San Valentino...

10 febbraio 2008 ore 16:09 segnala
Rondini fedeli? Non esistono, è, cioé un falso mito, ma fanno finta di esserlo, assicurano gli esperti, per ragioni di comodo. E non sono da meno le cornacchie, 'false' coppie di una vita intera. Alla vigilia di San Valentino, ecco svelati falsi miti sul mondo animale, dove comunque tutte le specie nel periodo del corteggiamento si danno un gran da fare sfoderando le loro armi di conquista, dal canto dei merli al gracidio dei rospi, fino al profumo del cervo muschiato e ai feromoni delle farfalle notturne. Poi, una volta trovato un compagno, non significa che non se ne possano cercare altri.

 "In un nido di rondini, 4-5 pulcini in media hanno 4-5 padri diversi - spiega Fulvio Fraticelli, direttore scientifico del Bioparco di Roma - nonostante siano animali apparentemente monogami". Perché mentire? Per dare più possibilità a un figlio di sopravvivere. "Al maschio la poligamia conviene per avere un numero maggiore di figli, così come alla femmina, che sembra fedele per garantirsi cure e aiuto parentale - aggiunge l'esperto - mentre ha più partner per diversificare il patrimonio genetico, cioé maggiori chance che nasca almeno un piccolo che si adatti all'ambiente".

Nonostante l'alta natalità infatti, alla fine del primo anno di vita sono poche le rondini che sopravvivono. Un comportamento simile probabilmente ce l'hanno anche le cornacchie. "In questo periodo molte specie di uccelli del Mediterraneo hanno da poco terminato il corteggiamento - afferma Fraticelli - e sono già in atto i 'fidanzamenti'. Si tratta di cinciallegre, ma anche di rapaci notturni come gli allocchi, sul nido con le uova. I piccoli in genere nascono a febbraio". Tra le specie di uccelli c'é poi chi ama mettersi in mostra, come i merli maschi. "Cantano - racconta l'esperto - per dire alle femmine che hanno talmente tanta energia che possono permettersi di rischiare di essere predati, ma anche per comunicare agli altri maschi 'qui ci sono io'. E in primavera ricorderanno alle femmine quanto erano coraggiosi a cantare già durante l'inverno". Meno melodici i cervi, che in autunno bramiscono, emettendo un richiamo gutturale e profondo per attirare le femmine. "Combattono durante l'inverno - spiega Fraticelli - per poi accoppiarsi e far nascere i piccoli in primavera, quando il latte è più ricco grazie all'erba".

Il conto alla rovescia per l'accoppiamento dei rospi intanto è già cominciato. E' a febbraio che si scatena il gracidio continuo per attirare le femmine, iniziano le migrazioni e i megaraduni negli stagni, per poi concludere con delle sorte di orge, in cui 3-4 animali alla volta si accoppiano. Niente canti per chi invece ricorre agli odori, dal gatto comune, con il maschio che orina in ogni angolo gli capiti a tiro per marcare il territorio, al cervo muschiato, il cui profumo utilizzato in passato per le essenze è oggi vietato al commercio per salvare la specie dall'estinzione. "Anche femmine di farfalle come le falene notturne - aggiunge Fraticelli - producono feromoni, odori particolari che i maschi avvertono con le antenne piumate e sfrangiate, anche a distanza di km. Alcune specie di falene si stanno corteggiando adesso". I più originali in natura infine sperimentano le gioie di conoscere entrambi i sessi.

"Si tratta di alcuni pesci, le gambusie - racconta l'esperto - molto abbondanti in Italia perché introdotti nel 1912 dagli Usa poiché grandi mangiatori di zanzare, per combattere la malaria. Questo pesce nasce maschio e muore femmina. Il piccolo è maschio, con la maturità sessuale sviluppa la pancia, le pinne dell'addome si ritraggono e diventa femmina: è uno dei pochi pesci con fecondazione interna".

Politica e politicanti....2

09 febbraio 2008 ore 09:50 segnala
CASINI DICE NO A AUT-AUT BERLUSCONI, UDC ANDRA'SOLO
 
Meglio soli. L'Udc non ci sta a sciogliersi nel Pdl di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Propone la federazione. Poi, sentendosi rispondere picche, decidere di andare da sola alle elezioni di aprile, fuori dal recinto del centrodestra. E' questa la risposta di via Due Macelli alla decisione ratificata oggi dai leader di Fi e An di scendere in campo insieme in un'unica lista sotto il simbolo del 'Popolo della liberta'. Una scelta che, di fatto, esclude i centristi senza nemmeno averli coinvolti prima. L'annuncio arriva al termine di una giornata di braccio di ferro tra Pier Ferdinando Casini e il Cavaliere. In mattinata il leader centrista sente Gianfranco Fini che poi va a incontrare Berlusconi a Palazzo Grazioli. Durante il colloquio, Gianni Letta alza il telefono e chiama l'ex presidente della Camera facendogli sapere che, per l'Udc, c'é solo la possibilità di entrare nel listone del Pdl. Una specie di "ricatto", secondo le parole di Rocco Buttiglione.

 Al quale i centristi rispondono di no, mentre rivendicano almeno lo stesso trattamento della Lega: una lista collegata. Altrimenti, andranno da soli. Niente da fare dice secco Berlusconi, collegato in viva voce. La rottura si consuma così. Quella che segue è una giornata di tensione, pressioni per evitare lo strappo (anche, sembra, da ambienti vaticani), ma nessuna ricucitura. Anzi. Anche Fini, più tardi chiederà all'Udc di rifletterci, ma la risposta sarà ancora negativa, quella messa nero su bianco da Lorenzo Cesa: non si può andare oltre l'apparentamento, come avviene per il Carroccio. "L'Udc intende rimanere nel centrodestra con una sua autonomia - dice il segretario - Niente lista unica del Pdl, dunque, ma uno schema che prevede il collegamento di programma, così come farà la Lega Nord". Berlusconi, però, insiste: "Spero che l'Udc aderisca. Se no, noi andiamo avanti ugualmente. Nessuno può negare che siano alleati, ma non nella stessa coalizione". E, di fronte all'aut aut' del Cavaliere, la scelta di Casini è quella dell'orgoglio centrista.

"Ci vogliono mettere con le spalle al muro - raccontano avrebbe detto ai suoi - ma noi teniamo il punto". Di qui l'annuncio: "Se la scelta di Berlusconi e Fini impedirà una nuova alleanza per il governo del Paese, ci presenteremo autonomamente agli italiani parlando un linguaggio di verità e responsabilità". Brucia ai centristi la svolta del Cavaliere. Una sorta di "ringraziamento" per avergli dato ascolto, durante il governo Prodi prima e al momento delle consultazioni, poi, fidandosi di chi voleva le elezioni a ogni costo e rinunciando al progetto di riforma elettorale proporzionale e anche all'ipotesi di governo istituzionale per le riforme. E' Forza Italia e l'Udc siano ai ferri cortissimi è romai evidente. Basta guardare la situazione della Sicilia, dove Totò Cuffaro annuncia che farà "di tutto" per mettere i bastoni tra le ruote al candidato governatore azzurro alla regione, Gianfranco Micciché. Il divorzio dell'Udc dalla Cdl arriva alla vigilia della scelta dell'Udeur sulla propria collocazione nella prossima tornata elettorale. Ma soprattutto nel giorno della nascita della 'Rosa Bianca', il movimento di Pezzotta, Tabacci e Baccini che punta a un centro di "moderatismo radicale" e non chiude la porta all'Udc. "Noi stiamo qui. Ci Siamo", manda a dire a Casini il candidato premier della 'Rosa Bianca', Bruno Tabacci. E non si può escludere che, a questo punto, possa esserci un riavvicinamento tra quelli che erano colleghi di partito fino a poco tempo fa.

