Andrà tutto bene…
22 marzo 2020 ore 10:08 segnalaIl sole è appena tramontato dietro la penisola istriana baciando con i suoi raggi i monti della Carilja, e la bora ha cominciato ad insinuarsi attraverso i fiordi e le doline di Rijeka facendo sentire i suoi effetti sul mare. Qui la chiamano la terza bora di marzo che immancabilmente arriva puntuale a conforto dei proverbi popolari…
Seduto a prua di questa vecchia Signora, che nonostante l’età e le rughe porta bene i suoi anni, ammiro con il vento alle spalle il golfo del Quarnaro, le cui acque increspate assumono un colore rossastro che ricorda altri panorami ammirati e vissuti in tanti anni di vita in mare.
Un’altra giornata è finita… la vecchia Signora diventa ogni giorno più bella… la livrea rinnovata luccica per i riflessi del sole provenienti dal mare…
E ciò che resta negli occhi e nei pensieri di noi tutti, prima del meritato riposo, è lo smarrimento…
I numeri snocciolati quotidianamente dai telegiornali ci raccontano di una tragedia che sembra non avere mai fine nel nostro Paese… distante solo pochi chilometri oltre quell’orizzonte che sto ammirando.
Smarrimento che si legge allo stesso modo negli occhi degli operai croati, dei marinai ucraini, filippini, albanesi, egiziani, italiani, americani… nel vincolo di una globalità che questo maledetto virus ha reso ancora più vera.
Non c’è più confine o razza che è immune da questo flagello ed il timore, la speranza, il dolore si plasmano in un’unica entità… che respiri e vivi ogni giorno.
Placida accanto a noi riposa una terribile macchina bellica, impotente anch’essa di fronte ad un nemico invisibile che si può cercare di sconfiggere solo con armi altrettanto invisibili… intelligenza e buon senso.
È quando cala la notte che il pensiero vola più veloce agli affetti lontani asserragliati in trincee immaginarie a subire una guerra non voluta.
A coloro che non ce l’hanno fatta… che se pure non conosci, percepisci di aver perso un pezzo d’anima insieme ad ognuno di loro.
Ai dottori, medici ed infermieri che coraggiosamente tengono viva la speranza…
E poi viene l’alba… un altro giorno da vivere. Un altro giorno che avvicina il rientro a casa, che non riesci ad immaginare come sarà.
Non ha importanza… perché, prima o poi, andrà tutto bene.
Semper Fidelis
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Il sole è appena tramontato dietro la penisola istriana baciando con i suoi raggi i monti della Carilja, e la bora ha cominciato ad insinuarsi attraverso i fiordi e le doline di Rijeka facendo sentire i suoi effetti sul mare. Qui la chiamano la terza bora di marzo che immancabilment...
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22/03/2020 10:08:16
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Fuoco e vento, il cielo.. il mare
19 settembre 2019 ore 09:15 segnalaSei il mio fuoco, il mio vento,
sei la mia passione,
la mia fantasia nascosta,
sei tu donna che regna nei miei pensieri,
che solletica la mente.
Lenzuola fresche e silenzio,
la mia mente vola da te,
poi la tua voce come soffio,
voglio essere tuo, impetuoso,
a volte arrabbiato e irascibile,
altre morbido e dolce
come un gorgoglio di acque.
Ti desidero sempre,
come guidato da moto infinito.
Desiderio di te,
ogni giorno di più
come fame che cresce.
Tu sei fuoco e miele per me,
sei desiderio e passione
sei calore e tenerezza,
sei costante desiderio,
sei quello che voglio.
Voglio le tue braccia che mi stringono forte,
il tuo profumo che mi avvolge,
la tua bocca che mi divora,
voglio essere tuo, per volare con te
baci a te dalle mie labbra calde e golose.
I tuoi occhi chiusi e le tue labbra
silenziose mi chiamano
nessuna come te ha la forza
di essere sempre con me e in me.
Non ci sono onde più forti delle passioni
e nemmeno mari più belli dei pensieri profondi
non c'è sole più caldo del tuo pensarmi
e non c'è sogno più bello di quello che sto aspettando.
Tante nubi nere e il mio corpo egoista:
voglio te adesso,
qui per vincere questa mancanza
per sentire come mi vuoi.
Semper Fidelis
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Sei il mio fuoco, il mio vento,
sei la mia passione,
la mia fantasia nascosta,
sei tu donna che regna nei miei pensieri,
che solletica la mente.
