Pasticceria multiculturale

18 luglio 2014 ore 10:50 segnala
(condivido le parole, espresse con grandissima sensibilità, di un amico e diffondo)

Una tavola di pace è l'insieme dei gusti, degli ingredienti, dei colori e delle tradizioni, è l'incontro dolce di impasti che discendono dalla Siria, dall'Egitto, dalla Palestina, dal Libano e dalla Sicilia. Li abbiamo messi insieme, in un vassoio fatto di storia, ne abbiamo scoperto i sapori, tutti diversi e magnificamente squisiti. Fidatevi, potrebbe essere così anche tra persone e popoli, se solo volessero incontrarsi e chiacchierare tra un dolce, un piatto e una bevanda. Perché i popoli non sono i governi o i soldati. I popoli sono fornai, cuochi, meccanici, postini, operai, sarti, muratori, artigiani, scrittori, giullari, architetti, pittori, imbianchini, ecc. I popoli sono pasticceri. I popoli non dovrebbero né vorrebbero assaggiare sangue e violenza, ma vivere, sedersi a tavola e mangiare insieme, magari poi ballare, insegnare l'un l'altro il ballo tipico, suonare la musica della propria tradizione. L'umanità è vita e dovrebbe essere festa e scoperta reciproca. Avremmo gradito volentieri anche un dolce israeliano, di un israeliano che ripudia la guerra, che si oppone al suo governo (e ce ne sono tanti).



Perché noi vorremmo sederci a tavola, vorremmo che a Gaza ci si potesse sedere a tavola, chiacchierare, mangiare, commentare i fatti quotidiani della vita. Senza il terrore di una telefonata che ti avvisa che devi andare via subito perché ti stanno per bombardare la casa. Vorremmo che anche in Italia ci fossero ovunque tavoli pieni di gente di ogni etnia, provenienza, storia, colore, Tutti insieme. Senegalesi, tunisini, siciliani, lombardi, egiziani, palestinesi, isrealiani, rumeni, ghanesi, rom, romani, napoletani, altoatesini, piemontesi, calabresi, sardi, marocchini, algerini, eritrei, etiopi, somali, veneti, romagnoli, lucani, ivoriani, pugliesi, siriani, libanesi, ecc. Tutti insieme a ridere, chiacchierare, raccontarsi, mangiare ciascuno la specialità tipica offerta dall'altro. Vorremmo una quotidianità vera, essenziale, pacifica. Senza muri di cemento, ma pieni di ricotta, datteri, panna, sesamo, pistacchio. Vorremmo la pace, dentro una tavola imbandita per tutti. Vorremmo la pace, fuori da quella tavola, mentre si passeggia insieme sentendo ancora il sapore di una contaminazione incantevole. E digerendo al meglio ogni delizia. Guardando in alto un cielo terso pieno di stelle e privo di bombe.
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(condivido le parole, espresse con grandissima sensibilità, di un amico e diffondo) Una tavola di pace è l'insieme dei gusti, degli ingredienti, dei colori e delle tradizioni, è l'incontro dolce di impasti che discendono dalla Siria, dall'Egitto, dalla Palestina, dal Libano e dalla Sicilia. Li...
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18/07/2014 10:50:53
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Il Mahatma sulla "questione" palestinese

