anti cristiane in Egitto, Iraq, Pakistan, Sudan, Nigeria, Indonesia ecc.
Le responsabilità occidentali nell’origine del mito
Attualmente nei paesi musulmani è diffusa una evidente ostilità contro l’occidente e una evidente intolleranza verso le minoranze non musulmane locali; i discorsi sulla tolleranza, invece, sono pronunciati principalmente dagli esponenti e dagli intellettuali musulmani dell’occidente che cercano di accreditare una immagine benevola dell’islàm per ottenere accettazione, accoglienza e benefici.
Questo atteggiamento ben si accorda con il relativismo morale cui si è accennato in precedenza (tolleranza del Corano meccano, intolleranza del Corano Medinese) e con la pratica della Taqiyya.
Ma una grave responsabilità è pure imputabile ai non musulmani, in particolare agli intellettuali, agli artisti e ai politici di casa nostra, responsabilità che ha origini lontane.
Intellettuali
Spesso gli intellettuali si scoprono moralisti e per criticare i costumi del loro tempo indulgono a confronti con altre civiltà ritenute moralmente più corrette. Uno dei primi esempi ci viene fornito dal grande storico romano Tacito che nel suo trattatello “Germania” esaltava le virtù dei barbari Germani, contrapponendole ai corrotti costumi dell’impero romano. Dobbiamo poi ricordare il mito del nobile selvaggio iniziato da Pietro Martire Anglerio (e ripreso molto più tardi da Rousseau) e sviluppato da Montaigne nel suo trattatello “Sui cannibali” in cui apprezzava la buona abitudine dei cannibali Americani di cibarsi dei nemici morti, mentre in Europa si facevano a pezzi i vivi, mangiandone direttamente proprietà e onore (in senso metaforico, ma non troppo). La moda continuò durante l’illuminismo, esaltando le virtù di civiltà esotiche e poco note per criticare per contrasto la società Europea contemporanea. I primi resoconti sulla tolleranza islamica si trovano nelle “Lettere Pastorali” di Pierre Jurieu in cui si esalta la tolleranza dei Maomettani rispetto all’intolleranza Cattolica, per scoprire che Jurieu era un Ugonotto nemico giurato di Bossuet e della chiesa Cattolica. Nel ‘700 poi si ha un profluvio di operette morali di questo tipo, molte delle quali ispirate ai musulmani, o, come si diceva allora, ai Turchi. Così, oltre alle “lettere Cinesi”, alle “lettere di una Peruviana” e alle “lettere di Xo-Ho”, abbiamo le famose “lettere Persiane” di Montesquieu e le “Lettere scritte da una spia Turca”.
A queste prime opere seguono opere più specifiche riguardanti l’islàm, se pure di grande superficialità, anche perché ispirate dalla feroce critica illuminista all’oscurantismo ecclesiastico della Chiesa Cattolica. Si tratta infatti di opere di illuministi atei, tipo Voltaire o di intellettuali protestanti che scrivono principalmente contro la chiesa cattolica. Questa visione edulcorata e totalmente falsa del mondo Ottomano influenzò anche uno storico del calibro di Gibbon che aveva una visione molto superficiale e approssimativa del mondo islamico.
Artisti
Come documentato da numerosissimi rapporti diplomatici del tempo, la situazione sul campo era tutt’altro che rosea, ma si trattava di documenti conservati nelle cancellerie Europee che non raggiungevano il grande pubblico la cui idea dell’oriente e dell’islàm veniva plasmata dai libri scritti con intenti morali e didascalici e non come valutazioni storiche. Così, l’dea della tolleranza islamica si diffuse anche tra gli artisti: basti ricordare Mozart, col suo “Il ratto dal serraglio” basato sull’idea del “Turco generoso”! Col romanticismo l’idea di un islàm benevolo e socialmente avanzato esplose col romanzo pseudostorico. Possiamo ricordare tra gli autori più celebri del tempo (oggi un poco meno noti) Sir Walter Scott che dipinge le tenzoni cavalleresche tra Cristiani e Saraceni, Washington Irving (1783-1859) con i suoi “Racconti dell’Alhambra” che ci racconta le meraviglie dell’Andalusia islamica e François-René de Chateaubriand che ci racconta la triste fine dell’Emirato di Granada nelle “Avventure dell’ultimo degli Abencerages”. Purtroppo la finzione romanzesca di questi autori romantici aveva poco da spartire con la realtà della vita quotidiana dei dhimmi sottoposti ad ogni tipo di vessazione.
