Io sono viva e sono qui (cit. C. Baglioni)
06 febbraio 2022 ore 01:27 segnala
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Senza vergogna
10 febbraio 2017 ore 21:51 segnala
Esiste una vergogna che è limite, che è dare solo a chi si è scelto. Esiste una vergogna che è salvezza, custodia, riserbo. È il pudore, quello che ci aiuta a essere un Io prima che un Noi, che è delicatezza. Che è carezza. Non voglio la tua foto mentre mangi al ristorante; non ti vomito la rabbia per cose che neppure conosci. Voglio vedere e sentire lo spettacolo che ho di fronte senza doverlo filtrare attraverso il tuo schermo in alto sopra di noi. IN MEZZO a noi. ADDOSSO. Serve distanza per respirare. Serve distanza per amare.

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"Nostalgia"
27 ottobre 2014 ore 19:57 segnalaLa nostalgia avvolge di malinconia chi si volta indietro e realizza che l'"adesso" è già passato.
Il tempo passa inesorabile segnando il mio volto e sempre più indirizzando i miei pensieri.
L' "esperienza".
Rimpiango quella tela bianca.
Ma.
Tutto scorre...

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Relazioni?
16 agosto 2011 ore 19:23 segnala

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delusione non è disillusione
27 aprile 2011 ore 14:29 segnala
"Non vorrei far parte di un circolo che volesse me tra i suoi soci"... mi è stato fatto credere che questa frase mi rappresentasse... un'illuminazione! "E' vero, è proprio così: è per questo che le relazioni che vorrei non decollano, è per questo che "scelgo" chi non mi vuole e non mi piace chi mi sceglie!"
Vaffanculo a Groucho Marx e a chi mi ha detto questa frase, pensando si attagliasse a me!
Io vorrei che mi accettasse il circolo esclusivo che voglio io! Non voglio il circolino del paese, voglio il club per pochi che scelgo io, insomma! E se quell'exclusive club mi accettasse, certo che mi iscriverei!
Dovrei entrare nel circolino, solo perchè lì non mi accettano? Eh no! Rimarrò avvolta dalla mia delusione, ma non riesco a disilludermi.

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Scelta.
04 aprile 2011 ore 21:07 segnala
Inesorabilmente. Scelta. Senza possibilità di contrattazione. Senza possibilità di avanzare "ma" o "se". Deresponsabilizzata dall'altrui desiderio. Dall'altrui bisogno. Che mi renda unica. E bambina. Bimba che non si progetta perchè giusto e scontato è che ci sia chi lo fa per lei. Con lei al primo posto, nella mente e nel cuore. Bimba che ha la sola preoccupazione di vivere. Di vivere nel mondo creato per farla stare bene. Il miglior mondo possibile. Così voglio sentirmi ora. Così vorrei trovarmi ora. Senza scampo alcuno. In una gabbia di Libertà.

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Della comunicazione
22 marzo 2011 ore 16:34 segnalaViceversa, il nutrire e favorire la capacità espressiva arricchisce il pensiero, che prende "ordine", si approfondisce e si avvolge in spire di significato "plurisfumato".
"L'uomo è un animale sociale" significa che nella natura intrinseca dell'uomo vi è la necessità di mettersi in comunicazione con l'altro, non solo per l'esigenza contingente dovuta all'impossibilità di avere il mondo tutto per sè, ma anche per un bisogno istintuale. L'uomo sente la necessità di comunicare, per rispondere alla sua stessa natura, e la comunicazione lo migliora. I neonati orfani lasciati senza alcuna cura muoiono. I bambini che ricevono accudimento e vivono di un interscambio simbolico con figure che ne favoriscono l'"attaccamento" riescono a vivere, sviluppando le parti di sè e le capacità di empatia e introspezione, fondamentali per lo sviluppo dell'intelligenza "sociale".
"Non si può non comunicare" è un famoso assioma di Watzlawick.
La comunicazione ha plurimi aspetti e si realizza in molti modi.
La scrittura è una forma di comunicazione importante, plurisfaccettata, sebbene diversa da quella non verbale, gestuale, che consta di altrettante sottili variazioni, specie legate allo sviluppo della muscolatura facciale e di tutte le sue sottostanti regolazioni.
E io credo che non avere la rigidità dell' "accademia della crusca" non significa non conoscere la grammatica e/o la punteggiatura. Chi le vuole "superare", nel tentativo di adottare un modello di comunicazione scritta il più possibile fedele all'emozione trasmessa, deve conoscerle perfettamente (Baricco ad esempio). Coloro che non le conoscono, sono semplicemente ignoranti. E la moda del vantarsene è controproducente per tutti.