17 luglio 2014 ore 18:59 segnala
"Ho ricevuto numerose lettere in cui mi si chiede di esprimere il mio parere sulla controversia tra arabi ed ebrei in Palestina e sulla persecuzione degli ebrei in Germania. Non e' senza esitazione che mi arrischio a dare un giudizio su problemi tanto spinosi. Le mie simpatie vanno tutte agli ebrei. In Sud Africa sono stato in stretti rapporti con molti ebrei. Alcuni di questi sono divenuti miei intimi amici. Attraverso questi amici ho appreso molte cose sulla multisecolare persecuzione di cui gli ebrei sono stati oggetto. Ma la simpatia che nutro per gli ebrei non mi chiude gli occhi alla giustizia. La rivendicazione degli ebrei di un territorio nazionale non mi pare giusta. A sostegno di tale rivendicazione viene invocata la Bibbia e la tenacia con cui gli ebrei hanno sempre agognato il ritorno in Palestina. Perche', come gli altri popoli della terra, gli ebrei non dovrebbero fare la loro patria del Paese dove sono nati e dove si guadagnano da vivere? La Palestina appartiene agli arabi come l'Inghilterra appartiene agli inglesi e la Francia appartiene ai francesi. È ingiusto e disumano imporre agli arabi la presenza degli ebrei. Cio' che sta avvenendo oggi in Palestina non puo' esser giustificato da nessun principio morale. I mandati non hanno alcun valore, tranne quello conferito loro dall'ultima guerra. Sarebbe chiaramente un crimine contro l'umanita' costringere gli orgogliosi arabi a restituire in parte o interamente la Palestina agli ebrei come loro territorio nazionale. La cosa corretta e' di pretendere un trattamento giusto per gli ebrei, dovunque siano nati o si trovino. Gli ebrei nati in Francia sono francesi esattamente come sono francesi i cristiani nati in Francia.




Se gli ebrei sostengono di non avere altra patria che la Palestina, sono disposti ad essere cacciati dalle altre parti del mondo in cui risiedono? Oppure vogliono una doppia patria in cui stabilirsi a loro piacimento? Sono convinto che gli ebrei stanno agendo ingiustamente. La Palestina biblica non e' un'entita' geografica. Essa deve trovarsi nei loro cuori. Ma messo anche che essi considerino la terra di Palestina come loro patria, e' ingiusto entrare in essa facendosi scudo dei fucili . Un'azione religiosa non puo' essere compiuta con l'aiuto delle baionette e delle bombe (oltre tutto altrui). Gli ebrei possono stabilirsi in Palestina soltanto col consenso degli arabi. Non intendo difendere gli eccessi commessi dagli arabi. Vorrei che essi avessero scelto il metodo della nonviolenza per resistere contro quella che giustamente considerano un'aggressione del loro Paese. Ma in base ai canoni universalmente accettati del giusto e dell'ingiusto, non puo' essere detto niente contro la resistenza degli arabi di fronte alle preponderanti forze avversarie."

Mahatma Gandhi,"'Harijian", 26 novembre 1938
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"Ho ricevuto numerose lettere in cui mi si chiede di esprimere il mio parere sulla controversia tra arabi ed ebrei in Palestina e sulla persecuzione degli ebrei in Germania. Non e' senza esitazione che mi arrischio a dare un giudizio su problemi tanto spinosi. Le mie simpatie vanno tutte agli...
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NON è stato un errore

17 luglio 2014 ore 15:51 segnala
Ricostruzione grazie alle immagini. Un primo missile israeliano ha colpito il porto di Gaza city. I bambini che si trovavano nelle vicinanze del porto hanno iniziato a scappare sulla spiaggia. Ma un secondo missile li ha centrati ed uccisi. I bambini stavano scappando. Un aereo o una nave israeliana li ha puntati e li ha uccisi. Da un drone o da una nave i militari israeliani possono vedere chiaramente che si tratta di bambini. Non è un errore.



Se non basta questo a fermare questo massacro, non so più cosa possa farlo.
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Ricostruzione grazie alle immagini. Un primo missile israeliano ha colpito il porto di Gaza city. I bambini che si trovavano nelle vicinanze del porto hanno iniziato a scappare sulla spiaggia. Ma un secondo missile li ha centrati ed uccisi. I bambini stavano scappando. Un aereo o una nave...
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Cosa significa DAVVERO l'accettazione israeliana di tregua?

17 luglio 2014 ore 15:27 segnala
Il Governo israeliano, con il voto di martedì mattina, ha accettato il cessate il fuoco mediato dall’Egitto. Hamas, che non è stata consultata, è in trattative dirette con il Cairo, ma ha criticato la proposta iniziale. Cosa significa tutto ciò?



