LIVORNO

10 marzo 2016 ore 10:11 segnala


scritto da Odirke, prima pubblicazione 11 giugno 2013 ore 22:10


Il lungomare nell’ora del tramonto è spettacolare. Amo passeggiarci fino a Terrazza Mascagni, mi libera dai pensieri e, guardando il mare, mi chiedo quando avrò un altro appuntamento con lui.

C’è sempre tanta gente sul Viale Italia, quando le giornate accarezzano con il tepore le strade di questa città. Una coppia, sui trent’anni, mi sta incrociando. Lei cammina su degli aggeggi che chiamarli scarpe è un’impresa fantasiosa. Due zeppe enormi che sfidano la forza di gravità. Mentalmente prendo appunti con la speranza che a mia figlia, un giorno, non le venga la stessa idea. Proprio in quell’attimo la donna perde l’equilibrio, e si tiene in piedi solo per miracolo. Il suo uomo, sorreggendola, pronuncia delle semplicissime parole:
“O Erika, o che scarpe di merda c’hai??”

Ho faticato a trattenere le risate. In qualsiasi altre parte d’Italia le parole sarebbero state altre. “Amore, ti sei fatta male ?”… oppure… “Tesoro, è stata colpa di quel sassolino, tranquilla”… In qualsiasi altra parte d’Italia, ma non a Livorno.

Non perché quell’uomo non amasse la sua donna. Glielo si leggeva comunque negli occhi.
Ma perché il livornese E’ così.

Livorno dal volgo volgare, anzi no volgarissimo…

…. che se visto da occhi esterni lo si bolla come autentica fucina di maleducazione ma che per chi, come me, ha assorbito l’anima di questo popolo, è poesia.
Uno scrittore locale disse

“l’impostura che stravolge il senso della nostra lingua fino a rendere confuso e contraddittorio il messaggio dei nostri rapporti interpersonali, sociali e soprattutto politici, reclama a gran voce dagli uomini di buona volontà e dai begl’ingegni la ricerca dell’autenticità, di ciò che nella comunicazione e nell’informazione appaia meno consunto, più icastico e piacevole”.



Il livornese è autentico, appunto. Che sia laureato o portuale. Di qualsiasi ceto sociale.

La schiettezza è lo strumento che il labronico usa per disarmare. Il Vernacoliere va ben oltre a ciò che vi si trova scritto.

Livorno e le scritte sui muri…

…. Epiche. La cui ironicità non trova riscontro in nessuna parte dello stivale. “Boiadè cosa vi siete persi!!” a caratteri cubitali sulle mura cimiteriali, l’indomani della prima storica promozione del Livorno calcio in seria A. “Puccio, sterza!!” sul tornante dove tale Puccini Fabio andò a sbattere per ben tre volte. “Ma vi rendete ‘onto che siete pisani ??” sulle mura della cinta esterna in bella vista per chi, in macchina, proviene da Pisa…

Livorno la rossa…

… e le sue contraddizioni. Gli amanti che si appartano sotto il monumento a Galeazzo Ciano. Il mercatino ameri’ano. Lo sport più amato, il basket degli odiati Stati Uniti. L’Accademia Navale che sforna l’elite della marina militare, sinonimo di guerra e non di pace....

Livorno e i suoi rioni…

… che sono famiglie che “guai se mi tocchi ir figliolo”… In men che non si dica hai 2, 3… 400 persone che accorrono in tuo aiuto.

Livorno ed il suo umorismo….

…. Micidiale, rapido. Secco. Nedo a cui è stata ritirata la patente da anni, ma che imperterrito continua a guidare, risponde ai carabinieri che lo fermano e gli chiedono il documento di guida…”Uimmena. Ce l’avete voi da na vita!! Me l’avete persa??” Alberto che torna dall’Australia dopo 30 anni, e che ancora con i bagagli in mano entra nel bar dell’infanzia e vede dopo tutti questi anni il suo amico… “O Gigi !!”… Quest’ultimo abbassa lo sguardo dall’Unità.. lo guarda… e dice… “O Alberto ! Ca fai con le valigie ? Parti ??”.

