colonia estiva

14 luglio 2012 ore 20:01 segnala
Un arcobaleno di speranza per i ragazzi\e con bisogni speciali

Il progetto di una colonia è stato pensato per rispondere alle legittime esigenze di svago e di divertimento dei ragazzi diversamente abili, per favorirne e facilitarne l’integrazione con i coetanei normodotati in un percorso di reciproco scambio e conoscenza. Poter vivere esperienze di inserimento e di integrazione sociale nelle sedi estive può e deve diventare un formidabile strumento per favorire una migliore qualità della vita e, nel contempo, facilitare il percorso riabilitativo dei ragazzi diversamente abili.
Il primo obbiettivo è sicuramente quello di migliorare la qualità della vita del soggetto diversamente abile mediante la realizzazione di contesti differenziati, dove il gioco, la convivenza ed il confronto possono avvenire con coetanei normodotati favorendo una maggiore integrazione sociale.
Il secondo obbiettivo, non meno importante del primo, è anche quello di responsabilizzare il più possibile le famiglie dei ragazzi le quali, gestendo in modo autonomo il periodo estivo dei propri figli ed indicando i percorsi riabilitativi più idonei, potranno aumentare notevolmente quelle capacità di esercitare i propri diritti che dovrebbero essere sempre prerogativa indispensabile delle famiglie al cui interno esistono problemi di disabilità.
Un altro importante obbiettivo, è quello di alleggerire la pressione all'interno del nucleo familiare del disabile in un periodo molto critico quale quello estivo. Le attività sono finalizzate a soddisfare le esclusive esigenze degli ospiti che vivono particolari situazioni di disagio psico-motorio e per le quali si attuano iniziative mirate al miglioramento della loro qualità di vita e benessere psicofisico. “Si tratta, quindi, di una iniziativa con cui cerchiamo di andare anche incontro alle famiglie.
Obiettivo trasversale è, pertanto, promuovere l'indipendenza dei ragazzi\e disabili e bambini provenienti da famiglie socialmente vulnerabili, creando momenti positivi di socializzazione e di aggregazione e offrendo loro un valido supporto.
L'associazione "Il Sogno di Giusy - ONLUS" consente ai ragazzi\e di avere 7 giorni di esperienza di campo estivo con sistemazione in bungalow, godendo di attività sociali e di vacanza, per promuovere la socializzazione, l'autostima e il processo decisionale, in un clima di amore e accettazione reciproca.
La colonia estiva vuole offrire l'opportunità di uscire dalla cerchia familiare dando una pausa nella routine quotidiana di terapia intensiva, sia per le famiglie che per i ragazzi. Essa offre un'opportunità di divertimento e di scambio relazionale e, soprattutto, di divertimento in un ambiente sano.
"Il Sogno di Giusy-Onlus" è un'associazione nata da poco più di un anno, durante il quale abbiamo portato avanti diverse attività gratuite per i ragazzi coinvolti. PErtanto la possibilità di realizzare le attività sopradescritte è legato soprattutto ai fondi che riusciremo a raccogliere per finanziarle. A questo proposito abbiamo anche preparato su questo settimanale una sottoscrizione rivolta a chi voglia darci un qualsiasi contributo.

Ferrante Giuseppina.

ASSOCIAZIONE IL SOGNO DI GIUSY - ONLUS

Cod. Fisc.: 92022020843

Cod. iban:IT13W0335901600100000062917

di ragazzi invisibili. La disabilità di chi si vergogna.

19 aprile 2012 ore 20:21 segnala
Intervista a Lia Gulino, Presidente dell’Associazione “ Il sogno di Giusy”

