:alien Elevarsi a carezzare il riverbero dell’incommensurabile….quando le fluttuazioni risonanti del proprio essere s’elevano su di noi infrangendosi sui dirupi incandescenti dell’anima, solo allora divoro i dolci aromi d’inganno dei sensi e m’adagio piano piano sul pagliericcio delle mie reminescenze.
La mia sembianza stilla il pianto di prolungate veglie nell’infinito arcano della memoria, ma quando volo tu….mia amata creatura elfica mi guarderai, e questo sarà l’unico rimpianto ammesso alla raffinatezza alabastrina e tenue, all’amore che esprime la nostra immortalità.
Qui l’enigmaticità dell’indefinibile si conficca come un dardo nel tessuto vivo della carne sofferente, lo spirito vola lungo un varco immenso, su cui si spalancano molti passaggi e davanti a ognuno è di custode un messaggero divino di luce che scrutandomi intona i verbi che difendono il cuore, ma nulla si può contro l’antico maleficio, tu prigioniera al di la del settimo anello ed io qua giù racchiuso nel limbo terrestre.
Oh…Etereo Retore, tu …. Che mi mormori le frasi e consegni alla volta celeste le mie preghiere……sceglimi, liberami dall’anatema e sarò la tua creazione.
Dimmi chi sono io ? Un fossile di luce o il versante del sogno o l’infinità di pergamena sensoriale d’un Dio amanuense in astro nascente?
Dimmi chi sono io ? Un fossile di luce o il versante del sogno o l’infinità di pergamena sensoriale d’un Dio amanuense in astro nascente?
Un polline d’arcangelo m’innalza a convincere il cielo ad adottare i miei sogni scompigliando l’aria con l’inquieto sciame che ogni notte divora il madido frutto segnato sulle dune della mente, papiro sensoriale d’un Dio scriba.
Nei corridoi del Paradiso i numeri cedevano il segreto, gli occhi e le dita computavano nuove orbite a principi matematici, ma una preghiera posta in verticale mi colora e mi proietta altrove, sciogliendomi in colature illuvie di scure articolazioni della materia dalle dure geometrie dei cristalli.
Quando il cielo strangola i soffi vitali e un monolite prefissa i miraggi dei perdenti, vascelli divini salpano nel tripudio di nembi e cirri disfatti…. e l’attuale è sempre distante, immerso in una lontananza immutabile, ma è sempre troppo tardi per esserci.
L’alveare dei ricordi reclama il religioso interstizio imposto alla mente per aprire l’estensione raggiungibile dall’allucinazione espugnata dalla sua essenza, la guardo orbitare in mancanza di fragori, le alture rilevate con crescente straziante precisione, tramandano i sintomi da noi stessi anelati, sostentando con la nostra visione il sogno.
Lei ancora ammorba nuvole di ricordi, filamenti d’aurora irraggiano fra i suoi capelli, fontanili di malinconia si specchiano nei suoi occhi ma è sempre un suo bacio quella mielata sensazione odorosa che pigiava forte contro l’esiguo tempo che restava tra la mia e la sua bocca a capovolgere il cielo e a rompere gli argini del paradiso.
E’ all’interno del suo volto che scaturisce la mia adorazione….. tu sussisti a sud del mio sentimento in quel luogo dove non puoi che fuggire, lasciandomi da solo tra le quinte psichiche a spilli di sole in sospensione aerea, dove il lossodromico percorso mi porta in una solitudine eletta e lo stato di grazia è assimilato dai miei pori in gradevoli alveoli di sangue tra le mille distanze che fissano l’inutilità delle mie grida senza eco.
Nel mio gheriglio risorgo immagine di carne, strobilo cremisi in quinta estensione che mi dipinge e mi lancia altrove ingannando il tempo anfibio di santa imprimitura, matrice elicoidale di chi vive dal coagulo di corporeità all’entità dell’ aureo caduceo motrice del divino che regola il variabile fato……particellla della tua irraggiungibile essenza. Auitami…..aiutami !!!