Latenza

15 dicembre 2009 ore 13:53 segnala
Mi sembra ormai chiaro, da tutto ciò che ho scritto fino ad ora, che la personalità umana dell'adulto ha le sue basi da zero a sei anni. E' in quel periodo che si forma l'adulto, proprio come una casa che poggia le sue basi sulle fondamenta che si trovano nel sottosuolo: più sono solide le basi più sarà solida la casa. E così nell'adulto: se le basi sono state positive, ebbene l'adulto sarà emotivamente equilibrato, in caso contrario sorgeranno i problemi psicologici che ben conosciamo. Ma occore tenere presente che, finito il ciclo da zero a sei anni, ne inizia un altro che si chiama periodo di latenza e che si protrae fino alla pubertà. Per fare un esempio banale e come quando si prepara una pasta per fare un dolce: una volta pronta la si lascia riposare per diverse ore per poi metterla a cuocere. Ecco, per l'essere umano è la stessa cosa: ciò che si formato fino a sei anni si consoliderà in questo periodo di latenza che dura, come detto fino alla pubertà. In pratica è caratterizzato dal fatto che il soggetto apprende a valorizzarsi, a farsi riconoscere col produrre cose ma sempre sulla base degli apprendimenti ( fondamenta ) avvenuti fino a sei anni. Si sviluppa così in lui un senso di embrionaria industriosità, cioè egli apprende ad aggiustare se stesso alle leggi inorganiche del mondo strumentale e l'interesse nella produzione supera ben presto il desiderio del gioco. A ciò si aggiunge l'istruzione sistematica che il soggetto riceve dagli adulti, dai ragazzi più grandi che incontra. Il tutto pone le basi di una tecnologia che si sviluppa intorno all'asse di una preesistente ( 0-6 ) attitudine alla iniziativa. Ma se quest'ultima fa difetto, il soggetto non può farne uso per l'apprendimento della industriosità ma contrae un senso di incapacità a usare i propri strumenti e la propria abilità a sentirsi uguale ai propri compagni di lavoro o di scuola e si scoraggia nei confronti della identificazione con essi e col mondo. L'attitudine di base che si sviluppa al posto della industriosità, è allora quella della inferiorità con una spinta regressiva verso la rivalità intrafamiliare di natura edipica. La società esterna ha qui massima importanza nel contrastare questa spinta regressiva e nel promuovere l'inserzione del soggetto nel proprio contesto, basato sul fare le cose assieme agli altri.

Sfiducia

10 dicembre 2009 ore 22:11 segnala
Abbiamo visto, dunque, come avviene l'apprendimento ( nel suo significato psichico ), ciò che si imprime nella coscienza di un essere umano nei suoi primi anni di vita. Se tali apprendimenti avvengono in maniera positiva gli effetti psichici si riassumono nella cosiddetta "fiducia di base", cioè la sicurezza emotiva. Il frutto, invece, di un apprendimento di modalità negative è la costituzione prevalente di una attitudine di "sfiducia di base", orientata verso il pessimismo e la disperazione. Ad esempio, un soggetto in cui la sfiducia sia prevalente sulla fiducia, mancherà innanzi tutto della piattaforma naturale sulla quale si struttura la personalità umana e di conseguenza non sarà in grado di offrire il punto di appoggio sul quale possa erigersi l'autonomia e questa, a sua volta, infirmerà l'iniziativa. In più la sfiducia resterà sempre presente in tutti gli stadi dello sviluppo e si sarà aperta la strada verso il disadattamento patologico, sia internistico che psichico. In ogni caso la meta della competenza non potrà essere soddisfacentemente raggiunta e il soggetto porterà con se un pervasivo senso di inferiorità ed avrà la convinzione, talvolta errata, che non ce la farà mai nell'impresa del cambiamento. Ogni sforzo in questo senso avrà come effetto quello di spalancargli di fronte un abisso angosciante, quello dal quale si era, originariamente, salvato sviluppando gli innaturali apprendimenti difensivi che costituiscono, appunto, il nucleo della sfiducia.

