Questo post nasce da riflessioni condivise con una persona su come spesso si cerchi di “blindare” il proprio cuore per impedirgli di soffrire.
La sofferenza non piace a nessuno, uomini o donne che siano, ma neppure vi si può sfuggire perché nel corso della vita..chi più chi meno..a tutti è capitato di trovarsi a tu per tu con il suo volto oscuro.
Certo, quella corazza può forse dar l’illusione di munirsi di una protezione da questo tipo di attacchi “esterni” ma, a ben vedere, è facile capire che proteggersi da fattori esterni significa anche impedire ai nostri fattori interni (emozioni..sensazioni..sentimenti..) di prendere il volo dal nostro cuore.
Il cuore non è fatto per l’aridità..non per gli schemi..non per le gabbie. E’ soggetto a sanguinare, vero, ma son proprio quelle stille di sangue che ne certificano la vitalità e guai a “impacchettarlo” per far sì che non sanguini più..perchè così facendo gli si precluderebbe anche la possibilità di amare ancora.
E non c’è un tempo biologico per ritenersi non più “vittime” di quell’amore..perchè l’amore non ha età..perchè le sensazioni non hanno età..così come non ce l’hanno le emozioni.
Forse talvolta siamo noi che ci autoconvinciamo del contrario..magari per una sorta di malinconica rassegnazione che nasce dallo sconforto..ma proviamo per un attimo ad alleggerirlo quel cuore..a spogliarlo di quella corazza da noi impostagli e rivestiamolo di speranza. Magari qualche goccia di sangue la vedremo ancora ma di sicuro gli daremo anche la possibilità di tornare a sorridere e volare.