Politici
L’apertura del mondo islamico all’occidente si ebbe dopo l’invasione Napoleonica dell’Egitto nel 1798, che fu uno shock inaspettato per la società Ottomana sicura da secoli di essere la migliore e più potente società possibile. E’ dopo questa spedizione che in Europa iniziano seri studi del vicino Oriente, studi che continuano fino a metà del XX secolo. Ma, fin quasi dall’inizio, le contese tra le varie potenze Europee interferirono con la valutazione onesta dell’islàm e della società che aveva prodotto.
Iniziamo con l’invenzione della Tolleranza Ottomana e della sua meravigliosa cultura interrazziale, propagandata dalle potenze Europee in funzione antirussa. Chi ricorda la guerra di Crimea, parte del famoso Risorgimento Italiano? chi erano i belligeranti? Anche gli alleati dell’impero ottomano non si amavano e, temendo di non riuscire ad arraffare le sue spoglie, e quindi di consentire il rafforzamento dei loro avversari, si impegnarono a sostenerlo, convincendo l’opinione pubblica che il sistema tollerante dell’islàm Turco era la ricetta migliore per governare le popolazioni balcaniche Cristiane Orientali, slave, greche, armene e bulgare. La cosa non funzionò e si arrivò alla prima guerra mondiale; gli Ottomani si schierarono con Austria e Prussia e la loro resistenza a Gallipoli bloccò l’avanzata degli alleati nel mar Nero, favorendo la caduta del regime zarista del 1917 e l’allungamento della guerra.
Seguirono le schermaglie post belliche in cui Francia e Inghilterra, potenze vincitrici, si preoccuparono di spartirsi la maggior parte del medio-oriente, abbandonando al loro destino le popolazioni dhimmi e cercando di ingraziarsi la maggioranza Arabo-musulmana, inventandosi un immaginario e improbabile panArabismo nazionalista e laico che riuscì solo a preparare il terreno per il panislamismo aggressivo odierno. Anche questa operazione era basata sulla propaganda, utilizzata per convincere l’opinione pubblica occidentale della tolleranza islamica e quindi della possibilità di organizzare il medio oriente in unità nazionali Arabe ove Cristiani Ebrei e Musulmani potessero vivere come cittadini con pari diritti, dimenticando 13 secoli di soggezione, discriminazione e persecuzione religiosa.
Si arriva così alla seconda guerra mondiale, in cui, nonostante i tentativi di Inghilterra e Francia di guadagnarsi il favore degli Arabi, questi si schierano decisamente con le forze totalitarie dell’asse, contro le democrazie, commettendo l’ennesimo errore e subendo l’ennesima sconfitta. Da notare che dopo la sconfitta si arriva alla miracolosa fondazione dello Stato di Israele all’ONU, con il voto favorevole determinante del blocco sovietico (che disponeva di 5 voti: bastava che ne mancassero solo 3 per bocciare la mozione!), il voto favorevole personale del Presidente Americano Truman, in contrasto con il parere ferocemente avverso del suo Dipartimento di Stato, in mano ai petrolieri dell’ArAmCo, e con la pilatesca astensione della Gran Bretagna.
In seguito contò solo il petrolio e l’enorme potenza economica dell’Arabia Saudita che consentì di finanziare, con vagoni di petrodollari, la propaganda islamica non solo nelle moschee del mondo occidentale ma specialmente nelle Università Americane ed Europee.
Conclusione
In conclusione possiamo dire che l’islàm è una religione e un sistema di vita tollerante verso le minoranze discriminate e soggiogate. La tolleranza dipende dal fatto che a soggetti definiti inferiori dalla shari’a è consentito vivere e lavorare al fine di pagare tasse che consentano ai loro padroni islamici un immeritato benessere, ma, come per la gallina dalle uova d’oro, non bisogna esagerare: se la popolazione dhimmi viene troppo vessata, alla fine diventa improduttiva e non risulta più utile alla società islamica dominatrice; si riscatena allora l’intolleranza contro i dhimmi che rimangono sempre e comunque cittadini di seconda classe.
Pertanto la finta “tolleranza” islamica deve essere assolutamente rifiutata e bisogna imporre agli islamici il principio che tutti gli esseri umani sono uguali e con identici diritti e doveri per il solo fatto di essere umani. Essere musulmano non deve procurare alcun particolare vantaggio e non esserlo non deve comportare alcun particolare svantaggio: solo così si potrà eliminare lo scandalo della “tolleranza islamica”.
PARTE 1 :
http://blog.chatta.it/albertodagiussano/post/tolleranza-islamica-1di-3-.aspxPARTE 2 :
http://blog.chatta.it/albertodagiussano/post/tolleranza-islamica-2-di-3-.aspxPARTE 3 :
http://blog.chatta.it/albertodagiussano/post/tolleranza-islamica-3-di-3-.aspxfonte :
http://www.vietatoparlare.it/tolleranza-islamica