
Caro S.,
questa sera ti voglio raccontare una storia. E’ la storia di una Bambina.
Era una bimba calma e silenziosa e piuttosto solitaria. Passava spesso le sue giornate nella sua grande camera della sua altrettanto grande casa. Anche la sua casa era avvolta da una sorta di calma apparente che sembrava spesso irreale, ma era piccola e non se ne curava al tempo.
In quella camera c’era anche una grande finestra che illuminava tutta la stanza, la Bambina amava inginocchiarsi di fronte a quelle vetrate e osservare da questo, che nel suo immaginario era diventato una specie di portale, le vite altrui.
Il suo gioco preferito era scegliere un passante che aveva attirato la sua attenzione e continuare a seguirlo con gli occhi fino a quando fosse stato possibile, studiando minuziosamente ogni suo gesto e reazione. Una volta fuori dalla sua visuale, cominciava ad inventare per lui storie fantastiche e avventurose come quelle che leggeva nei suoi libri. A seconda dell’impressione che le aveva lasciato, decideva se sarebbe stato l’eroe o il “malvagio” da sconfiggere. Prendeva il suo quaderno e dava forma alla storia incorniciandola con i disegni delle ambientazioni e dei personaggi che ne facevano parte.
Poi nascondeva di nuovo il quaderno nel suo posto segreto e tornava alla finestra in cerca di un’altra vita, un’altra storia, un’altra fantasia.
Con il tempo, la Bambina crebbe e piano piano tutto quel silenzio che aveva attorno cominciò a diventarle insopportabile, quella casa improvvisamente troppo piccola e quella finestra maledettamente stretta perché lei sentiva di aver bisogno di vedere di più.
Così un giorno, la Non-Più-Bambina, decise che era ora di scrivere una nuova storia che sarebbe stata l’ultima pagina del suo quaderno e il primo della sua vita.
Mise in una valigia i suoi libri e la sua musica preferita, preparò con cura tutte le sue matite da disegno e piegò le sue aspettative in modo ordinato assieme agli indumenti prima di richiuderla. Prese per la prima volta un treno da sola, si sedette in disparte e fece quello che aveva sempre fatto, guardò oltre il finestrino. Ma stavolta era tutto diverso, ora era lei muoversi mentre guardava tutto il suo mondo “conosciuto” che velocemente veniva ingoiato da quello “sconosciuto”. Sorprendentemente non provò paura e nemmeno angoscia… Provò un sentimento che mescolava felicità, ansia e frenesia. Un sentimento nuovo e dirompente.
Sostando in una delle stazioni che la separavano dalla sua destinazione finale, notò un signore seduto su una panchina che alzò lo sguardo e la osservò. La osservò nelle stesso modo in cui lei, fino ad allora, aveva osservato le persone dalla sua finestra. Probabilmente questa volta era lui a chiedersi che storia avesse quella Non-Più-Bambina e in quale maledetto guaio si stesse andando a cacciare. Quando i loro occhi si incrociarono, istintivamente lei gli sorrise, era una cosa che non faceva mai agli estranei. Lui ricambiò sollevando con una mano il cappello che aveva in testa in un saluto garbato.
Poi il treno ripartì e lei capì che era veramente pronta per la sua nuova storia.
La continuazione la conosci S. , la sua storia assomiglia alla tua, anche se il famoso lieto fine è stato riservato solo a uno di voi due.
Buon riposo S.