Lenzuola fresche e silenzio,
la mia mente vola da te,
poi la tua voce come soffio,
voglio essere tuo, impetuoso,
a volte arrabb...
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19/09/2019 09:15:28
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ALMA, CORAÇÃO E VIDA
04 settembre 2019 ore 10:49 segnalaALMA
Per le strade di Lisbona respiro ad occhi chiusi e a pieni polmoni l’aria salmastra che la brezza dall’Atlante spinge insieme alle onde del mare , quasi un ricaricarsi di linfa vitale che mille e mille volte mi ha fatto risorgere a uomo nuovo. Amo questa città, il mare che la bagna e tutti i porti che questa stessa distesa d’acqua tiene uniti in un virtuale tenersi per mano. Ne ammiro i suoi monumenti, eredità di una storia lontana che ancora resistono con forza alle sciagurate mani degli uomini incapaci oggi di costruire un semplice ponte. Ne leggo la storia e mi emoziono di fronte alla storia ed ai nomi di quegli uomini che l’hanno scritta con il loro coraggio, il loro sangue la loro forza.
La mia anima assorbe ciò che vedo, sento e percepisco con i sensi... e vola. Vola con il mio pensiero attraverso il blu cobalto che tiene in un abbraccio stretto Curacao e le Galapagos, Seattle e New York, Botany Bay e Città del Capo, Dubai e Yokohama... e vorrei ripartire... ritornare...
porque minha alma pertence ao mundo, e aqui só há paz ..
CORAÇÃO
Un cuore pieno di cicatrici. Ma ogni ferita rimarginata ha dato nuovo impulso, nuovo vigore. Un cuore che batte per ciò che ama. Per coloro che tengo stretti al petto. Un cuore che ti appartiene da tempo... si, proprio a te...
Um coração, talvez, sempre ligado ao mar ... Um coração que bate por você
VIDA
Il mondo dei marinai, nonostante gli oceani, è così piccolo... ci si può ritrovare dopo un giorno così come dopo un anno. O alla fine di una vita intera... e quando succede è come se il ieri non fosse mai esistito. Gli abbracci e le strette di mano sono sempre uguali, sia al tropico del cancro così come al tropico del capricorno... un legame imprescindibile che nasce sempre spontaneo, senza una ragione specifica… come una piantina in mezzo al deserto...
Se a vida lhe der mil razões para chorar ... procure outras mil razões para viver ...
Semper Fidelis
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ALMA
Per le strade di Lisbona respiro ad occhi chiusi e a pieni polmoni l’aria salmastra che la brezza dall’Atlante spinge insieme alle onde del mare , quasi un ricaricarsi di linfa vitale che mille e mille volte mi ha fatto risorgere a uomo nuovo. Amo questa città, il mare che la b...
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04/09/2019 10:49:46
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WOJTEK ... M-49
15 luglio 2019 ore 18:33 segnalaDue storie... distanti tra loro nel tempo... una tramontata e che non dimenticheremo mai... l’altra che deve scrivere ancora la sua parola fine... e che forse, un giorno, ricorderemo con enormi sensi di colpa...
Due storie diverse ma con qualcosa in comune... le vite di due orsi...
WOJTEK
La sua leggenda nasce negli anni 40, in pieno conflitto della seconda guerra mondiale, tra le montagne della Persia. Quell’orsacchiotto che ancora non aveva un nome, era rimasto senza la madre, uccisa da bracconieri senza anima e senza cuore. Fu ritrovato da un bambino che gli mise un collare e lo adottò come fosse un cucciolo qualsiasi... poi l’incontro con quella ragazza...
Irena Bokiewicz scappata insieme a migliaia di connazionali dalle purghe Staliniste e rifugiata ad Hamadan. Prese quel cucciolo dal ragazzo in cambio di una scatoletta di carne... Per lei era un modo come un altro di tornare a vivere un affetto che i suoi stessi simili avevano annientato nel cuore e nell’anima.
Gli diede naturalmente un nome, Wojtek, che significa “guerriero sorridente” e non poteva essere più azzeccato.
L’orso diventò il suo compagno di giochi... Irena lo nutriva con bottiglie vuote di whisky piene di latte, e intanto lui cresceva... cresciuto così tanto che non poteva più stare nella baracca in cui Irena era costretta a vivere... così chiese aiuto al generale Spiechowitz che con i suoi soldati era di stanza in quelle terre.