Ma a via Due Macelli, dove si sta mettendo a punto una nuova campagna elettorale, fanno sapere che l'eventualità di un incontro al centro non è il tema di oggi. E aggiungono di non temere la soglia di sbarramento del 4% alla Camera e dell'8% regionale al Senato. Anzi. Sono il Cavaliere e il leader di An - é il ragionamento - a dover temere una situazione che, soprattutto a Palazzo Madama, potrà dimostrarsi impossibile come e più di quanto è accaduto in questa legislatura. In effetti con i partiti che hanno scelto di correre in buona sostanza ignorando la questione del premio di maggioranza e quasi come se fosse già in vigore una legge elettorale 'alla tedesca', al Senato la situazione potrebbe essere di sostanziale pareggio. E a quel punto, a Berlusconi che dà per scontata comunque un'alleanza almeno in Parlamento con loro, i centristi mandano a dire che eserciteranno in tutto e per tutto la loro autonomia. Intanto, giovedì il partito ratificherà la scelta di correre da solo nella riunione della direzione nazionale.

TRA SINISTRA E PD E' ADDIO

 
Mezz'ora per dirsi addio. Tanto è durato il vertice tra il segretario del Pd Walter Veltroni ed il suo vice Dario Franceschini con i quattro leader della Sinistra Arcobaleno. Giusto il tempo di prendere un caffé per constatare definitivamente che alle prossime elezioni tra 'riformisti' e 'massimalisti' non ci sarà nessuna alleanza. Per Franceschini, tra il Pd e la sinistra non si è consumato un "divorzio" ma si tratta di una "separazione consensuale", e comunque, come puntualizza Veltroni, tra le due realtà politiche "si è conclusa una stagione ed è arrivato il momento di voltare pagina". In realtà l'esito del vertice mattutino era noto a tutti i partecipanti già da giorni. Nessuno dei leader della Sinistra Arcobaleno infatti ipotizzava un passo indietro da parte del Pd.

Nell'incontro la questione dell'alleanza, in realtà, è stata toccata in modo marginale. Il coordinatore di Sd Fabio Mussi avrebbe accennato all'idea di ragionare su accordi tecnici per il Senato, una proposta fatta più per dovere che per reale convinzione di poter cambiare le carte sul tavolo. Se l'alleanza nazionale è quindi archiviata, il confronto è tutt'altro che chiuso sull'organizzazione delle alleanze locali. Per le elezioni amministrative non sembrano esserci distinguo e per ora l'unico nodo è quello della presidenza della regione di Sicilia, dove in pole position ci sarebbe Anna Finocchiaro. A mettere in discussione la scelta è Oliviero Diliberto, sostenitore invece del sindaco di Gela Rosario Crocetta. La partita delle amministrative è tutta da giocare, ma nel corso della riunione ci si è concentrati soprattutto sulla campagna elettorale.

L'obiettivo del Pd così come di una parte della sinistra, in particolare Rifondazione, è quello di arrivare ad un 'patto tra gentiluomini, e' cioé strutturare la campagna elettorale sulla differenza tra i progetti politici e non sulla 'guerra' l'uno contro l'altro. Nelle intenzioni del Prc la campagna elettorale dovrà essere civile ma serrata. "Una sfida leale" dice il segretario del Prc Franco Giordano in cui si punta a rompere la mentalità bipolare per mettere in evidenza la presenza di un centro, una destra ed una sinistra. Altro caposaldo della strategia riguarderà la messa al bando delle larghe intese, da imputare invece al Pd. Prima di buttarsi a capofitto nella propaganda elettorale però Rifondazione, Verdi, Pdci e Sd devono risolvere la questione del simbolo del nuovo soggetto politico. Se il Pdci con Diliberto si dice pronto a "difendere la falce e martellò, l'ipotesi che questa 'icona' entri nel nuovo simbolo è ormai da escludere. I Comunisti italiani potrebbero insistere con la presenza dei quattro simboli dei partiti nel logo comune, ma l'idea è bocciata in partenza dal resto degli alleati in particolare a Sinistra Democratica e Verdi. Per Fabio Mussi poi infatti sarebbe difficile far accettare, dopo il sì tirato alla scelta di Fausto Bertinotti come candidato leader, anche un simbolo con la falce e martello. Il nodo dovrebbe essere sciolto all'inizio della prossima settimana, ed in pole position per diventare il simbolo definitivo resta quello presentato agli Stati generali di dicembre. Capitolo a parte quello sulle candidature. La discussione che entrerà nel vivo da lunedì, per ora è solo all'inizio è riguarda la percentuale di posti che andrebbe ad ogni forza politica. In parallelo, si aprirà poi il dibattito sulla scelta degli outsider, cioé personalità esterne ai partiti da candidare come bandiera comune di tutta la sinistra.

Politica...e politicanti.

08 febbraio 2008 ore 19:14 segnala
UDC ENTRI IN PDL O FUORI DA COALIZIONE

"Spero che l'Udc aderisca. Se non aderiscono, noi andiamo avanti ugualmente. Nessuno può negare che siano alleati, ma non nella stessa coalizione". Così Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, lasciando Palazzo Grazioli, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano delle conseguenze che la lista unica Fi-An avrà nei rapporti con i centristi. "Possono presentarsi da soli - ha proseguito - e poi in Parlamento potremo naturalmente trovare un accordo per farli entrare in un'alleanza". Quindi, non possono federarsi come la Lega? "No - ha risposto Berlusconi - la Lega è un partito territoriale, per questo ho fatto l'esempio della Bavaria: credo che si presenterà soltanto in certe regioni".

CASINI, IMPOSIZIONE PARTITO UNICO NON CI INTERESSA
 "L'imposizione di un partito unico rispondente ad una estemporanea operazione elettorale non ci interessa oggi come non ci interessava ieri". Così Pier Ferdinando Casini ha bocciato da Bologna l'ipotesi della lista unica lanciata da Berlusconi e Fini.

Casini ha lasciato la porta aperta alla ipotesi della Federazione rispetto alla lista unica. "Non escludiamo affatto la federazione - ha detto rispondendo ad una delle pochissime domande cui ha dato spazio incontrando i giornalisti a Bologna - è una possibilità concreta a cui siamo disponibili".

"Abbiamo creduto e crediamo alla possibilità di unire i moderati in un nuovo progetto di governo - ha spiegato ancora Casini che ha letto una breve dichiarazione scritta a mano - siamo rispettosi dei pareri di tutti ma chiediamo rispetto per la nostra identità, la nostra storia e la nostra coerenza in tutti questi anni. Per questo se la scelta di Berlusconi e Fini impedirà una nuova alleanza per il governo del paese ci presenteremo autonomamente agli italiani parlando un linguaggio di verità e responsabilita". Casini è rimasto con i giornalisti pochi minuti in un incontro spostato più volte nell'orario fino dalla mattina. Partendo per una manifestazione a Modena ha risposto ancora ad una domanda, se cioé si sarebbe aspettato questa linea da Fini. "Le cose in politica sono belle perché sono varie", ha commentato.


VELTRONI E' SOLO MAQUILLAGE

 
"E' certo un tentativo di rispondere alla nostra sfida ma il problema non è fare il maquillage ma fare una scelta coraggiosa. Non conta il cambio di vestito ma la sostanza".
Così il leader del Pd Walter Veltroni commenta l'annuncio di Forza Italia e An di correre con un'unica lista alle prossime elezioni.

