Minacce razziste a passeggera da parte di un congolese

08 settembre 2018 ore 22:20 segnala
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Un congolese, “RIFUGIATO POLITICO (?)” sale sul treno senza biglietto e offende e minaccia una passeggera - giornalista parlamentare - “colpevole” di averlo informato di provvedere per evitare la multa dopo l’intervento del capotreno.
Lui, invece di spiegare, la aggredisce verbalmente con offese razziste e minacce: “tu parli, ma se stavi al mio Paese ti avevo già picchiato”, oppure “scendi che ti faccio vedere”; come se, essendo donna, fosse un delitto aver parlato . La reazione violenta del congolese a sua volta suscita la reazione della giornalista che non si lascia intimidire e rimane al suo posto. Nessuno interviene anzi una signora, impaurita dall’uomo, cerca addirittura di zittire la giornalista.

È ovvio che siamo di fronte ad un'arroganza senza limiti che può manifestarsi unicamente quando una persona si sente protetta.
Ma, al di la di questo, bisogna dire chiaramente che questi comportamenti derivano in primo luogo dalla cultura dell'individuo che li manifesta. Una cultura a noi estranea, per non dire aliena. Una cultura che non rispetta la donna al punto di usare violenza su di essa se si permette di parlare alla pari.
Una cultura simile non merita neanche di essere presa in considerazione da chiunque abbia a cuore la nostra civiltà. Però, in Italia, qualcuno è talmente convinto che sia possibile l'integrazione tra culture opposte al punto d'aver messo in atto una sorta di “esperimento” nel tentativo di dimostrare che l’integrazione tra culture diverse possa avvenire pacificamente.
Purtroppo, però, queste persone non si accorgono, o fingono di non accorgersi, che l’esperimento a già una storia decennale in Europa e che, a quanto pare, sta risultando fallimentare la dove è stato attuato. Basta leggere la cronaca europea per convincersi dell’impossibilità di integrazione degli immigrati; in modo particolare i musulmani.

Tornando al fatto iniziale, va detto che questo tipo di comportamento sta a dimostrare due cose:
gli immigrati, non solo i clandestini - che siano politici, economici o semplicemente per aiuto umanitario - non hanno nessuna intenzione di integrarsi;
conseguente al primo, sono determinati, non solo a non rinunciare alla propria cultura, ma addirittura intendono vivere in base alle proprie leggi, e pertanto ad imporle, la dove vengono ospitati.
Vale a dire che i cosiddetti rifugiati politici, o comunque quanti migrano in Europa dall'Africa - e in particolare i musulmani -, non hanno nessuna intenzione di ritornare al loro paese d'origine. Ma, piuttosto, il loro intento è quello di stabilirsi in Europa con lo scopo di trasformarla attraverso la legalizzazione della loro cultura; e questo non avverrà pacificamente.
Concludendo, le due frasi riportate non sono semplicemente offensive, razziste e minacciose, ma indicano, sia la volontà di chi vuole affermare la propria identità -sia nel caso specifico che in generale; che quella di imporla.
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08/09/2018 22:20:12
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