La famiglia è il punto di forza necessario per dare ai ragazzi la più alta opportunità di sviluppo armonico, è una risorsa essenziale per l’integrazione sociale. Alcune famiglie nell’ esplicare questa funzione incontrano delle difficoltà: sono le mamme e i papà dei ragazzi diversamente abili che più degli altri devono diventare ricercatori di nuove soluzioni ed organizzatori di solidarietà attorno ai loro figli. Quando alle difficoltà si uniscono l’estrema possessività e l’ iperprotezione, la vergogna e l'imbarazzo per le problematiche del figlio la situazione si complica a discapito del benessere del ragazzo: questi genitori non osano avventurarsi fuori casa con il figlio e finiscono con il ritirarsi dalla vita sociale. Quel figlio non ha una valenza sociale positiva e quindi non può essere oggetto di scambio e di comunicazione con le altre famiglie e col resto della comunità, nelle funzioni affettive, economiche e simboliche. La tendenza più diffusa è quella della “gestione privata dell’handicap” al fine di mantenere nel segreto familiare una realtà che può suscitare pietà e diminuzione di autostima. Alla disabilità del ragazzo si aggiunge allora la disabilità della famiglia che non è in grado di giungere alla accettazione del figlio, di superare l’insensato senso di vergogna e diventare abile promotore della socialità del figlio. La famiglia, in questi casi, non svolge una funzione socializzante ma una funzione di omologazione, di mascheramento e di mimetizzazione della diversità con lo scopo di evitare atteggiamenti sociali negativi. Queste dinamiche familiari inevitabilmente conducono il ragazzo alla mancanza di una vita sociale, rendendolo invisibile agli occhi della società ma soprattutto a se stesso.
Per sollevare il velo di silenzio su questo problema complesso e articolato abbiamo deciso di intervistare Lia Gulino, in qualità sia di Presidente dell’Associazione “ Il sogno di Giusy”, associazione impegnata nel settore della disabilità, che di mamma di Giusy, la ragazza precedentemente intervistata da noi nell’articolo “ Il pregiudizio: la prima barriera da abbattere”.

Quali sono le difficoltà che le famiglie con un ragazzo disabile incontrano nella nostra realtà? Le prime difficoltà sono in famiglia: quando nasce un bambino con disabilità per i genitori il primo problema che si crea è entrare nel processo di accettazione della disabilità ed affrontare le diverse fasi delle problematiche del figlio, dalle diverse visite mediche alle terapie o alle operazioni.. a queste si aggiungono le difficoltà create dalla rete sanitaria e dai servizi che spesso non funzionano, e quelle generate dalla scuola che invece di integrare molte volte emargina il ragazzo disabile. Molte famiglie non sono nelle condizioni, sia finanziarie che culturali, di poter affrontare un peso così grande, e quando cercano aiuto nelle istituzioni spesso non lo trovano, così è facile arrendersi e il ragazzo viene emarginato anche dalla propria famiglia.
Come si può far fronte a queste difficoltà? Noi genitori dovremmo far valere di più i nostri diritti, ci sono molte leggi che tutelano i disabili, ma molte volte questi diritti diventano “favori concessi”. Dobbiamo imparare ad essere i protagonisti della vita dei nostri figli, questi ragazzi hanno diritto alla vita, all'istruzione e ad un futuro migliore indipendentemente dal ceto sociale a cui appartengono, quindi è opportuno creare una rete seria dove la famiglia ha il ruolo principale nella gestione del disabile … una rete sul disabile che fornisca informazione, assistenza, cure e protezione nel modo giusto e che aiuti i genitori, quindi il genitore deve informare ed essere informato, affidare ed affidarsi, accogliere ed essere accolto, confrontarsi con gli altri genitori che hanno gli stessi problemi e non chiudersi o rassegnarsi ma andare avanti e lottare.
Quanto è diffuso il senso di vergogna per le problematiche di un figlio disabile? qui a Ribera il senso di vergogna è molto diffuso non solo in relazione alla disabilità, ma anche verso la malattia tanto che in molte famiglie quando un familiare ha per esempio il cancro solo pochi intimi ne sono a conoscenza;quando nasce un bambino diverso all'uscita dalla sala parto gli si copre il viso perché il bambino che è nato non corrisponde a quello ideale e si deve nascondere. Questo accade anche in contesti culturali evoluti benchè in forme più velate.
Quali sono le conseguenze di questa emozione negativa? Il disabile cresce con la convinzione di essere diverso e per questo non si relaziona con gli altri. Naturalmente le difficoltà sono collegate al tipo e all'entità della disabilità, ogni situazione pone specifici problemi e sofferenze, ci sono ragazzi che hanno problemi e sofferenze in più di ragazzi che hanno solo problemi motori e sono in grado di intendere e volere. Il senso di vergogna genera una diminuzione della autostima. Fortunatamente tutto questo succede solo in piccoli centri come Ribera o nei piccoli paesi.
Quali soluzioni possono essere trovate per aiutare i ragazzi e le famiglie? Una corretta informazione sulla natura del problema, interventi psico- sociali sui genitori per evitare che si cada in depressione o nel tunnel dell’iperprotezione, messi in atto da un tutor familiare e da una figura professionale con competenze specifiche che possa seguire la famiglia nelle varie fasi.
La vostra Associazione si sta muovendo in questa direzione? Si, la nostra Associazione si sta muovendo in questa direzione: il nostro obbiettivo è portare anche qui a Ribera il volontariato con la V maiuscola. Un esempio è il progetto “ Giovani al Centro”, il sabato sera, insieme alla Omnia Service, già da Dicembre, dei giovani volontari mettono il loro tempo a disposizione di ragazzi disabili senza scopo di lucro, è bello vedere che il diversamente abile e il normodotato ridono, scherzano e giocano insieme. L'altro progetto che stiamo cercando di realizzare è la colonia estiva. Sono molti i ragazzi della provincia e anche di fuori pronti ad aderire a tale iniziativa, sarebbe una grande opportunità per Ribera e un grande segno di civiltà, noi stiamo lavorando sodo e speriamo con l'aiuto di Dio di riuscirci.
Cosa vorresti dire alle famiglie che mantengono nell’ombra i propri figli? La cosa che voglio dire non come Presidente dell’Associazione, ma come madre di una ragazza disabile, di non ghettizzare i propri figli, di essere forti, di lottare per loro, di non vedere questi ragazzi come “croci da portare” ma amarli di più, dargli di più, perchè questi ragazzi sono ragazzi con la D maiuscola.
Vorremmo chiudere questa intervista con un’immagine di gioia e di speranza: tante mani, e tra le prime quelle dei genitori, che insieme, con forza e senza mai perdersi d’animo, tirano fuori quei ragazzi messi in quell’angolo soli e in ombra, l’angolo della paura, della vergogna e della resa, per portarli fuori alla luce dando a loro la possibilità di tornare o di iniziare ad essere visibili.
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Intervista a Lia Gulino, Presidente dell’Associazione “ Il sogno di Giusy” La famiglia è il punto di forza necessario per dare ai ragazzi la più alta opportunità di sviluppo armonico, è una risorsa essenziale per l’integrazione sociale. Alcune famiglie nell’ esplicare questa funzione incontrano...
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IL PREGIUDIZIO: LA PRIMA BARRIERA DA ABBATERE