"Il problema - evidenzia Veltroni - non è fare un maquillage perché altrimenti noi facevamo una coalizione con la sinistra radicale in altre forme ma non avremmo dato risposta alla richiesta dei cittadini di presentare un programma e poi attuarlo. Non si può dire che nel centrodestra c'é omogeneità di valori e la soluzione non è mettere l'ombrello per nascondere cosa c'é sotto ma la sostanza, pagare un prezzo alla scelta di omogeneità e di chiarezza". Una scelta, evidenzia il leader del Pd, "che noi abbiamo fatto e la Cdl non ancora perché la risposta sembra più una riorganizzazione di sigle interne che una scelta di innovazione". "Chi è d'accordo con un programma di innovazione - afferma Veltroni - sta in uno schieramento mentre dall'altra parte vedrete che si tornerà a fare o un programma che non dice niente o un programma di centinaia di pagine o nessun programma". Mentre il problema, aggiunge il sindaco di Roma, "é lasciare a terra ciò che non si condivide". E il leader del Pd non risparmia anche una stoccata al leader di An Gianfranco Fini: "Ricordate cosa disse dopo il predellino... Ma nella politica italiana ci si abitua a tutto".

DAVIDE CONTRO GOLIA? SI PUO' FARE 
"Dal punto di partenza sembra Davide contro Golia, diciotto contro uno, ma io dico: 'Si puo' fare". Il leader del Pd Walter Veltroni lancia lo slogan della campagna elettorale 'Si puo' faré riferendosi alla sfida contro la Cdl. "Nulla è - afferma Veltroni - pregiudizialmente definito e quello che sta accadendo in queste ore è la conseguenza dello scossone di innovazione che il Pd ha impresso alla vita politica italiana".

Veltroni rivendica la decisione della corsa solitaria del Pd. "Da mesi - evidenzia - eravamo accompagnati dalle perplessità di chi pensava che alla fine non saremmo andati soli e avremmo rifatto le vecchie alleanze o accordi tecnici ed invece quello che avevamo detto abbiamo fatto". Il leader del Pd incalza presentandosi come la novità: "Ho la sensazione che l'unica cosa veramente nuova è la scelta di innovazione e coraggio di prendere una decisione che premia la coesione, l'innovazione, la stabilità".

BERLUSCONI-FINI: ADDIO FI E AN, SOLO SIMBOLO PDL


Condivido la proposta di Berlusconi. Cosi' il presidente di An Gianfranco Fini dopo l'incontro con il Cavaliere a via del Plebiscito. Berlusconi, aveva anticipato, in collegamento con 'Panorama del giorno', l'addio ai simboli di Fi e An e annuncia un accordo con Gianfranco Fini per dar vita ad una lista unica, federata con la Lega, che avrà il simbolo del Popolo della libertà.  Il Cavaliere e' al momento a colloquio con lo stesso Fini a Palazzo Grazioli.

Berlusconi, nel corso della diretta telefonica, ha confermato le indiscrezioni di stampa su un'unica lista Fi-An. A Maurizio Belpietro, direttore di Panorama, che gli chiedeva se fosse vero che i due partiti si sarebbe uniti in una sola lista con un unico simbolo, il Cavaliere ha risposto: "Non soltanto Fi e An, ma tutti coloro che ci staranno". "Altro non è - ha proseguito Berlusconi - che un ulteriore passo avanti" in quel processo "che aveva trovato conferma pubblica a Piazza San Babila: un movimento grande e importante che unisse tutti i cittadini italiani, liberali e moderati, che non si riconoscono nella sinistra". Quanto al nome della nuova formazione unica, Berlusconi non ha dubbi: "I cittadini - ha detto - hanno scelto il nome optando per il 'Popolo della liberta'". L'ex premier ci tiene a sottolineare che non si tratta di una risposta alla corsa solitaria di Veltroni. "Nessuna contromossa", ha sostenuto, sottolineando poi che il leader del Pd "si doveva togliere dall'abbraccio mortale della sinistra". I simboli di Fi e An dunque non ci saranno? "Né il simbolo di Fi né quello di An", ha detto, annunciando che "entro oggi" ci sarà un "incontro con Fini e Bossi per definire i particolari".

"Dentro il Popolo delle libertà saranno accolti tutti, spero anche l'Udc e tutti i rappresentanti dei partiti più piccoli che vorranno unirsi a noi, mentre la Lega, che è un partito territoriale, si federerà al Pdl". Così Silvio Berlusconi, nel corso di 'Panorama del giorno' su Canale 5, precisa i contorni del progetto di una lista unica Fi-An. Il leader di Fi ha anche parlato di gruppi unici a Camera e Senato.

FINI: CONDIVIDO PROPOSTA BERLUSCONI

"Condivido la proposta di Berlusconi di dare al popolo del 2 dicembre, al popolo delle libertà, una unica voce in Parlamento". Gianfranco Fini dopo un vertice di tre ore e mezza a Palazzo Grazioli con Berlusconi conferma la nascita della lista del Popolo delle libertà. "Abbiamo sempre sostenuto che tutti glie elettori del centrodestra sono animati da una spinta unitaria maggiore di quella degli eletti dei partiti".

 "Mi auguro che anche gli amici dell'Udc vogliano contribuire a scrivere questa importante pagina della storia della politica italiana". E' l'invito rivolto da Gianfranco Fini ai centristi, nel corso di una dichiarazione resa al termine dell'incontro con Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli in cui il leader di An ha condiviso il progetto di una lista unitaria An-Fi.

"Il 13 aprile nascerà dalle urne un nuovo grande soggetto politico ispirato ai valori del Ppe e quindi alternativo alle sinistre". Lo ha detto Gianfranco Fini, leader di An, al termine dell'incontro con Silvio Berlusconi. "Per questo - ha aggiunto l'ex ministro degli Esteri - mi auguro che anche gli amici dell'Udc vogliano contribuire a scrivere questa importante pagina"

CASTELLI, BERLUSCONI ACCETTA POSIZIONI LEGA

MILANO  - "Sostanzialmente Berlusconi accetta le posizioni della Lega, perché data la nostra peculiarità per noi non sarebbe stato possibile confluire e stemperarci in una lista unica": lo ha detto il presidente dei senatori leghisti, Roberto Castelli, intervistato da Radio Padania a proposito delle dichiarazioni fatte da Berlusconi sul Pdl.

"Se gli altri partiti della Cdl - ha aggiunto Castelli - decidono di confluire in un unico simbolo mi sembra un fatto positivo, è anche una questione di semplificazione del quadro - ha aggiunto Castelli - La Lega, che ha la sua specificità si presenta federata e adesso occorre solo stabilire bene cosa vuol dire la parolina federata". "Ma la sostanza - ha spiegato l'esponente leghista - per noi é il programma in cui ci devono essere i punti che riguardano la questione settentrionale. Noi porremo dei punti precisissimi, perché i patti siano chiari e l'amicizia lunga". E all'intervistatore che gli ha chiesto se la questione delle tre Macroregioni che venne posta per la prima volta dal professor Gianfranco Miglio anni fa sia al centro del programma, Castelli ha replicato: "Questo è uno dei punti già noti e che sono stati elaborati nei mesi scorsi dal Parlamento del Nord che è stato l'organismo di spinta, elaborazione e sostegno della questione del Nord. Il nostro programma andrà concordato con gli alleati, naturalmente non ci aspettiamo che accettino tutto, ma certamente ci sono punti che per noi sono fondamentali e irrinunciabili". "In ogni caso - ha concluso Castelli tornando alla questione del Pdl - il quadro si sta chiarendo bene a vantaggio delle elezioni. La semplificazione proposta da Berlusconi dimostra che non c'é bisogno di una nuova legge elettorale per chiarire le cose e andare incontro a quel che chiede l'opinione pubblica".

