
La definizione tratta da Wikipedia (ormai assurto a fonte primaria di informazione) è la seguente: "La
Felicità è una condizione (
emozione) fortemente positiva, percepita soggettivamente, sempre secondo criteri soggettivi. - L'
etimologia
fa derivare felicità da: felicitas, deriv. felix-icis 'felice', la cui
radice "fe-" significa abbondanza, ricchezza, prosperità. - La nozione
di felicità, intesa come condizione (più o meno stabile) di
soddisfazione totale, occupa un posto di rilievo nelle dottrine morali
dell'antichità classica, tanto è vero che si usa indicarle come
dottrine etiche eudemonistiche (dal greco
eudaimonìa ) solitamente tradotto come "felicità". Tale concezione varia, naturalmente, col variare della visione-concezione del mondo (
weltanschauung) e della vita su di esso".
Io ho una teoria sulla felicità che è la seguente.
Ognuno di noi possiede un quantitativo standard di felicità giornaliera.
Attraversare periodi "felici" significa trascinare dal futuro al presente una certa quantità di felicità incrementando quella attuale a scapito di quella futura.
Questo spiega perchè attraversiamo momenti ciclici alternati di felicità e matematica successiva infelicità.
E anche perchè quando siamo felici abbiamo paura più di quando siamo infelici, proprio perchè inconsciamente sappiamo che prima o poi dovremo scendere dal picco.
Paradossalmente converrebbe non fare niente per migliorare la propria esistenza e godere pedissequamente di una situazione di serenità costante. Senza picchi in un senso o nell'altro.
In realtà non credo sia così.
Siamo dotati di un sistema automatico che da un lato esalta i momenti belli conservandoli nel tempo (anzi esaltandoli) e dall'altro tende a farci dimenticare quelli brutti.
Quando, infatti, pensiamo ad un periodo passato della nostra vita tendenzialmente conserviamo, salvo casi estremi, un buon ricordo e un senso di nostalgia...proprio perchè tendiamo a ricordare solo i momenti migliori.
Questo significa che chi vive una vita piatta senza far nulla per vivere dei picchi di felicità, al termine della propria esistenza avrà solo pochi ricordi per i quali sarà valsa la pena vivere mentre chi si sarà prodigato ad accumulare periodi di felicità potrà gioire di molti ricordi positivi dimenticandosi di quelli (matematicamente succedutesi) brutti.
Che ne pensate?
La posso brevettare? ;)
Ale