Cervello

24 novembre 2009 ore 20:18 segnala
Abbiamo, dunque, visto ed esaminato tutti i meccanismi di difesa che, se presenti in maniera moderata, sono dei veri e propri apprendimenti tipici della normale vita mentale. Infatti, essi permettono, con il loro automatismo, di risparmiare una grande quantitaà di energia psichica. Ad ognuno di noi, infatti, è necessaria una certa dose di rimozione poichè il cervello è un organo che serve più a dimenticare che a ricordare, una certa dose di razionalizzazione che consente la freddezza del pensiero scientifico e logico, realistico, una certa quantità di isolamento per potere accettare o giustificare la vita civile e religiosa e perfino una certa dose di proiezione-introiezione per ritrovarsi negli altri e poterli comprendere nella loro intimità inconscia. A tutti, infine, è necessaria una certa quantità di regressioni, di formazioni reattive e di sublimazioni per avere una base stabile per la propria personalità. Dunque, finché questi automatismi tengono conto della realtà, sono strumenti di progresso psichico, anziché di patologia che dipende invece dalla irrealistica esagerazione o dal loro automatismo privo di qualsiasi controllo, come succede quando l'apprendimento è stato vissuto attravreso una realtà fatta di paura.

Sublimazione

19 novembre 2009 ore 14:52 segnala
Con la sublimazione si conclude la serie dei meccanismi di difesa che il nostro inconscio mette in atto. La sublimazione è in pratica uno spostamento degli istinti sessuali e aggressivi verso propositi di valore sociale. Con la sublimazione la pulsione originaria scompare, invece di essere bloccata, in quanto la sua energia viene canalizzata in una azione desessualizzata o privata di aggressività ed ostilità che la sostituisce. In questo modo le energie istintuali raggiungono lo scopo di una normale evoluzione, che è quello di potersi esprimere senza avere, da ciò fastidi, problemi, malesseri e perciò si socializzano. Pere esempio un soggetto può aver sublimato la propria aggressività diventando un esperto chirurgo o un accanito cacciatore o un pilota di un aereo per azioni di guerra. Un altro può aver sublimato il proprio "voyeuverismo" sessuale diventando, fotografo, membro di una commissione di censura, ostetrico, ginecologo. La dinamica di questi aggiustamenti della propria aggressività istintuale o sessuale e il criterio della loro differenziazione delle stesse operazioni sono denunciati dal fatto che l'attività prescelta è necessaria a questi soggetti per mantenere un adeguato equilibrio psichico. La sua interruzione può gettarli nello sconforto, nella depressione o, quanto meno, indurli ad un comportamento più disadattato di coloro che sono diventati chirurghi, fotografi, ginecologi etc, per ragioni di scelta matura e ponderata o perchè naturalmente e non patologicamente portati per quelle professioni.

Formazione reattiva

17 novembre 2009 ore 13:14 segnala
La formazione reattiva consiste nella esaltazione di atteggiamenti coscienti, opposti ad altri che rimangono inconsapevoli. In pratica un sentimento inconscio, poniamo, "ti odio" , può diventare il suo opposto cosciente "ti amo". Questo sentimento, ti amo, viene manifestato smodatamente, in modo opprimente ed invasivo, ad un osservatore estraneo e rivela con facilità il suo vero volto ostile. Così la madre in continua apprensione per la salute della figlia, la madre che si cura personalmente della compagnie della figlia, delle sue letture, gli interessi, le intenzioni, che decide lei se la figlia ha fame o no, se ha freddo, se ha bisogno di distrazioni o di riposo, perfino quando la figlia è già abbondantemente adulta, dice di fare tutto questo per amore verso tale figlia, ma è evidente che realizza, con questi comportamenti, un odio profondo per la figlia, la quale, per contro, non riesce a sviluppare una sua vita propria, autonoma. Questo modello è più chiaro se si applica ad altri campi di comportamento: per esempio chi è costantemente preoccupato per lo sporco, per la polvere, per la pulizia in generale propria e degli ambienti dove vive od opera, dimostra un comportamento di formazione reattiva contro il sudicio, che inconsciamente lo attira. Osservando tale comportamento, infatti, chi lo adotta in effetti è sempre a contatto con lo sporco, che odia, ne parla e lo pensa continuamente. Chi fa continue dichiarazioni di moralità, di sincerità, coscienziosità, è, in effetti, portatore di formazione reattiva: infatti, all'analisi, si dimostra, sul piano inconscio, immorale, non sincero, del tutto privo di lealtà. Un esempio che ho vissuto di persona tanti anni fa. Un mio collega invita me e la mia famiglia a pranzo a casa sua. Non ho potuto fare a meno di notare, tanto era evidente, che sua moglie alla fine di ogni portata, lavava abbondantemente e più volte con detersivo ed acqua calda, le posate e le stoviglie che avevamo appena usato. E così per l'antipasto, il primo piatto, il secondo, la frutta, il dolce, il caffè. Dopo ogni portata, lavaggio dell'usato e per i successivi piatti, posate e stoviglie non utilizzate precedentemente! Insomma questa donna passò più tempo in cucina a lavare e sgrassare pittosto che seduta a tavola con noi. 

