1985 l’anno della mia maturità. Ero fidanzato con una mia compagna di classe bellissima che conoscevo praticamente da sempre. Si chiamava Maria Elena ma per tutti era la Pila, diminutivo del suo aristocratico cognome polacco che un meraviglioso soldato aveva portato in terra Italica. Visto che i nostri cognomi erano l’uno dopo l’altro, il giorno degli orali era il medesimo, lei prima ed io subito dopo. Soddisfatti entrambi per come avevamo risposto (lei molto piu brava di me prese 60 e io 45) non indugiammo molto in festeggiamenti perché avevamo immediatamente un treno da prendere destinazione Roma, o meglio, destinazione stadio Flaminio. Eh si, se poche cose ci accomunavano caratterialmente,una invece ci univa quasi in maniera maniacale: la passione per Baglioni. Non so dire quante ore passavamo ad ascoltarlo e quante melense frasi delle sue canzoni ci siamo scambiate scritte sulle cartine delle Brooklyn ma tanto è. Il caro Humberto, suo papà, persona unica e di una intelligenza poliedrica che mai ho più ritrovato ed a cui mi legava una ammirazione sconfinata anche per la sua innata eleganza, ci accompagnò in stazione dove un treno ci aspettava. Arrivati a Roma, pur avendo un fratello che già ci abitava da anni, decisi di andare in un albergo di via Rasella per poi muoverci per le vie della Roma vecchia, sempre con il naso all'insù e la mano nella mano. Eravamo belli veramente, fidanzati da 4 anni ma legati da un insieme di cose che ci rendevano sicuramente particolari. Cenammo a Trastevere con Giovanni (il fratello romano) per poi tornare in albergo nell'attesa del giorno successivo. Dormimmo poco ma non per il doveroso trasporto adolescenziale di stare finalmente liberi nello stesso letto senza timore di essere sorpresi (cosa che accadde in effetti alcune volte con comprensibile imbarazzo dei protagonisti) quanto invece per l’ansia del concerto che sognavamo da tempo. Baglioni in effetti per 5 anni era sparito dalla circolazione e il nostro amore aveva dovuto reggersi su canzoni vecchie e ascoltate sino allo sfinimento. Poi nel 1990 uscì Oltre, meraviglioso doppio album dove si regalò alla storia musicale un apice mai più raggiunto e nemmeno sfiorato nelle successive sue produzioni, album a cui seguì il mega concerto con palco al centro che appunto stavamo raggiungendo per ridare anche aria nova al ns repertorio di frasi da citare nelle ns esternazioni amorose. Alle 9 eravamo già in giro, alle 12 a pranzo in una trattoria sulla via Flaminia e alle 14.30 già sotto lo stadio. Calcolando che i cancelli aprivano alle 18.30 di tempo ne avevamo ma la paura di perdersi ogni prezioso istante la fece da padrona e così ci unimmo a quelle migliaia di persone che come noi inseguivano forse un sogno invece che un semplice cantante. Avevamo biglietti di tribuna ma l’anticipo voluto e l’avvenente capacità della Pila ci permise di sgattaiolare nel prato sino a raggiungere la prima fila su uno dei 4 lati di quell'incredibile palco. Quando le luci si abbassarono noi ci abbracciammo e così siamo rimasti per tutto il concerto, senza parlarci ma cantando a squarciagola ogni singola canzone nuova o vecchia che fosse. Poi arrivò il tempo proprio di questa canzone e allora, da ingenui ragazzi con una vita ancora da vivere e con il sapore del latte ancora nella bocca, ci staccammo dall'abbraccio e ci promettemmo che quel momento sarebbe stato per sempre...Fu bello, fu il primo giorno in cui diventammo adulti, in cui la maturità non era solo un esame ma un traguardo esistenziale. Dopo quel concerto, Tornammo al nostro mondo reale e le ns strade, con l’Università, si allontanarono per sempre ma ogni volta che passano questa canzone non posso non ricordare quell'esame, quel treno, quel concerto ma soprattutto lei... 1991/2020 oggi, stesso giorno quasi trent'anni dopo.
PS: qualche anno dopo, questa stessa canzone mi accompagnerà in tante albe lampedusane passate a credere che la strada tra Bergamo e Mantova potesse essere breve per chi la percorreva con il cuore o sotto un cielo stellato della Val Ferret a Courmayeur...
ricordo del passato
20 luglio 2020 ore 10:13 segnala84806811-408c-40b2-ad45-58f490ada56a
1985 l’anno della mia maturità. Ero fidanzato con una mia compagna di classe bellissima che conoscevo praticamente da sempre. Si chiamava Maria Elena ma per tutti era la Pila, diminutivo del suo aristocratico cognome polacco che un meraviglioso soldato aveva portato in terra Italica. Visto che i...
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20/07/2020 10:13:39
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