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Autenticità
16 marzo 2011 ore 17:19 segnalaVi prego, al ballo in maschera, non deridete il mio volto. Mi obblighereste a travestirmi per non essere schernita. E forse, per venire al ballo, lo farei. Mi piace ballare. Ma poi. Soffocherei.

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Trambusto
15 marzo 2011 ore 21:47 segnala
Quasi che fosse... sempre sera.
Molte volte ho desiderato "non avere il tempo di pensare".
Ora vorrei avere il tempo di "capire a cosa pensare".
L'attenzione, per fermarsi, per "fermare", necessita di "tempo".
Tanti pensieri diversi: tanti momenti diversi, nessun Momento, che diventi Vita.

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La gerontonosofilia
11 marzo 2011 ore 15:42 segnala
Dal greco ghèron = vecchio; nòson = malato; filìa = amore, è la parafilia diffusa tra i soggetti donna con disturbo di personalità NAS (Non Altrimenti Specificato), alla ricerca di un bambino vecchio e un po’ acciaccato, da accudire, alter ego del protagonista de “Il ritorno di Casanova” di Schnitzler.
Il sottotipo di donna NAS, affetta da tale pericolosa perversione erotico-sessuale, trae piacere dall’essere venerata dal Casanova decadente, che ferito narcisisticamente dall’approssimarsi della morte, abbastanza disilluso di fronte allo specchio, che rimanda l’immagine opacata e crepata del sé grandioso giovane, cerca ormai con recitata baldanza di specchiarsi nei giovani occhi di una allettante preda, possibilmente di non più di dieci anni più vecchia del figlio maggiore.
Come il Casanova ormai invecchiato di Schnitzler, raccoglie i segnali delle prede - cuccioli con una perenne parabola - prolungamento penieno, nutrendosi di ogni cenno di conferma come di pennellate di nuovo colore sul proprio autoritratto mentale, che rischia di sbiadire ad ogni minuto inesorabilmente scandito da un raffreddore più tenace, una ruga più profonda, un nuovo esame di screening da effettuare.
Ma il potere che hanno le pennellate non ricevute è di gran lunga più forte di quelle raccattate, così che il ritratto si disfa più in fretta di quanto l’opera di restauro riesca a rinverdire.
Ed è lì che si inserisce la Restauratrice gerontonosofilica, che perversamente si incastra col decadente Dorian Gray, restituendo con brillanti, precisi e faticosi colpi di colore la beota spavalderia al ritratto sbiadito del solito narcisista.
Rinvigorito, alla ricomparsa dell’adorata immagine del sé ideale, tornerà con rinnovata egoistica spavalderia ad alzare la sua parabola, dirigendola verso altri obiettivi, al contempo non rinunciando mai alla costante ed efficace opera di restauro, che la donna nas con dedizione continuerà a realizzare, inconsapevole inizialmente del ruolo materno a cui presto verrà relegata, che, indirizzato verso un bambino molto più vecchio di lei, ben presto la farà sembrare al mondo intorno, la badante più fessa del pianeta: oggetto sessuale, infermiera devota, aiuto nelle faccende domestiche. GRATIS.

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