Il bibliotecario (racconto)

29 luglio 2008 ore 14:13 segnala

 

Era il mese di ottobre. Una sera stavo rientrando a casa, quando vidi un pipistrello che volava basso, davanti a me. Siccome ho sempre avuto il terrore di queste bestiole notturne, scappai in un vicolo e lo persi di vista. Entrai nel primo portone che trovai aperto, proprio di fronte. Era una biblioteca che non avevo mai notato, anzi non sapevo neppure che ci fosse in quella zona. Mi meravigliai anche del fatto che fosse ancora aperta così tardi la sera.

Non c’era nessuno, le luci erano basse e deboli, forse stavano chiudendo. A un certo punto mi accorsi della presenza del bibliotecario dietro al bancone: un uomo alto, magro, con i capelli grigi, gli occhiali e un vestito scuro. Mi avvicinai e gli dissi: «Mi scusi, forse sta chiudendo. C’era un pipistrello fuori e per paura mi sono rifugiata qui, il primo posto che ho trovato. Non sapevo neppure che ci fosse questa biblioteca». Dall’altra parte, le mie parole suscitarono soltanto uno sguardo silenzioso. «Comunque, non voglio disturbare, vado via subito», aggiunsi. Senza parlare l’uomo mi fece cenno di accomodarmi. Mi guardai intorno e mi misi a sfogliare qualche libro. Erano più che altro classici della letteratura, qualche volume di storia, un paio di romanzi lasciati fuori posto sul tavolo da qualcuno.

Il bibliotecario si avviò verso uno stanzino che, in un primo momento, credevo fosse il bagno, poi mi accorsi che si trattava di un ufficio.

Stavo bene lì, mi sentivo al sicuro e, inoltre, potevo sfogliare tutti i libri che volevo, senza dover riempire fogli e fogli con dati personali per il prestito o la consultazione. Quell’uomo non mi aveva chiesto nulla, forse perché ero fuori orario ma non mi fece neppure intendere che la mia presenza lo disturbasse.

Passò circa mezzora ma il bibliotecario non accennava a uscire da lì. Senza preoccuparmi più di tanto, continuai a sfogliare quei libri. Ne trovai addirittura uno sui vampiri ma forse non era il momento di leggerlo, visto che ero fuggita da un pipistrello e che stava calando la notte sulla città. Guardai l’orologio e mi accorsi che mancavano pochi minuti a mezzanotte. Possibile? A quell’ora mi avrebbero mandato via e poi, quando ero entrata in biblioteca erano al massimo le ventuno e trenta. È vero che il tempo vola ma era passato troppo in fretta.  E poi, possibile che quell’uomo fosse rimasto lì dentro così a lungo?

Tardi o non tardi, dovevo rientrare a casa. Pensai prima di passare dal bibliotecario per vedere se era tutto apposto e per ringraziarlo dell’ospitalità. Bussai alla porta socchiusa, ma non ricevetti risposta, allora chiedendo permesso entrai ma non vidi nessuno. C’era una scrivania, un piccolo mobile e una finestrella. Mi avvicinai alla scrivania e lì dietro trovai a terra abbandonati gli abiti del bibliotecario. Sentii l‘aria fresca provenire dalla finestra, guardai verso quell’apertura e vidi un pipistrello che volava fuori.

Sconvolta, scappai verso la sala di lettura e raggiunsi l’ingresso col cuore in gola. Uscii in strada e mi girai un’ultima volta a guardare quel portone. Era chiuso.

(Racconto scritto da me segnalato a un concorso alcuni anni fa)

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  Era il mese di ottobre. Una sera stavo rientrando a casa, quando vidi un pipistrello che volava basso, davanti a me. Siccome ho sempre avuto il terrore di queste bestiole notturne, scappai in un vicolo e lo persi di vista. Entrai nel primo portone che trovai aperto, proprio di fronte. Era una bi...
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