Gheddafi Mubarak: Berlusconi uno di noi!

12 giugno 2009 ore 19:11 segnala

Silvio Berlusconi è il leader politico meno popolare tra tutti i 27 paesi dell'Europa allargata. Con il suo 17% di consensi internazionali (stime Harris Interactive, per non parlare di quelle di Le Figaro) riesce a fare meglio solo di Fidel Castro (16%), Putin (16%), Chavez (14%) e Ahmadinejad (6%). Lui, che ama raccontare barzellette, a Napoli se ne era uscito con un vero e proprio cameo: "la sapete quella del Presidente del Consiglio italiano con un consenso plebiscitario del 75%?". Non aveva riso nessuno, tranne Mario Giordano. Tanto meno Harris Interactive, che aveva subito ridimensionato l'amore degli italiani per il loro Presidente del Consiglio al 38% (poi dimostratosi del 35% alle urne). Nessun altro leader ha uno scarto così elevato tra il consenso interno (38%) e quello internazionale (17%). Un -21% che la dice lunga sulla qualità dell'informazione teletrasmessa dai ripetitori RaiSet.

Ma se tra i grandi leader democratici Berlusconi è considerato il cugino scemo. non si può dire altrettanto dei suoi rapporti con i grandi dittatori. Lì viene esaltato, lo riconoscono: è uno di loro. Solo il 4 giugno di un anno fa, Berlusconi ospitava Hosni Mubarak, per ufficializzare il partenariato strategico rafforzato tra l'Italia e l'Egitto. In quell'occasione, ecco le sue parole al dittatore che dal 1981 occupa la poltrona presidenziale egiziana, incarcerando i suoi oppositori politici:  «Presidente, le chiedo scusa ma.. anche lei avrà delle questioni interne ogni tanto, e verrò a scuola da lei per sapere come riesce a superarle, visto i suoi quasi trent'anni di permanenza alla guida del suo paese». Se qualcuno avesse voglia di sapere come Hosni Mubarak supera abitualmente le sue crisi interne, l'anno scorso ho realizzato un dettagliato reportage che ho deciso di rispolverare dalla soffitta per l'occasione.

Più diventiamo anziani, si sa, e più abbiamo bisogno di azioni ripetitive che fissino lo scorrere del tempo e ci diano l'illusione di poter rinviare la morte. Così Silvio Berlusconi, tra una festicciola con minorenni - minorate - e un'altra, ogni anno in giugno ospita, a spese nostre, un grande dittatore. L'anno scorso è stata la volta di Mubarak: quest'anno tocca a Muammar Gheddafi. Per l'anno prossimo si attende Ahmadinejad, ma corrono voci che a Villa Certosa potrebbe addirittura arrivare tutto lo Stato Maggiore del Myanmar, che dopo aver permesso nel 1990 libere elezioni - si fa per dire -, avendole perse ha immediatamente arrestato Aung San Suu Kyi che si era permessa di vincerle, con il suo partito, l'NDL. Tali maestri di civiltà e progresso non possono non venire a tenere un seminario nel nostro Parlamento.

Gheddafi è al comando di un regime che governa la Libia da 40 anni, e che finge di vietare la pratica della tortura per poi annoverarla ufficiosamente nel folklore locale. Un po' come Berlusconi finge di credere alla democrazia. Fortress Europe denuncia che è pratica comune incatenare i detenuti per ore al muro, picchiarli con bastonate sulla pianta del piede, e sottoporli a scariche elettriche. Altre sevizie sarebbero le ferite inferte con i cavatappi sulla schiena, la rottura delle articolazioni delle dita, il versamento di succo di limone sulle ferite aperte, il tentato soffocamento con sacchetti di plastica, la privazione del sonno e del cibo, lo spegnimento di sigarette sulla pelle e la minaccia ravvicinata di cani ringhiosi.

Alla luce dei metodi usati da Gheddafi per governare, Berlusconi deve essersi emozionato come un bambino quando ieri il leader libico ha detto che non ci sarebbe «nulla in contrario se l'amico Silvio Berlusconi si presentasse per diventare il presidente del governo libico. Il popolo libico ne trarrebbe sicuramente vantaggio».
 
I leader europei snobbano Berlusconi. Hosni Mubarak e Muammar Gheddafi lo esaltano. Cos'avranno in comune?

PARADISO PENALE

11 giugno 2009 ore 17:48 segnala

Aggiogare la politica al potere del denaro e della corruzione, ridurre il parlamento a luogo di ratifica di decreti governativi, mortificare le istituzioni di garanzia, azzerare il controllo di legalità e l’indipendenza dell’informazione: il Golpe Bianco ha alcune regole precise, che abbiamo imparato a conoscere bene in questi anni di piduismo reale. Non necessita di spargimento di sangue e può essere compiuto mantenendo una parvenza di normalità, spesso addirittura tra gli applausi dei sudditi festanti. E’ lavoro da avvocati, non da generali. Non si fa in una notte, ma in quindici anni. A colpi di leggi criminogene e manipolazione mediatica. Che cosa mancava al completamento del Golpe Bianco se non un bel giro di vita contro inchieste penali e cronaca giudiziaria? Fatto! Poche ore fa, mentre Noemi Letizia faceva shopping in via Condotti e Gheddafi sermoneggiava a palazzo Giustiniani, è passata alla Camera la “riforma delle intercettazioni”. Naturalmente con voto di fiducia: per il governo previtista è questione di vita o di morte. I delinquenti dal colletto bianco possono dunque far festa. Don Rodrigo è egoista, ma non lavora solo per sè. Intollerante e razzista con i derelitti, ‘Italia del Golpe Bianco è il loro paradiso penale.
QUI trovate il testo integrale della legge. QUI il comunicato dell’associazione nazionale magistrati, che parla di morte della giustizia penale. QUI l’appello delle federazioni degli editori e della stampa.

COINCIDENZE

11 giugno 2009 ore 17:46 segnala

L'11 gennaio 2008 scoppia l'emergenza rifiuti in Campania. Napoli è sommersa dal pattume. I motorini devono fare lo slalom tra i sacchi di immondizia. Le immagini fanno il giro del mondo. L'ormai decrepito governo Prodi, in procinto di esalare gli ultimi respiri, decide di nominare in tutta fretta l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro commissario straordinario per l'emergenza. Guido Bertolaso e Alessandro Pansa, che si erano alternati in quello stesso ruolo nei due anni precedenti, avevano fallito miseramente. La situazione sembra migliorare leggermente. I treni carichi di monnezza fanno la spola tra la Campania e la Germania. Viene messa in conto la costruzione di tre nuovi inceneritori. Vengono individuate due aree, quella di Pianura e quella di Chiaiano, dove aprire nuove discariche e sversare le montagne di rifiuti. Monta la protesta dei comitati cittadini inferociti. Nel frattempo cade il governo Prodi e la situazione degenera definitivamente.

Il 14 aprile 2008 Silvio Berlusconi si insedia a palazzo Chigi per la quarta volta. Il 12 maggio si forma il governo. Nicola Cosentino, coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, viene nominato sottosegretario all'Economia. Coincidenza: Cosentino è parente acquisito del boss del clan dei casalesi Giuseppe Russo, detto Peppe O' Padrino. Ma, come si sa, i parenti, uno non è che può sceglierseli. Al suo posto, in Campania, come coordinatore vicario del Pdl, viene scelto l'ex ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi III, Mario Landolfi, appartenente ad Alleanza Nazionale. Coincidenza: sia il nome di Cosentino che quello di Landolfi sono apparsi nelle confessioni del collaboratore di giustizia Michele Orsi, che li ha accusati apertamente di scambiarsi favori con la Camorra nell'ambito degli appalti per lo smaltimento dell'immondizia. Michele Orsi è un importante imprenditore campano, arrestato l'anno prima insieme al fratello per lo scandalo del Consorzio Eco4 attivo nello smaltimento dei rifiuti. Da qualche mese ha cominciato a parlare e fare nomi di politici in forte odore di Camorra. Tra questi, appunto, Cosentino e Landolfi.

Il 21 maggio Berlusconi tiene il primo consiglio dei ministri a Napoli e approva un decreto legge per far fronte all'emergenza. Guido Bertolaso, quello che aveva fallito miseramente un anno prima, viene nominato sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega ai rifiuti. Il decreto prevede la progettazione di quattro inceneritori, uno in più di quanto stabilito dal governo Prodi, e, in barba a tutte le norme vigenti in materia, persino quelle comunitarie, si decide di sversare nelle nuove discariche ogni tipo di rifiuti, anche quelli più pericolosi. Per superare la resistenza dei comuni locali Berlusconi decide di militarizzare le discariche e le fa presidiare da soldati in divisa con tanto di mitra.

Dieci giorni dopo, domenica 1 giugno 2008, a Casal di Principe, regno incontrastato del clan camorristico dei Casalesi, cade ammazzato brutalmente sotto i colpi di mitra il collaboratore di giustizia Michele Orsi, quello che aveva da poco iniziato a parlare. Coincidenza: quattro giorni più tardi, giovedì 5 giugno, avrebbe dovuto deporre in un'udienza di un altro processo, sempre sulle irregolarità dello smaltimento dei rifiuti, tra i cui imputati figurava anche Mario Landolfi, accusato di corruzione, aggravata dall'avere agevolato l'organizzazione mafiosa. Da tempo l'autorità giudiziaria aveva chiesto che Orsi venisse messo sotto un programma di protezione speciale, ma la scorta non era mai arrivata. Roberto Saviano usa parole pesanti per commentare l'accaduto. Parla di analogie tra l'omicidio di Michele Orsi e l'omicidio di Salvo Lima del '92, sottintendendo come la Camorra abbia alzato il tiro e voglia mandare messaggi diretti alla politica. Nessuno pare raccogliere la denuncia. Fan tutti finta di non capire. D'Avanzo, addirittura, su Repubblica, accusa Saviano di essere imprudente e semplicistico.

Il 16 luglio 2008 Berlusconi annuncia ufficialmente la fine dell'emergenza rifiuti in Campania. Gli elicotteri del TG5 ronzano nei cieli per mostrare le vie del centro storico di Napoli completamente pulite. Tanto basta per gridare al miracolo e perchè le telecamere abbandonino completamente le zone incriminate. Non importa che la monnezza è stata spostata qualche chilometro più in là, ad ammorbare le periferie, dove si susseguono giorno e notte roghi a cielo aperto. La terra dei fuochi, come l'ha battezzata Saviano. L'emergenza rifiuti è mediaticamente terminata. E si sa: quando le telecamere si spengono, ogni cosa prima inquadrata smette di istantaneamente di esistere.

Il 28 agosto 2008, a poco più di un mese di distanza dall'annuncio della fine dell'emergenza rifiuti, quando gli Italiani stanno tornando dalle spiagge, cominciano a trapelare le rivelazioni del boss della Camorra Gaetano Vassallo, che in realtà aveva iniziato a collaborare con i magistrati in tutta segretezza qualche mese prima, il primo aprile 2008: "Temo per la mia vita e per questo ho deciso di collaborare con la giustizia e dire tutto quello che mi riguarda, anche reati da me commessi. In particolare, intendo riferire sullo smaltimento illegale dei rifiuti speciali, tossici e nocivi, a partire dal 1987-88 fino all'anno 2005. Smaltimenti realizzati in cave, in terreni vergini, in discariche non autorizzate e in siti che posso materialmente indicare, avendo anche io contribuito..."

Un racconto sconvolgente che narra per filo e per segno vent'anni di scempi che hanno ridotto il territorio campano ad uno sversatoio abusivo a cielo aperto. Vassallo è impietoso. Sa tutto del meccanismo perverso che ha permesso di creare l'emergenza rifiuti in Campania. Lo sa, perchè è stato lui l'inventore materiale del business del traffico dei rifiuti, al soldo di Francesco Bidognetti, colui che insieme a Sandokan, Francesco Schiavone, domina il clan dei Casalesi. E' lui che ha curato direttamente i rapporti con i politici compiacenti. E' lui che ha gestito fondi e investimenti. Coincidenza: prima di buttarsi nel business Vassallo prese la tessera di Forza Italia e puntò tutto sul partito di Berlusconi.

