C'ERA UNA VOLTA...

22 marzo 2016 ore 19:22 segnala


Caro S.,

c'erano una volta i sogni, quelli che nascondevi bene perché ti avevano detto che se li riveli non si sarebbero avverati e allora non ne parlavi mai con nessuno aggrappandoti a questa convinzione, proteggendoli, accarezzandoli, sfiorandoli, celandoli in qualche angolo della mente, ma con la voglia irrefrenabile di condividerli con qualcuno.
C'erano una volta i silenzi, quelli che ti scoppiavano dentro guardando il mare, quelli che seduta su quel pontile con la testa affollata di pensieri, lasciavi che fossero trascinati via dalla brezza fredda dei primi giorni d'inverno, quelli che mentre alzavi lo sguardo verso il cielo e scorgevi gli uccelli che migravano, ti facevano desiderare di essere uno di loro per unirti allo stormo.
C'erano una volta le mani gentili, quelle di tuo padre che ti accarezzavano i capelli e ti asciugavano le lacrime quando qualcosa non riuscivi ad accettarla, ma eri una bambina e scegliere non potevi, quei capelli che poi hai continuato a tenere lunghi per tenerti stretta quella sensazione familiare e rassicurante anche ora che lo fa qualcun altro.
C'erano una volta le attese, quelle di un nuovo viaggio, di una nuova esperienza, di una nuova vita, quelle attese che non ti facevano dormire la notte in preda all'ansia e all'eccitazione, che ti chiudevano lo stomaco e ti inebriavano lo spirito, quelle che ti facevano sentire più viva che mai.
C'erano una volta le paure, quelle che non riuscivi mai ad esorcizzare del tutto, quelle che ricacciavi in fondo alla gola perché non avresti permesso a nessuno di vederle o peggio usarle contro di te, quelle paure che hai dovuto affrontare, con le quali hai giocato partite memorabili, a volte hai vinto altre hai perso, ma nessuna di loro ormai può più fermarti.
C'erano una volta le favole, quelle che ti raccontava tua madre prima di dormire, quelle che avevano sempre un lieto fine con i loro "E vissero felici e contenti", quelle storie dove il "male" aveva sempre una forma ben definita e facilmente identificabile, non era subdolo e mascherato da amabili parole o scaltre persone.
E c'eri una volta tu ... C'era la nostra amicizia, quella che ti sei sempre immaginata: pura, naturale, inattaccabile e spassionata, quell'amicizia nata per caso, durata per scelta, finita per colpa di quel "male". C'era finalmente la mia "rosa", quella di cui avevo letto in uno dei miei libri preferiti* :

"Voi siete belle, ma siete vuote"..."Non si può morire per voi. Certamente un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due e tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltata lamentarsi o vantarsi o anche, qualche volta, tacere. Perché è la mia rosa".


Tutto questo è stato, è passato e si è evoluto, restano solo frammenti di ognuno di questi ricordi.

Solo il tuo resta immutato nel tempo.
C'eri una volta tu … Ma tu ci sei ancora, tu ci sei sempre, tu ci sarai sempre.

Un abbraccio S.

* Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry

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22/03/2016 19:22:57
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Commenti