19 marzo 2012 ore 11:18 segnala
INTERVISTA A GIUSY FERRANTE

Il pregiudizio: la prima barriera da abbattere.
Intervista a Giusy Ferrante
“… quando cammino su un marciapiede e appare all'orizzonte una persona che avanza verso di me spingendo la sua carrozzina, o sgambettando con le stampelle, oppure camminando con un andatura "strana", mi prende un pò di imbarazzo, non so come comportarmi, quasi automaticamente scattano nella mia testa spirali irrisolvibili di pensieri che mi avviluppano paralizzandomi: la sostanza è che mi appare, immediata, lampante, la diversità, così che il vissuto della sua diversità diventa la base da cui potrei guardarlo, parlargli, sorridergli, anche insultarlo … Ed è una cosa che non mi piace: iniziare una relazione con un pregiudizio dotato della potenza di decidere i miei comportamenti. Non voglio essere uno di quelli che lancia sorrisi buonisti, che sorride non al ragazzo/a disabile ma alla sua immagine stereotipata che come una fotografia davanti agli occhi impedisce di vedere la persona. Così, piuttosto che relazionarmi in modo stereotipato, evito di relazionarmi, ma anche così sbaglio lo so...” (Anonimo)

Spesso nell’approcciarci all’altro assumiamo atteggiamenti e comportamenti dettati più da nostre idee preconcette che non dal “qui e ora” del contatto con quella persona unica e irripetibile. Tendiamo, cioè, ad affrontare la realtà usando categorie, classificazioni, schemi “predittivi” che ci consentono una valutazione immediata delle cose; così, spesso, cadiamo in facili stereotipi che fanno perdere di vista la persona stessa e confinano la relazione in un ambito scontato e sterile. È evidente che in tal modo non può aver luogo nessun vero rapporto, ma solo un’interazione falsata. La difficoltà a stabilire degli armoniosi ed idonei rapporti con gli individui disabili porta, non di rado, all’indifferenza o ad un errato atteggiamento pietistico che fa sentire l’altro stabilmente inferiore, subordinato; questo genera un blocco e delle difficoltà psichiche ed interpersonali che producono un certo disagio nel compararsi e, dunque, degli insuccessi nelle relazioni interpersonali. Non è facile eliminare i pregiudizi, non si tratta semplicemente di “amputare dei pensieri”, ma di ricercare nelle proprie esperienze pregresse la motivazione delle idee, delle valutazioni costruite su certe persone per intervenire modificandole. Solo un’analisi consapevole delle proprie emozioni e dei propri pensieri ricorrenti può supportare un reale ed adeguato incontro con le emozioni ed i bisogni di chi è davanti a noi; mentre, invece, la non conoscenza, la mancanza di una cultura della disabilità produce discriminazione. Per tale motivo abbiamo intervistato Giusy, giovane ragazza che ha fatto della sua disabilità bandiera di altruismo, forza di lottare, non solo per se stessa, ma per tutti coloro che si trovano a vivere la sua stessa situazione; ma lasciamo a lei la parola non rubandole altro spazio prezioso.