CESA: NO UDC A LISTONE FI-AN, MA NOI COLLEGATI COME LEGA

 "L'Udc intende rimanere nel centrodestra con una sua autonomia. Niente lista unica del Pdl, dunque, ma uno schema che prevede il collegamento elettorale e di programma, così come farà la Lega Nord". Lo ha affermato il segretario dei centristi Lorenzo Cesa, spiegando quella che sarà la richiesta del suo partito agli alleati della vecchia Cdl. "Naturalmente - ha aggiunto il segretario - attendiamo l'esito dell'incontro tra Berlusconi e Fini per avere una idea precisa della situazione"

ROTONDI, FI-AN SVOLTA STORICA COME NEL '48,DCA ADERISCE


''L'accordo di Berlusconi e Fini sulla lista del Pdl è una svolta storica. La Dca aveva già aderito al Pdl, al Consiglio Nazionale di domani dovrò solo dire ai democristiani che ho l'onore di averli riportati in un grande partito di massa ispirato al Ppe. La transizione italiana è finita, sarà una vittoria bellissima come quella del '48''. Lo dichiara il segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie, senatore Gianfranco Rotondi.


BERTINOTTI:  UNITA' E' GRANDE SFIDA, FARE PRESTO

''
Bisogna attrezzarsi per la Grande Sfida". 'G' e 'S' maiuscole. Fausto Bertinotti, in un articolo per il quotidiano on line Rosso di Sera, invita la sinistra a "fare presto" la costituente del nuovo soggetto politico. La campagna elettorale deve diventare l'occasione per una "accelerazione potente" al processo costituente della sinistra. Perché la posta in gioco è altissima, sottolinea il presidente della Camera. Se la Grande Sfida fallisse, infatti, "l'esito sarebbe drammatico: l'eredità del movimento operaio del '900 ne sarebbe, semplicemente, cancellata''.

SINISTRA: DILIBERTO, NESSUN ACCORDO CON PD, PARTE SFIDA

 "Ora inizia la sfida elettorale tra due formazioni: il Pd da una parte e l'Unione delle sinistre dall'altra. Non ci sarà nessun accordo tecnico per il Senato". Dopo un'ora di incontro con il leader del Pd Walter Veltroni, il segretario dei comunisti Italiani Oliviero Diliberto certifica che le strade tra Pd e Sinistra radicale saranno separate. "Sarà una sfida leale - aggiunge Diliberto - perché il Pd insiste ad andare solo e io ribadisco che per me è una scelta sbagliata ma ci sarà un confronto leale sui programmi". Quanto alla possibilità che la corsa separati possa far perdere le elezioni, il leader del Pdci osserva: "Bisognerebbe spiegarlo ai capi del Pd". Nulla dovrebbe invece cambiare per quanto riguarda le alleanze locali: "Decideremo caso per caso - dice Diliberto - ma visto il sistema elettorale di comuni e regioni spero che l'alleanza continuerà.

MUSSI: CENTROSINISTRA CON DUE SOGGETTI


"La novità e che ci sarà un centrosinistra con due soggetti, il Pd e la Sinistra Arcobaleno. Data la scelta del Pd di correre da solo non ci sono state le condizioni per fare un accordo". Lo afferma il coordinatore di Sd Fabio Mussi, al termine dell'incontro tra la Sinistra Arcobaleno e Walter Veltroni. "Avevamo mandato una lettera - prosegue - dopo la dichiarazione di Orvieto di Veltroni. E' vero che non poteva esserci una alleanza come quella precedente visto che c'era una novità politica rappresentata dalla nascita del Pd, ora però un'altra ed è la Sinistra Arcobaleno". Il ministro dell'Università ribadisce dunque che "non ci saranno ne accordi tecnici o politici ora. Noi però - sottolinea ancora - per il futuro non rinunciamo alla prospettiva di un governo di centrosinistra senza ipotesi centriste o di larghe intese".

GIORDANO,ANDREMO CON UNICO SIMBOLO,SFIDA LEALE A PD

 La Sinistra andrà con un unico simbolo e un'unica lista alle politiche dopo che stamattina l'incontro con il segretario del Pd Walter Veltroni ha sancito la fine di ogni possibile alleanza. "Martedì presenteremo il simbolo - spiega il leader di Rifondazione Franco Giordano - e la sfida tra noi e il Pd e a chi rappresenta meglio l'alternativa alle destre". "E' aperta la sfida - sostiene Giordano - e noi abbiamo un candidato premier di peso, Fausto Bertinotti. Da oggi è chiaro che nel paese c'é un centro, una destra e una sinistra". Quanto alla creazione di una lista Fi-An, Giordano evidenzia che "c'é una positiva semplificazione e questo impegna ancora di più noi tutti a costruire a sinistra un soggetto unitario"

PECORARO,SEPARATI DA PD, NOI MAI CON BERLUSCONI

 "Abbiamo lavorato fino in fondo per ricostruire le ragioni di una forte alternativa a Berlusconi e per non consentire la vittoria alle destre. Prendiamo atto della decisione del Pd e la Sinistra andrà con un unico simbolo che ha i caratteri della bandiera della pace". Così il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio riferisce l'esito dell'incontro, al loft, con il leader del Pd Walter Veltroni. "La Sinistra - afferma Pecoraro - dichiarerà chiaramente che non farà mai un governo con Berlusconi. Andremo oltre le vecchie ideologie per fare una grande sinistra riformatrice, ecologista e dei diritti"


DI PIETRO, CON PD PER BATTERE BERLUSCONI


"Un programma comune per battere la destra di Berlusconi". E' "l'opzione" che l'Italia dei Valori offre al Partito Democratico. "Unendo le forze possiamo farcela", è l'appello che il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, ha lanciato questa mattina da Torino al segretario del Pd, Walter Veltroni. "Bisogna che questo appello venga raccolto - ha sottolineato Di Pietro - ma se non accadrà oggi lo sarà domani perché noi saremo comunque presenti alle elezioni con il nostro simbolo".

UDEUR:  NO CON CDL, ALTRI ABBANDONI NEL PARTITO IN CAMPANIA

NAPOLI - Non solo i tre consiglieri regionali espulsi ieri, Caputo, Maisto e Insigne: a sancire l'addio all'Udeur in Campania sono anche due consiglieri comunali e un assessore provinciale di Napoli, il sindaco del comune di Cardito, l'ex assessore della provincia di Caserta Giovanni Di Caprio e un po' di consiglieri comunali di realtà del Napoletano e del Casertano. Ed altri - è emerso oggi nel corso di una conferenza stampa - sarebbero pronti a fare lo stesso se Clemente Mastella annuncerà il passaggio con la Cdl. "Siamo stati buttati fuori - ha detto il consigliere regionale Nicola Caputo - con un atto monocratico del segretario regionale Fantini di cui abbiamo appreso dai giornalisti. Ci è stato impedito il confronto. Da tempo c'era un malessere interno: eravamo stufi di essere trattati da yes man. Ora ci sentiamo liberi, non abbiamo chiuso accordi con nessuno. Vogliamo solo continuare a fare politica". "Non ci vendiamo la dignità per 5/6 posti nel listino", attacca Giuseppe Maisto, mentre per Vittorio Insigne "era difficile spiegare che si passava da una parte all'altra senza una ragione logica". "Nel momento in cui Mastella è rimasto fuori dall'intesa elettorale col centrosinistra - ha sottolineato l'ex segretario cittadino Diego Venanzoni - noi non potevamo più seguirlo verso altri lidi".

