In fondo ai tuoi occhi
24 maggio 2022 ore 16:50 segnalaUn viaggio in fondo ai tuoi occhi...
Solcherò dune mosse.
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Un viaggio in fondo ai tuoi occhi...
Solcherò dune mosse.
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24/05/2022 16:50:14
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Piccolo angelo
06 febbraio 2022 ore 00:08 segnalaNon posso fermare le lacrime stasera: il mio cuore è straziato per una giovanissima vita spezzata, per un fiore appassito ancor prima di sbocciare.
Aveva solo 5 anni Rayan, giocava, come tutti i bambini della sua età dovrebbeo poter fare.
Ma quel gioco era il suo appuntamento con la morte.
Quattro giorni prigioniero nel ventre della terra, abbracciato solo dalle tenebre fredde e dalle rocce umide.
Chiamava il suo papà, forse gli chiedeva di giocare a palla, come tante volte avrà fatto, ricevendo sempre la stessa risposta frettolosa "ho da fare".
Chiamava la sua mamma, forse le chiedeva di preparargli le frittelle con il miele che adorava, ma che poteva mangiare solo nel giorno del suo compleanno.
Ha pianto Rayan, e nessuno asciugava le sue lacrime che finivano per seccarsi sul suo visino smagrito.
Ha sognato Rayan, di rivedere i raggi del sole che, in fondo a quel pozzo, proprio non sapevano scendere.
Piccolo angelo, siamo arrivati tardi.
I tuoi occhi si sono chiusi per sempre.
Comunque si chiami quel Dio che ti ha accolto, io lo prego che ti tenga sulle sue ginocchia.
Te, come tutti i bambini che silenziosamente lasciano ogni giorno questo mondo.
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Non posso fermare le lacrime stasera: il mio cuore è straziato per una giovanissima vita spezzata, per un fiore appassito ancor prima di sbocciare.
Aveva solo 5 anni Rayan, giocava, come tutti i bambini della sua età dovrebbeo poter fare.
Ma quel gioco era il suo appuntamento con la ...
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06/02/2022 00:08:18
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"Questa sera faremo l'amore"
08 gennaio 2022 ore 15:47 segnala"Questa sera faremo l'amore".
Ho contato i minuti.
Ti ho attesa per lunghi giorni e notti intere.
E l'attesa era dolce,
mentre cercavo i tuoi occhi tra i miei ricordi,
mentre ripetevo le parole che ci saremmo sussurrato,
mentre gustavo le carezze che ci saremmo donato.
Gli occhi pesanti si chiudevano,
il telefono scivolava dalle mani.
Scriverà domani.
Domani.
Domani è passato.
Ed ha portato con se' il sole rinchiuso nel tuo sorriso.
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Da mi basia mille
13 dicembre 2021 ore 22:05 segnalaDa mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein seconda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dammi mille baci e ancora cento,
poi dammene altri mille e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
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Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein seconda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dammi mille baci e ancora cento,
poi dammene altri mille e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
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13/12/2021 22:05:52
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Stat rosa pristina nomine.
05 dicembre 2021 ore 23:38 segnalaFisso parole vuote scivolare indifferenti e diffidenti.
Cerco le sue, ne trovo l'eco lontana.
Penso ai suoi occhi chiusi, privi del bacio promesso.
Penso al sorriso che dorme tra le labbra di madreperla.
Penso ad una lettera dal futuro, ad uno sguardo lontano, alla pelle di seta sotto la mia mano che non la sfiora.
Mi chiese se la rosa è il fiore per una regina, ma la vedevo avvolta solo in un manto di stelle.
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Fisso parole vuote scivolare indifferenti e diffidenti.
Cerco le sue, ne trovo l'eco lontana.
Penso ai suoi occhi chiusi, privi del bacio promesso.
Penso al sorriso che dorme tra le labbra di madreperla.
