
Era una forma di pura energia, non aveva sesso o emozioni, nulla poteva coinvolgerla in alcun modo, trascendeva ogni cosa. L'universo era la sua casa, senza alcun limite di tempo o spazio. Si spostava istantaneamente alla velocitá del pensiero in ogni dove, conosceva infinite forme di vita mentre tutto le scorreva dinanzi come su uno schermo 3d gigante dall'inizio dei tempi e, per una volta, volle provare quelle che gli umani chiamavano emozioni e sensazioni, quindi si incarnò nel corpo di un giovane e, dopo un solo istante, immediate, arrivarono miriadi di percezioni da ogni senso che la tramortirono.
Come sotto l'effetto di una droga psicotropa sentiva tutto all'unisono senza riuscire a distinguere e discernere quel flusso immane di informazioni, il sangue che pulsava, il cuore che batteva, il respiro veloce ed ansioso, il tatto, tutto le esplodeva dentro contemporaneamente come un gigantesco fuoco d'artificio finché, dopo qualche tempo, i segnali divennero più distinti e meno confusi, sopraggiunse una sorta di rilassamento ed iniziò ad esplorare quel mondo alieno con occhi nuovi e curiosi facendo attenzione a quelle percezioni così avulse dal suo essere.
Camminando per strada, osservò una nuvola trasportata dal vento e notò che non era libera del tutto poiché in sua balia; vide poi un gabbiano scendere in picchiata su un piccione ignaro ed aggredirlo e provò dispiacere per ciò credette essere una natura crudele; una bimba che piangeva e strillava per capriccio, provò un po' di fastidio ma ritenne fosse meglio che pianger di dolore; vide venirgli incontro un seno di donna che, morbido, ondeggiava al suo incedere e gli fece piacere, provocando in alto uno strano calore ed in basso un certo turgore; poi giunse al mare che l' affascinò con la sua grandezza ed il suo ondeggiare e per la prima volta si sentì piccola dinanzi a qualcosa. L'aveva visto miliardi di volte ma questa era diversa, ne sentiva l'odore ed il rumore e toccandolo la temperatura e la fluida consistenza.
Sentì la brezza rinforzarsi, umida, sul volto e le onde diventare sempre più alte, la spuma biancheggiare sugli scogli e nuvole scure coprir il sole, mentre l' aria diveniva più fredda. Dunque quell' insieme di emozioni e sensazioni erano l' illusione chiamata vita terrena dagli umani ed era decisamente diverso l' esser dentro quella realtà invece che osservarla dall'esterno. Avrebbe potuto usarlo come diversivo ogni volta che avesse voluto e scoprire ancora molte cose su quegli esseri così limitati ed al tempo stesso così straordinari. Ora aveva finalmente compreso cosa significasse aver un corpo e poteva tornare al suo cosmo; fece per uscire ma qualcosa la tratteneva.
Fu colta da una sensazione di terrore, non sapeva cosa fosse ma era terribilmente forte e a nulla valsero i suoi sforzi per liberarsi. Provò e riprovò senza risultato e ogni volta si sentiva più debole ed invischiata in quella materia che l'avvolgeva come appiccicosa come pece, era prigioniera di quell' involucro che non l' avrebbe più lasciata andare; come una pianta carnivora l' aveva catturata e, forse, lentamente l' avrebbe consumata o tenuta prigioniera finchè non si fosse consumato essa stessa.
Da allora, per la sua razza, è passato meno di un istante ma per lei decenni durante i quali ha sperimentato ogni tipo di emozione e sensazione: gioia, piacere, dolore, amore, compassione, tristezza, noia, ribrezzo, caldo, freddo, sete, fame, sonno, lussuria, lascivia, bramosia, concupiscenza e molte altre ma la nostalgia per quel cosmo lontano non l'ha mai abbandonata ... relegata in quella prigione che invecchia e riduce le forze di quel corpo, un tempo giovane e vigoroso.
Ormai può volare solo con la fantasia e sperare di riuscire a liberarsi, un giorno, da quella carne che l'ha sedotta ed intrappolata per un tempo che sembra eterno.