L’Alto Ufficiale accettò di buon grado, forse ammaliato da quegli occhi profondi ma buoni... e adottò Wojtek a sua volta, eleggendolo a mascotte del reparto.
L’orso era felice...circondato da persone che lo curavano e lo trattavano come loro simile.. veniva nutrito con frutta.. marmellata.. miele.. sciroppo e spesso con la birra.. di cui ne divenne ghiotto...
Per scimmiottare l’umano masticava anche le sigarette... lottava con loro facendo finta di perdere i combattimenti... adorava i suoi nuovi amici... E li seguì senza esitare...
Attraversò con loro la Persia.. la Siria.. la Palestina.. l’Egitto... fino a quando il contingente di quei soldati provenienti dall'est dovette imbarcarsi per l’Italia... ma la burocrazia inglese non permetteva di portare a bordo animali sulle navi di Sua Maestà...
Fu perciò trovato un compromesso... Nessuno avrebbe mai pensato di abbandonare Wojtek nelle terre dei Faraoni... e così fu arruolato a pieno titolo nell’esercito polacco. La mascotte era ufficialmente diventata un soldato, e potè restare con i suoi amici...
La nave raggiunse Taranto e da li i polacchi, insieme agli alleati e, naturalmente, all’orso, iniziarono il percorso di liberazione contro i nazisti che li portò fino a Cassino.
Ci sono moltissime storie che ci raccontano di una battaglia epica, combattuta metro per metro, in cui morirono migliaia di soldati... in cui allo stesso tempo nacque la leggenda di molti eroi... e uni di questi fu proprio Wojtek...
Tra i bombardamenti.. i colpi di fucile... le granate... l’orso trasportò sulla “Via dell’Inferno”, tra un drappello di suoi “commilitoni” e l’altro, più e più volte, casse di artiglieria, tronchi d’albero, casse di munizioni...
IIl tutto senza far cadere nemmeno un proiettile...
Il tutto perchè amava profondamente i "suoi" umani...
Dopo la battaglia la città di Cassino gli dedicò una statua... la 22a Compagnia di cui Wojtek faceva parte, invece, si fregiò sulle divise e sui mezzi di uno stemma che raffigurava l’orso che trasporta un pezzo di artiglieria...
Da Cassino il viaggio di Wojtek continuò lungo le coste adriatiche... e poi più a nord... in Scozia.
A guerra finita la 22a compagnia smobilitò... e per non dover abbatterlo fu deciso di donare l’orso ad Edimburgo.. in uno zoo... trattato come un vero eroe...
Wojtek non si intristii, anzi... perchè qui trovò altri amici... che lo adoravano...
Gli stessi polacchi che condivisero battaglie e chilometri con il plantigrado, a turno tornarono in Scozia per andare a trovarlo... a tirargli un pacchetto di sigarette che l’orso con gioia afferrava e masticava... perchè mai e poi mai avrebbero dimenticato quell’amico unico...
Wojtek morì nel 1963... a 22 anni... pesava 250 kg ed era alto un metro e ottanta... e si portò nel cuore l’affetto e l’amore verso quegli umani che lo trattarono come uno di loro...
M-49
M-49.. non un nome... ma una semplice sigla.. per un orso nato nelle terre trentine dopo che i suoi avi furono trasportati dai monti serbo-croati alle alpi per ripopolamento.. così dissero...
Un orso di cui non conosciamo la storia, ma che ora è considerato “pericoloso”... perchè troppo confidente... perchè troppo si avvicina all’uomo...
Un animale che chiedeva solo di poter vivere la propria vita... seguendo il proprio istinto...
M-49 che non ha avuto la stessa fortuna di Wojtek... catturato e confinato al Casteller... come un reietto...
Un orso fiero... orgoglioso... che supera tre barriere elettrificate e scappa... verso la libertà...
Un uomo. Un gruppo di uomini che gli stanno dando la caccia...
Scappa, M-49.. scappa... nasconditi sulle cime più alte.. tra i boschi più fitti...
Scappa M-49... e che la via ti sia illuminata come quella galassia che porta il tuo nome...
Scappa M-49 e se esiste un Dio degli orsi.... spero ti mandi Wojtek sotto forma di un angelo... e che ti possa spiegare... in sogno... che no... non tutti gli umani sono così....
