
Mi ricordo come fosse ieri, quando avevo quasi tre anni. Troppo piccola per andare all'asilo ma troppo vivace per rimanere in casa. Mia madre non reggeva la mia vivacità, uscivo di casa e correvo con le compagne più grandi per giocare nelle viuzze vicine. Ero bravissima nel gioco delle noccioline, riuscivo con un piccolo tocco del pollice a farle entrare nei piccoli buchi delle strade costruite con di ciottoli di fiume.

Mia madre, trascorreva il tempo ad inseguirmi, e mi portava a casa piangendo. Decise quindi, di mandarmi a pagamento, all'asilo gestito dalle suore, fino alle tre del pomeriggio. Ho frequentato le suore solo per tre mesi, e non ricordo di aver giocato almeno una volta con i compagni. Davo spintoni a chiunque si avvicinasse a me. Stavo per ore ed ore seduta sul gradino di fronte al portone d’ingresso con gli occhi fissi all'orologio e il cestino stretto al petto. Le lancette giravano lentamente e immensa era la mia gioia quando la lancetta piccola si fermava sul 3 e quella grande sul 12.

Allora scattavo, mi alzavo, avvicinavo il corpicino al grande portone e aspettavo con il cuore che mi batteva a mille che qualcuno suonasse il campanello, e quando vedevo il nonno con quelle braccia possenti, e la camicia ancora sudata, perché appena tornato dalla campagna, gli saltavo addosso, lo baciavo ovunque e mi strofinavo sulla sua spalla, mentre felice guardavo fuori….con l’immenso desiderio di tornare a giocare con le noccioline….

