(Dentro)
“Siete voi due?”
“Ehm... sì, beviamo qualcosa...”
“Prego, accomodatevi pure là...”
“Sì, ecco... non potremmo metterci da quell’altra parte, sui
divanetti? Sa, odio le sedie, preferisco il morbido...”
“Ti prego, non cominciare...”
“Certo, si figuri, guardate che non è un problema!”
“La ringrazio...”
“Bene, qui può andare?”
“Uhm... non è che ci sarebbero dei posti vicini alle
finestre? Sono un po’ claustrofobico, mi perdoni...”
“Allora... guardi là, può andare? Proprio di fianco alla
nostra vetrata”
“Santo cielo, ma la vuoi piantare?”
“Ma che vuoi? Ehm... sì, grazie, va benissimo signorina...”
“Perfetto allora...”
“Mi perdoni, una cosa soltanto...”
“Dica...”
“La vetrata dove si affaccia? Insomma che cosa si vede
fuori?”
“Cosa si vede? Ecco, sì... dà sul nostro parcheggio, perché?”
“No no, non se ne parla...”
“Scusi?”
“Oddiosanto, mi stai mettendo in imbarazzo, vuoi piantarla
per favore?”
“Ma cos’hai ancora? No... mi scusi signorina, è che guardare
un parcheggio mentre bevo un caffè mi dà uno strano senso di angoscia, di
staticità: tutte quelle macchine ferme... terribile...”
“Oddiosanto...”
“Senso di angoscia? Certo signore... Forse dovrebbe essersi
liberato quel tavolino, vicino a quella piccola finestra... Ha qualche problema
con le piccole finestre?”
“Ecco, adesso ti prende per il culo anche lei, sei
contento?”
“Senti ma vuoi stare zitta? No signorina, nessun problema, va benissimo”
“Bene signori, se volete accomodarvi... Da qui si vede il parco giochi, per cui nulla
di angosciante...”
“Quindi bambini?”
“Sì, bambini...”
“Oddio ci risiamo...”
“No è che...”
“Che cosa signore? Che cosa la disturba dei bambini? Guardi
che abbiamo i doppi vetri e non si sente alcun rumore...”
“No, non è per il rumore...”
“Oddiosanto, non dire la cosa della metafora...”
“... ma ecco, guardare bimbi innocenti mentre sto seduto a
bere un caffè, non so... vederli mi fa pensare a com’ero... a com’eravamo anzi,
e di riflesso a come siamo diventati e quindi a cosa saremo, cosa saremo alla fine, capisce? Quei piccoli
angioletti - mi lasci dire signorina - sono una paradossale, moccolosa metafora
di morte, si fidi”
“L’ha detta, l’ha detta cazzo...”
“Una... metafora di
morte signore?”
“Senta, non ci faccia caso, il mio ragazzo...”
“Hey ma che fai? Vuoi farmi passare per scemo?”
“Signori... da quel che vedo forse il nostro locale non è
sufficientemente attrezzato per le vostre... esigenze...”
“No, davvero, non c’è problema. Ci metteremo dove vuole
signorina, lo deve scusare... qui va benissimo... signorina?”
(Fuori)
“Lo dovevi proprio fare, vero? Possibile che ogni cosa sia
un problema per te?”
“Scusa, ma è...”
“... più forte di te, lo so tesoro... “
“Torniamo in macchina?”
“Certo... Perlomeno non le hai detto se poteva togliersi la
molla per capelli perché ti ricordano delle orribili vagine dentate...”
“Ma sai che ero lì per dirlo? Certo che ormai mi leggi nel
pensiero... “
“Come no...”
“Allora, vuol dire che un po’ mi ami, eh?”
“Sali in macchina idiota”
(Dentro)
La cosa della metafora
29 maggio 2009 ore 18:30 segnala10871324
(Dentro)
“Siete voi due?”
“Ehm... sì, beviamo qualcosa...”
“Prego, accomodatevi pure là...”
“Sì, ecco... non potremmo metterci da quell’altra parte, sui
divanetti? Sa, odio le sedie, preferisco il morbido...”
“Ti prego, non cominciare...”
“Certo, si figuri, guardate che n...
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29/05/2009 18:30:59
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sclerotica 31 maggio 2009 ore 22:14
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Durden 31 maggio 2009 ore 22:41
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meteta 14 giugno 2009 ore 22:31
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Dreaman2 14 giugno 2009 ore 23:42
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DirittoRovescio 21 luglio 2009 ore 10:54
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