Vassallo racconta tutto. Racconta di amministrazioni corrotte, di sindaci collusi, di forze dell'ordine a disposizione della camorra. Tutti uniti in questo folle gioco che frutta miliardi su miliardi. Dieci centesimi per ogni chilo di rifiuti sversati illegalmente. Il richiamo è talmente forte che le imprese di tutta Italia, soprattutto del nord, iniziano a fare affari con la Camorra e a spedire giù in Campania tonnellate di immondizia. Ovviamente sorvolando ogni tipo di burocrazia e ogni tipo di controllo sulla tossicità di tali rifiuti. Vassallo non si perde in storielle. Va subito al sodo. Indica tutte le imprese campane che hanno usufruito del traffico criminale. Svela che sarebbero state coperte da logge massoniche segrete. Fa il nome di Licio Gelli. Ma soprattutto fa i nomi dei referenti politici che hanno permesso tutto questo.

Sono parole sconvolgenti che gettano una luce sinistra sull'omicidio Orsi: "Confesso che ho agito per conto della famiglia Bidognetti quale loro referente nel controllo della società Eco4 gestita dai fratelli Orsi. Ai fratelli Michele e Sergio Orsi era stata fissata una tangente mensile di 50 mila euro. Posso dire che la società Eco4 era controllata dall'onorevole Nicola Cosentino e anche l'onorevole Mario Landolfi vi aveva svariati interessi. Presenziai personalmente alla consegna di 50 mila euro in contanti da parte di Sergio Orsi a Cosentino, incontro avvenuto a casa di quest'ultimo a Casal di Principe. Ricordo che Cosentino ebbe a ricevere la somma in una busta gialla e Sergio mi informò del suo contenuto".

Vassallo racconta nei minimi particolari tutti gli incontri tra Cosentino e i boss camorristici e gli impegni presi da quest'ultimo per la costruzione dell'inceneritore di Santa Maria La Fossa. Cosentino fece in modo che l'appalto finisse nelle mani del boss Schiavone tenendo fuori il gruppo del boss Bidognetti.

Il 19 settembre 2008 a Castelvolturno si consuma l'ennesima strage di Camorra. Sei nordafricani vengono trucidati a bruciapelo in un raid teso a riaffermare il predominio sulla zona del boss Giuseppe Setola, al cui clan sono affiliati i Letizia. Appena dieci giorni dopo, il 30 settembre, i Carabinieri del comando di Caserta arrestano gli artefici dell’eccidio. Sono Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo ed il ventottenne Giovanni Letizia, già ricercato per l'omicidio di Michele Orsi. Il 14 gennaio 2009, in un edificio diroccato di Trentula Ducenta, al confine con il Lazio, finisce anche la latitanza di Giuseppe Setola.

Il 22 marzo il Milan è impegnato in trasferta contro il Napoli. Per la prima volta, vengono accuratamente evitati i lussuosi hotel sul lungomare partenopeo. Kaka e compagni vengono dirottati sul più modesto Hotel Olimpia in località Sant'Antimo, un paesino sperduto nel desolato hinterland. L’Hotel Olimpia rientra nell’impero economico della famiglia Cesaro. Coincidenza: il leader della famiglia è Luigi Cesaro, deputato Pdl. Sui suoi pregressi legami coi clan della zona si soffermava a lungo la relazione di fuoco redatta dai commissari prefettizi inviati a Sant’Antimo dopo lo scioglimento per camorra del 1991.

Luigi Cesaro. Questo nome non è nuovo. Anche il boss pentito Gaetano Vassallo ha da poco fatto il suo nome, oltre a quelli di Cosentino e Landolfi, nell'ambito della collusione tra mafia e politica che investe lo scandalo rifiuti. Vassallo non usa mezze parole: "Luigi Cesaro è un fiduciario del clan di Bidognetti". Insomma, Cesaro sarebbe un uomo dei boss. Tra le altre cose, racconta di un incontro a cui assistette personalmente tra Cesaro e Luigi Guida, detto 'o ndrink, un camorrista pregiudicato trafficante di armi per la famiglia Bidognetti. Racconta delle mazzette che Cesaro versava ai clan. Racconta degli affari che Cesaro siglava con i boss della zona.

Quattro giorni dopo la partita Napoli-Milan, il 26 marzo, Berlusconi torna a Napoli per presenziare personalmente all'accensione dell'inceneritore di Acerra, quello che dovrà bruciare le tonnellate di rifiuti giacenti nelle discariche campane. E' solo un'operazione di facciata, l'inceneritore non inizierà a bruciare prima della fine dell'anno.

Domenica 26 aprile Berlusconi torna a Napoli per la quattordicesima volta da quando è primo ministro. Però lo fa in incognito. Viene "pizzicato" ad una festa di compleanno nei pressi di Casoria. Coincidenza: Casoria è una delle roccaforti dei Casalesi. La festeggiata è una ragazzina di 18 anni, Noemi Letizia, che chiama il premier col nomignolo affettuoso di "papi". Berlusconi giustificherà l'accaduto dicendo che il padre della ragazza, Benedetto-Elio Letizia, l'ha convinto a tutti i costi a passare di lì per il compleanno della figlia. Dice di aver conosciuto Letizia dai tempi del PSI: "Era l'autista di Craxi". Bobo Craxi lo smentisce e Berlusconi giura di non aver mai pronunciato quelle parole. Nessuno dei vecchi del PSI ha mai sentito nominare Elio Letizia. Berlusconi dice che Letizia gli aveva parlato al telefono di possibili candidati per le amministrative. Gli interessati negano di averlo mai conosciuto. Berlusconi prima dice di conoscere da poco Noemi, poi fa arretrare la conoscenza alla morte tragica del fratello di lei, dice di non averla mai incontrata da sola, ma poi si viene a sapere che frequenta da tempo tutte le feste mondane che il cavaliere organizza. Pressato dai cronisti Elio Letizia dirà che sotto il legame tra la sua famiglia e Berlusconi "c'è un segreto". C'è chi giura che Elio Letizia abbia avvicinato Berlusconi solo qualche mese fa, in occasione della presenza a Napoli del premier per risolvere la questione rifiuti.

Coincidenza: Elio Letizia aveva già avuto dei guai con la giustizia nel lontano 1993 per una storia di corruzione. Venne definito "il dominus di quell’organizzazione criminale che aveva il controllo del mercato delle compravendite di licenze commerciali". Viene indagato e rinviato a giudizio, ma il processo non parte mai. Misteriosamente insabbiato per 16 lunghi anni. Da semplice impiegato comunale ha subito tre sospensioni dal lavoro. Solo nel 2007 è stato riammesso a palazzo San Giacomo. Nel 2005 ha dichiarato 12.376 euro di redditi. La moglie invece gestisce un'edicola. Coincidenza: nonostante l'apparente ristrettezza economica della famiglia Letizia, la figlia Noemi risulta avere vari appartamenti intestati a suo nome, gira in Mercedes con l'autista, organizza feste sfavillanti nei locali più in di Casoria con decine e decine di invitati. Coincidenza: la security del premier era stata avvistata già in mattinata nel locale dove si sarebbe svolta la festa per bonificare il territorio. Coincidenza: stando alla ricostruzione di Berlusconi, una perturbazione atmosferica improvvisa avrebbe anticipato la partenza in elicottero da Milano. Coincidenza: il premier si presenta alla festa di cui non sapeva nulla fino a pochi momenti prima con un collier dal valore di 6 mila euro. Rimane chiuso in aereo all'aeroporto di Capodichino per più di un'ora aspettando l'inizio della festa. Coincidenza: ad attenderlo nel locale di Casoria una troupe di fotografi di Chi che lo immortaleranno nelle famose foto. Coincidenza: Chi è un settimanale italiano di gossip e cronaca rosa di proprietà Mondadori, ovvero del gruppo Berlusconi.

La notte del 9 maggio, poco prima dell'annunciata presenza di Berlusconi, a Marcianise, in provincia di Caserta, compaiono manifesti senza parole, listati a lutto: al centro sei bare ed una croce. E' una chiara minaccia di morte. Libero pubblica in prima pagina la foto dei manifesti con tanto di titolo: "Berlusconi minacciato dalla Camorra". Berlusconi annulla all'ultimo momento la visita.

Il 19 maggio, dopo la cattura in Spagna del boss Raffaele Amato, a Secondigliano un blitz porta in manette quasi cento persone ritenute affiliate agli Scissionisti. In nottata arriva l’arresto a San Cipriano d’Aversa del boss Franco Letizia, uno fra i cento latitanti più ricercati d’Italia. Siamo nei giorni in cui infuria la polemica tra Veronica Lario e il marito per il "ciarpame senza pudore". Coincidenza: alle 12:18 in punto nelle redazioni arriva un lancio Ansa. E’ firmato dalla giovane corrispondente casertana Rosanna Pugliese: "Nessuna parentela tra l’arrestato Franco Letizia ed il papà di Noemi, lo affermano “gli inquirenti che operano nel casertano". Nessuno l'aveva mai sospettato. Che bisogno c'è di dare un non-notizia?

L'8 giugno arrivano i risultati delle elezioni amministrative. Il Pdl sfonda a Napoli, un feudo da tempo in mano alla sinistra. Se si confrontano i dati con le passate elezioni i rapporti di forza paiono completamente ribaltati. Il Pdl e la sua coalizione passano dal 37% al 58%. Il nuovo presidente della provincia di Napoli può finalmente liberare la sua gioia.

Ultima coincidenza: sapete chi è costui? E' Luigi Cesaro. Vi dice niente?

Se volete sapere che faccia abbia e quali siano i suoi programmi, guardatevi il video. E piangete. 

CORNUTI, PERDENTI E CONTENTI

09 giugno 2009 ore 19:18 segnala

Testo:
Buongiorno a tutti, abbiamo fatto notte e forse si vede!
Per la Fininvest ieri non si è votato, ieri sera le reti Fininvest non hanno dato alcun tipo di informazione interessante sul tema, lasciando alla RAI e a Sky il compito di informare i cittadini italiani e questo poteva già essere un segnale di come era finito il risultato elettorale o di quello che si aspettavano i padroni, anzi il padrone della Fininvest, abbiamo assistito a sceneggiate, macchiette televisive di ogni genere, Gasparri che insulta una cronista dell’Unità che gli chiede un commento semplicemente al voto, nervosetto Gasparri, anche molto intelligente, come abbiamo visto, la Melandri che dopo aver visto ridursi di 7 punti in un anno i voti del suo partito va a spiegare all’Italia dei Valori che invece ha raddoppiato i suoi voti, che l’antiberlusconismo non paga, complimenti!
La Russa che chiosava le frasi di chiunque parlasse come se lui dovesse dare i voti e le pagelle, in realtà La Russa come abbiamo saputo era uno degli insegnanti della scuola per veline insieme a Brunetta e a Frattini, quindi probabilmente è bene che i voti li dia alle veline con i risultati che abbiamo visto, ma devo dire che la macchietta delle macchiette è il povero direttore de Il Giornale, Mario Giordano autore di questo titolo nella giornata di ieri l’ha colpito il fatto che il Partito Democratico ha perso punti, cosa che era superscontata, anzi fino all’altro giorno si pensava ne perdesse molti di più, non si è accorto che ha perso il governo, che ha perso il suo padrone e il primo titolo era addirittura più avvincente perché il primo titolo diceva che Berlusconi aveva mandato tutti a quel pais, in realtà molti hanno mandato a quel pais Berlusconi e poi sul pais, cioè sul giornale spagnolo che ha rilanciato lo scandalo dei voli di Stato e della mignottocrazia per usare un termine caro a Paolo Guzzanti a Villa Certosa ci ritorniamo.