1. Israele vuole tornare allo status quo, uno status quo funzionale agli interessi israeliani. Certo, vengono occasionalmente sparati razzi da Gaza, ma Israele ha l’Iron Dome e, nel sud del Paese scarsamente popolato, i razzi finiscono spesso in spazi aperti. Il lancio occasionale di razzi da Gaza in realtà aiuta i falchi israeliani a rafforzare le loro argomentazioni per portare avanti l’occupazione della Cisgiordania (un’ “occupazione” che, sulla scia di quanto osservato recentemente da Netanyahu, dovrebbe essere intesa come un’annessione de facto). La destra israeliana punta il dito contro i razzi da Gaza e dice “Guardate, noi ci siamo ritirati da Gaza nel 2005 e tutto ciò che ne abbiamo guadagnato è il lancio di razzi!”

Tornare allo status quo vuol dire anche che Israele, di tanto in tanto, attacca Gaza e ammazza civili palestinesi sia lì che in Cisgiordania senza che a questo venga data molta importanza dai media internazionali e, di conseguenza, dalla comunità internazionale. Tornare allo status quo significherebbe anche mettere fine al danno d’immagine immediato causato dalle foto terribili e dai filmati che stanno arrivando da Gaza, e alle proteste mondiali contro quella che Israele chiama “Operazione Bordo di Difesa”.

2. Accettare il cessate il fuoco, come ammettono i funzionari israeliani, dà a Israele il via libera per “difendersi” con ancora più forza di adesso. Solo poche ore fa il governo israeliano ha votato per accettare la proposta di tregua. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito in conferenza stampa: “Se Hamas continua a sparare contro Israele, Israele avrà la legittimazione internazionale ad agire”.

Ma come potrebbe Hamas accettare una tregua sulla quale non è stata consultata e, soprattutto, una tregua che significherebbe il ritorno allo status quo, compreso l’assedio che le Nazioni Unite hanno definito “punizione collettiva”? Le condizioni di Hamas per il cessate il fuoco sono ragionevoli: che Israele tolga l’assedio sulla Striscia di Gaza; che Israele metta fine alle aggressioni nei Territori Occupati; e che Israele rilasci i prigionieri palestinesi, molti dei quali erano stati rilasciati con l’accordo per Shalit e riarrestati in Cisgiordania durante la cosiddetta “Operazione Brother’s keeper”.

Invece, come riporta il Wall Street Journal, la proposta di tregua propone di intavolare negoziati indiretti tra Israele e i partiti israeliani per arrivare a una “tregua definitiva”.

Ma come ha detto Khaled al-Batch, un leader della Jihad islamica, ad Al-Jazeera: “Non è accettabile iniziare una tregua subito e negoziarne le condizioni in un secondo momento. L’abbiamo già sperimentato in passato ed è stato un fallimento. Quello che serve adesso è una risposta positiva alle richieste dei palestinesi, soprattutto porre fine all’assedio e aprire i valichi, dopodichè può essere concordata un’ora zero. In caso contrario, si ripeterà sempre la stessa storia.

O come hanno dichiarato le Brigate Al-Qassam, braccio armato di Hamas: “Per noi, la proposta non vale nemmeno l’inchiostro con cui è stata scritta".

L’ "accettazione" della tregua, da parte di Israele – una tregua sulla quale Hamas non è stata consultata e che, di conseguenza, non soddisfa le condizioni di Hamas – non è nemmeno un’accettazione. Come molti osservatori si sono affrettati a dire, è una mossa di pubbliche relazioni. Potrebbe anche essere intesa come un tentativo di spianare la strada a un’invasione di terra.


*http://972mag.com/what-does-israeli-acceptance-of-ceasefire-really-mean/93642/
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Il Governo israeliano, con il voto di martedì mattina, ha accettato il cessate il fuoco mediato dall’Egitto. Hamas, che non è stata consultata, è in trattative dirette con il Cairo, ma ha criticato la proposta iniziale. Cosa significa tutto ciò? « immagine » 1. Israele vuole tornare allo status...
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Avrei preferito

12 febbraio 2013 ore 13:12 segnala
Anziché prostrarsi al Papa, avrei preferito che qualcuno, specie a sinistra, avesse ricordato che, grazie al suo ruolo di capo in carica di uno Stato sovrano, il Papa ottenne l'immunità diplomatica nel processo in Texas che lo vedeva accusato di «ostruzione della giustizia» per aver coperto membri del clero coinvolti in scandali di pedofilia.

