
Data di prima pubblicazione in Internet: 16.08.2009
C'era una volta, in quel villaggio lontano lontano, un narratore che aveva così tante cose da raccontare, forse tante quante ne aveva raccontate sino ad allora e sempre più ne trovava durante i suoi viaggi e durante i suoi incontri con il Popolo Segreto. A volte il suo bambino lo accompagnava , altre volte se ne andava da solo sempre godendo di quanto lo circondava, della natura che sempre sapeva ricominciare a vivere anche dopo qualche disastro. Ogni filo d'erba sembrava parlargli, ogni tramonto nascondeva in sé qualche perla da rubare per donarla agli altri. Un giorno che era in viaggio, con l'idea di giungere alla spiaggia dove aveva incontrato Paulie per vedere se il mare avrebbe avuto per lui nuovi doni e nuove storie, cominciò stranamente a sentirsi poco bene, ad avvertire i refoli del vento più freddi sul collo, le nuvole sembravano più grigie, l'erba aveva assunto una tonalità spenta. Ebbe forte la sensazione che tutto stesse sfilacciandosi, come se dovesse giungere ad una fine e ne provò una sottile paura. Ma non smise di andare avanti, si concesse solo qualche sosta in più lungo il cammino, approfittando dell'ospitalità delle rare fattorie che incontrava nelle quali scambiava racconti con un pranzo anche se povero, ed un giaciglio anche se di fortuna. Dormì su letti di piume, su sacchi imbottiti di fieno, nelle stalle vicino alle zampe dei cavalli e più spesso sotto alberi nodosi, coperto da cespugli profumati e cullato dal canto delle fate silvestri. Il sonno però tardava a raggiungerlo, e quel poco che dormiva lo faceva in maniera agitata, come se un urgenza lo spingesse a non perdere tempo, come se qualcosa dovesse accadere e si rialzava più stanco di prima. Aveva anche smesso di farsi la barba e le occhiaie oscuravano i suoi occhi, dandogli un aspetto sfinito. Giunse una mattina alla fine del sentiero e rimirò la grande spiaggia e le onde frangersi verso la riva. Si sedette con la schiena contro un enorme masso, lasciandosi andare alla stanchezza, assaporando il salmastro degli spruzzi del mare che gli riportarono alla mente il gioioso sapore, caldo e rotondo, del buon whisky che si produceva nel villaggio, affumicato su letti di torba accesa. Le goccioline d'acqua imperlavano il suo viso e ristette così a lungo, finendo per addormentarsi mentre l'umidità penetrava piano nel suo corpo, freddandolo fino alle ossa. La notte era scesa da un pezzo e chi sa se e come si sarebbe risvegliato, in quelle condizioni, quando lo scoppiettare del fuoco di legna lo riscosse; aprì gli occhi e poco distante la luce delle fiamme danzava allegra su una catasta di rami disseccati dal sole e dal vento. Restò sorpreso, chiedendosi chi avesse acceso quel fuoco, si voltò e la vide, seduta a gambe incrociate su un piatto masso alla sua destra, bianca e risplendente della luce della luna, con i lunghissimi capelli mossi dal vento, silenziosa come sempre, intenta a guardarlo. Sorrideva e quel volto di eterna bambina gli procurò una stretta al cuore. Sorrise anche lui e Paulie scese per andargli a fianco, non avevano bisogno di parlarsi, si comprendevano sin troppo bene. Restarono così a lungo e lui le disse di essere venuto per chiedere al mare altre storie, altre leggende, altre fiabe da narrare. Paulie annuì e gli prese la mano tra le sue. Aspettarono l'alba. Quando i primi raggi del sole comparvero maestosi all'orizzonte, tergendo di rosso e poi di rosa le ultime nuvole della notte Paulie si portò l'indice alle labbra a chiedergli di restare in silenzio poi indicò il mare dove una vaga forma stava avanzando, sempre più vicina, ingrandendo a vista d'occhio. Sembrava galleggiare sopra le onde, come se neanche le sfiorasse, invece era solo l'effetto della schiuma che si frangeva contro i suoi bastioni di roccia. Eccola lì, pensò il narratore, nessuno l'ha mai vista davvero e invece eccola lì... Hy Breasil avanzava, sorprendente, enorme, come tutti l'avevano sempre sognata e come ognuno - nei secoli - l'aveva narrata senza averla mai vista davvero. Erano forse flauti quelli che udì? o dei cori? o le campane d'argento degli antichi re? non lo sapeva ma era un lontano, meraviglioso concerto quello che fendeva l'aria intorno ad Hy Breasil. La luce che la permeava si diffuse sulle acque ed un raggio più potente arrivò sino a loro, Paulie tenendolo per mano avanzò, lui la seguì e camminando sulla luce giunsero all'isola magica. Era Morgana quella che li attendeva? Oh sì, dalla bellezza capace di incenerire, dalle vesti di un verde smeraldo ricamate sontuosamente d'oro. Morgana offrì al narratore l'unguento fatato da mettere sulle palpebre e lui vide, fino all'ultimo particolare, la favolosa reggia degli antichi re e ne restò affascinato poi entrarono nella corte dove per lunghi giorni e lunghe notti, mentre Hy Breasil avanzava sul mare celata agli sguardi del mondo, potè ascoltare leggende di cui non aveva mai avuto sentore, onorato dalla grande ospitalità della corte del Popolo Segreto. Venne poi il momento del distacco che Morgana volle rendergli meno faticoso lasciando che si addormentasse, magicamente facendolo giungere ai bordi del Bosco Buio, così che non avesse a patire le fatiche del lungo viaggio. Quando si svegliò, contornato dai leprechaun di Re Brian, che gli sedevano intorno incuriositi, si sentì bene,persino ringiovanito, pieno di forza e quasi accecato dai nuovi meravigliosi colori che tutto quel che aveva intorno mostrava; qualcosa però gli sfuggiva dalla mente, qualcosa che non riusciva ad afferrare... Come mai, se era partito per un lungo viaggio, era ancora nei pressi del villaggio? E come mai aveva la testa piena di incredibili storie se nessuno gliele aveva raccontate? Decise di non pensarci troppo, si rialzò salutando dignitosamente i leprechaun che apprezzarono e nascosero vergognosi dietro la schiena i fuscelli di biancospino che tenevano pronti per tirargli un "colpo d'elfo" se si fosse comportato male, e se ne andò verso casa. Non ricordava il viaggio, non ricordava la malattia che lo aveva afflitto, non ricordava... perchè Morgana sapeva che non è un bene che alcuno veda Hy Breasil, certe leggende devono restare leggende. Soltanto Paulie, che gli aveva rubato il male dal corpo per gettarlo nel buio profondo del mare, ricordava tutto, sospirando, seduta su uno scoglio...