Eh ..siamo così

21 settembre 2023 ore 12:16 segnala

È vero.
Siamo chiusi e talvolta anche un po' snob. Perché se nasci e cresci all'ombra della Cupola del Brunelleschi, ti vien da pensare che il centro del mondo stia proprio nella strada che stai calpestando.
Siamo altezzosi e un po' boriosi, perché in fondo siamo ancora convinti che la capitale d'Italia sia sempre qui.
Ma siamo anche comici, brillanti e assai vivaci.
Con quella C che non esiste e che in fondo fa impazzire ogni dialetto.
Perché a noi le cose non ci piacciono, a noi “le ci garbano”.
Perché noi non ti chiediamo dove stai andando, noi diciamo “indo' tu vai”.
Per noi sei grullo e anche un po' bischero. E se ti si dice è perché di bene te ne vogliam di molto.
Camminiamo per Santa Maria del Fiore e ci affacciamo dal Campanile di Giotto.
È nostra la Galleria degli Uffizi. E tu ci arrivi passando da Piazza della Signoria. Con Palazzo Vecchio, la Loggia dei Lanzi e la fontana del Biancone.
Il Ponte Vecchio e le sue botteghe.
Piazza santa croce e Santa Maria Novella.
Il Piazzale Michelangelo con la statua del David e il Giardin di Boboli.
Per poi finire nell'Oltrarno coi suoi negozi e mercatini. Il quartiere di San Frediano, la Chiesa di Santo Spirito e Palazzo Pitti.
La bistecca e il vino rosso.
La pappa al pomodoro e la ribollita.
La primavera alle Cascine e le serate chiusi in casa a guardare la Viola.
La città voluta da Petrarca, l’amore travagliato con Boccaccio e sopratutto la patria del Sommo Poeta. Che ebbe a citarci tanto nell'Inferno, quanto nel Paradiso, passando dal Purgatorio.
L'italiano che nasce da questo nostro volgare trecentesco.
E poi ancora avanti per finire alle risate.
A quel genio di Monicelli, alla supercazzola prematurata, per poi sostare nell'immortale zingarata.
Ma in cima a tutto, sopratutto, questo nostro Lungarno. Con le luci e le immagini riflesse.
Con la pace e il rumore della brezza.
Perché ancora oggi, e te lo giuro, se tu mi baci qui, è come far l'amore.
Che gioia, Firenze, essere tua.
Jane
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« immagine » È vero. Siamo chiusi e talvolta anche un po' snob. Perché se nasci e cresci all'ombra della Cupola del Brunelleschi, ti vien da pensare che il centro del mondo stia proprio nella strada che stai calpestando. Siamo altezzosi e un po' boriosi, perché in fondo siamo ancora convinti che l...
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Al di là

21 agosto 2023 ore 10:32 segnala

Fu nel parco di un manicomio che incontrai un giovane con il volto pallido e bello, colmo di stupore.
E sedetti accanto a lui sulla panca, e gli domandai: “Perché sei qui?”.
E lui mi rivolse uno sguardo attonito e disse: È una domanda poco opportuna, comunque risponderò.
"Mio padre voleva fare di me una copia di se stesso, e così mio zio.
Mia madre vedeva in me l’immagine del suo illustre genitore.
Mia sorella mi esibiva il marito marinaio come il perfetto esempio da seguire.
Mio fratello riteneva che dovessi essere identico a lui: un bravissimo atleta.
E anche i miei insegnanti, il dottore in filosofia, e il maestro di musica, e il logico, erano ben decisi: ognuno di loro voleva che io fossi il riflesso del loro volto in uno specchio.
Per questo sono venuto qui. Trovo l’ambiente più sano. Qui almeno posso essere me stesso.”
E di scatto si volse verso me e chiese: “Anche tu sei qui a causa dell’educazione e dei buoni consigli?”
Ed io risposi: “No, sono qui in visita”.
E lui disse: “Ah, ho capito. Vieni dal manicomio dall’altra parte del muro”.