Avrei preferito che qualcuno, specie a sinistra, avesse evitato di mostrare riverenza e ossequio verso il più grande megafono di odio omofobico esistente sulla faccia della terra.




Avrei preferito che qualcuno, specie a sinistra, avesse rimembrato alla collettività che il Papa «moderno e contemporaneo» dichiarò che «i preservativi contro l'Aids in Africa non servono», anzi «aumentano i problemi».

Avrei preferito che qualcuno, specie a sinistra, avesse fatto presente che il Papa, sempre così «moderno e contemporaneo», nulla ha compiuto verso le donne e la parità di genere, per far sì che potessero accedere alle cariche sacerdotali.

Avrei preferito che qualcuno, specie a sinistra, si fosse indignato per le continue ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche e del Pontefice, non solo per evitare che diritti civili e di libertà venissero approvati, ma anche per sì che gli esiti elettorali fossero influenzati (come avvenne in occasioni delle Regionali del Lazio).


Avrei preferito che qualcuno, specie a sinistra, si fosse indignato per la scomunica di Ratzinger nei confronti di Don Barbero, reo di benedire e sostenere le coppie omosessuali.



Ecco, io avrei preferito questo. Ma volete mettere? Si è dimesso oh, è «moderno e contemporaneo», ha fatto la storia. Bersani potrà allargare il suo pantheon, Vendola potrà pregare con la Bindi, Casini (il divorziato che parla di sacralità della famiglia) potrà allietarci con la sua ipocrisia. Ratzinger non è stato semplicemente un pessimo Papa, ma anche un pessimo uomo.
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Anziché prostrarsi al Papa, avrei preferito che qualcuno, specie a sinistra, avesse ricordato che, grazie al suo ruolo di capo in carica di uno Stato sovrano, il Papa ottenne l'immunità diplomatica nel processo in Texas che lo vedeva accusato di «ostruzione della giustizia» per aver coperto membri...
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Perchè Pantalone può andarsene affanculo

19 dicembre 2012 ore 18:41 segnala
Due considerazioni personali sul programma di Benigni sulla Costituzione, assai controverso.

Lasciamo stare i vari commenti di quanti preferirebbero che la Costituzione non fosse mai nata. Lasciamo stare anche quelli che si spingono a contestare il programma dal punto di vista strettamente teatrale o umoristico. Lasciamo stare anche quelli che da sinistra vorrebbero un Benigni meno nazionalpopolare, o quelli che semplicemente lo vorrebbero più radicale (tipo, la sottoscritta).

Parliamo invece di quelli che con la bava alla bocca e i forconi incitano alla rivolta per il costo del programma, rispolverando Totò e citando lo stato del Paese, la crisi economica, la difficolta' ad arrivare a fine mese etc etc.



La televisione non si e' mai fermata, mai, a dispetto di qualunque crisi economica. Ci fu l'austerity nel 1973 e continuarono a trasmettere la Carra', il campionato e Sanremo. Solo su Sanremo si sentiva, gia' allora, parlare di costi in termini giacobini. Oggi, che la crisi e' senza precedenti, la TV continua a trasmettere. C'e' Giletti, c'e' Bruno Vespa, e ci sara' Sanremo come ogni anno.