Giusy, vuoi raccontare ai nostri lettori chi sei … parlaci un pò di te?
Mi chiamo Giusy ho 26 anni e da 19 mi trovo su una sedia rotelle.
all'età di otto anni saputo che avevo un "tumore al cervello", io ero troppo piccola per poter capire cosa stava succedendo.
così siamo partiti per Milano, era la prima volta che salivo su un aereo e mi sembrava un gioco, ma il mio gioco è durato tre anni al "niguarda", così si chiama l'ospedale dove mi hanno curata e guarita, ma ne sono uscita molto provata, non ero più la stessa bambina, non potevo più camminare, il mio viso non era più lo stesso.
ho sperato allora che almeno ciò che avevo lasciato fuori lo avrei ritrovato come prima, ma purtroppo non è stato così.
l'impatto con il mondo esterno non è stato positivo: infatti, non ho ritrovato i miei amici d'infanzia, ho avuto difficoltà a socializzare, mi sono sentita abbondonata e dimenticata da tutti, trattata da diversa.


Quali sono le maggiori difficoltà che incontri nella vita quotidiana ?
sono innumerevoli: sul lavoro, nella vita relazionale, nelle possibilità di utilizzo degli spazi pubblici, nelle speranze di accesso alla cultura, le mie condizioni di vita non possono essere considerate neppure lontanamente paragonabili a quelle di un cittadino normodotato. ostacoli ambientali e sociali non permettono al disabile di operare all'interno della società e di essere un soggetto agente all'interno della collettività.


Cosa ti fa più soffrire e cosa invece ti dà la forza di affrontare tali difficoltà?
mi fanno soffrire i pregiudizi della gente e le "barriere culturali", che impediscono una valutazione oggettiva delle reali capacità del disabile;
mi fa soffrire la mancanza di cultura da parte delle Istituzioni nei riguardi dei disabili. a partire dalla scuola veniamo trattati come "diversi", la scuola che dovrebbe essere la seconda realtà sociale, dopo la famiglia, a garantire all'alunno in difficoltà condizioni per il benessere psicofisico e un clima sociale positivo, in cui possa sviluppare affetti, relazioni, autonomie e apprendimenti.

cosa ti rende così forte?
di vitale importanza è per me la presenza continua e costante della mia famiglia, che mi ha aiutato a superare lo shock conseguente all'impatto con la situazione handicappante e mi ha dato la forza e il coraggio di continuare ad affrontare la vita, nonostante essa sia stata molto crudele con me.

Cosa significa essere un disabile oggi e soprattutto in un paesino come Ribera?
essere un disabile oggi significa essere considerato un cittadino di serie C e non poter fruire appieno dei propri diritto


In uno dei nostri incontri ci ha molto colpito il tuo motto: “niente per noi senza di noi”. Spiegaci cosa significa ?
qualunque iniziativa o progetto fatto per il disabile, deve essere fatto con il disabile, perchè solo noi conosciamo i nostri limiti e le nostre esigenze. Questo è quello che accade il sabato sera al Centro di aggregazione Giovanile, grazie ad un groppo di giovani volontari della Omnia Service e del Sogno di Giusy che gratuitamente si impegnano ad organizzare insieme a noi attivita di svago e divertimento, dando vita a piacevoli momenti di integrazione sociale.

Pensi che la tua disabilità abbia influenzato o influenzi la tua vita di relazione? (Come gestisci il rapporto con gli altri?)
si,indubbiamente, giorno dopo giorno.

Esistono molti stereotipi e pregiudizi sulla disabilità come li affronti? con ironia, disperazione o ignorandoli?
solo negli tempi ho imparato ad affrontarli con ironia o ignorandoli del tutto.

Come immagini il tuo futuro?
io per ora non immaggino il mio futuro, vivo giorno dopo giorno

Come è nata l’associazione il Sogno di Giusy?
Nasce dall'idea di avere pari diritti e pari opportuntà sia nel campo lavorativo che anche nella società.
il mio scopo principale è costruire una comunità allogio, dove noi ragazzi o persone con disabilità non grave possono aiutare i meno fortunati e brutto a dirsi, ma bisogna fare una distinsione fra le disabiltà.
Ma su questo argomento potre parlare ore e ore.

Cosa ritieni ci sia di veramente speciale e coraggioso nella tua iniziativa?
mi limito ha rispondere con due parole, tutto e niente.