Semper Fidelis
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Due storie... distanti tra loro nel tempo... una tramontata e che non dimenticheremo mai... l’altra che deve scrivere ancora la sua parola fine... e che forse, un giorno, ricorderemo con enormi sensi di colpa...
Due storie diverse ma con qualcosa in comune... le vite di due orsi......
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15/07/2019 18:33:14
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Ho scritto....
27 novembre 2018 ore 15:08 segnalaHo scritto di viaggi... di avventure... di amore... di sogni...
Ho scritto più per me stesso che per il prossimo...
L’ho fatto perché scrivere è come librarsi tra le onde... sentire la brezza nel viso... accarezzare le nuvole...
Perché scrivere è la prova inconfutabile che sei vivo... che il cuore pulsa... che la mente è libera...
Non scriverò per te, papà. Perché il dolore mi inchioda le parole al petto... e so che queste comunque resteranno scolpite solo nella mia mente... e nei nostri ricordi. Miei. E tuoi. Nostri e di nessun altro...
Mi sento solo di dirti....
E’ tuo il merito per ciò che sono diventato. Tuo il merito dei miei sogni realizzati...
Di sogni ne avevi anche tu.... e tra quelli ce n’è uno che sei riuscito a realizzare solo attraverso me...
Spero con tutto il cuore che in qualunque posto tu ti trovi adesso... tu possa afferrare le cime, salpare l’ancora... spiegare le vele... e affrontare quei mari che hai visto solo attraverso i miei occhi... e sentito attraverso la mia voce...
Ascoltando la voce che più ami... Amalia..... mentre guardi il sole tramontare...
Buon vento papà... sono sicuro che un giorno navigheremo insieme... e sarai tu, il Capitano...
Semper Fidelis
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Ho scritto di viaggi... di avventure... di amore... di sogni...
Ho scritto più per me stesso che per il prossimo...
L’ho fatto perché scrivere è come librarsi tra le onde... sentire la brezza nel viso... accarezzare le nuvole...
Perché scrivere è la prova inconfutabile che sei vi...
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27/11/2018 15:08:25
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Il Lupo
01 agosto 2018 ore 14:47 segnalaL’attesa sulla banchina del porto di Ortona fu lunga... in attesa della “Tina”, una piccola petroliera con la quale avrei cominciato, per la prima volta, il mio percorso da marittimo. A dire il vero un assaggio di ciò che sarebbe stato lo avevo preso pochi mesi prima.. in quella meravigliosa avventura di un anno sulla Amerigo Vespucci... ma quella era tutta un’altra storia. Guardai le fiancate della Tina che niente avevano a che fare con la nave più bella del mondo... e tirando un sospiro di malinconia salii sullo scalandrone per andare a bordo. Imbarcai da mozzo. In un’epoca in cui era difficilissimo trovare un imbarco, era l’unica prospettiva che potevo permettermi. L’alternativa era rimanere disoccupato, sulle spalle di mio padre. E non volevo.
Conobbi l’equipaggio. 16 persone di mondi diversi e con storie diverse e soprattutto cominciai a conoscere il Comandante. Il mio primo Comandante in marina mercantile.
Avevo, e tuttora ho, la facoltà di giudicare le persone a “pelle”, indovinando quasi sempre il “tipo” di uomo o donna che ho di fronte. Raramente mi sono sbagliato. Con lui fu subito empatia reciproca, senza sapere il perché. Odiava leccaculo, fannulloni, rompipalle e non lo mandava mai a dire rivelando un senso di diplomazia, che dovrebbe essere proprio di un Comandante, pari allo zero. Su questo, eravamo molto simili.
Imparai presto che ogni membro dell’equipaggio aveva un soprannome ed ognuno era azzeccatissimo... lui era il “Lupo”. Non perché fosse peloso o mordesse, ma perché quando urlava, e lo faceva spesso, la sua voce assomigliava molto all’ ululato di quella magnifica bestia... Ed urlava sempre per un motivo valido, mai a sproposito. Passarono tutti sotto i suoi strali vocali, dal cuoco, al nostromo, al direttore di macchina. Ma con il mozzo, ovvero io, mai.
Forse perché mi davo da fare.. forse perché non obiettavo.. forse per quella empatia invisibile... non lo so.
Già... mi davo da fare. La vita del mozzo non sarebbe stata così male. Ma la vita di un mozzo con la speranza e la volontà di diventare un giorno un ufficiale...