E naturalmente c'e' la D'Urso che ci propina uno spot di Berlusconi (piu' personale che elettorale) di oltre un'ora. Diranno, "..ah ma quella e' una TV privata e non la paghiamo". Errore: la TV commerciale si finanzia vendendo spazi pubblicitari, le aziende ricaricano il costo della pubblicita' sui prodotti e quindi alla fine chi compra i prodotti che sponsorizzano i programmi commerciali finisce per pagare, inconsapevolmente, i programmi che la TV commerciale propina. Mettiamo che il Mulino Bianco metta uno spot durante l'intervista a Berlusconi, carichi anche solo il 15% del costo sul prodotto. Voi comprate la confezione, diciamo a 5 euro, e pagate 75 centesimi per contribuire a far sentire agli italiani le storie private del proprietario di Mediaset. Lui incassa, il Mulino Bianco incassa e voi vi sorbite la penosa storia strappalacrime della fidanzata in cambio di qualche biscotto.



Poi c'e' la TV pubblica. Anche li' pagate indirettamente per la pubblicita' e in piu' pagate (si spera!) il canone. Come detto, vi toccano programmi discutibili durante tutto l'anno ma a parte qualche borbottio nessuno si lamenta piu' di tanto.

Arriva Benigni e ci parla della nostra Costituzione, facendoci anche capire fino a che punto e' rimasta inapplicata. Dovremmo insorgere staccandoci dai divani e uscire in strada a pretendere cio' che i Padri Costituenti ci avevano promesso, e invece c'e' chi afferra il tablet o lo smartphone per lamentarsi contro il costo del programma: 1.750.000 euro. Non i 6 milioni di cui si vocifera, che includono anche le 10 puntate su Dante.

Un milionesettecentocinquantamila euri, inclusivi di tutti i costi di produzione dallo studio alle maestranze alla musica, per ricordare agli italiani i fondamenti della propria Nazione.Lo hanno visto 13 milioni di persone. Vuol dire 13 centesimi a spettatore, in un calcolo virtuale.



Dice, ma la RAI usa denaro pubblico.

La puntata di Bruno Vespa sulla gravidanza di Kate Middleton è costata 200.000 mila euro, suppergiù. Quella sul decennale dell'attacco alle Torri Gemelle, andata in onda il 10 Settembre 2011, e' costata non meno di 400.000 euro e nessuno ha fiatato. Anche quello era denaro pubblico.

Ogni giorno si usa denaro pubblico per produrre TV, guardatevi intorno. E ogni giorno compriamo biscotti, scarpe, bevande, elettrodomestici finanziando indirettamente la TV privata.

Ma l'idea che un programma che racconti la Costituzione, che molti cittadini ignorano, possa essere realizzato al livello che abbiamo visto col denaro pubblico ad un costo che, se fosse stato pagato con una vendita di biglietti, sarebbe stato di 13 centesimi a testa mi fa schiantare dalle risate, benedire la RAI TV, e sperare che succeda sempre piu' spesso.


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Due considerazioni personali sul programma di Benigni sulla Costituzione, assai controverso. Lasciamo stare i vari commenti di quanti preferirebbero che la Costituzione non fosse mai nata. Lasciamo stare anche quelli che si spingono a contestare il programma dal punto di vista strettamente...
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Mancano gli "strumenti"

14 novembre 2012 ore 13:58 segnala
"Vorremmo introdurre una tassa generalizzata sui patrimoni ma non avendo gli strumenti non vorremmo favorire l'allontanamento dei capitali una tassa che va sdrammatizzata considerato che esiste già in alcuni paesi estremamente capitalisti".

Così "l'elegante" Monti.

Ma subito dopo arriva la nota esplicativa dell'ufficio stampa di Palazzo Chigi che chiarisce: "il presidente ha ricordato il contesto in cui il governo ha operato e i vincoli alle scelte in materia di imposizione fiscale, in particolare la mancanza di una base conoscitiva sufficientemente dettagliata e la necessità di evitare massicce fughe di capitali all'estero. Non essendo perciò realizzabile una tassazione generalizzata del patrimonio, il governo nel dicembre 2011 è intervenuto, con l'approvazione di tutti i partiti della maggioranza, su varie componenti della ricchezza patrimoniale separatamente, con un risultato effettivo in qualche modo paragonabile. Tutto ciò Monti ha chiarito come spiegazione delle decisioni allora
adottate, non come premessa di futuri interventi".