Cosa ti ha spinto a metterti a nudo, a violaore la tua riservatezza sottoponendoti a quest’intervista?
Cercare di mettere a disposizione le mie personali esperienze negative ed positive a coloro che come me vivono le stesse esperienza.


Cosa ti senti di dire a chi vive i tuoi disagi e anche a chi non loi vive?
Siate per il rispetto, e pari dignità ed opportunità, bandiate il pietismo e il menefregnismo.

Giusy, giunti alla fine della nostra intervistra, ti ringraziamo per questa preziosa testimonianza che siamo sicuri contribuirà nelo suo piccolo ad abbatere le barriere del pregiudizio, a fare capire alla gente che spesso il probema non è rappresentato dalla carrozzina in sè ma più paliiuttosto dalla mentalità de mondo che ci circonda. Il miglior modo per concludere questo articolo è quello di fare a te e a tutti le persone di ui sei portavoce un grande augurio: quello di portare avanti con grinta e fiducia il sogno di Giusy, un sogno degno di essere vissuto e realzzato.
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INTERVISTA A GIUSY FERRANTE Il pregiudizio: la prima barriera da abbattere. Intervista a Giusy Ferrante “… quando cammino su un marciapiede e appare all'orizzonte una persona che avanza verso di me spingendo la sua carrozzina, o sgambettando con le stampelle, oppure camminando con un andatura...
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Adotta un SOGNO

02 gennaio 2012 ore 18:46 segnala
Aiutaci a realizzarlo...
cosi anche tu potrai dire:
"questo l'ho fatto io!"

Associazione
il sogno di Giusy - onlus
Ribera - AG

comunità alloggio
scopo dell'associzione è lo svolgimeto di attività nel settore di
"assistenza sociale e Socio - sanitaria" alle persone disabili, attraverso le strutture di una comunità alloggio, ponendosi come luogo di incotro e di verifica del raggiugimento di un sempre maggiore grado diconsapevolezza e responsabilizzazione in relazione alle molteplici problematiche legate all'hanticap
fisico, psichico, sensoriale, motorio, ed altre forme di disagi.

Riabilitazione in Acqua

Riabilitazione Equestre

Riabilitazione Equestre, attiva percorsi terapeutici per stimolare le funzioni sensoriali, neurologiche, comunicative e psico - relazionali. Essa consente di godere dei vantaggi dell'interazione con il cavallo, sia nel senso stretto dei protocolli di Pet therapy, sia per la nota valenza riabilitativa globale.
la stimolazione provocata dall'andatura del cavallo contribuisce a normalizzare il tono posturale, a rievocare gli atti deambulatori fisiologici umani e a ristabilire le simmetrie alterate da paralisi o altre patologie. la postura assunta dal paziente a cavallo agisce sul suo equilibrio statico e dinamico, stimolando l'allinea capo - tronco - bacino.
Tra il cavallo e il disabile si instaurano un profondo rapporto in grado di migliorare seduta terapeutica in senso stretto, ma anche attraverso la cura del cavallo eseguita prima e dop la seduta.

In acqua comprende interventi educativi e terapeutici. La versatilità di questa tecnica le permette di essere utilizzata in moltissime patologie neulogiche, ortopeudiche, congnitive e comportamentali.

Leffetto terapeutico dipende da due fattori:

- proprietà fisica dell'acqua: pressione idrostatica, resistenza, temperatura;
- effetti nella sfera psici - affettiva.

Per ottenere risultati positivi è necessario personale specializzato che si avvale di ausili idonei come sollevatori con guida a soffitto e strumenti che aiutano il galleggiante.

Associazione il sogno di Giusy - ONLUS
Cod. Fisc.: 92022020843
Cod. IBAN: IT13W033590160010000002917

Giovani al centro - Centro di Aggregazione Giovanile.

23 novembre 2011 ore 16:05 segnala
Dalla collaborazione tra Omnia Service soc. coop. e l'associazione "il ssogno di Giusy" nasce un proggetto che intende rispondere in modo appropriato ed esauriente al bisogno dei ragazzi con disabilità, con attività ricreative, musica, cinema, ecc.. vieni vi aspettiamo...

in via libertà n. 5 Ribera AGRIGENTO il 03/12/11.
dai 14 ai 30 anni scadeza adesione entro il 30\11\11
917111f2-7135-4b82-9295-349382c0490b
Dalla collaborazione tra Omnia Service soc. coop. e l'associazione "il ssogno di Giusy" nasce un proggetto che intende rispondere in modo appropriato ed esauriente al bisogno dei ragazzi con...
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Auguri e Buon 2011 !!!!!!!!!!!!!!