Le giornate cominciavano all’alba aiutando in cucina il cuoco per la preparazione del pane... proseguivano con la pulizia di tutte le cabine, il servizio a tavola,... manovre di ormeggio e disormeggio manovrando a mano le pesanti cime... passavo dalla redazza alle sonde UTI, dalle forchette al sestante senza sosta.. le ore di riposo dedicate di giorno ad imparare la complessità dell’apparato di caricazione e discarica della nave e la sera dedicate a punti nave fatti con le stelle, al timone, alle carte nautiche.
Era la sera... in navigazione, nonostante la stanchezza accumulata, il momento che amavo di più. Sul ponte eravamo solo io, il “lupo” ed il marinaio di guardia, “ghiacciolo”. Non che facessimo viaggi esotici all’epoca... la nave era noleggiata per fare cabotaggio nazionale, ma poco importava. Il comandante non pretendeva che io imparassi le cose... me le insegnava come fosse un gioco... tra racconti di porti e mari di altri continenti, di vita vissuta sempre lontano dagli affetti più cari. Una serie di aneddoti che non riuscivi mai a capire quanto fossero veri, tanto erano incredibili.. a volte spassosi.. a volte tristi. Quella estate me la ricordo con chiarezza... mare sempre calmo... quasi un dipinto ad olio su cui la prua della Tina disegnava le sue evoluzioni... stelle che sembrava di poter toccare... e la compagnia.. che ti faceva dimenticare tutto il resto.
Appresi molto. Il Comandante mi diceva “il mestiere non lo devi imparà.. lo devi rubà”... Quanto aveva ragione. Osservavo tutto quello che faceva... riusciva a manovrare quella nave di 100 metri come fosse un giocattolino, da rimanere a bocca aperta... il pilota, sul ponte, era sempre e solo da soprammobile.. Riusciva a fare una gassa d’amante con una cima da 50 con una mano sola... E guardavo il primo.. il secondo ufficiale... il nostromo... il tankista.. il marinaio, ognuno con compiti diversi ma dai quali ho attinto l’esperienza che mi ha formato.
Con il lupo ho passato tanti mesi per mare... e se agli occhi di chi lo vedeva la prima volta poteva sembrare una persona burbera... io al contrario ne ho conosciuta l’immensa sensibilità. Una moglie già allora molto malata... che ne faceva accorciare i turni di imbarco ed i relativi guadagni per stargli il più possibile vicino... Venni a sapere anni dopo che fui promosso Allievo Ufficiale per merito suo... intercedendo presso l’Armatore... mi confessò che le primi notti in cui ero Secondo.. e da mezzanotte alle quattro del mattino ero il solo responsabile della navigazione sul ponte... non dormiva, stando affacciato all’oblò verso prua per vedere come manovravo... anche questo me lo disse anni dopo...
Di aneddoti sul lupo ne potrei raccontare tanti... mai troppi... Come quella volta in cui entrai nella sua cabina per fargli firmare dei documenti e lo trovai davanti alla tv in cui trasmettevano un western... in mano un sacchetto gigante di arachidi, di cui era ghiotto, e le lacrime che scendevano dalle pupille commosse per una scena del film.. quando si accorse che ero li presente mi disse che gli era andato qualcosa negli occhi e mi congedò in modo brusco... Oppure quando in una giornata estiva torrida, affiancati con la nave al pontile di Gela, mi disse scherzando (ma non troppo)... “O Paolino, vacci a piglià du gelati alla fragola, tre al pistacchio, du vasche di coppa del nonno e 10 coca cola fresche”... io di istinto gli risposi... “O Comandante, vole anche una fetta di ‘ulo e un fiasco d’olio?”... Iniziò ad inseguirmi facendo finta di essere indignato/incazzato, ma commise il grave errore di togliersi le ciabatte dai piedi... la lamiera di coperta non aveva nulla da invidiare in temperatura alla lava del poco distante Etna... cominciò a saltare come un capretto, tirando moccoli che tutti quanti pensammo sarebbe venuto giù direttamente il Padreterno... Le bolle da sotto i piedi ci misero settimane a guarire...
Ci sono persone che durante il tuo cammino di vita ti restano nel cuore anche se le hai incontrate per pochi istanti... persone che ti indirizzano inconsciamente verso un sentiero, piuttosto che in un altro... persone che invisibilmente condizionano le tue scelte di vita... e altre persone, che pure frequenti per molto tempo, ma non ti lasciano assolutamente niente...