Quindi quello che è possibile fare in altri paesi "..estremamente capilistici". e cioè tassare i grandi patrimoni e i grandi capitali anche esportati all'estero, da noi non si può fare. Forse perchè noi non viviamo in un paese "..estremamente capitalista" ma in un uno "estremamente figlio di puttana" più vicino alla Contea di Nottingham che dispone solo degli elenchi degli incapienti e dei redditi medio/bassi e su quelli esercita il taglieggio più alto al mondo.

Dopo simili dichiarazioni, un parlamento minimamente decente dovrebbe chiederne le immediate dimissioni, se non fosse che i parlamentari usufruiscono della stessa franchigia applicata ai grandi redditi e non cedono, insieme a questi, un centesimo
.

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"Vorremmo introdurre una tassa generalizzata sui patrimoni ma non avendo gli strumenti non vorremmo favorire l'allontanamento dei capitali una tassa che va sdrammatizzata considerato che esiste già in alcuni paesi estremamente capitalisti". Così "l'elegante" Monti. Ma subito dopo arriva la nota...
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La Mafia e la prevalenza del Cretino

25 ottobre 2012 ore 17:04 segnala
Beppe Grillo esulta per la chiusura di settanta testate giornalistiche: “Finalmente una buona notizia. Ogni tanto bisogna guardare il grande cielo azzurro e tirare il fiato. Settanta giornali rischiano di chiudere”.
---------------------------------
Ci diranno che stava scherzando. Ci racconteranno che era una provocazione. Ci daranno dei parrucconi. Ci accuseranno di foraggiare un sistema editoriale marcio. In attesa che i grillini formulino una difesa d’ufficio per il grande capo, noi diremo la nostra.

Diremo ad esempio che il signor Beppe Grillo, lungi dal rappresentare il “nuovo” (ammesso che il nuovo sia buono a prescindere), è il remake del film più vecchio che si sia mai visto: il populismo. Nelle ultime due settimane non ha perso occasione per tacere.



In una terra martoriata dalla criminalità organizzata ci racconta che la Mafia non esiste, lui non l’ha vista. In tal senso è un peccato che oggi abbia disdetto la sua visita alla pescheria di Catania teatro di numerosi delitti di Mafia. E oggi l’ennesima, raccapricciante dichiarazione da padroncino.

Perché non scordiamolo, chiudere settanta giornali significa mandare a spasso migliaia di lavoratori. Ma questo a Grillo non interessa. Perché l’importante è avere la Wi-Fi gratis anche con la pancia vuota, anzi più siamo poveri, più siamo arrabbiati. E più siamo arrabbiati meno riflettiamo, ne consegue che a quel punto potremmo pure affidarci a un comico che urla sempre “contro” qualcuno o qualcosa che ci rimbambisce con slogan e parole d’ordine senza contraddittorio, senza riflessione, senza progettualità. A senso unico, altro che pluralismo dell’informazione.

“Hip, hip, hurrà! Bye, bye giornali, è stato bello, anche grazie a voi, arrivare sessantunesimi al mondo per la libertà di informazione”. Per fortuna che all’ informazione ci pensa lui, lui che viene in Sicilia e ci dice che la Mafia non esiste. Queste corbellerie le vada a raccontare a qualche giornalista locale minacciato dalla criminalità organizzata.

Vada a dire a uno come Pino Maniaci che la Mafia non esiste. Oppure, visto che è a Catania, passi dai lavoratori di Antenna Sicilia che hanno perso il posto e davanti alle loro facce contrite provi a strappare una risata dicendo: bisogna festeggiare quando chiude un giornale. Poi ci dica cosa le hanno risposto. Magari una parola a lei tanto cara da costruirci manifestazioni di piazza. La ricorda?




http://www.zenzeroquotidiano.it/
Roberta Fuschi, Catania, 24/10/2012
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Beppe Grillo esulta per la chiusura di settanta testate giornalistiche: “Finalmente una buona notizia. Ogni tanto bisogna guardare il grande cielo azzurro e tirare il fiato. Settanta giornali rischiano di chiudere”. --------------------------------- Ci diranno che stava scherzando. Ci racconteranno...
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Siamo tutti Fiorito