de Magistris e Catanzaro

Devo dire, commentando a caldo questi risultati dopo la notte dei dati, che un dato mi sembra subito importantissimo, un dato che qualcuno potrebbe definire locale, in realtà secondo me è un dato nazionale, forse uno dei più importanti dati nazionali che noi abbiamo da commentare, cos’è successo a Catanzaro? Qui sono successe delle cose che su questo blog e in questa rubrica, sul blog di Beppe, sul blog nostro voglio scendere, a Annozero, abbiamo trattato molto e siamo stati tra gli unici, tra i pochi a farlo, a Catanzaro l’Italia dei Valori che candidava l’ex sostituto Procuratore De Magistris di Catanzaro, cacciato proprio per aver scoperto il letamaio politico, affaristico – giudiziario di Catanzaro, della Calabria e in parte anche della Lucania, l’Italia dei Valori alle ultime elezioni aveva il 2,7/2,8%, oggi è al 18%.
La presenza di De Magistris ha fatto moltiplicare per 7 o per 8 i voti dell’Italia dei Valori, questo è un bellissimo segno che viene dal profondo sud, sud che viene identificato con l’astensionismo, menefreghismo, la sfiducia, qualunquismo, forse è la dimostrazione che quando si presentano personaggi nuovi, credibili, onesti e cristallini che hanno lavorato e pagato duramente per il loro lavoro, il sud risponde e il voto di Catanzaro è uno dei più bei segnali che vengono inviati alla classe politica o a quello che ne resta, dalle elezioni di ieri, per il resto sapete che c’è stato un astensionismo pari a 1/3 dei voti, un anno fa erano stati 1/3 tutti gli aventi diritto che per una ragione o per l’altra non avevano votato o non avevano votato in maniera valida.
Questa volta solo quelli che non hanno votato sono 1/3 degli aventi diritto, quindi la nostra classe politica rappresenta gli altri 2/3 e poi vedremo quanti di quelli che hanno votato, hanno votato in maniera valida, probabilmente sono gli annullamenti delle schede etc., molto più cospicui e quindi la rappresentanza della nostra classe politica, si avvicina paurosamente al 50%, ci avviciniamo a una metà del paese che non si sente rappresentata, oppure che si sente rappresentata da partiti che sono stati sempre considerati marginali, brutti anatroccoli, quelli da tenere ai margini perché non rispettano le regole della casta.
Questo è un altro dato molto interessante.

Il bibipartitismo fallito

Il terzo dato che mi sembra interessante è che il sogno o anzi l’incubo per come la vedo io e penso di molti di voi, del bipartitismo è fallito, l’idea che l’Italia possa essere ridotta a 2 partitoni, contenitori di tutto il contrario di tutto, senza più un programma, senza più un’idea comune che era poi il sogno di Berlusconi e Veltroni quando si stavano mettendo d’accordo nell’autunno – inverno 2007, per spartirsi l’Italia e cacciare fuori tutto quello che non rientrava nei due contenitori, tutti gli spuntoni della siepe dovevano essere potati per lasciare in piedi soltanto questa siepe unica, questo regime unico, il PD e il PDmenoelle come li ha chiamati Grillo è fallito, è naufragato, Veltroni è già a casa da tempo, Berlusconi ha iniziato la sua terza fase discendente, come sempre avviene quando comincia a governare, c’è un periodo di rincoglionimento collettivo dovuto all’imbonitore, alle televisioni al seguito, dopodiché quando si tocca con mano la truffa che lui sta mettendo in atto, immediatamente lui comincia a precipitare.
Il problema qual è? E’ che poi quando finisce di precipitare e perde le successive elezioni politiche, purtroppo le vince il centro-sinistra, il quale ha il compito o almeno ha finora avuto il compito di far dimenticare alla svelta le porcate di Berlusconi e di risuscitarlo dalle sue ceneri, questo è già avvenuto 2 volte dopo il 1994 quando fu Bossi a far cadere Berlusconi e Prodi vinse le elezioni del 1996 e i suoi alleati lo cacciarono nel giro di due anni, dopo che aveva portato l’Italia in Europa e la cosa si ripeté nel 2001 quando Berlusconi tra il 2001 e il 2006 governò 5 anni, ma dopo il primo anno cominciò a perdere tutte le elezioni intermedie comunali, provinciali, regionali e nazionali, referendum sulla Costituzione e europee e poi il centro-sinistra riuscì a farsi così del male e così in breve tempo che tra indulti, mastellate, risse varie etc., etc., riuscì a suicidarsi in un anno e mezzo.
Questa volta vedremo se succederà, è chiaro che Berlusconi che pensava di capitalizzare la propaganda con cui aveva ancora una volta rincoglionito la maggioranza degli italiani nel suo primo anno di governo, invece va a sbattere una bella nasata e la sua unica speranza è che il PD torni alle vecchie abitudini dell’inciucio, spaventato esso stesso di quel piccolo tasso di antiberlusconismo che aveva messo in campo nell’ultimo mese di campagna elettorale nel tentativo di mascherare la nullaggine della sua opposizione, staremo a vedere.
Sta di fatto che il sogno del bipartitismo è fallito, fallisce il progetto del Partito del Popolo della Libertà che si proponeva di essere maggioritario e addirittura autosufficiente, tant’è che Berlusconi ha sempre parlato di una tendenza verso il 50% del suo partito in modo da poter fare a meno della Lega, nell’ultimo periodo si era capito che non ci credeva neanche lui, tant’è che aveva fatto delle avance addirittura a Casini, in ogni caso la botta che ha preso ieri è molto più pesante di quella che lui stesso pensasse perché non solo non è arrivato al 50, non solo non è arrivato al 45, non solo non ha superato il 40, ma non ha neanche confermato il 38% e qualcosa che aveva preso soltanto un anno fa e si ritrova oggi al 35,3% dei voti.
Gli manca, cioè un 15% per avere la maggioranza nel paese e quel 15% non glielo può portare neanche la Lega che sta appena sopra il 10, dall’altro lato il Partito Democratico con la sua vocazione maggioritaria come la chiamava comicamente Veltroni, un anno fa aveva preso il 33 e rotti e adesso sta al 26,1, il che significa che sta esattamente alla metà dei voti che gli sarebbero necessari per avere una vocazione maggioritaria e quindi inevitabilmente dovrà tentare di allearsi con quelle forze che ha sdegnosamente respinto alle elezioni dell’anno scorso, sinistra radicale e che intendeva respingere dopo queste elezioni e cioè Di Pietro che invece gli ha portato via anche le mutande!
I due partiti non sono autosufficienti, i due partiti non possono neanche accontentarsi di qualche piccola alleanza che da soli non bastano a sé stessi per fare maggioranza e neanche con l’aggiunta di qualche alleato ci arriveranno. In compenso al di fuori del recinto PD, Pdl, detto anche Pd meno L c’è ben il 38% degli elettori italiani che non si riconoscono né nel PD e né nel Pdl e sono, ovviamente sono frazionati in una decina di sigle, ma sono comunque tutti gli italiani che non si rassegnano a morire o berlusconiani o Pidini, c’è il 10% della Lega, c’è l’8% dell’Italia dei Valori, c’è il 6,5% dell’Udc c’è il 3,4 e il 3,1 delle due liste di sinistra, più lo 0,5 del Partito Comunista dei lavoratori di Ferrando, c’è il 2,2% di quell’accozzaglia male assortita che va da Storace a Pionati a Raffaele Lombardo governatore della Sicilia ai consumatori e ai pensionati, c’è il 2,4 dei Radicali che probabilmente se avessero solo la Bonino senza Pannella avrebbero preso anche più voti, poi ci sono varie liste autonomiste nelle regioni autonome che fanno lo 0,7% e poi ci sono due liste di estremissima destra come Forza Nuova e come la Fiamma Tricolore che prendono l’1,3 %, quindi 38,2% di italiani che non vogliono stare né annessi al PD, né annessi al Pdl e ben il 15% degli italiani hanno votati per partiti che non hanno superato il quorum e che quindi non avranno rappresentanza al Parlamento europeo come non ce l’hanno perlopiù neanche al Parlamento italiano e questo è un altro problema che va segnalato.
Penso che uno sbarramento ci voglia che non si può continuare a mandare in Europa 40 partiti con magari un solo rappresentante, ma probabilmente lo sbarramento del 4% è eccessivo e forse il 3, garantirebbe l’ingresso di forze che comunque sono importanti, penso per esempio, mi dispiace molto al fatto che non ci sia più al Parlamento europeo una parlamentare come Monica Frassoni che lavorava molto bene sui temi dell’ambiente, a differenza del suo partito, quello dei Verdi che si è suicidato e penso anche alla Bonino che sicuramente in Europa avrebbe portato delle buone idee, a parte le idee sulla giustizia che per i Radicali sono esattamente identiche a quelle di Berlusconi.
Quindi teniamo presente che ci sono un blocco del 35 Pdl, un blocco del 26 PD e poi c’è ben il 38% degli elettori, la maggioranza degli elettori che non si riconoscono nel bipartitismo, quindi quest’ultimo non lo vogliamo, è inutile quindi che insistano lor signori, gli italiani non vogliono il bipartitismo e non siamo pronti per il bipartitismo, ci possiamo accontentare di un sistema che magari con uno sbarramento al 3%, lasci passare 5, 6, 7 partiti al massimo e quelli possono bastare perché sicuramente la sinistra estrema deve avere una rappresentanza, è molto pericoloso se non c’è una rappresentanza parlamentare della sinistra estrema e allo stesso modo la destra estrema non si riconosce in questa brodaglia del Popolo delle Libertà e infatti l’altro dato interessante è che molti di quelli che prima quando c’era Alleanza Nazionale votavano Alleanza Nazionale, adesso non hanno votato per il Popolo delle Libertà perché non vogliono essere accomunati a Berlusconi, alla peggio alleati ma non accomunati a Berlusconi e infatti alcuni di loro non sono andati a votare, anzi molti di loro non sono andati a votare, alcuni di loro hanno votato Di Pietro e alcuni altri come dimostrano i flussi, hanno votato per la Lega, soprattutto nel nord – est, ma anche nel centro Italia.

