Seduto nella stessa panchina, con lo stesso Sole rosso come l’amore, con lo sguardo che si perde nell’infinito. Ora sono solo con la mia solitudine e i miei pensieri. Ricordo, quando lo guardavamo insieme, ci dicevamo parole dolci, ci promettemmo amore eterno, quanto amore, i nostri corpi non avevano segreti. Guardavo i suoi occhi pieni d’amore, pieni di felicità. Il mio amore per lei cresceva ogni giorno di più, eravamo felici, e gelosi del nostro amore. Per non perderla, l’ho incatenata con anelli di fiori, in una fortezza di cristalli, dove milioni di uccelli si fermano a guardare la fine del giorno, con bellissimi colori regalati dagli ultimi raggi di Sole. Dove il profumo di fiori ondeggia insieme a mille farfalle colorate, in ogni battito d’ali escono suoni di melodia. Vedevo in lei piano piano sfumare quella felicità e finire quell’amore promesso. Quelle dicerie diventano verità. Non ho più voluto rubare l’amore e quei baci che non sono più i miei. Quanto dolore nel pensare d’averla persa, quanta rabbia, quanta gelosia, quando la tua donna dà il suo amore ad un altro. Mi sentivo come un cane abbandonato... Ora non mi resta che il ricordo di quell’amore, di quella pelle morbida, i suoi baci, le sue carezze, il suo profumo, i suoi morbidi capelli. Mi lascerò cullare nei ricordi che mi restano di lei. Quanto tempo occorre per dimenticare un giorno, un mese, un anno, o l’eternità? Seduto sempre nella stessa panchina guardo quel Sole rosso fuoco come l’amore rosso come il sangue,
come l’odio o come l’amore
che ho sempre per lei.
(
Mino Fauzia)