Regressione

16 novembre 2009 ore 16:02 segnala
Gli ultimi tre meccanismi di difesa sono: la regressione, la formazione reattiva e la sublimazione. Sono considerati a parte poichè essi producono dei cambiamenti stabili della personalità. La regressione si manifesta come un movimento invertito rispetto alla direzione normale dell'evoluzione e viene dimostrata efficacemente da quello che succede in un bambino di due anni, poniamo. Alla nascita di un fratellino, di fronte alla frustrazione prodotta da questo fatto nuovo che gli toglie la condizione di privilegio che aveva nella considerazione dei genitori prima dell'arrivo del fratellino, il bambino riassume il comportamento che aveva all'inizio della sua vita, mettendosi ad imitare il nuovo arrivato e perciò si rifiuta di camminare e si mette a strisciare o camminare sulle ginocchia e le mani, non mangia più con le posate ma con le mani, rifà la pipì a letto e si sporca come se avesse dimenticato tutte le cose che aveva imparato fino a quel momento della sua vita. In pratica ciò che è proibito o non si fa più ad una certa età può essere fatto ad una età precedente e questo porta alla regressione. Questo è un esempio facile ma molti esperti considerano, secondo me a ragione, le gravi malattie mentali come stati di profonda regressione dell'Io verso forme di vita primitive nelle quali certi canoni e certe regole non erano state ancora fissate.

Introiezione

11 novembre 2009 ore 20:10 segnala

Questo meccanismo di difesa è certamente il più arcaico poichè risale a quella fase primitiva della vita nella quale non vi è ancora distinzione fra il soggetto e il mondo esterno. Per questo motivo è quasi sempre un meccanismo patologico quando compare nella vita adulta, normale solo nel superamento del complesso di Edipo, in un aspetto nel quale viene introiettato il genitore dello stesso sesso e si giunge ad una identificazione con esso. L'introiezione si manifesta chiaramente nel campo psicopatologico con l'incomunicabilità dello schizofrenico che vive soltanto in rapporto col mondo piacevole che ha introiettato e quindi non si cura del mondo esterno. Si evidenzia anche nella depressione grave che, di fatto, sembra iniziare col tentativo di proiettare su gli altri la propria aggressività. Tale tentativo, però, fallisce, e ciò induce il soggetto a reitrodurre in se stesso l'ostilità. Da questa introiezione nasce un sentimento di colpevolezza, di svalorizzazione che produce la depressione e porta quindi alla autopunizione.