30 dicembre 2010 ore 11:59 segnala
♥♥ℒℴνℯ♥♥ HAPPY NEW YEAR 2011 ♥♥ℒℴνℯ♥♥ 2011 baci ¸.•*♫♥
2011 abbracci ¸.•*♫♥
2011 amici da festeggiare ¸.•*♫♥
2011 brutti ricordi da dimenticare ¸.•*♫♥
ma soprattutto 2011 buoni motivi per ricominciare ¸.•*♫♥
♥¸¸.•*¨*•♫♪•♥♪♫♥♪ ♫♥♪♫♥♪ ★.
11866799
♥♥ℒℴνℯ♥♥ HAPPY NEW YEAR 2011 ♥♥ℒℴνℯ♥♥ 2011 baci ¸.•*♫♥ 2011 abbracci ¸.•*♫♥ 2011...
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L’ecologia sposa la solidarietà

11 novembre 2010 ore 12:50 segnala
 

Dopo aver pubblicato il mio articolo, La “Spiaggina” utopia o realtà nella prossima estate riberese, anche “l’Associazione Italiana Unione Cechi”, che come me lotta per la tessa causa, l’integrazione (la vera integrazione) delle “persone” disabili.

Quindi, ho effettuato varie ricerche, ed ho scoperto, che “la magica spiaggina” è stata creata in Sicilia, e che vengono fatte dalle vere e proprie campagna.

 

La campagna “Tappi per un sorriso” consistente nella raccolta di tappi di plastica, che “l’Associazione Nazionale Mutilati ed invalidi del lavoro” ha provveduto a riciclare. Sono 4.500 i chilogrammi di tappi di plastica raccolti finora, grazie all’adesione di sponsor privati, dei comuni di Modica, Ispica, Comiso, Ragusa, Santa Croce Camerina, Scicli e Canicattini Bagni, della Provincia regionale di Ragusa, nonché di scuole, esercizi commerciali e singoli cittadini, che hanno avviato la raccolta.

“Un’iniziativa lungimirante che va a colmare le lacune presenti nei nostri lidi, che dovrebbero essere fruibili a tutti.

Tanti tappi e forse non solo un sorriso!

Una vera e propria gara di solidarietà promossa dalla Anffas Iblea per raccogliere i tappi di plastica delle bottiglie da rivendere e con il ricavato acquistare le particolari sedie.

Perché non la fa anche la provincia di Agrigento?

Io sono ostinata e testarda, e come ho detto e ripeterò sempre “io non mi arrendo”!

Anche se purtroppo vedo scarso verso queste problematiche sociali.

Ma al benessere dei “cittadini” disabili chi ci pensa? Io mi chiedo, come si fa a parlare di turismo, se una famiglia con a carico un disabile non può venire?

 

Giuseppina Ferrante

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  Dopo aver pubblicato il mio articolo, La “Spiaggina” utopia o realtà nella prossima estate riberese, anche “l’Associazione Italiana Unione Cechi”, che come me lotta per la tessa causa,...
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La “Spiaggina” utopia o realtà nella prossima esta

28 luglio 2010 ore 10:41 segnala
 Eccomi, sono ritornata, più determinata che mai, pronta a ricominciare la mia battaglia. A quale battaglia mi riferisco? A quella che potrebbe permettere a tutti noi, diversamente abili di Ribera, di poter vivere una vita sociale, lavorativa, ricreativa, pari o quasi, a quella di tutti gli individui, senza doversi accontentare di sopravvivere. Ogni giorno mi accorgo di come il disinteresse e la superficialità ci neghi il diritto di essere “pari”, e questa situazione mi fa soffrire più della mia stessa disabilità.

Vi voglio raccontare come però certe realtà, anche non troppo lontane dalla nostra Ribera, siano sensibili al problema riuscendo con buona volontà e poche risorse, a semplificare la vita ai tanti soggetti disabili che già soffrono per la loro condizione.