(Khalil Gibran)

Immagine: Opera di Robert Carter - "Silenced"
( JANE)
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« immagine » Fu nel parco di un manicomio che incontrai un giovane con il volto pallido e bello, colmo di stupore. E sedetti accanto a lui sulla panca, e gli domandai: “Perché sei qui?”. E lui mi rivolse uno sguardo attonito e disse: È una domanda poco opportuna, comunque risponderò. "Mio padre vo...
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Una cena....

19 agosto 2023 ore 17:53 segnala


Il babbo mi diceva...
per capire chi è un buon amico
organizza una festa
fai una festa bellissima
prendi buone birre
e dei vini sopra i tredici
prendi del buon cibo
e che la musica di sottofondo
sia bella, che possa accogliere tutti
mettila alta
ma non troppo
lascia che i vostri dialoghi
non vengano coperti dagli assoli,
invita amici, mi diceva, invitane tanti,
invita tutti gli amici che conosci

e poi finita la festa
lascia che ognuno prenda la via
che preferisce,
non forzare nessuno a rimanere
non convincere
non prolungare mai la festa
che le feste hanno origini più antiche di noi,
sanno loro quando finire,
tu saluta e augura la buonanotte a tutti

e osserva
osserva bene chi di sua volontà
resta ad aiutarti,
chi ti aiuterà a lavare i piatti
chi ti aiuterà a rimettere a posto
a sistemare le cose,
questi,
saranno i tuoi buoni amici,
quelli che non ti staranno accanto
quando la musica e il vino
gioiranno con le tue buone lune,

i buoni amici
sono quelli che rimarranno
anche quando la tua vita
avrà da offrire solo briciole e disordine

e alla fine di tutto,
mi diceva papà
ricorda, alla fine di ogni bellissima festa
alla fine di ogni momento epico
di ogni grande successo
e di ogni impresa riuscita,
vedrai che accanto a te
resteranno sempre pochissime persone,
ma quelle pochissime
ricordalo sempre,
valgono tutto.
(Jo Evan)
#JANE
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« immagine » Il babbo mi diceva... per capire chi è un buon amico organizza una festa fai una festa bellissima prendi buone birre e dei vini sopra i tredici prendi del buon cibo e che la musica di sottofondo sia bella, che possa accogliere tutti mettila alta ma non troppo lascia che i vostri dial...
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Le rotture

07 agosto 2023 ore 10:38 segnala

Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello. Questa tecnica è chiamata "Kintsugi."
Oro al posto della colla. Metallo pregiato invece di una sostanza adesiva trasparente.
E la differenza è tutta qui: occultare l'integrità perduta o esaltare la storia della ricomposizione? Chi vive in Occidente fa fatica a fare pace con le crepe.
"Spaccatura, frattura, ferita" sono percepiti come l'effetto meccanicistico di una colpa, perchè il pensiero digitale ci ha addestrati a percorrere sempre e solo una delle biforcazioni: o è intatto, o è rotto. Se è rotto, è colpa di qualcuno.
Il pensiero analogico -arcaico, mitico, simbolico- invece, rifiuta le dicotomie e ci riporta alla compresenza degli opposti, che smettono di essere tali nel continuo osmotico fluire della vita.
La Vita è integrità e rottura insieme, perché è ri-composizione costante ed eterna. Rendere belle e preziose le "persone" che hanno sofferto...questa tecnica si chiama "amore".
Il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no, ma in entrambi i casi, è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. Il dolore fa due cose: Ti insegna, ti dice che sei vivo. Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere nella tua vita lo comporterà in un modo o nell’altro.
I giapponesi che hanno inventato il Kintsugi l'hanno capito più di sei secoli fa - e ce lo ricordano sottolineandolo in oro.
#jane....dal web
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« immagine » Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello. Questa tecnica è chiamata "Kintsugi." Oro al posto della colla. Metallo pregiato invece...
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E' già qua