Livorno ha le sue colpe….

…. di aver permesso la chiusura del cantiere navale, dopo una storia centenaria, per sostituirlo con residence e negozi che nessuno frequenterà. Di lasciare in stato di abbandono i simboli di una comunità che non deve dimenticare… Villa Letizia, Barriera Margherita…

Livorno è la città meridionale più a nord d’Italia…

… così ama definirla il mio Armatore. Labronico da generazioni. Ed è vero. Ospitale. Caotica. Sgarrupata. Ma non si può non amarla.

Livorno e i pisani….

… una rivalità che ormai è leggenda. Da tramandare di padre in figlio. Perché nessuno sa spiegare come è nata.

Il destino mi ha indirizzato a Livorno più volte. Mi rendo conto di non avere mai avuto radici. Di un posto dove tornare. Ma questa città la sento un po’ mia.

Specchio di una parte di carattere che è parte di me. Sono ospite.

Ma so di non esser sgradito.

Si Erika. C’avevi proprio delle scarpe di merda.

Semper Fidelis
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« immagine » scritto da Odirke, prima pubblicazione 11 giugno 2013 ore 22:10 Il lungomare nell’ora del tramonto è spettacolare. Amo passeggiarci fino a Terrazza Mascagni, mi libera dai pensieri e, guardando il mare, mi chiedo quando avrò un altro appuntamento con lui. C’è sempre tanta gente sul...
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10/03/2016 10:11:26
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Commenti

  1. xMARILYNx 10 marzo 2016 ore 11:07
    Si Erika. C’avevi proprio delle scarpe di merda

    :many :many :many :many ahahahahahahahahahahahahaha
  2. xMARILYNx 10 marzo 2016 ore 11:08
    il livornese e' autentico ....mai quanto te PAOLO :cuore
  3. Salyma.DDC 11 marzo 2016 ore 08:25
    Beh qui sono a casa mia e riconosco in tutto ciò che Odirke ha scritto la mia città, dalle passeggiate sul lungomare del Viale Italia, la Terrazza Mascagni ad onorare il grande Pietro. Il libero parlare quel dialetto, più giusto chiamarlo Vernacolo, e lo parla l'Avvocato così come l'ultimo degli spazzini. L'accorrere al bisogno nei vari rioni, la simpatica ironia di certa gente. Il simpatico odio coi Pisani.
    Gli armatori famosi come il Castaldi o il Neri anche se questo ultimo più delle navi ha fatto la sua fortuna con i rimorchiatori.
    Gente partita dal nulla che ha incamerato e dato lavoro a un sacco di gente che del mare ne hanno fatto vita e amore.
    Però sanno essere anche Italiani con un cuore grande.
    Quante case ho venduto in campagna ai Livornesi che, dopo qualche anno di campagna mi han richiamata per vendere e ritornare nella loro Livorno.
    Il mi' marito mi dice sempre......tanto i Livornesi veri un possono vivere senza il "bozzo", sarebbe il mare :-) Lo devono vedè dalla finestra i più fortunati o raggiungerlo in bus o in bici in pochi minuti.
    Livorno è unica e caratteristica, siamo figli di una città giovane che un tempo ospitò gente proveniente da tutto il mondo. Livorno, la città più ospitale del mondo pur con tutti i suoi difetti.
    Inutile dire altre cose, questo post ha riassunto benissimo e in modo veritiero e completo gli usi e le consuetudini di noi livornesi.
  4. caryl 11 marzo 2016 ore 10:24
    per xMARILYNx e Salyma.DDC queste descrizioni formano sempre dei post interessanti, persino a livello - diciamo così - antropologico. Paolo resta un gran bravo scrittore.
    (crenabog)

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