Erano ormai diversi anni che viveva sola, in compagnia di due gatti della stessa età, Micio e Bigio (che però non erano fratelli, ci teneva a precisarlo, quando le chiedevano la loro età). Il tempo stava trascorrendo e, nonostante non si potesse dire che dimostrasse la sua età, il peso degli anni passati faceva si che quel velo di malinconia comparisse troppo spesso nei suoi occhi.

Adorava sorridere, e lo faceva anche camminando per la strada, salutando le persone che la guardavano, anche se sconosciute. Sapeva quanto un sorriso fosse contagioso, e quanto poco costasse, e quanto poteva dare a chi lo ricevesse. Sentiva di stare bene, facendolo, e probabilmente faceva star bene gli altri. Si voleva illudere che fosse così.
Viveva in un piccolo paese di provincia, ma nonostante questo, non si curava di quello che i vicini potessero pensare di lei; mai diede peso al conformismo, alle convenzioni, a quello che “non sta bene”. Alle volte ci pensava, quando le capitava di ricevere degli uomini, amici o amanti che fossero, e si chiedeva cosa avrebbero potuto immaginare la signora Teresa della casa a fianco, o la signora Carla, odiosa proprietaria del negozio di fronte a casa.
Il mondo così com’è non le apparteneva troppo. Fantasticava fin da bambina di partire, alla scoperta di quello che gli occhi non vedono, ma che percepiscono col cuore. Quante volte, insieme ai genitori, andava davanti all’aeroporto, a vedere gli aerei che partivano, o che atterravano. I grandi uccelli di acciaio che ingoiavano le persone e le cose, per portarle lontano… Avrebbe voluto essere ancora più piccina, per potersi nascondere e intrufolarsi dietro a qualche passeggero, accoccolarsi piccola piccola e aspettare il rombo dei motori, la spinta che permette all’aereo di staccarsi dal suolo, quando sembra che tutto salga verso l’alto, anche il cuore.

Passava la maggior parte del suo tempo chiusa in casa. Aveva sviluppato una sorta di rifiuto verso il mondo esterno, salvo poi tuffarvisi nelle giornate di sole, per andare a fare un giro con la sua bicicletta, per fare quel minimo di spesa che le occorreva. Non aveva un cestino, e metteva tutta la spesa nello zainetto che portava sulle spalle. Cuffiette con la musica nelle orecchie, talvolta si attardava in giri al di fuori del paese, sfidando il suo poco allenamento, che le faceva venire il fiatone ad ogni minima salita.
Durante le sue passeggiate, pensava, e pensava, e i pensieri erano stormi di uccelli che si incrociavano, libravano le loro ali nell’aria, liberi e apparentemente senza alcuno schema preciso. Ma, come gli uccelli, cambiavano percorso tutti insieme, ordinatamente, saltando da una situazione, ad un’altra e ad un’altra ancora.

:-)