  1. apa.che25 01 agosto 2016 ore 11:09
    Post struggente,davvero,qualcuno ci sara' sempre e io credo che sia così per ognuno di noi,cambia il nome ma non che importa,e' il senso della vita.
  2. apa.che25 01 agosto 2016 ore 11:10
    p.s. non mi ero sbagliato,la bellezza esteriore passa col tempo,quella che ognuno di noi e quindi anche la tua,rimane sempre dentro noi.
  3. apa.che25 05 agosto 2016 ore 12:51
    lettera di un fantasma ad un amico immaginario:da c...come sono non avevo letto,cambia qualcosa?Si,almeno per me,anche il titolo ha un senso compiuto,perche' non dirlo?Post meraviglioso.
  4. vagarsenzameta 19 novembre 2016 ore 21:11
    Pensavo ai bruchetti in fila indiana sollecitati a migrare su altre rose....
  5. newhawkeyes 20 agosto 2017 ore 01:16
    "Mi domando, se le stelle brillano perché un giorno ciascuno possa ritrovare la propria»"
    Antoine de Saint-Exupéry
  6. la.tinissimo 03 giugno 2018 ore 23:56
    C'era una volta.. è lo spettro di noi stessi.
    Molto sentite le parole anche se dedicate a qualcuno che è rimasto /a nella memoria.. Lieto di conoscerti Black, se vuoi dare un'occhiata al mio blog volentieri, magari per una buona amicizia: http://blog.chatta.it/la_tinissimo/
    Grazie mille! Ti aspetto..
  7. gentlemanMN 16 aprile 2019 ore 20:16
    e' un bel post....molto diverso da quelli in bacheca,,,tu sei questa o entrambe?
  8. Black.WitchProject 16 aprile 2019 ore 20:19
    Io sono tante cose. Questo è uno spazio dove faccio uscire un lato più intimo.
  9. gentlemanMN 16 aprile 2019 ore 20:21
    ok.
  10. gentlemanMN 17 aprile 2019 ore 10:36
    Domanda sciocca la mia..grazie per la risposta li leggero comunque tutti..
  11. Baldomail 15 luglio 2019 ore 16:53
    bella....
  12. newhawkeyes 12 settembre 2019 ore 20:02
    Passa il tempo ma non le lacrime guardando questo bellissimo post, grazie !
  13. 14nov 20 dicembre 2020 ore 15:34
    il passato mi fa sempre tanta tristezza...a parte il ricordo o l'evocazione tramite fotografie non puoi più riviverlo...e quello che c'era una volta inesorabilmente non c'è più...non può più esserci...
    anche la fisica ha sancito che il passato è impossibile da far ritornare...non si può riavvolgere il tempo... rimane solo una fantasia, nient'altro...
  14. freedog190 01 aprile 2021 ore 13:34
    Top 1
  15. bandolero.37 10 maggio 2021 ore 13:36
    :rose: bellissimo post
  16. bandolero.37 29 settembre 2021 ore 20:29
    ribadisco,questo è il più bel post che abbia mai letto.
  17. 0passidate.85 03 maggio 2022 ore 17:05
    Bellissimo post. intenso, con tante verità, vero tu sei tanta e cè da imparare a rileggerti ciao, Luca.
  18. Giulianisio 23 gennaio 2023 ore 10:27
    c'erano una volta i sogni, quelli che nascondevi bene perché ti avevano detto che se li riveli non si sarebbero avverati e allora non ne parlavi mai con nessuno aggrappandoti a questa convinzione, proteggendoli, accarezzandoli, sfiorandoli, celandoli in qualche angolo della mente, ma con la voglia irrefrenabile di condividerli con qualcuno.
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    Nella vita non importa cosa fai se sei uomo ho donna. Ma le cose che ami, non le condividi, con qualcuno come te. che ha creduto nell'amore, e nel segno* dell'amore vive x te.
    QUANDO hai tutte *queste cose, il condividere, è una poesia, che capisci, puoi *avere immensi miliardi, ma se non condividi, si raffredda il cuore, e ti senti uno scarto....*BRAVA DEI TUOI SOGNI, *condividere, con chi ami, è una cosa indescridibile....ciao..By Giuliano_kio
  19. SicilianuSugnuIO 25 aprile 2023 ore 07:59
    Sono tantissimi i miti e leggende che parlano della Sicilia e raccontano di principi, principesse, re, regine, eroi fantastici, mostri terribili e tragiche profezie. Sono antiche storie che si tramandano e che raccontano la storia della Sicilia attraverso il mito e costituiscono il fondamento della civiltà, come quello che narra di com’è nato il nome dell’isola.

    La leggenda narra la storia di una bellissima, ma sfortunata ragazza che è la principessa del Libano che si chiamava Sicilia. Quando è nata un oracolo le ha svelato la profezia che al compimento dei quindici anni d’età avrebbe dovuto abbandonare la propria terra da sola su una barca e che se non lo avesse fatto sarebbe stata divorata dal Greco-Levante, che le sarebbe apparso sotto le mostruose forme di un gatto mammone. Così all’eta di quindici anni per far si che la profezia non si avverasse i genitori di Sicilia, in lacrime, la misero su una barca che lasciò il Libano. Dopo tre mesi di navigazione, quando la principessa stava orami morendo di fame e di serie, perché le sue provviste erano finite, giunse una spiaggia meravigliosa trascinata dalle onde in un luogo caldo, rigoglioso pieno di odori, fiori e frutti totalmente desolato.

    Scoraggiata, Sicilia scoppiò in lacrime dopo un lungo pianto, però, apparve accanto a lei un bellissimo e aitante ragazzo che le raccontò che tutti gli abitanti dell’isola erano morti a causa di una peste e che il destino voleva che fossero proprio loro due a ripopolare quella terra così ricca con una nuova razza forte come lui e gentile come lei. Così le offrì ospitalità e amore dicendole che quella terra avrebbe preso il nome della donna che l’avrebbe ripopolata. A riportare questa leggenda sono stati i due folcloristi Salomone Marino e il Pitrè i quali hanno sottolineato come questo mito si ricollega a quello dell’antica favola di Egesta abbandonata in mare su una barca dal padre Ippota per non farla divorare dal mostro marino inviato da Nettuno.

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