21 giugno 2023 ore 16:30 segnala

Sto pensando che e' arrivata l'estate tt l'aspettavamo con trepida attesa ed ora e' gia' qua...chi e'al mare, chi in montagna, chi va in piscina o a cena fuori in quei ristorantini al fresco ( magari c sono le zanzare...consiglio i pantaloni)...ma si sta tanto bene e ci piace fare i romantici al lume di candela mentre si sente il profumo di gerani ( accompagnato dal profumo di un arrosto misto)o magari si vede un geco che sta appiccicato al muro ancora caldo...e poi c sono i ricordi e ce li teniamo x noi fino a settembre quando ricomincia tt...( una mia alunna ha scritto: e'il ciclo della vita"..)e poi ce li raccontiamo....che bello ha tt un suo sapore
(Jane)
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« immagine » Sto pensando che e' arrivata l'estate tt l'aspettavamo con trepida attesa ed ora e' gia' qua...chi e'al mare, chi in montagna, chi va in piscina o a cena fuori in quei ristorantini al fresco ( magari c sono le zanzare...consiglio i pantaloni)...ma si sta tanto bene e ci piace fare i r...
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IL PAN DI RAMERINO

06 aprile 2023 ore 16:20 segnala

Nel Medioevo
Coll’olio, è arrivato il pan di ramerino: son tutto zibibbo e olio e perdono l’unto”. Era questo il grido dei venditori ambulanti che a inizio del secolo scorso giravano con le loro ceste piene di pan di ramerino: morbide e lucide pagnottelle realizzate con uvetta sultanina, olio evo e rosmarino (ramerino) appartenenti alla tradizione toscana dei pani dolci.

Nato a Firenze in età Medievale (la parola “ramerino” risale al XIV secolo e di questa pianta erano piene le colline intorno alla città), si tratta di un pane “devozionale” ricco di simboli sacri e dai forti connotati religiosi. Già gli ingredienti sono fortemente simbolici: il rosmarino sin dall'antica Grecia è simbolo dell'immortalità dell'anima e nel Medioevo veniva considerato un amuleto scaccia spiriti maligni; l’uva rappresenta la comunione con Dio. E poi c'è quel taglio a forma di croce praticato sulla superficie.

Legato tradizionalmente al periodo della Quaresima, si racconta che lo consumavano soprattutto i contadini che assistevano ai riti religiosi del Giovedì Santo. Solo a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, per via della grande richiesta, si è iniziato a produrlo tutto l’anno per lasciare spazio, tra agosto e settembre, a un altro pane dolce: la Schiacciata con l'uva.Il Pan di ramerino ha quel
caratteristico color ambrato è l’olio che viene spennellato sulla superficie con un rametto di rosmarino dopo la lievitazione.
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« immagine » Nel Medioevo Coll’olio, è arrivato il pan di ramerino: son tutto zibibbo e olio e perdono l’unto”. Era questo il grido dei venditori ambulanti che a inizio del secolo scorso giravano con le loro ceste piene di pan di ramerino: morbide e lucide pagnottelle realizzate con uvetta sultan...
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La festa del grillo... Ascensione

09 marzo 2023 ore 14:24 segnala

La festa del grillo è una delle più note manifestazioni folkloristiche di Firenze. Viene celebrata ogni anno il giorno dell'Ascensione nel Parco delle Cascine. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Nonostante questo sembra che ci siano tre scuole di pensiero riguardanti il nome.

La prima si rifà alla considerazione che il grillo fosse assurto a simbolo delle giornate primaverili, e pertanto la festa fosse appunto in suo onore. La seconda scuola di pensiero si rifà invece all'idea che il grillo fosse un insetto nocivo per le campagne toscane e pertanto ne dovesse essere eliminato il numero più alto possibile.