Catturato il latitante Licciardi

07 febbraio 2008 ore 10:04 segnala

Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli e del Servizio Centrale Operativo di Roma hanno arrestato Vincenzo Licciardi, considerato uno dei capi della camorra napoletana. Licciardi, ricercato da anni, era inserito nell'elenco del Ministero dell'Interno dei trenta latitanti più pericolosi.

GRASSO, VERSO DESTRUTTURAZIONE DEI CLAN

 "L'arresto di Licciardi è un ulteriore successo nella cattura dei latitanti dei clan contrapposti che hanno portato negli ultimi anni alla faida di Secondigliano". Lo afferma Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, commentando l'arresto del superlatitante Licciardi. "Ci si sta avviando - aggiunge - verso la completa destrutturazione dei clan che fino ad oggi hanno provocato decine di morti per le strade di Napoli. La cattura di Licciardi, per le geniali modalità con le quali è stata eseguita dalla polizia, rappresenta dunque un passo avanti nella lotta alla camorra". Il capo della Direzione nazionale antimafia ha inoltre espresso un plauso agli investigatori della squadra mobile di Napoli e ai magistrati della Dda che hanno coordinato l'operazione.

La verità....Licciardi era ormai un uomo inutile, messo da parte dal resto dei capi della camorra, perchè troppo in luce agli occhi degli inquirenti. Nessuno volevo più incontrarlo sapendo di correre rischi molto alti, e lui non aveva più il potere di tenere a bada i suoi stessi uomini, oltre che i "rivali". Il cerchio attorno a lui si era stretto già da tempo. La cattura rimane comunque un buon colpo da parte delle autorità, Licciardi comunque disponeva di ingenti quantità di denaro, uomini ed armi, ed anche se la sua leadership era ormai limitata, rimane sempre un esponente della camorra di un certo rango.

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Le donne e i videogames...

06 febbraio 2008 ore 07:55 segnala
Non èvero che le donne non capiscono i videogiochi, anzi, sono perfettamente in grado di giocare: la differenza con i maschi è che non hanno alcuna gratificazione nel distruggere avversari e sconfiggere mostri. E' il risultato di uno studio dell'università americana di Stanford, secondo cui i maschi durante le partite alla console hanno una maggiore attivazione dell'area del cervello legata alla ricompensa e all'assuefazione. I ricercatori hanno progettato un videogioco semplice, in cui era necessario cliccare alcune palline per guadagnare territorio, a cui hanno fatto giocare 11 uomini e 11 donne senza rivelare però completamente il regolamento. Durante le partite i soggetti sono stati sottoposti a risonanza magnetica per stabilire quali aree del cervello fossero più attivate. "Le donne 'afferrano' le regole del gioco come i maschi - spiega Allan Reiss, che ha condotto lo studio pubblicato dal Journal of Psychiatric Research - sono solo meno motivate nella riuscita". Le immagini della risonanza hanno mostrato che il gioco attiva il centro mesocorticolimbico del cervello, l'area associata alle ricompense e all'assuefazione, ma per gli uomini l'attivazione era molto più alta e proporzionale al successo nel gioco. La conclusione dei ricercatori è stata che il cervello maschile è più predisposto ad essere gratificato dai giochi, specie se la vittoria consiste in un guadagno territoriale. "La cosa non è sorprendente - commenta Reiss - i maschi tendono ad essere più 'territoriali' anche nella vita reale, il che spiega perché tiranni e conquistatori siano prevalentemente maschi".

ARRESTI PER DROGA NEL MONDO DEL CINEMA...

12 gennaio 2008 ore 16:32 segnala
PECHINO - Il regista cinematografico Zhang Yuan (La guerra dei fiori rossi), una decina di persone della Pechino 'bene' degli artisti e degli imprenditori arrestati in un blitz notturno antidroga: negli ultimi giorni la notizia è stata riportata con dovizia di dettagli da tutti i principali giornali e programmi televisivi cinesi, mentre sulle chatline di Internet infuriano le discussioni. In alcuni commenti viene sottolineata la coincidenza del blitz di alto profilo con l' inizio dell' anno delle Olimpiadi di Pechino, che si terranno in agosto.

La campagne per presentare alle migliaia di turisti e di giornalisti in arrivo il volto migliore della capitale si sono intensificate negli ultimi mesi e il 2007 si è concluso con l' arresto del dissidente Hu Jia, che è stato interpretato dagli attivisti democratici come un "avvertimento" in vista delle Olimpiadi. Quello di Zhang non è il primo caso di un protagonista del mondo dello spettacolo cinese coinvolto in una storia di droga ma è il primo al quale viene dato tanto risalto. La dinamica dei fatti non è del tutto chiara. Un filmato finito su Internet nel giro di poche ore mostra gli agenti che entrano in piena notte in casa del regista. Alcuni quotidiani affermano che il regista era "eccitato ed in stato confusionale" e che avrebbe affrontato i poliziotti urlando: "non avete un po' di umanità? perché entrate a casa mia a quest'ora?".

La prova che Zhang e gli ospiti che erano con lui avevano fatto uso di droga è venuta dalle analisi delle urine. Il blitz è avvenuto poche ore dopo un' altra operazione di polizia, nella quale gli agenti hanno fatto irruzione in uno studio televisivo sorprendendo quattro persone tra cui il noto cameraman e fotografo Xie Zhengyu e l' attore e produttore Wu Lala, mentre facevano uso di metanfetamina (la droga chiamata anche "ice") e di ketemina (un anestetico con forti poteri allucinogeni). Zhang, che ha 45 anni, è uno dei registi di maggior successo della cosidetta "sesta generazione", un termine usato in Cina per indicare la generazione che ha seguito i "grandi" Zhang Yimou e Chen Kaige.

Si considera facente parte della "sesta generazione" anche Jia Zhangke, il vincitore della Mostra del cinema di Venezia dell'anno scorso con il suo Still Life sugli operai immigrati che hanno costruito la diga delle Tre Gole. Zhang Yuan ha vinto nel 1999, sempre a Venezia, il premio speciale per la migliore regia col suo Diciassette anni. Il suo film più recente, La Guerra dei Fiori Rossi, è stato ben accolto dal grande pubblico cinese. Zhang Yuan ed gli altri arrestati sono considerati semplici consumatori e secondo la legge cinese non possono essere trattenuti per più di 15 giorni dalla polizia e potrebbe cavarsela pagando una multa. Possono però essere costretti a seguire un programma di disintossicazione.

UN ALTRO ANNO....

01 gennaio 2008 ore 14:39 segnala

Messaggio di fine anno

del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

- 31 dicembre 2007 –

 

A voi che mi ascoltate, e a tutti gli italiani, in patria e all’estero, sento di dovere una risposta, insieme con il più sincero, cordiale augurio. Una risposta alla domanda che più ci inquieta : come dobbiamo guardare all’anno che sta per iniziare, con quali preoccupazioni e con quali motivi di speranza e di fiducia? E’ una domanda non facile, alla quale vorrei provarmi a rispondere partendo da quel che dell’Italia ho visto e ho potuto intendere lungo tutto il 2007, attraverso un gran numero di visite e di incontri.

Ho visto, dal Sud al Nord – la mia più recente, intensa tappa è stata Milano – aspetti eloquenti dell’Italia che vuole crescere, divenire più moderna e più giusta, e che sa come per non perdere terreno in Europa e nel mondo debba vincere competizioni e sfide difficili. Ho colto – nelle situazioni più diverse, anche se non dovunque nella stessa misura – segni concreti di dinamismo e di capacità innovativa, prendendo visione di realizzazioni e progetti audaci. Mi si è presentata in questa luce la realtà dell’economia, delle imprese e del lavoro produttivo ; e la realtà di istituzioni indubbiamente vitali. Ho visitato, in particolare, Istituti di ricerca e di alta formazione che possono ben vantare il titolo di centri di eccellenza.