21 settembre 2012 ore 16:46 segnala
Con sempre maggior sconcerto siamo costretti ad assistere allo scambio reciproco di accuse di corruzione e scempio delle pubbliche finanze e risorse da parte dei "nostri" rappresentanti politico-istituzionali. Le continue notizie di reato che li riguardano vanno a delineare non fatti episodici e isolati, bensì un dilagante sistema di previlegi, corruzione e sprechi insopportabile per la già compromessa tenuta delle pubbliche finanze e delle stesse istituzioni democratiche.

Al di là delle gravissime responsabilità personali emerge infatti un quadro di generalizzata e reiterata omertà e collusione che, dopo decenni di continue "riforme" della pubblica amministrazione, chiama in causa l'intera dirigenza politico /istituzionale sulla totale disfatta dei sistemi di gestione, controllo e repressione.




Rispetto ad un quadro così fosco, accentuato dalla gravità della crisi economico sociale che sta investendo il Paese, chiamare in correo l'intera popolazione (QUESTO è il post incriminato: http://triskel182.wordpress.com/2012/09/20/lamaca-del-20092012-michele-serra/) per comportamenti di clientelismo parassitario e per pressioni lobbistiche tracimanti nella corruzione è operazione quanto mai cialtronesca di scarico di precise responsabilità. Che questo tipo di diffusa amoralità sociale non assolve una classe dirigente che, in tutta evidenza, si struttura, si organizza e si mutua proprio a partire dalle istanze peggiori del Paese per cooperarvi in criminosa spartizione delle spoglie, respingendo ai margini qualsiasi istanza di buona e produttiva partecipazione e qualsiasi competenza atta a valorizzare "la cosa pubblica" e non a farvi strame per appetiti privati.

Come sta ormai diventando odioso sentir appellare "populismo " e "antipolitica" qualsiasi richiamo alla sconcertante gravità di questa situazione, in modo tale che ogni persona dedita a un lavoro onesto, a un onesto e gravoso contributo fiscale, alle prese con pesanti problemi di sopravvivenza sua e della sua famiglia, danneggiata ed oltraggiata da simili compartementi, non sa più su quale istituzione pubblica riporre la sua fiducia e la sua speranza di difesa e di civile convivenza democratica. Perchè è di questo che si sta parlando, al di là dello scandalismo del singolo fattaccio: di un Paese abbandonato a una tale deriva del sistema politico/istituzionale da dover invocare LEGGI SPECIALI atte a farvi fronte con tempi e incisività non più rimandabili. Perchè la percezione generalizzata in tanta parte del Paese è che la tenuta delle istituzioni democratiche è incrinata al punto tale da queste pratiche criminali da non poterne tollerare oltre la virulenza.




E il silenzio glaciale opposto a questa drammatica situazione dai più alti esponenti istituzionali quali il Presidente della Repubblica (sempiterno Garante dei cazzi suoi) e il Presidente del Consiglio (sempiterno garzone di "altri") vanno ad aggravare la nostra condizione di sfiducia e di solitudine ed, al momento, è solo sul senso di responsabilità e di tenuta civile della popolazione che la situazione si tiene in piedi. Ma per quanto ancora?
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Con sempre maggior sconcerto siamo costretti ad assistere allo scambio reciproco di accuse di corruzione e scempio delle pubbliche finanze e risorse da parte dei "nostri" rappresentanti politico-istituzionali. Le continue notizie di reato che li riguardano vanno a delineare non fatti episodici e...
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Eppur si muove (forse)

15 settembre 2012 ore 16:56 segnala
Confesso subito un grandissimo disagio a parlare di Grillo e del suo M5S. Disagio che mi accompagna praticamente dalla nascita di questo movimento seguito sempre con interesse, ma che finora mai son riuscita a superare. E questo malgrado da anni auspichi e contribuisca, per quanto posso, alla formazione di forze politiche alternative alle miserabili e perniciose pratiche concordate fra le forze partitiche (a)politiche sopravvissute alla ributtante seconda Repubblica.