L'antiberlusconismo paga

Un’altra delle cose che mi sembra si possano dire è che il povero Franceschini con tutti i suoi limiti si è portato meglio del suo predecessore, è vero che Franceschini prima era il vice di Veltroni, ma sicuramente tra il cadavere politico di Veltroni e questo Franceschini che un po’ si muoveva, un po’ si agitava, magari scompostamente, magari con delle gaffe, magari con degli autogol, dei taffazzismi e dei fantosismi, però il fatto che nell’ultimo mese gliele abbia un po’ cantate a Berlusconi, ha fatto sì che frenasse la frana e non dimentichiamo che Franceschini quando ha preso in mano il Partito Democratico, i sondaggi del Partito Democratico erano più vicini al 20, che al 25%, quindi Franceschini qualche punticino lo ha racimolato anche se poi ha sbagliato completamente le candidature e infatti l’idea di mettere Cofferati, il vecchio Berlinguer in Veneto, vecchi arnesi come De Castro nel sud, sicuramente non hanno pagato.
Ma Franceschini ha fatto questo piccolo miracolo di salvare il salvabile di un partito che era dato ormai per avviato alla deriva, come li ha recuperati quei pochi punticini per evitare la debacle? Li ha recuperati con l’antiberlusconismo, con quello che viene chiamato curiosamente antiberlusconismo, in realtà in altri paesi si chiama semplicemente opposizione, da noi fa paura l’idea che l’opposizione si opponga, ha parlato un po’ di Costituzione, la anche mostrata proprio e poi ha parlato persino, pensate un po’, di questione morale, dopo avere tanto disprezzato chi parlava di regime, di Costituzione, di questione morale, di rischio di autoritarismo etc., etc., poi ha dovuto a sua volta fare propri quegli slogan e è riuscito a abbacinare qualche lettore, anche se è molto probabile che Franceschini verrà liquidato dalla vecchia nomenclatura che a ottobre tenterà di riprendersi il partito, tanto per non fare nomi, d’Alema o qualche suo prestanome tipo Anna Finocchiaro o tipo Bersani, in realtà sarà di nuovo l’inizio della fine perché riprenderanno con gli inciuci e quindi regaleranno a Di Pietro altri voti.
Credo che Franceschini dovrebbe ringraziare anche giornali tipo Repubblica, L’Unità che hanno cavalcato gli scandali e l’hanno quasi obbligato a occuparsi anche lui degli scandali di Berlusconi, anche se lui era tutto spaventato all’idea di doversi occupare degli scandali di Berlusconi e continuava a dire che questi scandali avrebbero fatto la fortuna di Berlusconi e l’avrebbero agevolato, come avete visto non era vero niente, il bello è che loro continuano a credere che l’antiberlusconismo favorisca Berlusconi e ogni volta che lo praticano, in realtà guadagnano voti, ma poi si spaventano e quindi smettono di fare l’opposizione.
La Lega, la Lega cresce di 2 punti rispetto alle elezioni dell’anno scorso, è molto meno eclatante il successo della Lega rispetto a quello di Di Pietro però comunque in un centro-destra che perde, la Lega intercetta qualche voto in libera uscita e è la dimostrazione che quando si parla chiaro, magari dicendo stronzate, ma si parla al proprio elettorato pur con soluzioni inimmaginabili, indecenti, a volte xenofobe, ma però si dà l’impressione di rispondere a quello che la gente chiede, poi la gente risponde.
E’ invece incoraggiante il fatto che nel centro-destra ci sia un 10% di elettori che si dichiarano proprio antropologicamente estranei al modello berlusconiano, infatti continuano a votare un partito come la Lega che ha molti leader anche molto improbabili, alcuni decisamente impresentabili, pur di non votare per quella coalizione che ha scritto Berlusconi Presidente, anche se Berlusconi non potrà fare né il Presidente, né niente altro in Europa, perché già purtroppo è Presidente del Consiglio in Italia.

Vince la società civile

Veniamo a Di Pietro, quest’ultimo è la migliore dimostrazione che l’opposizione deve opporsi, che quando l’opposizione si oppone soddisfa i suoi elettori e spesso soddisfa anche gli elettori degli altri partiti di opposizione che invece non si oppongono, vedi Casini che ha avuto un minuscolissimo aumento e vedi il PD che ha preso la batosta che sappiamo. La responsabilità che adesso spetta a Di Pietro è enorme perché quest’ultimo ha raddoppiato i suoi voti, quando si raddoppiano i voti, i rischi di imbarcare scorie di ogni genere sono altissimi, altissimi soprattutto in un partito che ancora non si è dato i necessari filtri per evitare certi ingressi e soprattutto per favorire certe uscite, quindi ci vorranno dei buttafuori e ci vorranno dei cerberi all’ingresso di quel partito, per evitare che tutti gli eserciti in rotta dei partiti sconfitti o dal quorum o dalle loro divisioni o decisamente dagli elettori, affluiscano lì dentro per riciclarsi in un partito che in questo momento sicuramente offre il maggior numero di prospettive, proprio perché è molto più piccolo rispetto agli elettori che ha.
Quindi penso che Di Pietro invece di pensare a togliere il suo nome dal simbolo, quello non credo che… magari lo deve mettere più piccolo, ma comunque è stato importante il nome perché il nome Di Pietro ricorda che quelli sono coloro che hanno votato contro l’indulto, unici a votare contro in tutto il centro-sinistra, ricorda che quelli sono coloro che si sono opposti etc., etc., quindi è chiaro che se uno ci mette la faccia deve metterci anche il nome, questo secondo me è abbastanza secondario.
L’importante è che poi il partito diventi un partito, faccia dei congressi, soprattutto a livello locale, perché è a livello locale che il rischio di imbarcare le scorie è più alto, è a livello locale che quando magari il capo non guarda qualcuno, fa entrare gente che poi scredita il buon nome di quel partito che a livello nazionale si presenta con volti come quelli di De Magistris e di tante altre persone per bene, che poi invece magari a livello locale si ritrova con i soliti traffichini di sempre, è una responsabilità grossa perché le classi dirigenti partono dal territorio e per partire dal territorio devono essere elette con congressi regolari, ufficiali, codificati e normati con regole molto precise, in modo che siano gli elettori a darsi la classe dirigente e non sia il capo a nominare la classe dirigente, oppure non siano i quadri intermedi a autonominarsi e a autoperpetuarsi facendo poi da tappo a quelle nuove energie positive che invece possono crescere, ho partecipato a alcuni incontri con i giovani che erano appena entrati nell’Italia dei Valori dopo la grande manifestazione di Piazza Navona dell’8 luglio dell’anno scorso e ho visto che lì ci sarebbero molte energie da sfruttare per fare una nuova classe dirigente.
Sicuramente il raddoppio dei voti di Di Pietro dimostra che era una leggenda metropolitana quella che girava secondo cui Di Pietro era stato salvato da Veltroni perché se Veltroni non faceva l’alleanza con Di Pietro, quest’ultimo non avrebbe passato il quorum del 4% o dell’8% al Senato e quindi non avrebbe piazzato nessuno, in realtà questo è un partito che come la Lega è in costante crescita e non ha bisogno di nessun Veltroni per accedere alle istituzioni, non come abbiamo visto in questa occasione, quando Di Pietro si presentava da solo, ha raddoppiato i suoi voti, rispetto a quando si presentava con Veltroni.
Diciamo che l’alleanza dell’anno scorso fu di reciproca convenienza, non fu certamente un regalo fatto dal Partito Democratico a Di Pietro.
Interessanti i rapporti interni alle due coalizioni, questo è un altro punto, la Lega l’anno scorso aveva 1/5 dei voti rispetto al Popolo delle Libertà, adesso quasi 1/3, Di Pietro aveva circa 1/8 dei voti rispetto al Partito Democratico, adesso quasi 1/3, 8% Di Pietro, 26% Partito Democratico, l’anno scorso era 33 e rotti contro i 4 e lo stesso avviene nel centro-destra, dove la Lega un anno fa era all’8 e il Pdl era al 38, mentre adesso la Lega è sopra il 10 e il Pdl è al 35 e questo naturalmente sposta gli equilibri all’interno delle due coalizioni, conterà di più la Lega e quindi sarà un elemento di destabilizzazione del governo, pensate soltanto ai pedaggi che ha pagato Berlusconi per seguire i leghisti sulla feroce politica di allontanamento addirittura dei barconi degli immigrati in alto mare, senza neanche distinguere quelli che avevano il diritto di asilo perché fuggivano da persecuzioni o da guerre, pensate il pedaggio che ha pagato Berlusconi per quella politica feroce e disumana con le proteste che il pur timido Vaticano ha avanzato e soprattutto il mondo cattolico e quindi con addirittura condanne dell’O.N.U., quindi se la Lega chiederà e pretenderà di più, ci sarà un allarme ancora più generalizzato nel mondo libero rispetto a questa orripilante destra che ci ritroviamo in Italia.
Un’altra cosa da dire è il cretinismo perdurante della sinistra radicale che sommata insieme fa il 6,5%, potrebbe portare in Parlamento europeo 4 o 5 suoi rappresentanti, invece ha pensato bene di dividersi con la geniale scissione di Vendola etc., etc., così di quel 6,5% non ce ne faremo niente e quel 6,5% degli elettori non avranno neanche un rappresentante. E’ il bertinottismo suicida che continua con i suoi successori, si potrebbe dire: peggio per loro, in realtà mi preoccupo molto per quegli elettori che non hanno rappresentanza.
Infine vediamo Berlusconi, Berlusconi non ha più neanche il 50% dei consensi con tutta la sua coalizione, se gli vogliamo aggiungere la Lega, arriva al 45%, se gli vogliamo aggiungere, ma è tutt’altro che scontato anche la Mpa di Lombardo e la destra di Storace che hanno fatto il 2% Berlusconi sta più o meno al 47% e non rappresenta più la maggioranza degli elettori, naturalmente non la rappresenta neanche la somma Pd più sinistra radicale, più radicali pannelliani etc., etc. che insieme a Di Pietro vanno a totalizzare un 43/44%, ma è interessante che questo governo dopo un solo anno di attività, non ha più il consenso della maggioranza degli italiani, già faceva ridere sentire Berlusconi millantare una popolarità del 75% quando proprio aveva fumato pesante, oppure millantare un Pdl verso il 50, bene adesso non hanno il 50 neanche con la Lega al loro interno e questo non significa che non abbiano il diritto di governare perché sono stati incaricati di farlo un anno fa, ma significa che dovranno tenere presente di non avere con sé neanche il 50% degli italiani, degli elettori aventi diritto che hanno dato un voto valido come abbiamo detto prima e che sono ormai meno del 60%, quindi in realtà se i voti validi sono meno del 60% degli aventi diritto, vuole dire che tutta la coalizione di Berlusconi, compresa addirittura la Mpa e la destra di Storace, non rappresentano più del 30% degli italiani, teniamo presente quindi questo dato.
Si è detto che è stata una brutta campagna elettorale, secondo me invece è stata una bellissima campagna elettorale perché chi ha voluto parlare di valori, Europa, programmi l’ha potuto fare nei comizi, ci sono candidati che in televisione non si sono mai visti come Sonia Alfano che pare abbiano preso una marea di voti, segno che la televisione da sola non basta più, si può anche farsi conoscere tramite Internet e questa è la vera novità, oppure tramite il solito contatto diretto del porta a porta e dell’incontro di piazza.