Il lupo mi cambiò la vita. Se al suo posto ci fosse stato qualsiasi altra persona.. e dico qualsiasi... forse avrei smesso di navigare già allora, e non sarei quello che sono oggi. Con i miei pregi, con i miei difetti.
Il consuntivo di vita è ancora presto per farlo, per quanto mi riguarda... Un giorno potrò ringraziarti, lupo... o maledirti... ma adesso, che non ci sei più... so solo che mi lascerai un vuoto immenso...
Il mio pensiero va alla tua signora.. ad un destino bastardo che l’ha tenuta in vita per vederti andar via...
Il mio pensiero va a Salvatore, Daniele, Michele, Giuseppe.. e gli altri che ti hanno preceduto... se c’è una giustizia divina... e confido che c’è... so che ti avranno accolto lassù... ed arruolato nel loro equipaggio...
Un giorno arriverò anch’io... e ci abbufferemo di arachidi e gelati... col vento in poppa... verso nuovi orizzonti...
R.I.P. Mauro....
Semper Fidelis.
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L’attesa sulla banchina del porto di Ortona fu lunga... in attesa della “Tina”, una piccola petroliera con la quale avrei cominciato, per la prima volta, il mio percorso da marittimo. A dire il vero un assaggio di ciò che sarebbe stato lo avevo preso pochi mesi prima.. in quella mera...
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01/08/2018 14:47:36
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ELEMENTI… SENSI… L’INFINITO…
05 aprile 2018 ore 20:55 segnala… La terra che ti trema sotto i piedi… appena la vedi…
… L’aria che ti viene a mancare… quando le accarezzi i capelli…
… Il fuoco che ti pervade… al primo abbraccio…
… L’acqua… che scorre in rivoli di sudore…
… L’olfatto… ne assapori il profumo…
… Il tatto… percepisci ogni tratto della morbida pelle…
… Il gusto… ti inebri del suo sapore…
… L’udito… ti bei delle parole d’amore…
… La vista… apri gli occhi… e ti accorgi che non è un sogno… ma l’inizio dell’infinito…
A te… e solo a te… D.S.
Semper Fidelis
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… La terra che ti trema sotto i piedi… appena la vedi…
… L’aria che ti viene a mancare… quando le accarezzi i capelli…
… Il fuoco che ti pervade… al primo abbraccio…
… L’acqua… che scorre in rivoli di sudore…
… L’olfatto… ne assapori il profumo…
… Il tatto… percepisci ogni trat...
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05/04/2018 20:55:39
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Il vento
22 marzo 2018 ore 14:11 segnalaQuanto mi ha insegnato il mare... quanto mi ha dato... quanto mi ha tolto... quanto l’ho odiato... quanto l’ho amato...
Mare... metafora di una vita, la mia, che sta intravedendo il tramonto...
Mare baciato dal vento...
Il vento... quante volte mi ha condotto fuori rotta... verso secche nascoste... verso scogli immortali...
Rotte intrise di lacrime e rimpianti... di buio e nebbie che celavano le uscite...
“Comandà... arricuorda che o’ vient primoppoie... t’arriporta int’ a rotta..” diceva un vecchio lupo di mare... compagno di viaggi... ora navigante nel firmamento di stelle...
Quanto avevi ragione, amico mio...
Il vento... cambia, muta, gira attorno ai quadranti della vita... e sento che sta gonfiando nuovamente le mie vele...
Non so dove mi porterà... ma il volteggiare dei gabbiani... il volo maestoso degli aironi... il meraviglioso navigare dei delfini a prua... il sole in coperta... sono presagi stupendi per lasciarsi andare...
Dedicato a te, e solo a te, D.S.
Semper Fidelis
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Quanto mi ha insegnato il mare... quanto mi ha dato... quanto mi ha tolto... quanto l’ho odiato... quanto l’ho amato...
Mare... metafora di una vita, la mia, che sta intravedendo il tramonto...
Mare baciato dal vento...
Il vento... quante volte mi ha condotto fuori rotta... verso...
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22/03/2018 14:11:29
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Io
23 novembre 2017 ore 15:29 segnalaOnce upon a time… c’era una volta…
Così iniziano le fiabe per bambini.
Ed una volta c’era un capitano che si sentiva bambino. Che stava ore a fissare un telefono, un server di posta ad aspettare un messaggio, un saluto, un bacio.
Commosso nell’annusare il profumo di un girasole.