Questi sono fatti, e sono motivi di fiducia nell’avvenire dell’Italia : il problema sta nel come valorizzare e incoraggiare dovunque nel paese questo dinamismo, nel come trasmettere questi impulsi all’intero sistema Italia, puntando sull’innovazione e sul merito, privilegiando fortemente l’istruzione, così da giungere via via a un più alto tasso di crescita, a una crescita più sostenuta e generale, in cui sia pienamente coinvolto il Mezzogiorno. Se questo è il problema, con esso deve misurarsi la politica – governo e istituzioni rappresentative ad ogni livello – ma debbono misurarsi nello stesso tempo tutte le forze sociali e culturali. Non c’è da abbandonarsi alla sfiducia, ma da proporre, decidere, operare.

E c’è da proporre soluzioni innanzitutto di fronte all’allarme per l’aumento del costo della vita, che la parte più povera e disagiata della popolazione può sempre meno reggere e un’altra parte delle famiglie, che conta solo su retribuzioni e redditi insufficienti, regge a costo di seri sacrifici, mai abbastanza riconosciuti.

Il malessere sociale è qui, ed è nell’incertezza del lavoro, in special modo nella difficoltà, ancora per troppi giovani nel Sud, a trovare lavoro, nonostante la netta diminuzione del tasso nazionale di disoccupazione. Il malessere è nella insufficiente tutela del lavoro, della vita sul lavoro. Questo è stato e rimane un mio assillo. Mi hanno commosso e scosso le parole di un giovane compagno di lavoro del ventiseienne Rosario, uno degli operai travolti nell’orribile rogo di Torino : "Noi ragazzi che siamo cresciuti insieme a lui da quando avevamo 14 o 15 anni, se lui lotta per la vita dobbiamo lottare con lui fino alla fine". Gli sono rimasti accanto, poi purtroppo la fine è giunta. E ieri è giunta anche per Giuseppe, altro ventiseienne, ultima delle vittime di una vera e propria inaudita strage. Abbraccio con affetto i loro familiari e la città.

Molti e diversi sono comunque i fatti che smentiscono le rappresentazioni di un’Italia in declino. Un autorevole osservatore straniero – e ce ne sono di attenti e non malevoli – ha di recente indicato un punto di forza del nostro paese – in particolare, la chiave del forte successo, in questo periodo, delle nostre esportazioni – nella cultura della creatività, che deve far considerare grande il potenziale delle nostre imprese e del nostro lavoro. E in questo nuovo esprimersi della creatività italiana, rivive la forza di una tradizione, di un patrimonio e di una sensibilità cui dobbiamo dedicare ben maggiore attenzione. Dovunque mi sia recato in visita quest’anno in Europa e fuori d’Europa ho constatato quanto grande sia la forza d’attrazione del nostro patrimonio storico-artistico e culturale, antico e moderno. Un patrimonio che parte da lontano, come ci dice in questo momento la straordinaria mostra delle opere illegalmente sottratte e ora recuperate all’Italia, grazie a un esemplare sforzo congiunto delle istituzioni e dei corpi dello Stato.

E’ una mostra ospitata al Quirinale. Perché questo Palazzo, senza eguali al mondo, è – permettetemi di sottolinearlo – tra i luoghi più rappresentativi della storia e della creatività italiana, ed è aperto a tutti gli italiani, che in diverse centinaia di migliaia l’hanno visitato nel corso del 2007.

Qui abbiamo accolto anche tante rappresentanze dell’Italia più operosa e generosa. E dell’Italia che soffre, che lotta contro le sofferenze e sostiene l’impegno a combatterle. Mi ha molto colpito l’incontro che abbiamo avuto in Quirinale in occasione della Giornata dedicata alle persone con disabilità : abbiamo visto queste persone non rassegnate, impegnate a esprimere una speranza attiva realizzando al meglio se stesse grazie a una splendida rete di solidarietà. E ciò ci dice che grande è anche il potenziale umano e morale di cui l’Italia dispone.

Vi sto parlando poco di quel che accade nella sfera della politica e delle istituzioni. Ma non certo perché non sia importante : piuttosto perché vorrei richiamare l’attenzione su quel che di più ampio vive e conta nel paese, sulle realtà e sulle responsabilità che non possono ridursi alla sfera della politica. Siamo poi in un momento in cui molto si discute sul bilancio di attività del governo e sulle critiche e richieste dell’opposizione : se ne discute in libertà e con asprezza, e non possono esserci interferenze da parte mia, in nessun senso.

Posso solo dire che per consolidare e generalizzare tutti i fenomeni e fermenti positivi che ho richiamato, per mettere a frutto le potenzialità su cui l’Italia può contare, è comunque indispensabile che si adottino alcune riforme in campo istituzionale e che si crei un nuovo, più costruttivo clima politico, fondato su una effettiva legittimazione reciproca. Mi sono speso a tal fine sin dall’inizio del mio mandato, e insisterò nelle mie sollecitazioni e nei miei appelli : ora che uno spiraglio di dialogo si è aperto, con il contributo di entrambi gli schieramenti politici, specie sulla riforma elettorale, occorre assolutamente evitare che l’occasione vada perduta. Quali siano le condizioni, da un lato, per la continuità dell’azione di governo, e dall’altro, per un esito positivo del confronto sulle riforme, lo si vedrà presto in Parlamento.

Torno ora su considerazioni che si rivolgono a voi tutti, a noi tutti come italiani. Possiamo avere più fiducia in noi stessi, ma dobbiamo essere più esigenti verso noi stessi. Ci preoccupano giustamente l’insicurezza e la criminalità ; ci preoccupano difficoltà e fenomeni legati a una immigrazione in rapida crescita. Non si possono tuttavia ignorare i risultati ottenuti colpendo i vertici delle organizzazioni mafiose, o conseguendo una diminuzione di varii tipi di reato : si tratta di risultati di cui va dato merito alla magistratura e alle forze dell’ordine, apprezzandone l’impegno sempre rischioso e garantendo loro mezzi adeguati. Ma quel che più conta, perché ciascuno possa fare la sua parte, è liberarsi dalle paure che non fanno ragionare e dai particolarismi che non fanno decidere.

La paura può far dimenticare i limiti e i diritti da rispettare nell’azione che va condotta a tutela della sicurezza dei cittadini ; la paura può far degenerare la fondata richiesta dell’osservanza della legge e delle regole da parte degli immigrati in minaccia inammissibile di violazione della libertà di culto per tutte le confessioni religiose e della dignità di quanti, provenienti da paesi lontani e vicini, operano nel nostro paese soddisfacendone esigenze e domande concrete.

Paure irragionevoli e particolarismi, politici o localistici, emergono in troppi casi : impedendo, ad esempio, la soluzione del sempre più allarmante problema dei rifiuti in Campania, con grave danno per le condizioni e per l’immagine di una città e di una regione nelle quali invece non mancano energie positive, realtà nuove e iniziative di qualità.

Essere esigenti verso noi stessi significa impegnarci a dare prove effettive di senso civico, dalle più semplici alle più impegnative, come quelle offerte dal coraggioso esporsi degli imprenditori siciliani contro pizzo e mafia ; a dare prove di consapevolezza dell’interesse generale, contribuendo, ad esempio, alla salvaguardia dell’ambiente, alla tutela del territorio e del paesaggio, insidiati da nuove spinte speculative. L’interesse generale esige rispetto reciproco tra le istituzioni, ancora una volta, e più che mai, rispetto ed equilibrio tra politica e magistratura, fiducia in tutte le istituzioni di garanzia.