Le bugie hanno (ancora) le gambe corte

E’ stata una campagna bellissima perché finalmente sono venuti al pettine alcuni nodi, si sono sgonfiate alcune balle che aveva raccontato Berlusconi, lo scandalo Noemi ha sbugiardato le menzogne di Berlusconi e ha confermato quello che aveva detto la sua Signora e cioè che Berlusconi non sta bene di testa, è completamente squilibrato e è anche solito frequentare minorenni, la faccenda degli aerei di Stato ha impensierito molto gli elettori di una destra eventualmente superstite, legalitaria che si era indignata per il volo di Stato di Rutelli e Mastella al Gran Premio, ma a maggior ragione si indigna quando si vedono nani, ballerine, menestrelli e mignotte, aviotrasportati a decine nella residenza privata per i sollazzi del Presidente del Consiglio, le bugie sul terremoto stanno venendo al pettine e probabilmente esploderà un qualche tipo di contestazione o di rivolta al prossimo G8, le bugie sulla monnezza a Napoli si sono tradotte addirittura in una nuova inchiesta per truffa su quella vera e propria baggianata gravissima e pericolosissima per la salute che è il famoso inceneritore di Acerra, la monnezza che esplode a Palermo e che viene addebitata da Berlusconi alle giunte di centro-sinistra quando Orlando non governa più dal 2001 a Palermo, forse è monnezza fossile a questo punto, Milano dipinta da Berlusconi come la nuova Africa, quando Milano è governata dal centro-destra, praticamente dal 1992 quando arrivò Formentini seguito da Albertini, dalla Moratti, con Formigoni che dal 1995 è sempre governatore regionale, senza contare che il Milan sembra molto più Africa che non Milano visto che sono quasi tutti di colore, uno dei pochi che non lo era, cioè Kakà è stato appena venduto al Real Madrid, ma lo annunceranno oggi perché fino a ieri bisognava bidonare anche i tifosi del milan affinché votassero senza ancora sapere ciò che sapeva tutto il mondo e cioè che Kakà era già dal Real Madrid.
Le bugie addirittura per smentire il governatore Draghi che ne aveva detta una vera e cioè che c’è 1.600.000 italiani che rischiano, perso il posto di lavoro, di trovarsi con il culo completamente per terra perché non c’è neanche un sottilissimo ammortizzatore sociale che gli attutisca il colpo, probabilmente sono anche di più di 1.600.000, ma il fatto che il governatore l’abbia detto era già interessante, Berlusconi che dormiva evidentemente durante il discorso come spesso gli accade, ha detto: ha fatto un bellissimo discorso berlusconiano, poi ha scoperto che aveva detto che c’era 1.600.000 di persone che stanno per perdere tutto e il governo non fa niente, allora Berlusconi dice: i dati non ci risultano.
In realtà sono dati reali e forse addirittura sottostimati e infine le bugie sulla sicurezza, a Roma 2 giorni prima delle elezioni sono state stuprate due donne, una è stata stuprata e l’altra è stata salvata dal provvidenziale intervento di un passante, la Questura ha nascosto la notizia per 40 ore e soltanto quando un giornalista l’ha saputa per vie traverse e l’ha diffusa su You Tube la Questura è stata costretta a confermarla, probabilmente aspettavano a annunciare gli stupri, aspettavano che passassero le elezioni anche perché se si fosse saputo prima, forse anche i romani avrebbero capito che non era vero che gli stupri erano colpa della Giunta Veltroni e che arrivata la Giunta Alemanno si sarebbe smesso di stuprare, probabilmente il problema dei delitti impuniti è un problema un po’ più complicato e riguarda un’impunità diffusa a macchia d’olio da questa classe politica infame e illegale, che naturalmente per salvare sé stessa dai processi ha completamente sfasciato la giustizia, autorizzando molti a cominciare a delinquere, avendo coscienza della quasi certezza dell’impunità, probabilmente ci sarebbero meno delitti se ci fosse una giustizia che invece di essere completamente distrutta dai politici, venisse di nuovo finanziata, curata e resa efficiente ma non se lo possono permettere.
La funzione dell’informazione dunque in questa campagna elettorale, è stata decisiva, l’informazione via Internet ma anche perfino su alcuni giornali, perché i giornali hanno parlato tanto degli scandali di Noemi, degli aerei di Stato, delle minorenni e del caso Mills soprattutto? Perché la stampa europea alla vigilia del G8 ha messo nel mirino l’Italia e quando la stampa europea si occupa dell’Italia facendo le domande giuste, anche i giornali italiani sono costretti, sia pur con l’uso di interpreti che traducono gli articoli della stampa estera, a dare conto di quello che gli altri dicono di noi, anche se potremmo dirlo noi stessi, visto che siamo noi i protagonisti di queste vicende e che queste vicende si svolgono sotto il nostro naso.
Menomale che ci sono il Pais, l’Economist, il Financial Times, i giornali tedeschi, persino il Wall Street Journal, giornale ultraliberista e di destra che ci raccontano quello che noi avevamo disimparato addirittura a vedere e a notare e quindi quando l’informazione funziona, la democrazia si riattiva nella sua circolazione e i risultati, come abbiamo visto, si vedono, l’abbiamo scampata bella!
Berlusconi si aspettava il plebiscito per poter dare la spallata definitiva alla già declinante democrazia italiana, è fermo al 35% che è ancora una cifra enorme, ma non è una cifra che gli consentirà probabilmente di fare i suoi porci comodi impunemente! 
Vi aggiorno sul nuovo giornale - il Fatto quotidiano - che abbiamo in programma per settembre, a oggi stiamo sfiorando le 20 mila prenotazioni per gli abbonamenti, aumentano al ritmo di 2 mila al giorno, per prenotarsi bisogna scrivere una mail con i propri dati a questo indirizzo mail: dettofatto@ilfatto.info, avrete tutte le informazioni per abbonarvi a prezzi scontati prima del 31 luglio, questione di qualche giorno vi daremo tutte le modalità e tutte le tariffe in modo che possiate scegliere, per chi non si può permettere un abbonamento tutto di colpo, ci sarà anche la possibilità di pagarlo a rate durante l’anno.
Abbonatevi, l’abbiamo scampata bella, passate parola!

NEL SULTANATO...

05 giugno 2009 ore 19:27 segnala

...SENZA DEMOCRAZIA MA CON TROIE, ZOCCOLE, PUTTANE E PAPPONI

 

Dal blog di Qui Lecco Libera

Alla fine è arrivata. La Questura di Lecco - per istanza del Vice Questore - mi ha denunciato penalmente per violazione degli articoli 650 e 654 del Codice Penale. L’Art. 650 recita: inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità; il 654 è ancora più spassoso: grida e manifestazioni sediziose. Per chi volesse un chiarimento sul senso letterale del termine “sedizioso” può cliccare QUI.

Sono stato denunciato in merito alla contestazione al Ministro della difesa Ingazio La Russa. Mi ero permesso di non inginocchiarmi alla vista dell’uomo di Governo; mi ero addirittura azzardato a gridargli “evviva l’Impunità”, “ipocrita”, “chiedi scusa all’Onu”, “predicate sicurezza celebrando l’impunità del Padrone” eccetera eccetera. Nel Sultanato tutto questo non è previsto. Solo applausi, grida di giubilo e genuflessione facile.

Il clima di repressione di ogni forma di dissenso in Italia, in Lombardia e nella nostra Lecco, si sta facendo davvero insopportabile. L’intimidazione è ormai l’arma prediletta. L’importante è non farsi suggestionare.

Ho scritto una lettera aperta alla città raccontando un pò i fatti accaduti durante la contestazione a La Russa. Al termine ho invitato tutti coloro che sentissero la necessità di tutelare la Libertà d’espressione ed il Diritto di critica ad una manifestazione cittadina di pacifica protesta nel centro della città. L’intento è quello di invitare alcuni personaggi di spessore che possano contribuire affrontando specificamente i due temi in teoria costituzionalmente previsti e tutelati. E’ tutto in cantiere, in breve vi comunicheremo data e modalità della manifestazione.

Precisazione doverosa: non sarà una manifestazione in difesa della Libertà di Duccio Facchini. Sarà un appuntamento che partirà sì dal mio caso personale ma che vorrà arrivare a sviluppare un ragionamento che possa valere per tutti i cittadini ancora non sudditi. Il motivo è molto semplice: visto l’andazzo, un domani, potrebbe capitare a chiunque.

Vi prego di diffondere il più possibile la voce dell’ennesima intimidazione e repressione avvenuta in questa città e della manifestazione che farà seguito. Che all’indifferentismo imperante sopraggiunga un pò di sana indignazione civile!

QUI trovate la lettera aperta. Qualora foste d’accordo, fatela girare il più possibile.

Duccio Facchini

p.s. Ci organizzeremo per essere a Lecco sabato 27 a manifestare insieme a Duccio. Rimanete in contatto.

INTENZIONI DI VOTO

04 giugno 2009 ore 23:20 segnala

Tra due giorni, per la prima volta nella mia vita, sarei potuto andare a votare con entusiasmo, convinto di compiere un gesto utile e importante per il paese. Dico "sarei", perchè non potrò essere presente fisicamente in Italia, quindi il mio voto sarà solamente virtuale. Ma poco conta. Quello che conta è che per la prima volta nella mia vita scorgo candidati in cui si possa riporre una fiducia piena e solida, che ho imparato a conoscere in questi mesi, perchè ho avuto modo di sentirli parlare, di leggere i loro scritti, di analizzare il loro comportamento, di giudicare il loro operato, di verificare la loro coerenza. Tutto questo grazie ad internet, perchè in televisione la loro visibilità è pressochè nulla.

Per la prima volta nella mia vita non mi vergogno di dire chiari i nomi di coloro che voterei se solo potessi essere fisicamente presente al seggio della mia circoscrizione. Sono Sonia Alfano, Luigi De Magistris e Carlo Vulpio, in rigoroso ordine alfabetico. Nessuno di loro appartiene a formazioni politiche.

Tutti e tre sono candidati come indipendenti nelle liste dell'Italia dei Valori. Ma poco conta. Li avrei votati anche se li avesse candidati qualunque altro partito. Purtroppo però, chiunque altro si è guardato bene dal proporre loro una candidatura e questo spiega già di per sè molto bene la situazione politica italiana.

Il più noto dei tre è Luigi De Magistris, se non altro perchè è a lui che, erroneamente, è attribuita la colpa della caduta dell'ultimo traballante governo Prodi. Ho già scritto molto su di lui in altri post e non mi voglio ripetere. La sua vicenda ha dell'incredibile, ma in realtà segue esattamente i binari banali di una normale storia italiana, in cui il magistrato che osa ficcare il naso in faccende troppo delicate e che va a toccare i piani più alti e ineffabili delle Istituzioni, viene dapprima delegittimato, poi calunniato, poi accusato, poi costretto a difendersi in un tribunale, poi umiliato e infine sollevato dal proprio incarico. E' piena l'Italia di queste storie torbide. Solo che una volta le Istituzioni si lavavano le mani lasciando che la manovalanza mafiosa facesse i loro interessi ammazzando i magistrati scomodi. Più scomodi per le Istituzioni che per la mafia. Ora, siccome l'opinione pubblica italiana è morta, o completamente manipolata dalle menzogne di un'informazione pilotata, non hanno nemmeno più bisogno di sporcarsi le mani e procedono alla luce del sole contando nell'inerzia assoluta di un popolo completamente all'oscuro di ciò che avviene nei piani elevati del potere.

De Magistris, come va ripetendo ad ogni conferenza a cui è invitato a parlare e come aveva accertato la procura di Salerno guidata da Apicella (per questo radiato dalla magistratura), aveva scoperto grazie a tre diversi filoni di indagine, Why not, Toghe Lucane e Poseidon, l'esistenza di una nuova P2, ovvero di una rete criminale con sede in Calabria, a cui appartengono, senza distinzione, imprenditori, politici, giudici, magistrati, forze di polizia, servizi segreti, guardia di finanzia e affiliati alla massoneria. Un'associazione a delinquere che gestisce appalti, che pilota processi, che indirizza finanziamenti, che controlla bacini di voti nella più completa illegalità, a braccetto con la 'Ndrangheta. Nella rete di De Magistris sono caduti pezzi grossi, procuratori generali, ministri, governatori. Per questo, una dopo l'altra, gli sono state avocate tutte e tre le indagini, proprio sul più bello, prima cioè di poter chiedere il rinvio a giudizio degli imputati. Gli sono state letteralmente strappate di mano le carte su cui lavorava e sono state messe nelle mani di coloro sui quali stava indagando. E' stato trasferito a Roma e gli è stato assegnato un incarico insignificante al Tribunale del Riesame. E' stato diffamato sui giornali di regime. E' stato insultato da tutto l'arco politico italiano. E infine è stato pure indagato e costretto a difendersi in tribunale.

Ha deciso di smettere di fare il magistrato. Non avrebbe più avuto molto senso, infatti. Ha deciso di portare la sua sete di legalità in Europa al servizio dell'Italia. Lui che ha per anni indagato sui finanziamenti milionari piovuti dalle casse di Bruxelles e spariti magicamente nei buchi neri delle amministrazioni a gestione mafiosa del sud Italia, non potrà che rappresentare un baluardo contro il perpetrarsi di questi sprechi sapientemente voluti e incentivati, che ungono l'associazione Mafia S.P.A. Sono tre le cose che non mi fanno dubitare sulla bontà di un voto dato a Luigi De Magistris. Uno: l'attacco virulento nei suoi confronti portato avanti dal Giornale, a firma di Filippo Facci, nel tentativo di dipingerlo come un povero imbecille incapace. Due: l'enorme fiducia e l'affetto quasi violento che nutre nei suoi confronti Salvatore Borsellino, che rivede in lui la tenacia e la fermezza morale del fratello, morto diciassette anni fa in via D'Amelio. Tre: la sua promessa, nel caso venga eletto, di battersi con ogni forza per arrivare a gettare luce sulla verità delle stragi di Stato del 1992.