Fremente nella fretta di andare a suonare un campanello, bussare ad un portone.
Non importa di chi. Della persona amata, di un amico, di gente che gli sta a cuore.
C’era una volta, e non c’è più.
Ma non l’anima. Oh no, quella è intoccabile.
Combattere al fronte, a viso aperto, non ha pagato. Ma d’altronde… nei sentimenti, di qualunque natura essi possano avere origine, non c’è formula esatta che dia il risultato sperato.
Esprimi tutto te stesso. Per piacere. Per appagare. Per renderti, a volte, la persona che altri vorrebbero vedere. Nascondi parte del tuo spirito perché potrebbe non essere gradita.
Il risultato ? Diventi un cazzo di errore. Un amante di troppo. Un amico acquisito per sbaglio. Un figlio non voluto. Un ripiego.
Mi ritengo fortunato. Volgo lo sguardo alle mie spalle e non riesco a vedere errori. Solo rami secchi tagliati, potati dal destino ma… Non rimpiango nulla.
Non mi pento di niente.
C’era una volta… e non c’è più.
Solo agli occhi di chi non sa vedere oltre.
Voglio poter essere libero di fare ogni mio gesto così come me lo sento di fare. E questo non vuol dire dimenticare le persone che porto dentro al cuore. Loro sono e saranno per sempre linfa vitale del mio animo. Acqua di fonte della mia sete di apprendimento, perché non si finisce mai di imparare.
Il passato è rinchiuso ed è storia soltanto mia. Il futuro è rinchiuso ed è storia che appartiene solo al mio destino. Vivo il presente. E lo vivrò a modo mio.
Per quanto possa sembrare cinico. Io non sono nessuno. Ma sono Paolo.
Per quanto possa sembrare stronzo. Io non sono nessuno. Ma sono Paolo.
Per quanto possa sembrare insensibile. Io non sono nessuno. Ma sono Paolo.
Per quanto possa sembrare distante. Io non sono nessuno. Ma sono Paolo.
Per quanto possa sembrare allegro. Io non sono nessuno. Ma sono Paolo.
Per quanto possa sembrare triste. Io non sono nessuno. Ma sono Paolo.
Per quanto possa sembrare distratto. Io non sono nessuno. Ma sono Paolo.
Per quanto tu… non veda ciò che vorresti vedere. Io non sono nessuno. Ma sono Paolo.
E coloro i quali sono riusciti a sbirciare oltre le mura che mi sono costruito intorno. Sanno.
Sanno che, in questa sala giochi chiamata vita, dove si vince o si perde… il vero jackpot sta nel saper “vedere”.
Semper Fidelis. Passo e chiudo.
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Once upon a time… c’era una volta…
Così iniziano le fiabe per bambini.
Ed una volta c’era un capitano che si sentiva bambino. Che stava ore a fissare un telefono, un server di posta ad aspettare un messaggio, un saluto, un bacio.
Commosso nell’annusare il profumo di un girasole.
Fr...
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23/11/2017 15:29:37
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Father and Son
06 novembre 2017 ore 17:58 segnalaUn cenno… un sorriso. Anche solo una semplice parola.
L’alchimia che ti lega alle persone che ami non ha bisogno di essere alimentata da gesti roboanti, dimostrazioni o meccaniche artificiali.
Un fiore raccolto nel prato del vicino, l’anello di una lattina abbandonata sul marciapiede grigio come il cielo d’Islanda possono diventare regali meravigliosi.
Fai sentire la tua presenza, con discrezione… basta poco per fare capire che ci sei.
Come quando accanto alla culla ti lasciavo un giocattolino inutile, prima di partire… per mesi.
E non aspettare genetliaci, feste comandate o festività deliranti all’altare del consumismo.
L’energia del cuore non distingue un giorno dall’altro, ma produce un giorno dopo l’altro.
Chi ti ama apprezzerà, figlio mio.
Così come lo apprezzerai tu, fino al giorno in cui, come me…
Non riuscirai più a farlo.
E ti mancherà.
Buon compleanno, D.
Semper Fidelis
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Un cenno… un sorriso. Anche solo una semplice parola.
L’alchimia che ti lega alle persone che ami non ha bisogno di essere alimentata da gesti roboanti, dimostrazioni o meccaniche artificiali.
Un fiore raccolto nel prato del vicino, l’anello di una lattina abbandonata sul marciapie...
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06/11/2017 17:58:37
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