Brutta Italia, pessimo gioco e disastrosa telecronaca.
Non poteva esserci una serata peggiore.
Ecco la sintesi di una nazionale che mai in questo europeo ha dimostrato di avere uno spessore da grande squadra.
Tutto agonismo, ma non basta.
Ormai si celebra la fine di un biennale fallimentare condotto da Donadoni.
Un uomo che non ha saputo dare un volto a questa nazionale.
Una squadra che davanti ad una buona Spagna non ha saputo incidere.
Toni
era smarrito, Perrotta girava a vuoto, Aquilani non ha mai influito
qualitivamente, De Rossi quasi stremato, Ambrosini buono solo nella
quantità e Cassano spaesato.
Con tutta la dinamicità e l’agonismo messo in campo dai ragazzi, l’Italia non ha praticamente fatto nulla e né tantomeno subito.
Da ciò mi stupisce anche come la Spagna non abbia chiuso la partita prima.
Ma
tornando a questo disastro degli azzurri, mi chiedo se questo è il
volto da dare ad una nazionale che due anni prima aveva vinto un
mondiale a testa alta.
Penose le considerazioni
dei commentatori della RAI, quasi tutti uniti nel sostenere che
l’Italia è uscita a testa alta e che la causa maggiore di questa
sconfitta sarebbe nelle assenze di Pirlo e Gattuso, gli stessi che però
hanno perso miseramente contro gli Olandesi.
Colpa loro? No, affatto.
La colpa è di come è stata costruita questa squadra, senza un’identità da detentrice di un titolo mondiale.
Donadoni ha pensato bene di costruire una squadra alle spalle di Toni: lancio lungo e che questo ci salvi.
Toni era visto come il Lucarelli nel Livorno e a sprazzi la nostra Italia ha ricordato quel Livorno.
Uno
schema di gioco umile rispetto alla qualità che questa squadra può
dare, che secondo il mio punto di vista è alla pari di un Brasile,
Francia ed Argentina.
Le altre sono un gradino sotto.
Veritiere
soltanto sono le considerazioni di Galeazzi: <<Perrotta senza
Totti scompare. Perrotta riesce a dare il meglio di se nel gioco di
Spalletti.>>
Galeazzi si rifà soprattutto al Perrotta visto
nei mondiali, quello che con la presenza di un certo Totti dava più
sostanza in fase offensiva e tutto ciò grazie al modulo camaleontico
che Lippi riusciva a dare a questa nazionale.
In campo, però, Donadoni
ha sempre risposto con questo modulo che può esser valido in una
provinciale, quella che contiene nella sua rosa una punta di diamante e
nulla di più.
Davanti a giocatori strapagati si deve pretendere una
qualità ed una superiorità che con Lippi si è vista sin dalla prima
partita.
Fortunatamente gli opinionisti della RAI non hanno voce
in capitolo davanti alle testate giornalistiche che domani non avranno
pietà su questo CT decisamente non all’altezza.
Abbiamo perso giustamente, meritatamente e non abbiamo lasciato un segno positivo in questo europeo.
Non
esprimo amarezza, anzi sono contento, perché l’incubo Donadoni sta
volgendo al termine e perché questa Italia non meritava nemmeno di
passare il girone.
Ridateci un allenatore professionista e forse
possiamo rivedere quei giocatori che potranno pure essere discussi, ma
che alla fine fanno sempre la differenza nelle loro squadre.
Donadoni
non lo potrà mai capire, perché non ha mai allenato una grande squadra
e soprattutto perché non è in grado di saper gestire i campioni: in
primis quelli in campo, poi a seguire quelli che ha lasciato
inspiegabilmente a casa.
Vattene Donadoni, per il bene della nazionale campione del mondo.
Ale