
C'era una volta, oltre la collina dei tumuli, la locanda di Tom, nella quale - specialmente la sera - amava radunarsi il Popolo Segreto, quando passavano da quelle parti, per un boccale di birra e magari per ascoltare il suo gatto che suonava il violino. Cosa che inevitabilmente portava la sua mucca a salire sul tetto della locanda per brucarne il muschio fresco e saporito, col pericolo che potesse - una volta o l'altra - precipitare dentro, sulle teste di tutti. Quando il gatto beveva, il gatto suonava; e quando il gatto suonava, l'Uomo della Luna si faceva filare un filo d'argento dal ragno che vive nel lato oscuro e scendeva ad ascoltarlo. Anche quella sera successe, ma la melodia del violino era così struggente, così commovente, che l'Uomo della Luna bevve un boccale di troppo e si ritirò dietro una collinetta a rimuginare sulla sua sempiterna solitudine. Vedere tutti gli esseri fatati lì a divertirsi gli fece pesare sin troppo il suo vivere sulla Luna, unico abitante (a parte il Ragno, ovviamente!) e desiderò di avere compagnia, qualcuno che lo amasse e vivesse con lui. Mentre intontito dall'alcool finiva per addormentarsi, passò di lì una fata che lo vide e se ne invaghì perdutamente. E, siccome le abitudini del Popolo Segreto sono molto diverse da quelle degli esseri umani, non si fece alcuno scrupolo di prendersi con lui delle libertà, per poi svolazzare via allegramente. Al mattino l'Uomo della Luna riprese i sensi, si arrampicò sul filo argentato e tornò nella sua reggia.

Qualche tempo dopo, il vecchio Tom andò nottetempo a bussare alla porta del Narratore che lo accolse, preoccupato nel vedere la sua aria così stranita. Tom gli raccontò una storia parecchio confusa, ma quel che il Narratore potè capire era che l'Uomo della Luna si era cacciato in qualche guaio. Accettò quindi di seguire il buon Tom e andare a vedere. Tutto quel trambusto aveva svegliato anche il figlio del Narratore che aveva origliato e deciso di seguirli: non ci fu verso di fargli cambiare idea così lo portarono con loro. Giunti alla locanda, ecco lì seduto, ad un tavolo di quercia, l'Uomo della Luna, con alcuni boccali di birra vuoti davanti e lo sguardo spaesato. Il Narratore gli chiese cosa mai fosse successo e lui, imbarazzato, disse che, dopo aver calato come sempre il suo filo d'argento per scendere, la notte prima, quando era arrivato sulla terra vi aveva trovato legato un cesto. Un cesto fatato, naturalmente, tutto brillante nel buio, e dentro c'era qualcosa che desiderava ma che non si sarebbe mai aspettato. Avvolta in una stoffa di broccato, una bambina sonnecchiava tranquilla.

Non aveva la più pallida idea di chi o perchè l'avesse lasciata lì ma lei aveva aperto gli occhi, lo aveva guardato e aveva detto:-" Papà! ", lasciandolo di stucco. Oh sì, una certa somiglianza c'era, ma da chi poteva averla avuta? Lui non se lo ricordava affatto! E così, ora, l'Uomo della Luna non sapeva più che fare... Stettero a lungo a parlare di questo curiosissimo fatto, il Narratore gli diede parecchi consigli paterni e Tom continuò a portare boccali di birra. Il figliolo del Narratore intanto si era messo a cercarla e Tom gli aveva detto di averla sistemata nella sua camera da letto così si recò lì per osservare questa nuova creatura, immaginando di trovare una lattante. Con sua grande sorpresa invece trovò una bambina, piccola, certo, ma che sembrava avere già qualche anno. Oh, le cose nel mondo del Popolo Segreto vanno in modi impensati, ragionò tra sé. E senza farsi altri problemi, la salutò e si presentò molto cortesemente, poi si accinsero a giocare insieme.

Alla fine, Tom disse loro che la cosa migliore sarebbe stata andare a discutere la faccenda con la regina Titania e così fecero. Si incamminarono tutti insieme, con i due piccoli dietro di loro, cantando ballate lunari, fino alla reggia sotto la grande collina. La regina, dopo averli ascoltati, capì cosa fosse successo, conosceva bene quel che combinavano certe fate, e disse che siccome la bambina era per metà lunare e per l'altra fatata, avrebbe potuto vivere presso la sua corte. L'Uomo della Luna perse le staffe e disse che la voleva con sé e che se non fosse stato possibile avrebbe oscurato la Luna fino alla fine dei tempi. Per trovare una soluzione , Titania comandò che le avrebbe fatto costruire una casa bellissima e che di giorno sarebbe vissuta sulla terra e la notte insieme al padre: messisi d'accordo e acquietati gli animi, Titania battè le mani e spedì i suoi sudditi a creare la nuova abitazione, che in effetti risultò molto accogliente e gioiosa, con grande soddisfazione di tutti.

L'inaugurazione fu fatta con grandi balli e festeggiamenti, mentre l'Uomo della Luna continuava a fissare le fate, sperando di indovinare chi potesse essere stata la sua moglie di una notte ma tutte gli volavano intorno ridacchiando e non riuscì mai a capirlo. I bambini se la spassarono un mondo e si promisero segretamente di continuare a vedersi di giorno. Re Oberon alzò un calice tempestato di gemme per brindare e disse:
- Quanto ne sai del popolo fatato?
- Non moltissimo, Maestà, - replicò l'Uomo della Luna.
- Allora sarà bene che ricordi questo. Avrai forse notato che non usiamo nomi, i pochissimi di noi che li portano li hanno ricevuto dai loro mariti o mogli. Questo perchè in un nome c'é una magia troppo potente, che può legarti per sempre con un incantesimo. Dunque, devi dare subito un nome a tua figlia, se vuoi che stia con te per sempre.
E, mentre l'altro iniziava a pensare quale bellissimo nome gli sarebbe piaciuto darle, li videro entrare rincorrendosi nel salone delle feste, lei davanti, lui dietro che la chiamava a gran voce cercando di prenderla... Perchè, quando lui si era presentato lei non aveva saputo cosa dirgli e così, ingenuamente, in tutta semplicità, le aveva dato il primo nome che gli era passato in mente. Il Narratore guardò imbarazzatissimo l'Uomo della Luna, che sembrava sul punto di esplodere, e pensò, tra sé:
"C'è davvero troppa magia a questo mondo..."

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