La terza è la più romantica: i giovanotti compravano la gabbietta con il grillo "incarcerato" e la regalavano alla ragazza in segno di volersi "incarcerare" con lei. La canzone "mattinata fiorentina", scritta paradossalmente da un milanese ed un napoletano, si rifà a questa tradizione "(...) alle Cascine messere Aprile fa il rubacuor... E a tarda sera, Madonne Fiorentine, quanto forcine si troveranno sui prati in fior".

C'è anche un'interpretazione "religiosa" (non per niente veniva celebrata esattamente il giorno della "Ascensione"): la larva del grillo di inverno sottoterra, si libra in volo a maggio cantando (resurrezione - ascensione).

La festa del grillo è oggigiorno celebrata dall'acquisto da parte dei genitori ai propri bambini di piccole gabbiette dove porre all'interno un grillo trovato nel Parco delle Cascine.

Vicino a Firenze (anche se ancor più vicino a Prato), sulla Calvana esiste il monte Cantagrilli dove si rifornivano abbondantemente gli ultimi commercianti di grilli prima che ne venisse vietata la vendita

Dal 1999 è proibito cacciare i grilli x rivenderli e nelle gabbiette c' e' una rappresentazione o un " cri cri" meccanico
(Jane)
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« immagine » festa del grillo è una delle più note manifestazioni folkloristiche di Firenze. Viene celebrata ogni anno il giorno dell'Ascensione nel Parco delle Cascine. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Nonostante questo sembra che ci siano tre scuole di pensiero riguardanti il nom...
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FIRENZE la Berta

04 febbraio 2023 ore 19:27 segnala

Della serie...Leggende fiorentine..."La Berta"...

In via dè Cerretani, su un fianco della chiesa di Santa Maria Maggiore, dal muro emerge qualcosa di molto strano e inquietante: la testa pietrificata di una donna, meglio conosciuta come la Berta, protagonista di una delle più famose leggende di Firenze. Vi starete sicuramente chiedendo: “Per quale strano motivo una cosa del genere?”. Eccovi accontentati: Cecco d’Ascoli, astronomo, nel 1326 fu accusato di stregoneria e venne condotto a rogo; ma si dice che avesse fatto un patto con il diavolo: se avesse ottenuto un solo sorso d’acqua, si sarebbe salvato. Così, mentre bruciava, urlò ad una donna affacciata di dargli dell’acqua, ma questa gliela negò: così lui le lanciò una maledizione e la testa della malcapitata si trova ancora là.
Un’altra versione della stessa leggenda vuole che la testa sia in realtà di un sacerdote, che affacciandosi dalla chiesa, venuto a conoscenza del patto col diavolo di Cecco, urlò a tutti di non concedere l’acqua al condannato: così l’astronomo, mentre bruciava tra le fiamme, urlò al sacerdote: «E tu di lì il capo non caverai mai». Per questo si dice che la testa pietrificata del sacerdote ancora guarda la statua. Un’altra leggenda su la Berta vuole che invece la donna fosse una fruttivendola, che aveva il banco proprio là; un giorno regalò una campana alla chiesa per avvertire i cittadini dell’apertura e della chiusura delle porte di Firenze: la città la ringraziò con questo omaggio in marmo.
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« immagine » Della serie...Leggende fiorentine..."La Berta"... In via dè Cerretani, su un fianco della chiesa di Santa Maria Maggiore, dal muro emerge qualcosa di molto strano e inquietante: la testa pietrificata di una donna, meglio conosciuta come la Berta, protagonista di una delle più famose ...
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I GIORNI DELLA MERLA

29 gennaio 2023 ore 09:35 segnala

La leggenda...