Ma già dai primi contatti avviati con gli esponenti del M5S milanese.. una mancanza totale di volontà a confrontarsi liberamente e civilmente su contenuti non "a 5stelle".. mi ha inibita dal proseguire. Unici argomenti "sdoganati" vertevano infatti in modo pressochè esclusivo intorno a questioni locali e circoscritte (ciclo dei rifiuti, piste ciclabili, modelli energetici alternativi.. che con tutto il rispetto..). Questioni relative al gigantesco debito degli Enti Locali, alla imminente svendita di Patrimonio pubblico e di Memoria, alla crescente disoccupazione, all'attacco delle condizioni di lavoro, alle dissennate e inumane politiche fiscali.. sembrava non rientrassero (e non rientrino tutt'ora) nell'ordine degli interessi dei militanti del Movimento. Così come tutte le sollecitazioni a discutere dell'assetto democratico del Movimento, costituito in "non Associazione", che già dal punto di vista giuridico rappresenta una gran bella, patetica aberrazione; come la reiterazione di risposte fotocopia opposte a tante mie obiezioni argomentate e liquidate da ultimo con insulti e irrisioni truculente.. tutte cose (chi mi conosce sa che raramente offro l'altra guancia) che non hanno di certo facilitato i contatti. Quindi non ne faccio parte e non mi colloco tra gli entusiasti estimatori del M5S. Perchè non lo sono.



Ciò detto, avendo continuato comunque a seguirlo dall'esterno, riconosco a questa realtà e a quanto vi circola intorno con un dibattito aspro, sofferto, contraddittorio e per svariatissimi versi anche equivoco il valore della novità e della potenzialità. Che certamente non può essere esorcizzato a suon di "FASCISTI" per interessati, reumatoidi e fuorvianti interessi di bottega, nè liquidato sulla base di un troppo disinvolto giudizio "sul comico" Grillo, che pur essendone l'indiscutibile Padre-Padrone", non esaurisce in sè le energie, le iniziative, lo spendersi di tanti giovani e meno giovani che in questa dimensione cercano e praticano nuove possibilità di aggregazione e di alternativa al dilagante, mortifero conformismo elettorale, "politico", "sociale" e "culturale". La vera novità di questo assonnato Paese, che lo vogliate ammettere o no, sta lì: l'unica che siamo stati in grado di darci in tutti questi decenni. Ed è con questa bisogna fare i nostri conti e poggiare da ultimo le nostre speranze. Senza tanti contorcimenti da "intellettuali" e "militanti" da moderati di 'sta cippa e della "sinistra del ben altro", chiusa nei suoi circoli invecchiati e nelle sue ritualità sempre più spettrali, autoreferenziale e astiosa verso tutto quel che non le somigli da vicino anche se questa "somiglianza" equivale ormai a un totale e totalizzante vuoto di idee e di iniziative.

E quindi, portandomi dietro tutto il mio disagio e le mie grandissime riserve, al momento dico si al M5S, con la speranza che riesca a riscattarsi da pesantissime ipoteche di partenza relative a certi personaggi che con tutta la buona volontà si fatica ad identificare con un percorso di libero confronto democratico. E con la volontà, per quanto possibile, di poter contribuire a questa necessaria evoluzione insieme a tutti gli uomini di buona volontà che comunque vedo attivi e vigili nelle sue file. Pochi e silenziosi, ma ci sono.

Il dibattito è aperto, visto che il M5S "..si muove", anche se non perfettamente allineato al moto degli astri.


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Confesso subito un grandissimo disagio a parlare di Grillo e del suo M5S. Disagio che mi accompagna praticamente dalla nascita di questo movimento seguito sempre con interesse, ma che finora mai son riuscita a superare. E questo malgrado da anni auspichi e contribuisca, per quanto posso, alla...
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15/09/2012 16:56:02
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