L’interesse generale esige un pieno sostegno all’azione internazionale dell’Italia, al suo impegno, innanzitutto, nell’Unione europea per favorirne il rilancio e l’iniziativa comune sui temi cruciali della pace e della sicurezza internazionale. Qualche settimana fa, portando negli Stati Uniti la voce unitaria del nostro paese, la conferma di una collocazione internazionale dell’Italia largamente condivisa, ho potuto verificare come il nostro maggiore storico alleato apprezzi i contributi e gli sforzi dell’Italia e dell’Europa in un mondo drammaticamente percorso, ancora in questi giorni, dall’aggressività del terrorismo e da una molteplicità di mutamenti e sfide globali e di gravi tensioni. In questo momento, siamo perciò più che mai vicini e grati alle migliaia di nostri militari che affrontano l’estremo rischio quotidiano – rendo commosso omaggio a quanti hanno anche di recente sacrificato la vita in queste missioni – e insieme affrontano la fatica dell’impegno umanitario, in aree tra le più critiche di questo mondo. Lo fanno, lo facciamo nello spirito della Costituzione repubblicana.

Ecco, vedete, ricorre da domani il sessantesimo anniversario della nostra Carta fondamentale : proprio nel proporci di rivederne alcune regole, relative all’ordinamento della Repubblica, dobbiamo risolutamente ancorarci ai suoi principi, anche e non da ultimo ai suoi valori morali, e in special modo a quei suoi indirizzi che non vediamo abbastanza perseguiti e tradotti in atto.

Ciò vale per quell’indirizzo di tutela del lavoro che ho già evocato ; o per quell’indirizzo di pari opportunità, in primo luogo tra uomo e donna, che si è venuto solo parzialmente attuando ; o ancora per un indirizzo, quale è stato anni fa riformulato, di nuovo equilibrio tra le istituzioni centrali e quelle regionali e locali. Né meno attuale è l’indirizzo costituzionale di garanzia della libertà religiosa, di reciproca indipendenza e di collaborazione tra Stato e Chiesa, che richiede un misurato e schietto confronto tra l’Italia e la Santa Sede, com’è nei voti – ne sono certo – del Pontefice Benedetto XVI, cui rinnovo un sincero augurio.

A voi che mi ascoltate, e a quanti sono in queste ore raccolti con le loro famiglie, auguro un anno sereno, per difficile che sia. E’ un augurio che si ispira a sentimenti e ragioni di fiducia nell’Italia, perché cresca e migliori, guardando soprattutto alle generazioni più giovani e a quelle che verranno.

SARA GUERRA???

28 dicembre 2007 ore 01:41 segnala
PAKISTAN: BENAZIR BHUTTO UCCISA IN ATTENTATO NEW DELHI - Benazir Bhutto, leader dell'opposizione su cui il mondo puntava per una transizione democratica in Pakistan, è stata assassinata in un attentato che mette in forse le elezioni parlamentari previste per gennaio e a rischio la stabilità dell'unico Paese musulmano dotato di bomba nucleare. Fonti della polizia e testimoni oculari riferiscono che la Bhutto è stata uccisa da un kamikaze che le ha sparato prima di farsi saltare in aria accanto al veicolo della leader circondato da centinaia di sostenitori, davanti a un parco di Rawalpindi, una delle città più tranquille del Pakistan. La Bhutto stava lasciando il luogo del comizio, a bordo del suo veicolo dal quale salutava la folla. "L'uomo ha prima sparato verso l'auto della Bhutto, che è crollata, e quindi si è fatto esplodere", ha detto l'ufficiale di polizia Mohammad Shahid. Un giornalista pachistano presente sul luogo ha detto di avere sentito due spari, prima dell'esplosione. Una televisione privata ha citato fonti di polizia secondo le quali i kamikaze sarebbero stati due. Il numero totale dei morti varia da un minimo di venti a 35.

 Sulla scena dell'attentato, ore dopo restavano i resti di una vettura andata a fuoco, brandelli di abiti insanguinati e scarpe. Non si sa quante persone siano rimaste ferite. Decine di persone fuori dall'ospedale di Rawalpindi, dove era stata portata la Bhutto, sono scoppiate in lacrime all'annuncio della morte."Il mio cuore sanguina e sono in lutto come voi", ha detto il suo principale rivale politico, l'ex primo ministro Nawaz Sharif. Cinque persone sono morte in un attacco contro un comizio al quale Sharif avrebbe dovuto partecipare, ma non sembra esserci un legame tra i due attentati. La notizia dell'assassinio della Bhutto ha provocato reazioni violente dei sostenitori del suo Partito popolare pachistano in diverse città del Pakistan, con alcuni morti a Karachi secondo una televisione privata. Il presidente Pervez Musharraf ha condannato l'attentato compiuto da "terroristi" e ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Ordinando lo stato d'allerta per le forze paramilitari, Musharraf ha lanciato un appello alla moderazione affinché il "nefasto disegno dei terroristi venga sconfitto".

La salma di Benazir Bhutto, in una bara di legno chiara, è stata trasportata dall'ospedale di Rawalpindi ad una base militare per essere trasferita a Larkana, nel sud, dove sorge il mausoleo della sua famiglia. L'assassinio è avvenuto tredici giorni prima delle elezioni parlamentari, che Sharif ha già annunciato di voler boicottare. Musharraf, la cui popolarità è crollata negli ultimi mesi in seguito alla crescente violenza, potrebbe decidere di rinviare il voto e imporre nuovamente lo stato d'emergenza revocato il 15 dicembre dopo sei settimane. Gli Stati Uniti che considerano il Pakistan l'alleato principale nella regione per la lotta al terrorismo di al Qaida avevano puntato tutto sulla Bhutto, per portare il Paese dal regime militare imposto da Musharraf con un colpo di stato militare otto anni fa a una democrazia.

Per la Casa Bianca l'assassinio è stato commesso da "nemici della democrazia" che impiegano gli stessi metodi di al Qaida. "Gli Stati Uniti condannano duramente questo atto codardo di estremisti assassini", ha detto in una dichiarazione il presidente americano George W. Bush, che ha esortato i pachistani a onorare la memoria della Bhutto continuando il processo democratico. "Non si deve permettere ai terroristi di uccidere la democrazia in Pakistan", gli ha fatto eco il primo ministro britannico Gordon Brown.

La Bhutto, 54 anni, era sfuggita a un primo attentato a Karachi a ottobre, il giorno del suo rientro in patria dopo otto anni di esilio volontario. Circa 140 persone vennero uccise nell'attacco nella città meridionale. Prima donna a capo di un governo in un Paese musulmano, a soli 35 anni, la Bhutto era stata premier due volte. Era l'erede della dinastia politica fondata dal padre Zulfikar Ali Bhutto, che in seguito a un colpo militare nel 1979 venne impiccato poco distante da dove oggi la figlia, educata in una scuola cattolica di Karachi e poi a Harvard e a Oxford, è stata assassinata. Primogenita di quattro figli, nella sua autobiografia ricorda di come il padre la incoraggiasse a studiare le vite di donne famose come Indira Gandhi e Giovanna d'Arco. Il suo ritorno in Pakistan era avvenuto sulla base di un accordo per la spartizione del potere con Musharraf, voluto da Washington. Un patto che le aveva procurato molte critiche, anche all'interno del suo stesso partito, alla cui guida è rimasta con un pugno di ferro, fino all'ultimo momento. Poco prima di essere uccisa, la Bhutto, il cui nome Benazir significa "unica", aveva parlato del rischio sempre presente: "Metto la mia vita in pericolo e sono qui perché credo che questo Paese sia in pericolo. La gente è preoccupata, ma noi porteremo il Paese fuori dalla crisi", ha detto la Bhutto al comizio di Rawalpindi. Al suo rientro in patria a ottobre aveva accusato il governo di Musharraf di essere coinvolto nell'attentato di Karachi. Servizi segreti internazionali hanno detto che al Qaida, i Taleban e gruppi jihadisti (fondamentalisti della guerra santa) avevano decine di kamikaze pronti a ucciderla. Non ci sono state finora rivendicazioni dell'assassinio.

