Faceva freddo nel bosco, soprattutto l’umidità che saliva dal muschio umido le intirizziva i piedini. Gina sognava il calduccio del caminetto, ma se non si sbrigava a raccogliere la legna, si faceva buio e poi la strada di casa diventava pericolosa, perché sconnessa, e con il suo piccolo carico di legna, poteva inciampare. Gina viveva proprio sul confine del piccolo bosco insieme all’anziana nonna. I suoi genitori lavoravano all’estero, in Germania perché al paese non c’era futuro, nessun lavoro degno di essere chiamato tale. Le lettere erano rare, la vecchia nonna scriveva male e anche i genitori forse faticavano. Il telefono in casa non lo avevano e quindi si sentivano di rado, poche volte all’anno quando andavano al piccolo bar del paese.
Era freddo, il 23 dicembre, quasi Natale, pensò Gina. Un altro triste Natale che passava con la vecchia nonnina. Raccolse ancora un po’ di legna. Così poi stavano al calduccio, poteva metterne su tanta e fare un bel fuoco, cuocere sulla brace la polenta che era tanto buona con un pezzetto di formaggio, ne avevano ancora di pecorino comprato dalla signora che passava ogni tanto in paese. Non è che se la passavano troppo bene lei e la nonna, ma quando arrivavano le lettere c’erano sempre dei soldini e allora facevano la spesa in grande, oddio soprattutto il necessario ma anche qualche cosina di goloso, perché anche a nonnina piaceva un pò di dolce ogni tanto.

Si guardo intorno. Il bosco era silenzioso ma stando attenta sentiva qualche bestiola che si muoveva furtiva tra la vegetazione. Piccoli rumori, poi le sembrò di udire il classico hu-u-ou di una civetta e decise che era ora di andare verso casa. Quei rapaci uscivano nel tardo pomeriggio, ma cacciavano soprattutto di notte, belli le sembravano, ma Gina adorava ogni bestiola, e passava tantissimo del suo tempo libero proprio nel bosco, anche curando quando poteva qualsiasi bestiolina trovava ferita. L’ultimo era stato uno scoiattolo che si era ferito ad una zampetta, ma fortunatamente non era grave, aveva semplicemente ripulito la ferita e l’aveva liberato. Si incamminò lentamente verso casa, facendo attenzione dove metteva i piedini. Una caduta sapeva poteva essere pericolosa, se per caso si fosse fatta male sarebbe passato tanto tempo prima che sua nonna venisse a cercarla, poi figuriamoci prima che potesse arrivare aiuto.
Camminava quindi con cautela, guardando e assaporando la bellezza del bosco, la tranquilla e dignitosa maestà dei suoi alti fusti, i cespugli, e più giù i pungitopo con le belle palline rosse. Giorni addietro ne aveva fatto un bel mazzo che aveva messo nel mezzo del tavolo di cucina. Rallegrava tanto e le sembrava più Natale. Aveva fatto anche una corona che aveva appeso alla porta, adornandola con rami, pigne, i pungitopo e altri, anche rametti di ginepro, con le bacche color blu/quasi viola, con il suo profumo fresco e pungente.

Arrivò piano vicino a casa e già da lontano notò che c’era più luce del solito che veniva dalla piccola casetta. Sua nonna era solita stare anche al buio, alla sola luce del caminetto. Il cuore cominciò a batterle più forte, che non sia capitato niente alla sua adorata nonnina pensò. Accelerò ancora di più il passo e vide che davanti casa c’era una macchina. Questa era una cosa talmente strana che si spaventò veramente. Lasciò cadere il suo carico di legna e si mise a correre verso la casetta più veloce che riuscì, col cuore che le batteva forte, il respiro affannoso e un dolore che le prese il petto e anche la testa. Ma quando arrivò che vedeva bene la porta aperta della casetta si accorse che nell’apertura, contro la luce che filtrava dall’interno c’era una figura familiare. Erano passati 2 anni da quando aveva visto l’ultima volta suo padre ma non poteva sbagliarsi. Papà, urlò forte, e lui la vide e si mise a correrle incontro, e immediatamente anche sua madre si affacciò sulla porta. Si trovarono tutti e tre sulla piccola stradina abbracciati e piangenti.
Suo padre si riprese per primo, la prese in braccio e con l’altro intorno alle spalle della mamma si avviarono verso la casetta. Nonna era sulla porta, tutti avevano gli occhi lucidi. I genitori di Gina, dopo tanti sacrifici e lavoro sodo avevano preso 10 giorni per passare le feste a casa, con tutta la piccola famigliola riunita. Avevano portato tante cose buone da mangiare, compresi quei dolcetti che sapevano piacere tanto alle due persone a loro più care, e anche una bella bambola per Gina. Vista la lentezza della posta avevano deciso di fare una sorpresa. Tale era stata. La sorpresa più grande, la più bella nella breve vita di Gina.
