
Ieri sera, davanti alle porte scorrevoli dell’aeroporto di Catania, la mia compagna ed io, siamo rimaste colpite da un barbone disteso su una panchina di pietra. Carla, gli aggiustò la coperta pesante che aveva addosso, allora il barbone sollevò il capo e ci sorrise. ”Perché è qui da solo gli abbiamo chiesto, non ha nessuno? Ha bisogno di qualcosa”? Parlò in dialetto ma ci rispose così: “Non ho casa, niente scarpe, non ho un nome, né istruzione. Non ho sigarette, niente carne né verdura, non ho denti per mangiare. Non ho amici, non ho un bar, niente vino, non ho un cane, non ho un letto per dormire ma solo una panchina. Ho perso il senno, anche i soldi, niente amore, questa panchetta come madre mi consola.

Non ho niente, non odio niente. Ma quel che ho lo so: ho freddo, ho sonno, fame e sete, anche stasera. Ho un cuore, ho la barba, ho una bocca, ho un sorriso senza denti ma è il mio, ossa rotte, occhi spenti,... ma ho la mia vita, la mia libertà... quella è mia, solo mia, insieme alla mia solitudine”……Poi si mise disteso e chiuse gli occhi. Gli abbiamo comprato qualcosa da mangiare, un piccolo gesto, nulla di che. Non è possibile dare un fiore a tutti coloro che vivono una situazione finanziaria di forte disagio, non basterebbe uno stipendio intero, non solo, abbiamo tutti, chi più chi meno, problemi economici; però son del parere che una coperta ad un povero barbone la si può rimboccare.

Chi non ama il fratello più piccolo non ama neppure se stesso….