CHI E' BRUNO CONTRADA?

27 dicembre 2007 ore 02:01 segnala

Contrada entra in Polizia nel 1959 alla Questura di Latina. Nel 1962 gli viene affidata la direzione della Sezione Volanti alla Questura di Palermo. Successivamente ricopre diversi incarichi tra cui dirigente della Sezione Catturandi, della Sezione Antimafia e di quella Investigativa. Dal 1973 all'ottobre 1976 dirige la Squadra della Questura di Palermo. Dall'ottobre 1976 al gennaio 1982 dirige la Criminalpol per la Sicilia Occidentale. Dal gennaio 1982 al settembre 1982 coordina gli uffici SISDE della Sicilia e della Sardegna. Dal settembre 1982 al dicembre 1985 è capo di gabinetto dell'Alto Commissario per la lotta alla mafia, Emanuele De Francesco mantenendo l'incarico di coordinatore dei centri SISDE delle isole. Nel gennaio 1986 viene trasferito a Roma e nominato responsabile del III reparto operativo del SISDE. Nel 1987 gli viene inoltre affidata la direzione di una squadra di 20 uomini che acquisiscono notizie su latitanti del terrorismo e della criminalità organizzata, sempre all'interno del SISDE. Tra l'agosto del 1991 e l'agosto 1992 coordina i centri SISDE del Lazio e dirige il gruppo "Roma 3" che si occupa di criminalità organizzata. Il 22/2/1991 viene nominato dirigente generale di Pubblica Sicurezza. Dall'agosto al novembre 1992 torna in Sicilia per coordinare un gruppo di indagine del SISDE sulle stragi di Falcone e Borsellino.
Il primo pentito ad accusare Contrada di collusione con la mafia fu Tommaso Buscetta nel 1984, il quale dichiarò:"Ho saputo da Rosario Riccobono che Contrada gli passava informazioni sulle operazioni della polizia". Il giudice istruttore Giovanni Falcone, successivamente, archiviò il caso. L'inchiesta è stata riaperta nel 1992 in seguito alle rivelazioni di Mutolo ("Riccobono mi disse che Contrada era a disposizione. Per questa ragione gli aveva regalato una macchina e messo a disposizione un appartamento") , Buscetta, Marchese ("Nel 1981 mio zio Filippo mi mandò ad avvertire Riina di una imminente perquisizione che era stata segnalata da Contrada. Mio zio mi disse che il poliziotto faceva avere le notizie a Salvatore e Michele Greco") e Spatola ("Vidi Contrada a pranzo con Riccobono in un ristorante di Sferracavallo"). Il 24 Dicembre 1992 Contrada viene arrestato. Il giorno dell'arresto di Bruno Contrada, l'allora Capo della Polizia Vincenzo Parisi, prende le difese del poliziotto inquisito, avanzando sospetti sui pentiti: "Contrada è un funzionario che ha sempre fatto il suo dovere e per quanto consta all'amministrazione si tratta di un uomo assolutamente irreprensibile". Nel frattempo si sono aggiunte le rivelazioni di Marino Mannoia ("Sono a conoscenza di uno stretto rapporto fra Riccobono e Contrada: l'uno faceva il confidente dell'altro. Lo stesso avveniva con Stefano Bontade"), Cancemi ("Giuseppe Calò e Giovanni Lipari mi hanno detto che Contrada era nelle mani di Stefano Bontade al quale aveva fatto avere patente e porto d'armi"). e Scavuzzo. Il processo a carico di Contrada inizia il 12 aprile 1994, la documentazione raccolta dalla Procura ammontava a 32.000 pagine, contenute in 18 fascicoli. Nel corso del processo altri tre pentiti hanno accusato Contrada: Costa ("Appresa per televisione la notizia dell'arresto di Contrada, Vincenzo Spadaro, mio compagno di cella, ebbe ad esclamare: "nu cunsumarù (espressione siciliana che significa: ce lo hanno rovinato)", Pirrone ("Lavoravo in un locale di cabaret; una volta, insieme al mio titolare, che intratteneva rapporti con la malavita, mi recai da Contrada, in questura, per consegnargli alcuni biglietti di invito. Fu in quell'occasione che appresi che Contrada era vicino al clan Riccobono") e Pennino (" Contrada mi interrogò dopo l'omicidio del segretario regionale della DC Michele Reina: ebbi la sensazione che volesse depistare le indagini") . Il pentito Gaspare Mutolo, all'udienza dell'8 giugno 1994, dichiara: "Sino alla prima metà degli anni Settanta, Contrada, insieme ad altri integerrimi funzionari di polizia, Boris Giuliano, Ignazio D'Antone e Antonino De Luca, era per la mafia un nemico da eliminare. C'erano due linee all'interno di Cosa nostra, quella morbida dei boss Gaetano Badalamenti e Stefano Bontade che sosteneva di "avvicinare" i poliziotti e quella dura, del clan dei corleonesi che propendeva per un attacco frontale allo Stato. Ebbi l'incarico di pedinare Contrada per scoprire le sue abitudini. Quando fui scarcerato, nel 1981 Rosario Riccobono mi disse che Contrada era a nostra disposizione. Cosa nostra poteva contare su una miriade di uomini delle istituzioni per ottenere protezioni e per "aggiustare i processi"e nell'udienza del 13/7/94 prosegue:"Riccobono mi diceva che Contrada gli dava notizie sulle operazioni di polizia. Quando era in arrivo una retata, lui lo chiamava e i mafiosi scappavano".Nel luglio del 1995, gli avvocati difensori presentano una richiesta di scarcerazione, accolta dal Tribunale il 31 luglio. All'udienza del 29 settembre 1995, i PM chiedono l'acquisizione agli atti del processo di alcune pagine dei diari di Contrada relativi agli incontri avvenuti fra il 1979 e il 1980 con l'avvocato Bellassai, capo gruppo della loggia P2 in Sicilia.

E si parla di grazia....perchè ora non sta molto bene....Voi che dite?

Brigate Rosse

14 dicembre 2007 ore 10:51 segnala
FRANCIA: SI' ALL'ESTRADIZIONE DELLA EX BR PETRELLA

VERSAILLES - La Corte d'Appello di Versailles ha concesso questa mattina l'estradizione dell'ex brigatista rossa Marina Petrella, richiesta dalle autorità italiane. Ex membro della colonna romana delle Brigate rosse, 53 anni, era stata condannata all'ergastolo al processo Moro-ter nel 1988. Latitante in Francia da una quindicina d'anni, era stata arrestata nell'agosto scorso ad Argenteuil, nella banlieu di Parigi.

La donna era nella lista dei 12 ex terroristi per i quali l'ex ministro della Giustizia Roberto Castelli, aveva chiesto l'estradizione al suo collega francese. La richiesta era stata ripresentata dall'attuale Guardasigilli, Clemente Mastella. Nei giorni scorsi dopo che i giudici avevano respinto una sua richiesta di libertà provvisoria la donna, rinchiusa nel carcere di Fresnes, aveva cominciato uno sciopero della fame ad oltranza.