Carlo Vulpio è un noto giornalista d'inchiesta. Troppo libero per poter scrivere sui giornali di oggi. Infatti poco tempo fa è stato cacciato dal Corriere della Sera da quel direttore tanto libero e moderatamente antiberlusconiano di Paolo Mieli, oggi sostituito da Ferruccio De Bortoli. Il motivo: aver raccontato un po' troppo di ciò che compariva nel decreto di sequestro degli incartamenti dell'indagine Why Not deciso dalla procura di Salerno. Un vero e proprio dossier di più di mille pagine in cui emergeva uno spaccato impressionante della rete di potere criminale operante in Calabria. E in cui comparivano anche dei nomi, cosa assolutamente censurabile. Vulpio, che aveva seguito fin dai primordi le varie fasi dell'indagine, costituiva una fonte troppo specifica e attendibile e non fosse mai che potesse con i suoi reportage avvalorare le tesi di De Magistris e mettere nei guai il Corriere citando nomi un po' troppo scomodi. "Mastellone" e "Rutellone", tanto per farne due.

E' inutile dire quanto bisogno si abbia oggi di un qualunque sprazzo di informazione. Vulpio, con il curriculum che ha, cacciato dalla stampa italiana, potrà infondere una ventata di freschezza e libertà, utilizzando il palcoscenico europeo: un voto, credo, speso bene.

Sonia Alfano è la figlia del giornalista Beppe Alfano, assassinato la notte dell'8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto. Rappresenta uno dei paladini dell'antimafia, quella vera, che lotta nelle strade e nelle piazze, che si espone e che grida in ogni istante la propria sete di verità. Il suo urlo di giustizia in relazione al delitto che ha colpito suo padre e per cui non si sono mai scoperti i veri mandanti, si è poco a poco esteso ad abbracciare tutti coloro che vogliono avere dallo Stato una risposta concreta per quanto riguarda la lotta alla mafia e l'impegno alla ricerca della verità su troppe stragi dagli autori ignoti. Sonia Alfano è la Presidente dell'Associazione Familiari Vittime della Mafia e come tale porta avanti una battaglia quotidiana e appassionata, mettendoci la faccia e denunciando tutto ciò che puzza di marcio senza fare sconti e senza fermarsi di fronte a nessuno. E' una persona semplice, una mamma come tante che ha deciso di dedicare la propria vita ad un impegno alto e nobile. Saperla al Parlamento Europeo a prendere decisioni che riguardano da vicino il nostro paese mi dà un briciolo di speranza.

Queste sono le mie tre preferenze. Scriverei i loro nomi senza indugio alcuno. Quei tre assieme in Europa sono come un virus. Di quelli capaci di contagiarti e di scardinare dall'interno il sistema. E' il primo passo, ma non si può fallire. Questo voto è un'occasione. Più importante di quanto sembri. L'astensionismo non paga più. Non ci sono più alibi. Questa volta una scelta possibile c'è. Non è questione di destra, di sinistra, di comunisti, di fascisti, di berlusconiani e antiberlusconiani.

E' una questione di persone, che, credo, meritano la nostra fiducia e che possono davvero mettere un sassolino di moralità nell'ingranaggio poderoso del potere.

da Verrà un giorno.blogspot

VOLA CON APICELLA...

01 giugno 2009 ore 12:34 segnala

ROMA - «Quali sono le leggi che regolano l'utilizzo dei voli di stato? Esistono norme che ne dispongono l'utilizzo per spostamenti privati?»

L'INTERROGAZIONE - Lo chiedono i senatori del Pd Francesco Sanna e Paolo Nerozzi annunciando la presentazione di un' interrogazione al Presidente del Consiglio «sull'utilizzo - testimoniato da alcune delle foto sequestrate dalla procura di Roma - di un volo della Presidenza del Consiglio da parte del cantante Apicella per raggiungere villa Certosa». «Chiediamo al Governo di chiarire i costi globali dei voli di Stato dell'ultimo anno - affermano gli esponenti del Pd - e i nomi di tutti i viaggiatori imbarcati dagli aerei della Presidenza del Consiglio negli ultimi dodici mesi che non siano membri di governo o loro collaboratori istituzionali».

DI PIETRO - E sulla vicenda ha parlato anche il leader dell'Idv Antonio Di PIetro: «Questo vizio di utilizzare gli aerei di Stato per andare a vedere le partite, la Formula uno o per andare a fare baldoria in riva al mare deve finire, perché si chiama peculato». Il presidente dell'Italia dei valori, a Termoli, ha aggiunto: «È proprio da questi comportamenti che si vede chi è nelle istituzioni per farsi gli interessi propri e chi è nelle istituzioni per fare gli interessi della collettività. Noi di Idv presenteremo un'interrogazione urgente in Parlamento, perché si faccia subito chiarezza su questa torbida vicenda».

RUTELLI-MASTELLA: ARCHIVIATO - Nel frattempo il Tribunale dei ministri ha archiviato l'inchiesta su abuso d'ufficio nei confronti dell'allora vice presidente del Consiglio, Francesco Rutelli, e dell'ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella. La vicenda riguardava il volo con un aereo dell'Aeronautica militare organizzato da Rutelli, sul quale viaggiava anche Mastella e uno dei suoi figli, nel settembre 2007, per partecipare alla premiazione del Gran Premio di Formula Uno a Monza.

CHI E' STATO? NESSUNO

20 maggio 2009 ore 15:03 segnala
Il commissario e l'anarchico

Buongiorno a tutti, oggi è il primo compleanno di Passaparola, da un anno siamo insieme a farci compagnia con questo appuntamento del lunedì e vorrei parlarvi di una questione che mi è capitata, ma non è un fatto personale, naturalmente riguarda un tema molto importante che è la nostra storia repubblicana, anzi il doppiofondo della nostra storia repubblicana.
Tutto è cominciato qualche giorno fa quando il Capo dello Stato ha ricevuto al Quirinale due vedove simbolo dei ministeri della nostra storia repubblicana, la vedova del Commissario Luigi Calabresi e la vedova dell’anarchico Giuseppe Pinelli, quest’ultimo precipitò dalla finestra della Questura di Milano poco dopo la strage di Piazza Fontana, per la quale era stato sospettato, ingiustamente sospettato in base a quella pista anarchica che la Questura di Milano aveva imboccato a causa di una velina falsa, depistante, trasmessa agli organi di Polizia dall’allora Ministro dell’Interno, in particolare dall’Ufficio Affari Riservati del Viminale, quello che per anni, anni e anni è stato presidiato e guidato da un personaggio molto particolare, il Prefetto Federico Umberto d’Amato.
La velina sulla pista anarchica portò le forze dell’ordine milanesi a imboccare la strada del sospetto nei confronti di Pietro Valpreda che peraltro era stato riconosciuto dal tassista Rolandi e poi si è scoperto che in realtà quel riconoscimento era anche plausibile nel senso che Valpreda somigliava molto a una persona che a buon titolo poteva essere coinvolta in quella strage, poi alla fine dopo una lunga custodia cautelare - all’epoca si chiamava carcerazione preventiva - e dopo molti processi dalle alterne sentenze, venne riconosciuto innocente. Nel frattempo, grazie alle indagini prima condotte da giudici milanesi come Gerardo d’Ambrosio, Emilio Alessandrini, al Giudice Stiz di Trento, si era poi arrivati alla pista autentica, quella vera, quella che poi è stata certificata anche da una sentenza della Cassazione, la pista nera, la pista dei neofascisti, neonazisti di ordine nuovo, in particolare delle cellule venete: Freda, Ventura, Zorzi, questi erano i capi delle cellule venete e della cellula milanese di ordine nuovo.
Il Commissario Calabresi fu indicato come il colpevole dell’assassinio di Pino Pinelli, fu indicato da molti intellettuali in un famoso appello, alcuni dei quali poi hanno chiesto scusa per avere ingiustamente criminalizzato il commissario Calabresi definendolo l’assassinio di Pinelli, il defenestratore di Pinelli e fu proprio lo stesso Gerardo d’Ambrosio a trattare quella vicenda e alla fine a scagionare Calabresi che era stato criminalizzato da una campagna lanciata da Lotta Continua e ripresa da molti intellettuali molto famosi anche di sinistra, che in buona o in cattiva fede, avevano individuato in lui il mostro, colui che aveva individuato la pista anarchica e colui che aveva defenestrato l’anarchico Pinelli. In realtà si è scoperto non solo che Calabresi e Pinelli erano amici, anche perché Pinelli veniva spesso sentito, gli anarchici in quel periodo qualche bomba dimostrativa l’avevano piazzata anche se Pinelli non c’entrava direttamente, quindi si regalavano addirittura dei libri a Natale il Commissario e l’anarchico, ma soprattutto si accertò e lo accertò Gerardo d’Ambrosio, grazie a testimonianze assortite, persino di giornalisti che erano presenti quella sera e quella notte in Questura, sapevano benissimo che nel momento in cui cadde Pinelli dall’ufficio dal Commissario Calabresi, quest’ultimo non era presente nell’ufficio, anzi era in un’altra area del Palazzo, dall’altra parte, molto lontano, quindi non poteva essere minimamente responsabile di quella caduta, caduta che poi fu attribuiti dal Giudice d’Ambrosio a un malore che aveva colto Pinelli che poi era precipitato da una specie di piccolo ballatoio nel quale era andato a fumare, a prendere un po’ d’aria aprendo la porta – finestra dello studio di Calabresi.

Pacificazione di una stagione di stragi

Comunque siano andate quelle vicende, sono vicende molto lontane, quindi è stato molto giusto, positivo che le due vedove di quella stagione si siano ritrovate insieme al Capo dello Stato, nel 40° anniversario della strage di Piazza Fontana, perché a dicembre ci sarà il 40° compleanno di una strage che poi ha cambiato la storia d’Italia e sia Pinelli, sia Calabresi furono le vittime a scoppio ritardato di quella strage dopo le vittime, che invece erano cadute a causa di quella bomba neofascista, perché Calabresi fu lasciato solo dallo Stato durante quella campagna di criminalizzazione che poi armò la testa e la mano dei killer di Lotta Continua. Sapete che per il delitto Calabresi sappiamo chi è stato, sappiamo chi ha guidato la macchina e sappiamo chi ha ordinato quel delitto: quel delitto fu ordinato dal capo del servizio d’ordine di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, fu avallato dal leader di Lotta Continua Adriano Sofri che disse a Leonardo Marino, l’operaio FIAT che era stato un po’ da autista a Sofri e era stato incaricato di condurre l’automobile per accompagnare il killer che era Ovidio Bompressi e Marino prima di accettare di partecipare a un omicidio, visto che mai prima di allora l’organizzazione si era macchiata di attività di questo genere, si era limitata a rapine, a esercitazioni militari ma non a omicidi, Marino prima di andare a Milano a partecipare all’attentato mortale a Calabresi, volle sapere dal leader di Lotta Continua di Sofri, del quale si fidava ciecamente, se anche Sofri era a conoscenza di questo progetto e Sofri gli disse di fare esattamente quello che gli aveva ordinato Pietrostefani e nel caso in cui fosse stato arrestato di nominare un certo Avvocato di Bologna che era un amico dell’organizzazione e allora poi Marino rubò la macchina utilizzata per l’attentato e accompagnò Bompressi che sparò e uccise il Commissario Calabresi in Via Cherubini.
Anche Calabresi fu vittima dunque a scoppio ritardato della stagione che si era creata con la strage di Piazza Fontana e del depistaggio, perché se non ci fosse stato il depistaggio del Viminale dell’Ufficio Affari Riservati che additava la pista sbagliata, quella anarchica per allontanare i sospetti dei neofascisti che erano molto legati a spezzoni dei servizi segreti italiani e soprattutto americani, Calabresi non sarebbe stato indotto a interrogare gli anarchici, non ci sarebbe stato l’interrogatorio a Pinelli, non ci sarebbe stata la tragica morte di Pinelli e quindi non ci sarebbe stata la campagna contro Calabresi e quindi non ci sarebbe stato l’omicidio di Calabresi.
Quindi quella stagione, il nostro Capo dello Stato, molto giustamente ha cercato non di chiuderla, ma di accompagnarla a una fase di pacificazione, purtroppo non tra i protagonisti che sono morti, ma tra le vedove dei protagonisti.