Dovete sapere che i merli, un tempo, avevano delle bellissime piume bianche e soffici. Durante il gelido inverno, raccoglievano nei loro nidi le provviste per sopravvivere al gelo, in modo da potersi rintanare al calduccio per tutto il mese di gennaio. Sarebbero usciti solo quando il sole fosse stato un poco più caldo e i primi ciuffi d’erba avessero fatto capolino tra i cumuli di neve.
Così, aspettarono fino al 28 di gennaio, poi uscirono. Le merle cominciarono a festeggiare, sbeffeggiando l’Inverno: anche quell’anno ce l’avevano fatta; il gelo, ai merli, non faceva più paura! Tutta questa allegria, però, fece infuriare l’inverno, che decise di dare una lezione a quegli uccelli troppo canterini: sulla terra calò un vento gelido, che ghiacciò la terra e i germogli insieme ad essa. Perfino i nidi dei merli furono spazzati via dal vento e dalla tormenta.
I merli, per sopravvivere al freddo, furono costretti a rintanarsi nei camini delle case. Lì, il calduccio li riscaldò e permise loro di resistere a quelle giornate. Solo a febbraio la tormenta si placò e i merli poterono riprendere il volo. La fuliggine dei camini, però, aveva annerito per sempre le loro piume bianche: fu così che i merli divennero neri.
(Jane)
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« immagine » La leggenda... Dovete sapere che i merli, un tempo, avevano delle bellissime piume bianche e soffici. Durante il gelido inverno, raccoglievano nei loro nidi le provviste per sopravvivere al gelo, in modo da potersi rintanare al calduccio per tutto il mese di gennaio. Sarebbero usciti...
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La Befana

05 gennaio 2023 ore 23:07 segnala
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La storia della befana inizia nella notte dei tempi e discende da tradizioni magiche precristiane. Il termine “Befana” deriva dal greco “Epifania”, ovvero “apparizione” o “manifestazione”. La Befana si festeggia, quindi, nel giorno dell’Epifania, che solitamente chiude il periodo di vacanze natalizie.

La Befana è rappresentata, nell’immaginario collettivo, da una vecchietta con il naso lungo e il mento aguzzo, che viaggiando su di una scopa in lungo e in largo, porta doni a tutti i bambini. Nella notte tra il 5 e il 6 di gennaio, infatti, sotto il peso di un sacco stracolmo di giocattoli, cioccolatini e caramelle (sul cui fondo non manca mai anche una buona dose di cenere e carbone), la Befana vola sui tetti e, calandosi dai camini, riempie le calze lasciate appese dai bambini. Questi, da parte loro, preparano per la buona vecchina, in un piatto, un mandarino o un’arancia e un bicchiere di vino. Il mattino successivo, oltre ai regali e al carbone per chi è stato un po’ più cattivello, i bambini troveranno il pasto consumato e l’impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto.

Come dice la famosa filastrocca “La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte col cappello alla romana viva viva la Befana!”, la Befana indossa un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate.

Secondo la tradizione
Nella tradizione cristiana, la storia della befana è strettamente legata a quella dei Re Magi. La leggenda narra che in una freddissima notte d’inverno Baldassare, Gasparre e Melchiorre, nel lungo viaggio per arrivare a Betlemme da Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchietta che indicò loro il cammino. I Re Magi, allora, invitarono la donna ad unirsi a loro, ma, nonostante le insistenze la vecchina rifiutò. Una volta che i Re Magi se ne furono andati, essa si pentì di non averli seguiti e allora preparò un sacco pieno di dolci e si mise a cercarli, ma senza successo. La vecchietta, quindi, iniziò a bussare ad ogni porta, regalando ad ogni bambino che incontrava dei dolcetti, nella speranza che uno di loro fosse proprio Gesù Bambino.
Tutti i bambini aspettano questa vecchietta lasciandole un cioccolatino, un bicchiere di latte e perche' no un bicchierino di grappa visto il freddo invernale....curiosi vanno a vedere se e' passata la befana e sempre rimangono meravigliati di trovare una calza piena di dolciumi,,,,per i piu' birichini qualche cipolla e carbone, ma la Befana ha il cuore tenero.
CURIOSITA'
Nella regione TOSCANA esistono pure i Befani, che nel giorno dell'epifania vanno in giro con la vechietta a cantare canzoni maremmane
(Jane)