
Il pensiero fugge verso l’azione poi si rigira su sé stesso e riparte nella logica della distanza, fremendo, sussurrando, gemendo. Non di dolore ma di gioia sto parlando. Ecco il senso dell’appartenenza inconsistente, quella realtà che sembra esistere ma che davvero non c’è. Eppure questa assente presenza fa emozionare anche se talvolta latita, si fa sentire anche se è muta.
Come posso dunque sentire ciò che non esiste se non confidando nella distanza. Catapultato in questo “mondo – ossimoro” percepisco ciò che non emerge ma profuma dietro parole. E quelle frasi esprimono un pensiero che si fa immagine, quel sussurro digitale mi fa oscillare tra il piacere e lo star male. Non riesco per questo a trovare una definizione che mi conforti. Sono forse solo emozioni che si trasfigurano in pensieri e parole rubate ma che non sono realtà? Non so se però così posso accontentarmi. La mia anima forse chiede di più e io cerco di farmi ancora più male, nel tentativo di soffocare le sue urla che non riesco a tacitare.
Come posso dunque sentire ciò che non esiste se non confidando nella distanza. Catapultato in questo “mondo – ossimoro” percepisco ciò che non emerge ma profuma dietro parole. E quelle frasi esprimono un pensiero che si fa immagine, quel sussurro digitale mi fa oscillare tra il piacere e lo star male. Non riesco per questo a trovare una definizione che mi conforti. Sono forse solo emozioni che si trasfigurano in pensieri e parole rubate ma che non sono realtà? Non so se però così posso accontentarmi. La mia anima forse chiede di più e io cerco di farmi ancora più male, nel tentativo di soffocare le sue urla che non riesco a tacitare.
Ancora penso alla recrudescenza di questa nostra distanza, all’’appartenenza negata per un “perché” mai detto. Sono paure che sembrano emozioni, intime sensazioni di disaggregazioni fonte di illusioni di realtà esistenti. Da qui la paura di trovare la disabitudine; paura di dire basta a qualcosa che vorrei finisse. Forse davvero non cerco la fine ma fingo di respirarne l’aroma. Tuttavia ogni volta che tento di farlo scendo nelle profondità della delusione che mi aspetto. È il destino che rincorre sé stesso in questa arena dell’ignoto seguendo lo schema prefissato. E una dopo l’altra le incomprensioni si susseguono e portano a quella dura parola che è il “basta”, rivolto a tutto ed a tutti, anche e soprattutto a noi stessi. Ormai lo sappiamo: tutti aneliamo a quella libertà che porta alla fine.
E ancora rifletto sulla libertà. Ma da cosa e da chi, per quanto e da quando lo sarò? Troppe domande, non ho voglia di rispondere a tutti gli enigmi e decido adesso di vivere quel momento dell’incontro, pur spaventato dal rischio di quel “dove mi porterà?”. Ancora mi interrogo: “Non so altro…voglio e pretendo di viverlo quel momento…non voglio sapere…non voglio chiedere, perché quando si chiede e quando si scopre la verità c’è sempre un dolore che si cela dietro. Poi viene la fine. E proprio per questo non voglio scoprire quello che so già. In fondo voglio solo viverlo questo momento seguendo quel bellissimo ma illusorio “cosi come viene”, lontano dai numeri, dai doveri e dai compromessi, immanentemente o fisicamente libero di decidere il mio destino, giusto o sbagliato che sia. Chissà dove mi porterà questo virtuale, cosi reale tanto da apparire così perfetto da risultare letteralmente incredibile ed auspicabile.
Ecco dunque la coscienza che si fa strada d’improvviso: “Basta ora con i pensieri se tu non ci sei. Ma chi sei tu davvero? Esisti o sei solo un mio sogno, un anelito di qualcosa destinato comunque a scomparire tra le pieghe del tempo che corre troppo veloce, tanto da non poterlo mai raggiungere. Forse è la febbre che mi fa sragionare, per poi scoprire che febbre non è poiché è solo quella insana follia chiamata “desiderio”. Quel “tu non esisti ancora” mi fa impazzire, smarrito come sono nella difficoltà di rivolgere la domanda sul “Chi sei tu, misteriosa creatura a tratti presente ma inesistente?”.
E ancora rifletto sulla libertà. Ma da cosa e da chi, per quanto e da quando lo sarò? Troppe domande, non ho voglia di rispondere a tutti gli enigmi e decido adesso di vivere quel momento dell’incontro, pur spaventato dal rischio di quel “dove mi porterà?”. Ancora mi interrogo: “Non so altro…voglio e pretendo di viverlo quel momento…non voglio sapere…non voglio chiedere, perché quando si chiede e quando si scopre la verità c’è sempre un dolore che si cela dietro. Poi viene la fine. E proprio per questo non voglio scoprire quello che so già. In fondo voglio solo viverlo questo momento seguendo quel bellissimo ma illusorio “cosi come viene”, lontano dai numeri, dai doveri e dai compromessi, immanentemente o fisicamente libero di decidere il mio destino, giusto o sbagliato che sia. Chissà dove mi porterà questo virtuale, cosi reale tanto da apparire così perfetto da risultare letteralmente incredibile ed auspicabile.
Ecco dunque la coscienza che si fa strada d’improvviso: “Basta ora con i pensieri se tu non ci sei. Ma chi sei tu davvero? Esisti o sei solo un mio sogno, un anelito di qualcosa destinato comunque a scomparire tra le pieghe del tempo che corre troppo veloce, tanto da non poterlo mai raggiungere. Forse è la febbre che mi fa sragionare, per poi scoprire che febbre non è poiché è solo quella insana follia chiamata “desiderio”. Quel “tu non esisti ancora” mi fa impazzire, smarrito come sono nella difficoltà di rivolgere la domanda sul “Chi sei tu, misteriosa creatura a tratti presente ma inesistente?”.
La follia mi trasforma e forse non so più chi sono davvero. E per questo ora ti saluto con il motto coniato per noi in quel nostro lontano incontro, dolce mia creatura che forse nemmeno davvero esisti.
La mia dedica prima che la parola addio ci travolga:
A te e per te
Ardire per adire
Vivere per conoscere
Ascoltare per generare emozioni
E che la follia ci avvolga qui ed ora
Per sempre sino alla fine che verrà.
Tuo Nulla