Parole giuste e parole infelici

In quell’occasione il Capo dello Stato ha detto una cosa molto giusta e una cosa molto infelice secondo me. Cito da “Il Corriere della Sera”: "Napolitano e le stragi, manca ancora la verità", dice il Capo dello Stato Giorgio Napolitano “Per attentati come quello di Piazza Fontana - e per quelli che lo seguirono, anche quelli rossi ovviamente perché dopo Piazza Fontana nasce il terrorismo rosso – manca un’esauriente verità giudiziaria anche se nel caso di Milano, Piazza Fontana, procedimenti e inchieste parlamentari hanno identificato l’ispirazione politica". Non è proprio esatto che manchi una verità giudiziaria, è mancata la punizione dei colpevoli, ma la sentenza ultima della Cassazione su Piazza Fontana ha stabilito che gli attentatori facevano parte di Ordine Nuovo, della colonna veneta di Ordine Nuovo e che i probabili complici o responsabili di quell’attentato tra i quali Freda e Ventura non possono più essere processati e eventualmente condannati perché erano già stati assolti nei processi che si sono celebrati negli anni in cui le indagini furono ferocemente depistate, quest’ultimo processo, come quello in corso parallelo per l’attentato di Brescia a Piazza della Loggia, sono invece nati da nuove indagini, da nuovi collaboratori, come Martino Siciliano e come un altro, credo si chiami Carlo Digilio che hanno collaborato con la giustizia che hanno consentito di rifare i processi, purtroppo non più a carico di quelli tipo Freda e Ventura che erano già stati giudicati una volta e già assolti - sapete che in Italia non si può essere processati due volte per lo stesso reato, si chiama "ne bis in idem" questo principio giuridico - ma la Cassazione, questo è importante, pur non potendo mandare in galera nessuno, ci dice che quella era la matrice, quello era l’ambiente e era un ambiente neofascista, neonazista, Ordine Nuovo pesantemente infiltrato da uomini dei servizi segreti americani e italiani, se fossero deviati o meno non mi avventuro perché per esistere una deviazione, deve esistere una direzione corretta, non so se i nostri servizi segreti abbiano mai avuto nella loro maggioranza una direzione corretta, per cui si può parlare di deviazioni, molto spesso le deviazioni sono proprio quelle dei fedeli servitori dello Stato che deragliano rispetto al binario, che è quello principale, che invece in realtà spesso si occupa di coprire queste stragi, questi omicidi politici, perché molto spesso queste stragi e questi omicidi politici sono stati o disposti o avallati o lasciati fare da uomini delle istituzioni, quindi chi è deviato rispetto a cosa non si è mai capito, servizi di sicurezza americani e italiani.
Dice Napolitano: “da allora in Italia si incrociarono diverse trame eversive da un lato di destra neofascista con connivenze anche in seno a apparati dello Stato - parole sante - dall’altro di sinistra estremista e rivoluzionaria, fino al dilagare delle Brigate Rosse, poi prima linea etc. etc.” il Presidente – dice Il Corriere – rammenta i tentativi di creare con le bombe un clima di convulso allarme o disorientamento e quindi una destabilizzazione del sistema, una svolta autoritaria con depistagli, dice il Presidente della Repubblica, di una parte degli apparati dello Stato e poi si augura che almeno nel processo per la strage di Brescia, affiorino verità, come nel caso di Piazza Fontana e giustizia, cioè che qualche colpevole si riesca a condannarlo e a mandarlo finalmente in galera!”
Poi aggiunge, e questa è la parte secondo me discutibile, “per quante riserve si possano nutrire sulle conclusioni raggiunte, non si possono gettare indiscriminati e ingiusti sospetti su chi indagò e sulla Magistratura - e su questo siamo d’accordo, la Magistratura fu a sua volta depistata, - coloro che si occupavano delle stragi sono magistrati valorosi come D’Ambrosio, come Emilio Alessandrini che poi è stato addirittura assassinato dai terroristi rossi, avendo indagato su Piazza Fontana.
La parte discutibile è quella che viene adesso: "il nostro Stato Democratico proprio perché è rimasto democratico e in esso abbiamo vissuto, non in un fantomatico doppio Stato, porta su di sé il peso della verità incompiuta". Napolitano dice: un conto è parlare di questi depistaggi, deviazioni, strategie della tensione etc., etc., un conto è dire che l’Italia è vissuta in un doppio Stato, la teoria del doppio Stato è stata illustrata, sostenuta da molti storici, molti giornalisti, politici, politologi, storici italiani e stranieri che sulla base delle carte hanno notato come in Italia, nella Prima Repubblica e purtroppo anche nella Seconda, ci siano due livelli istituzionali: il livello pubblico, quello che va in scena a beneficio di noi cittadini o forse spettatori e sudditi, è uno stato che professa democrazia, trasparenza, legalità, rispetto della vita, correttezza, dietro le quinte, invece, spesso le stesse persone, spesso altre persone che però appartengono sempre allo stesso Stato, hanno commissionato omicidi, hanno tollerato stragi, hanno depistato indagini su omicidi e stragi, insomma hanno fatto della violenza e dell’omicidio e della strage uno strumento di lotta politica alternativo, rispetto a quello che veniva professato e testimoniano sul palco, sulla scena.

La teoria del doppio Stato

Il doppio Stato è questo, uno Stato di vizi privati e pubbliche virtù, uno Stato che per giunta era a sovranità limitata perché in base a accordi internazionali che qualcuno ha fatto risalire a Yalta in Italia, non poteva darsi l’eventualità che il partito Comunista andasse al governo, naturalmente il Partito Comunista non è mai andato al governo innanzitutto perché non è mai riuscito a vincere le elezioni, il sorpasso ci fu soltanto, se non erro, nella seconda metà degli anni 70, in occasione di un’elezione europea, nelle elezioni politiche il Partito Comunista prese sempre un po’ meno rispetto alla Democrazia Cristiana e comunque non aveva alleati a sufficienza per arrivare al 51%, ma erano già pronti dei piani e questo è stato dimostrato, per impedire al Partito Comunista di diventare partito di governo anche nel caso in cui fosse riuscito a raggiungere democraticamente la maggioranza.
E’ vero che il Partito Comunista per molti anni è stato un partito non democratico, un partito legato all’Unione Sovietica, ma è anche vero che le regole democratiche, purtroppo, devono valere per tutti e quindi è strano che ci fossero accordi internazionali per impedire che anche per via democratica il Partito Comunista potesse entrare nel novero dei partiti di governo.
Colui che stava lavorando per portare il Partito Comunista nell’area di Governo e cioè Aldo Moro, fu rapito dalle Brigate Rosse e ciascuno può pensarla come vuole sul caso Moro, sicuramente ci sono dei libri che segnalano, come quelli di un grande investigatore storico – politico e giornalista come Sergio Flamigni che ha dedicato quasi tutta la sua vita ai misteri del caso Moro e a quei legami, molto probabili tra i pezzi delle Brigate Rosse e pezzi dei nostri servizi segreti o almeno legami inconsapevoli, infiltrazioni da parte dei servizi italiani, dentro le Brigate Rosse, se non per pilotarle, almeno per governare certi loro comportamenti o almeno per sorvegliarli in tempo reale o addirittura per anticiparli e per studiarne le mosse.
Il discorso di Napolitano dunque arriva da un lato alla richiesta di fare verità e giustizia e questo è ineccepibile, dall’altro a negare il fatto che l’Italia abbia vissuto in un doppio Stato, quello pubblico e quello privato, quello che si esibiva e quello che trescava, depistava, uccideva, faceva stragi!
Di questo doppio Stato credo che non ci si possa neanche mettere a discutere, perché è un fatto notorio, nel senso che basta leggere pazientemente sentenze come quella a carico di Giulio Andreotti definitiva, come quella di primo grado a carico di Dell’Utri sulla parte delle trattative tra lo Stato e la mafia e tra esponenti della politica e la mafia negli anni della nascita della seconda Repubblica, ma basta leggere con attenzione la storia della strage di Portella della Ginestra che inaugurò di fatto la Prima Repubblica nei giorni caldi delle elezioni che decisero se l’Italia avrebbe avuto un futuro nell’occidente con la vittoria della Democrazia Cristiana e dei suoi alleati il 18 aprile 1948 o invece se avrebbe avuto un governo del fronte popolare delle sinistre con alla guida Togliatti.
La Portella della Ginestra quindi è una delle pietre fondanti della prima Repubblica, esattamente come la strage di Capaci, quella di Via D’Amelio, quella di Milano, di Firenze e di Roma sono le stragi, purtroppo fondanti della seconda Repubblica, la prima Repubblica è nata dalla Resistenza, della Costituente e lo sappiamo, ma immediatamente all’esordio c’è una bomba, uno sterminio di sindacalisti a Portella della Ginestra, in Sicilia, in Provincia di Palermo, dove a sparare ci sono gli uomini della banda Giuliano, gli uomini della mafia e uomini dei servizi di sicurezza.
Il bandito Giuliano viene usato dallo Stato, ricatta uomini dello Stato che lo hanno usato, un suo parente stretto Gaspare Pisciotta sa tutto e quando Giuliano viene ucciso per il tradimento di Gaspare Pisciotta con i Carabinieri che poi fanno una pantomima e fingono che Giuliano sia morto in un conflitto a fuoco con loro, Gaspare Pisciotta diventa il ricattatore perché anche lui è a conoscenza di tutti i misteri di Portella della Ginestra e dell’assassinio di Salvatore Giuliano e dal carcere dove viene arrestato per l’omicidio di Giuliano, lancia messaggi continui ai politici, a Scelba Ministro dell’Interno dell’epoca e a altri esponenti della politica e delle istituzioni, dicendo so, voglio parlare, finché viene messo a tacere con il famoso caffè corretto al veleno.
Di storie come queste abbiamo.. Sindona che era un altro che poteva parlare e che è stato silenziato con un caffè corretto al veleno, abbiamo le sentenze sulle stragi fondative sulla seconda Repubblica che ci dicono come siano stati condannati soltanto i mandanti diretti e gli esecutori materiali, mentre i mandanti dell’intera strategia stragista politico – terroristica che la mafia mette in atto per conto terzi, uccidendo intanto Falcone che probabilmente è l’unica strage interamente mafiosa, anche se di significato politico di quella strategia, ma dal delitto Borsellino, dalla strage di Capaci alla strage di Via Palestro a Milano, alla strage di Firenze in Via dei Georgofili, alla strage di Roma, alle bombe di Roma alle basiliche di San Giorgio a Cremano, San Giovanni Laterano e poi l’ultima strage, quella che viene all’ultimo momento annullata nel novembre 1993, proprio alla vigilia delle elezioni fondative della seconda Repubblica, quelle che verranno finte 3, 4 mesi dopo da Forza Italia, noi abbiamo la certezza, perché è la certezza giudiziaria, che quei mandanti occulti esterni alla mafia e occulti perché non sono stati trovati esistono e visto che non sono stati trovati sono a piede libero, forse siedono in qualche istituzione importante e forse qualcuno che sa qualcosa siede in qualche istituzione importante e non è un caso forse, se in questi 15 anni ci siamo preoccupati molto più delle stragi altrui, quelle di Alcaida che a noi, per fortuna, finora non ha fatto danni, invece di occuparsi delle stragi nostre, dei morti nostri, dico i morti che gridano ancora giustizia da sottoterra a Firenze, Milano, Roma e Palermo.
Quindi che esista questo doppio Stato con buona pace del nostro Capo dello Stato è un dato di fatto e è addirittura un fatto notorio, lo sanno tutti, per leggere la continua doppiezza di Stato e doppio Stato, andatevi a vedere uno splendido libro che vi ho già segnalato più volte, “Il ritorno del principe” di Roberto Scarpinato, intervista a Saverio Lodato pubblicato da Chiare Lettere.
Napolitano legittimamente ritiene che il doppio Stato non c’è, e è fantomatico, naturalmente in un paese democratico ci si domanderebbe: A) com’è possibile che il Capo dello Stato, non un giornalista, possa dire che pezzi delle istituzioni hanno depistato stragi, hanno lavorato in un’oscura strategia della tensione per creare un clima di allarme, per destabilizzare il sistema, per una svolta autoritaria, per nascondere i veri colpevoli, quale Presidente della Repubblica di quale paese democratico potrebbe dire del suo paese quello che ha detto giustamente il nostro Capo dello Stato, quindi il fatto che l’Italia sia un unicum per la sua storia e per l’uso del delitto del crimine come strumento di lotta politica, è un fatto, nella sentenza Andreotti si scrive che Andreotti andava a discutere dell’omicidio di Mattarella prima che venisse perpetrato e dopo che era stato perpetrato e con chi ne discuteva? Con il mandante dell’omicidio Mattarella, Stefano Bontate allora capo della mafia, senza ricordarsi di avvertire Mattarella.
Questo è doppio Stato, non c’è niente altro da dire, si chiama doppio Stato, il Capo dello Stato ritiene che sia fantomatico e dicevo: affari suoi! Nel senso che non spetta al Capo dello Stato raccontare la storia d’Italia, la storia d’Italia la raccontano gli storici, la cercano gli storici, facendo funzionare il loro libero diritto di ricerca, di pensiero, di critica, la cercano di giornalisti, i cittadini, gli archivisti, i politici, i politologi, chi fa la storia non la può scrivere nelle democrazie, è nelle dittature che c’è la storia ufficiale l’ipse dixit, l’ha detto il Capo dello Stato, la storia è questa e noi storici di regime ci mettiamo a 90 gradi, obbediamo e ci facciamo mettere il timbro dello Stato sulla nostra storia di Stato, ma la storia di Stato è qualcosa di terribile, di sovietico, di autoritario! Era Mussolini in Italia che voleva fare la storia e anche scriverla contemporaneamente!