Quest’anno come tutti gli altri anni, sono andata in vacanza a Santa Croce Camerina (provincia di RG), precisamente a Punta Secca e, incredibile ma vero, le spiagge erano attrezzate e organizzate per noi disabili. Non il solito e per nulla pratico scivolo, ma una vera possibilità di raggiungere l’acqua in modo veramente indipendente. Da quest’anno diversi comuni di quella provincia, per tutto il periodo estivo, hanno messo a disposizione per le persone con difficoltà motorie delle sedie a rotelle che riescono ad arrivare direttamente in spiaggia, la magica “spiaggina”. Nessun potere straordinario a parte il fatto che aiuti veramente tutti coloro che con problemi motori non possono godere dei benefici di un bagno o di una sosta sulla battigia a godersi il sole. Capite perché la definisco magica? Perché per noi disabili, tutto ciò che per voi è ordinario, semplice, normale, per noi rappresenta un miracolo! Mi sono allora documentata, ho chiesto informazioni, immaginando prezzi esorbitanti, e sapete cosa ho scoperto? La spiaggina è un prodotto frutto del riciclaggio, fatta con tappi di bottiglie, flaconi di detersivi, e la parte in ferro con le linguette delle lattine. Incredibile! I costi per i Comuni che li acquistano sono irrisori, ma i risultati semplicemente “magici”. Lo so il Comune di Ribera non ha soldi, poi ci sono da organizzare tutte le feste, le sagre, le notti bianche, e i soldi anche se ci sono finiscono in fretta. Non voglio essere polemica, la mia è soltanto una considerazione di chi vive tutti i giorni i problemi di questa condizione. Non c’è lavoro per noi, non c’e possibilità di avere autonomia, né di vivere una vita pari a chi è più fortunato di noi. Questa è una semplice considerazione, non un piangersi addosso, ma per fare qualcosa per risvegliare le coscienze troppo intorpidite di una società che non si rende conto che il livello di civiltà di un Paese si misura con la considerazione del “diverso”. Scopro così dopo personali ricerche, che in diversi Paesi del mondo da anni esiste il riciclaggio delle parti delle linguette delle lattine e dei tappi di plastica per la costruzione di sedie a rotelle messe a disposizione, nei punti di aggregazione come musei, centri commerciali, cinema oppure durante manifestazioni di ogni tipo, per permettere a tutti di usufruire delle stesse opportunità. Chiedo allora al Sindaco che reputo una persona sensibile vicina alla gente e ai loro problemi, di valutare questa possibilità, avere per la prossima estate a Seccagrande delle “spiaggine” che renderebbero l’estate più semplice e serena a tanti giovani disabili riberesi e non solo.

 

P.S. Chissà se un giorno nella mia Ribera ci sarà chi non parcheggerà più la macchina davanti allo scivolo del marciapiede bloccando così la nostra “ libertà”. Spero con tutte le mie forze che non sia un’utopia lontana!

 

 

PER UN APPROCCIO UMANISTICO ALLA DISABILITA’ !!!

01 luglio 2010 ore 19:20 segnala
 

Come avevo già detto tempo fa, sentirete molto parlare di me!!! Ho grandi idee, che riuscirò a portare avanti, con o senza aiuto politico; nella vita bisogna sudare per ottenere ciò che si desidera, bisogna lottare per raggiungere gli obiettivi prefissati, almeno per me è sempre stato così!!!

In molti paesi occidentali, ai bambini disabili non si dà neppure la possibilità di vivere e vengono uccisi prima di nascere, oppure, vengono rinchiusi in appositi istituti. Lì, si sostiene, possano essere meglio "curati", con asili nido speciali, scuole speciali, laboratori speciali, abitazioni speciali, trasporti speciali, la questione è che, scuole speciali o laboratori speciali ci fanno sentire diversi.

La disabilità è la condizione personale di chi, in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d'interazione con l'ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale. Pertanto, le persone disabili non si sentono coinvolte dalla società. Lo dimostrano i tanti studenti disabili, la cui integrazione è difficile e a cui spesso è negato il diritto di studio, e anche i tanti disabili adulti che non riescono a svolgere la loro professione.

In Francia, con la legge del 2005 sull'Uguaglianza dei diritti e delle opportunità, per una partecipazione delle persone disabili, si è cercato di abbattere le barriere e offrire la possibilità di un impiego e un coinvolgimento del disabile.

Questa può essere la strada giusta?

Le leggi a favore dei disabili sono indubbiamente utili, perché migliorano materialmente la qualità della vita dei disabili. Tuttavia gli interventi legislativi si occupano solo di aspetti materiali della vita dei disabile, non affrontando il vero problema culturale riguardo alla disabilità: l’integrazione del disabile nella società.

Spesso a scuola o nel settore lavorativo la diversità viene vissuta come causa di disagio e intralcio, nonostante l'esistenza di leggi adeguate.

Le barriere che ancora oggi permangono sono quelle mentali. Se da una parte lo Stato interviene “imponendo” leggi specifiche, dall’altra, la società non è ancora pronta ad accettarle del tutto e a metterle in atto spontaneamente.

Spesso è la famiglia stessa a negare l’integrazione del disabile, per un eccesso di protezione nei suoi confronti o per evitargli l’umiliazione del rifiuto altrui.

