SIcurezze, Convinzioni, Dubbi, Incertezze e perplessità.

31 gennaio 2012 ore 15:57 segnala
Era arrivata la sera.
Rimise in ordine la sua scrivania, salutò il filippino che come al solito iniziava il turno di pulizie e uscì dal suo ufficio di Manhattan.
E fu allora che ripensò a quanto Lei gli aveva detto poche ore prima.

Le disse che Lui non aveva bisogno di suggerimenti; era evidente che aveva lavorato
parecchio su se stesso.
Le disse che Lui mostrava sempre un atteggiamento sicuro, determinato, scevro da ogni barlume di dubbio.
Arrivò anche a dire che se aveva certi atteggiamenti era sicuramente per mantenere una certa distanza, voluta.

Ma era davvero cosi?
Certamente aveva lavorato molto su se stesso.
E forse tutto questo veniva da molto lontano, dalla sua adolescenza.
Da quando cioè inizio a guardare in modo diverso le ragazze e si sentiva ridicolo; facile bersaglio di inetti in erba.
Fu allora che decise che qualcosa sarebbe dovuto cambiare.
Aveva un carattere orgoglioso e permaloso, e questo diventò al tempo stesso un problema e un grande stimolo.
Imparò a godere della sua voce.
Quella sua voce che fino ad allora era stata considerata un corpo estraneo da espellere faticosamente nel più breve tempo possibile, diventò armonia, amplificazione dei suoi pensieri, suono piacevole per le sue orecchie.
E allo stesso tempo imparò che sarebbe stato fondamentale il controllo dello spazio e l’ascolto.
Aveva preso coscienza dei propri limiti e stava iniziando a viverli in modo appassionato.
Realizzò che più che il modo in cui parlava sarebbe stato importante quello che diceva e come lo diceva.
Iniziò a vivere cosi per sottrazione mettendo sempre in discussione le gabbie di identificazione a cui di volta in volta la vita aveva sperato di rinchiuderlo.
Le certezze cosi arrivarono e Lui iniziava a goderne.
Con tutti quelli che non meritavano rispetto divenne provocatorio, aggressivo e a volte perfino arrogante.
Con tutti gli altri cercava di essere attento e sensibile.
Cercò si sviluppare una grande capacità di ascolto che gli permetteva in molti casi di entrare velocemente in un rapporto empatico con il suo interlocutore.
Specie se questo aveva qualcosa dentro da esprimere.

Ma il dubbio era sempre presente, non lo abbandonava mai.
Viveva con il dubbio, anzi era alla continua ricerca di esso.
Era sempre disposto a mettere in discussione le sue convinzioni.
“Sono contento ma non mi accontento”, usava ripetere spesso, intendendo con questo che era fondamentale godere di quello che si aveva senza per questo rinunciare ai futuri obiettivi.
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Era arrivata la sera. Rimise in ordine la sua scrivania, salutò il filippino che come al solito iniziava il turno di pulizie e uscì dal suo ufficio di Manhattan. E fu allora che ripensò a quanto Lei gli aveva detto poche ore prima. Le disse che...
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31/01/2012 15:57:18
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Tempo d'estate per Janis

26 gennaio 2012 ore 16:39 segnala
Era arrivato l’autunno, all’improvviso e inaspettato.
Dalle grandi vetrate del suo ufficio di Manhattan poteva vedere la città ai suoi piedi lentamente rivestirti con maglioni, giacche e ombrelli.
Aveva ancora nella testa quella splendida versione di Summertime cantata da Janis Joplin ascoltata in auto quella mattina; una voce stridula e pungente che gli toccava l’anima ogni volta che la sentiva.
Era la stessa sensazione che provava ogni volta che ascoltava quel Jimi Hendrix che con Lui condivideva una data importante.
Ripensò allora alla prima volta che aveva ascoltato quelle canzoni.
Ripensò a Tom, un vecchio saggio che frequentava il fumoso locale jazz dove spesso passava le sue oziose serate tardo adolescenziali.
“Non dimenticarlo mai, Frank”, gli ripeteva continuamente, “dai sempre ascolto alla regola del tre”.
Certo, la mitica regola del tre, quella che diceva che se un pensiero, un'idea, qualcosa da fare, ti torna in mente tre volte in un arco di tempo relativamente breve (per esempio nello stesso giorno o settimana), allora e' segno che e' molto importante.
Cosa è importante per Voi?
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Era arrivato l’autunno, all’improvviso e inaspettato. Dalle grandi vetrate del suo ufficio di Manhattan poteva vedere la città ai suoi piedi lentamente rivestirti con maglioni, giacche e ombrelli. Aveva ancora nella testa quella splendida versione...
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26/01/2012 16:39:01
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