Se lo dice il Quirinale, allora è vero

Da noi la cronaca dell’ippica non la può scrivere il cavallo ovviamente, quest’ultimo corre e ci sarà qualcuno che racconta come ha corso. Invece un giornalista, fino a qualche settimana fa vicedirettore del Correre della Sera Pierluigi Battista, prende quella frasetta di Napolitano, trascurando le altre, per fargli dire che gli storici devono smetterla di cercare le prove del doppio Stato perché? Perché l’ha detto Napolitano, il Quirinale affondò l’ideologia del doppio Stato e qui fa una lunga lista di storici che dovrebbero intanto vergognarsi per quello che hanno sostenuto in questi anni e poi dovrebbero smetterla con queste dietrologie, fa i nomi di Sergio Flamini peraltro chiamandolo Flamini mentre si chiama Flamigni, non sa neanche come si chiama la persona con cui sta polemizzando, Giuseppe Lupis che ha fatto dei bellissimi libri di storia sui servizi segreti italiani, Aldo Giannuli, i fratelli Cipriani, Giovanni, Fasanella, Sandro Provvisionato, Dimitri Buffa, Nicola Arano, Carlo Lucarelli se la prende anche con Lucarelli e dice “basta” il Capo dello Stato ha suonato il silenzio, quindi statevi zitti!
Ipse dixit è una cultura un po’ autoritaria, ricorda il Ministero della verità del 1984 Orwell il Ministero della Verità, decide lui quali sono le verità vere, quali sono quelle false, decide il governo quali parole dobbiamo usare, infatti la pace diventa guerra, decide lo Stato, la storia e addirittura il vocabolario!
Vado alla fiera del libro, dico che questa cosa mi sconcerta, vedere un giornalista o un iscritto all’ordine dei giornalisti, che invita gli storici e i giornalisti a smetterla di fare ricerche e a mettersi a 90 gradi sulla storia ufficiale che è stata sancita, secondo lui, dal Capo dello Stato, esplode il finimondo! Ricordo anche alla fiera del libro che Giorgio Napolitano era stato protagonista da un’altra infelice dichiarazione, quando era diventato il primo Ministro dell’Interno comunista e non democristiano della storia d’Italia, nel 1996 nel primo Governo Prodi, appena insediato al Viminale il 23 aprile, proprio nell’anniversario della strage di Capaci, aveva detto a Lucia Annunziata “mi impegno alla massima trasparenza… ma non vado lì per aprire armadi… farò tutto quello che sarà necessario per risolvere la trasparenza, ma non intendo rifare la storia di 50 anni, non vado a fare indagini retrospettive” valeva la pena di portarci un ex comunista al Viminale per sentir dire delle cose che avrebbero potuto dire anche Cossiga e Andreotti, tanto valeva lasciarci Cossiga e Andreotti che gli armadi li avevano tenuti chiusi per 50 anni! Si sperava che un ex comunista li aprisse, invece lui tende subito a rassicurare che lui gli armadi non li apriva!
Su “Il Corriere della Sera” esce un articolo delirante e dice “Doppio Stato, attacco show di Travaglio, un attacco violento a Giorgio Napolitano” per avere io citato una frase che ha detto Napolitano “vilipendio” semmai è “autovilipendio” dopodiché c’è scritto che nell’incontro che era organizzato da Micromega, non c’è stato il contraddittorio, non mi ero portato qualcuno a parlarmi sopra a interrompermi e a insultarmi come di solito vorrebbero fare questi signori!
Dopodiché sotto si scrive che la mia teoria ricorda il Ministero della verità di Orwell con un ribaltamento totale della realtà, perché nel Ministero della Verità di Orwell non c’è nessuno che fa ricerche libere, io invece ho chiesto che si continui a fare ricerche libere sul doppio Stato anche se il Capo dello Stato non gradisce! Quindi ho detto esattamente il contrario, è chi interpreta le frasi del Capo dello Stato come la fine delle ricerche storiche che dovrebbe essere accusato di avere nostalgia per il Ministero della Verità di Orwell ma comunque questo per dirvi come viene fatta l’informazione su quello che passa per essere il primo quotidiano italiano!

Quando Napolitano non voleva aprire gli armadi

Ieri sera mi chiama Aldo Giannuli, quest’ultimo è uno storico, un’analista, è stato consulente della Commissione stragi, è uno dei massimi esperti dei misteri d’Italia e mi ricorda una cosa che mi ero dimenticato, intanto mi dice che aveva scritto una lettera al Corriere della Sera per rispondere a Battista, ma dato che sul Corriere della Sera vige il contraddittorio, non gliel’hanno pubblicata, e allora l’ha pubblicata sul suo sito che chiunque voglia consultare è aldogiannuli.it, ma soprattutto Giannuli mi ha ricordato in quale contesto il Presidente della Repubblica attuale nel 1996 Ministro Dell’Interno aveva detto “non aprirò gli armadi, non vado lì a aprire gli armadi” il contesto era che Federico Umberto d’Amato, il vecchio capo dell’ufficio affari riservati, quello della velina depistante di Piazza Fontana sulla pista anarchica, ancora vivo nel 1996, nei giorni della nascita del Governo Prodi aveva detto: ah Napolitano Ministro dell’interno, l’abbiamo tenuto sott’osservazione per 30 anni, è una brava persona! E’ una dichiarazione che poteva sembrare anche un messaggio un po’ così, sta di fatto che dopo quella dichiarazione un po’ così, Napolitano si sente in dovere di dire: ah vado lì ma non apro gli armadi! Cosa succede? Che pochi mesi dopo, il primo agosto 1996 Federico Umberto d’Amato muore e guarda un po’ la combinazione, esattamente una settimana dopo, lui muore il primo agosto, l’8 agosto viene trovato sulla circonvallazione dell’Appia a Roma un pezzo dell’archivio segreto del Viminale, un po’ di quegli armadi che Napolitano aveva giurato di non essere arrivato lì per aprirli e lì c’era di tutto e di più!
Napolitano fa una brutta figura perché trovano degli armadi non appena lui ha detto: non vado a aprire gli armadi perché non ce ne sono! Allora lì è un po’ a disagio e dice: non farò sconti a nessuno, farò piena luce… nomina una Commissione di inchiesta interna, dicendo che poi tutto ciò che è stato trovato, tutti i risultati di questa Commissione di inchiesta saranno pubblici.
Purtroppo però dopo qualche mese, quando la Commissione interna consegna la sua relazione alla Commissione stragi sull’archivio dell’Appia, si scopre che è tutto segretato, addirittura per i consulenti della Commissione stragi, i quali di solito possono andare a consultare anche i documenti top secret con l’autorizzazione e prendere appunti.
Per quelle carte dell’Appia e la relazione su quelle carte dell’archivio riservato dell’Appia, invece il Ministro dell’Interno, presieduto da Napolitano aveva stabilito che non potessero portarsi neanche un foglio per prendere appunti i consulenti che consultavano quelle carte, potevano soltanto guardarle, dovevano scrivere a che ora avevano iniziato a guardarle e a che ora avevano smesso di guardarle e dovevano dire carta per carta quelle che guardavano, il tutto sotto la sorveglianza di un Carabiniere.
Dopodiché data un’occhiata veloce a questa montagna di centinaia di carte, tutto è rimasto segreto e segretato per sempre, ci furono poi degli altri ritrovamenti di altri pezzi di quegli archivi riservati in altri sottoscala etc., etc., insomma si ebbe l’impressione che non solo Napolitano non fosse andato lì per aprire gli armadi, ma a giudicare dalla segretezza con cui aveva protetto quelli che si erano scoperti, fosse arrivato lì addirittura per dare un altro giro di chiave a quegli armadi!
Naturalmente appena ho parlato, ho toccato evidentemente un nervo sensibile perché tramite ambienti del Quirinale, sapete come fa il Quirinale a rispondere, non dice mai “Napolitano dice” da ambienti vicini al Quirinale fanno osservare che è stata garantita massima pubblicità e trasparenza, per nulla al mondo! Massima segretezza come ha appena dimostrato Giannuli, leggerete il suo testo sul suo blog.
Ieri è uscito l’ultimo furbo della nidiata che è Fassino che ha fatto una dichiarazione “ancora una volta Marco Travaglio ricorre a ricostruzioni fantasiose, giudizi sommari e espressioni offensive nei confronti del Capo dello Stato per accreditare presunte verità prive di qualsiasi reale fondamento, fortunatamente – aggiunge Fassino esprimendo solidarietà a Napolitano – la stragrande maggioranza degli italiani sa quanto Giorgio Napolitano in tutti gli incarichi politici e istituzionali, si sia sempre ispirato al rigore” è una frase che Fassino avrebbe potuto pronunciare a proposito di qualunque altra cosa, perché non ho detto nulla di tutto ciò che lui mi attribuisce, mentre Fassino naturalmente non sa quello che avevo detto, non sa a cosa mi riferivo, nessuno ha sentito il bisogno di andare a verificare che cosa avevo detto e magari un giorno, non dico a Fassino perché sarebbe troppo, ma a qualcuno che sia veramente interessato alla nostra democrazia, verrà la curiosità di domandarsi a eventuali superstiti o loro eredi, che fine hanno fatto quelle carte secretate nel 1996 con il Carabiniere di piantone e la chiave chiusa a doppia mandata, passate parola!