La persona “abile”deve abituarsi a dividere il proprio spazio e la propria aria con chi non è abile; non deve temere di sedersi al suo fianco e di parlargli, magari intorno a una tavola imbandita o dinanzi ad un meraviglioso tramonto, perché le idee, i sentimenti e l’energia di ogni individuo non sono soggetti a limiti e risiedono in ogni essere umano.

Soltanto dopo aver superato concretamente e radicalmente il problema dell’integrazione si potrà parlare di una reale svolta culturale.

Insieme alle leggi, quindi, è necessario che scendano in campo la scuola, i mass media e la sensibilità di quelle famiglie che, avendo preso coscienza dell’importanza del loro ruolo educativo, formino figli più consapevoli.

Una delle cause più importanti del nostro essere cittadini di serie B è il modo in cui la società guarda le persone disabili, c'è una tendenza ad etichettare i disabili come "malati". I malati non debbono lavorare e sono esentati dai normali obblighi della vita. Finché noi siamo considerati malati dal grande pubblico, ci sarà poca comprensione, per esempio, sul perché noi abbiamo bisogno di usare i normali mezzi pubblici, perché esigiamo lavori veri e non solo terapia. Se noi permettiamo ai “normali” di trattarci come dei malati, non dovremmo essere sorpresi se loro cercano di “proteggerci” e così facendo controllano e limitano la nostra vita. Se noi ci consideriamo malati e in costante necessità di una "cura", sarà difficile per noi accettare la nostra disabilità come una componente normale della vita e dirigere la nostra vita. Dobbiamo spezzare il monopolio dei professionisti non disabili che parlano a nome nostro, definire i nostri problemi e suggerire le soluzioni per le nostre necessità. Dobbiamo metter su delle organizzazioni efficienti che rappresentino il punto di vista delle stesse persone disabili. I governi debbono riconoscere le nostre organizzazioni come collaboratrici nell'elaborare la politica sulla disabilità. Noi persone disabili dobbiamo aiutarci l'uno con l'altra, e cambiare il nostro atteggiamento nei confronti di noi stessi. Guardarci come persona normale è una dura battaglia quando ti è sempre stato detto che sei diverso, che non puoi fare questo non puoi fare quello, in questa lotta abbiamo bisogno di qualcuno in cui identificarci, qualcuno che si trova in una situazione simile. Noi lo chiamiamo sostegno alla pari. Si dovrebbe considerare il disabile non con commiserazione o come un diverso, ma con solidarietà, come un compagno di viaggio, certamente sfortunato in certe forme di handicap, ma non estraneo alla nostra esperienza. Ad esempio, quando Einstein, alla domanda del passaporto, risponde, “razza umana”, non ignora le differenze, le omette in orizzonte più ampio, che le include e le supera. E questo il passaggio che si deve aprire: sia per chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza

Se la nostra categoria avesse delle realtà che ne curassero realmente gli interessi i Disabili sarebbero in grado di ottenere la soluzione ad innumerevoli problemi. Dovremmo però, riuscire a stingere le nostre idee e pensare di essere null’altro che Disabili, ma soprattutto, cittadini, finora non si è mai preso in considerazione che una gran parte di cittadini italiani sono Disabili.

Concludo chiedendomi quand'è che la politica, quella vera, pulita, onesta, responsabile tornerà veramente dalla parte dei cittadini, di questi cittadini che hanno diritti come esseri umani di essere considerati non soltanto pesi sociali da ignorare, ma cittadini a cui la società dovrebbe inchinarsi per la dimostrazione di forza, determinazione e coraggio che ogni giorno dimostrano loro e le loro famiglie nell'affrontare la nuova giornata. Allora dico che dobbiamo essere promotori di una rivoluzione culturale e sociale che porti ad una maggiore tutela di tutti i cittadini. Siamo per il rispetto, pari dignità ed opportunità, bandiamo pietismo e menefreghismo.

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  Come avevo già detto tempo fa, sentirete molto parlare di me!!! Ho grandi idee, che riuscirò a portare avanti, con o senza aiuto politico; nella vita bisogna sudare per ottenere ciò che si desidera, bisogna lottare per raggiungere gli obiettivi prefissati, almeno per me è sempre stato...
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01/07/2010 19:20:59
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Mid Bis Disabili

28 giugno 2010 ore 09:43 segnala

Mid Bis Disabili Vogliamo essere promotori di una rivoluzione culturale e sociale che porti ad una maggiore tutela di tutti i cittadini. Siamo per il rispetto, pari dignità ed opportunità, bandiamo pietismo e menefreghismo.