Proiezione

09 novembre 2009 ore 20:13 segnala

Altro meccanismo difensivo è la proiezione. La proiezione consiste nel fatto che un soggetto attribuisce un proprio desiderio o una pulsione non accettabile alla sua coscienza, a qualche altro o ad un oggetto del mondo esterno, allo scopo di liberarsene. Si può quindi considerare una complicazione della negazione, con la quale, spesso, si accompagna. Il caso più comune di proiezione è quello di vedere negli altri gli elementi aggressivi o di seduzione sessuale che invece sono propri; la percezione di ciò si accompagna generalmente al rimprovero di quanto si crede errato e in tal modo si raggiunge la doppia soddisfazione di negare in se l'aspetto indesiderato e di fare qualcosa contro di esso. Nella prima infanzia, dove manca la distinzione fra l'IO e il non-IO, il meccanismo proiettivo è normale: il lattante ha il bisogno di sentirsi buono e perciò proietta sul mondo esterno ogni propria modalità sgradita, per esempio, la causa di una colica addominale. Più tardi è ancora normale che il bambino picchi lo spigolo contro cui ha urtato, come se fosse animato. Nell'adulto, la proiezione, è però da considerarsi sempre un fatto anormale: in forma lieve come nella paura del malocchio; meno lieve quando si attua nello scaricare sugli altri la responsabilità delle cose in cui non si riesce; in forma grave, infine, nella schizofrenia paranoide e nelle forme di delirio persecutorio, dove si attribuiscono agli altri tutte le peggiori intenzioni, che invece sono proprie ma esteriorizzate.

Negazione

05 novembre 2009 ore 20:19 segnala

Un ulteriore meccanismo di difesa è la negazione: il rifiuto di riconoscere una parte spiacevole o indesiderata della realtà esterna, sia per mezzo della fantasia, che rende esistente qualcosa di contrario, sia per mezzo di un comportamento che contraddice una realtà. Per questo meccanismo, ad esempio, chi di notte si trova a passare davanti a un cimitero ed ha paura dei morti, si mette a fischiettare o a cantare per negare con l'azione il suo timore. I sogni ad occhi aperti e certi aspetti del gioco dei bambini come degli adulti  sono sottesi dallo stesso meccanismo perchè esprimono una evasione dagli impegni e dalle frustrazioni della vita quotidiana. Anche la excusatio non petita rientra nella dinamica di questo processo, perchè chi dice: "non sono stato io a commettere questa azione", senza che nessuno glielo abbia chiesto, di fatto o nella intenzione ne è l'autore. Allo stesso modo chi dice spontaneamente ad un altro: "Non ho intenzione di offenderti", di fatto, nel suo inconscio, lo vuole. Questo meccanismo si considera normale nell'età infantile, ma nella vita adulta è senz'altro patologico. Così è un fatto naturale che un bambino tenda a negare l'assenza del genitale esterno nel corpo della bambina, come sanno tutti genitori il cui bimbo abbia visto una bimba nuda; al contrario, nell'adulto, questa negazione è chiaramente psicotica e conduce alla formazione del feticismo, sempre in campo patologico. La negazione è presente nella gravi forme di compromissione mentale, nelle quali investe il riconoscimento di importanti aspetti della realtà: gli ipomaniaci e i megalomani, per esempio, sono tali in quanto negano tutto ciò che in essi è limitato o spiacevole.

Annullamento

02 novembre 2009 ore 21:43 segnala

Ed ecco un altro dei meccanismi di difesa: l'annullamento. Con tale meccanismo, la persona che lo esercita, si sforza di fare in modo che pensieri, parole, atti o gesti che ha appena compiuto non si siano mai verificati:egli, infatti, utilizza a questo scopo un atto o un significato opposto a quello appena compiuto. Esso si realizza come la semplice ripetizione obbligata di un atto o di un pensiero oppure con una azione inversa ad una precedente. Un esempio della prima forma si ha nel bisogno di chiudere due volte una porta, gli interruttori del gas, per essere sicuri di aver compiuto bene la ripetitiva azione; esempio della seconda forma si ha quando si fa un gesto con una mano e si disfà con l'altra, come spesso fanno i bambini ( per esempio nel giuramento durante un gioco o una lite). L'analisi dimostra che il secondo momento del processo mira a rettificare il primo, come se questo fosse stato prodotto da un impulso proibito, il secondo da una azione correttrice o, se invertito, da una espiazione. Questo meccanismo spiega anche perchè alcuni abbiano la mania delle simmetrie: l'una parte serve a bilanciare l'altra, cioè la simmetria è simbolo della esistenza di un equilibrio fra istinto e contro-istinto. Spiega anche perchè alcuni hanno dei numeri favoriti o magici, che sono sempre pari perchè così la simmetria è rispettata. E' evidente che questo meccanismo ricoerre principalmente nelle stereotipie e nelle cerimonialità dei soggetti ossessivo-compulsivi.