Penso ad una lettera dal futuro, ad uno sguardo lontano, alla pelle di seta sott...
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05/12/2021 23:38:32
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L'UOMO DEI TULIPANI (romanzo - Lorenzo Marini)
04 dicembre 2021 ore 15:28 segnala"Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
Ma lui non sentiva.
La nave era già troppo lontana e loro due potevano solo vedersi.
Due figure precise in mezzo a tante ombre.
"Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
Le erano fermentate nel cuore tutta la notte, erano rimaste in gola tutto il tempo della partenza, salite alla lingua durante l'ultimo abbraccio. Come sempre, anche questa volta le parole erano rimaste impigliate nella bocca. Assentia sapeva sempre cosa voleva, sapeva benissimo cosa dire, sapeva perfettamente come dirlo, ma si bloccava un attimo prima di parlare. Zitta. Così.
Parlava poco, Assentia, ma quando lo faceva erano perle.
"Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
Gridato, con tutto il fiato, con tutto il cuore, con tutto il destino avverso, con tutta la disperazione che un'attesa può portare.
Parlava poco con le parole. Molto con gli occhi.
Le sue frasi d'amore più belle erano lacrime.
"Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
Era diventato un urlo contro il cielo, ritornato sul mare, avvolto dalle onde, mangiato dalle acque, conservato negli abissi.
Era la dichiarazione d'amore più tenace che il porto di Amsterdam avesse mai ascoltato.
Era la dichiarazione incontrovertibile della loro unità. Erano fatti l'uno per l'altra. E niente li avrebbe separati.
Era un arrivederci. Certi anni passano come gli attimi.
Era un addio. Certi attimi non passano mai.
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"Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
Ma lui non sentiva.
La nave era già troppo lontana e loro due potevano solo vedersi.
Due figure precise in mezzo a tante ombre.
"Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
Le erano fermentate nel cuore tutta la notte, erano rima...
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04/12/2021 15:28:23
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Nefertiti
26 novembre 2021 ore 09:39 segnalaQuesto è il racconto di un incontro che razionalmente non sarebbe dovuto accadere, ma che, invece, è avvenuto due volte.
Berlino, luglio 2019.
Visitando una metropoli letteralmente rinata tra le cicatrici (ancora evidenti) della guerra, ho scelto alcune mete nell'isola dei musei, nel quartiere Mitte; tra queste, il Neues Museum, gravemente danneggiato dai bombardamenti e finemente restaurato.
Appassionato della civiltà egizia, mi muovevo tra manufatti, mirabili sarcofagi e mummie il cui ottimo stato di conservazione è sintomatico delle conoscenze e delle raffinate tecniche del popolo dei faraoni.
Nello snodo tra due lunghi corridoi, ampi ed illuminati, è collocata una saletta quadrata, in penombra, al centro della quale una teca in cristallo ospita uno dei soggetti più belli che abbia mai visto: il busto di Nefertiti.
La regina Nefertiti, "La bella è arrivata", la Grande Sposa della XVIII dinastia, mi fissava con sguardo fiero ed ammaliante, mi donava il suo sorriso enigmatico, mi sussurrava parole mai udite prima.
Quanto tempo sono rimasto in questa condizione estatica, rapito ed incantato da una donna di 3400 anni fa?
La mano del custode, delicata nonostante la stazza, amichevolmente posata sulla mia spalla, mi ha richiamato dalla profonda sindrome di Stendhal nella quale la Regina mi aveva condotto, la sua mano nella mia.
Un incontro meraviglioso, uno di quelli che si è grati di aver vissuto, ma che si sa non potersi ripetere.
Ed invece...
Eccola di nuovo qui, la mia Regina, i suoi occhi, il suo sorriso, le sue mani. Non più in una teca a Berlino, ma pur sempre bella ed inarrivabile.
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Questo è il racconto di un incontro che razionalmente non sarebbe dovuto accadere, ma che, invece, è avvenuto due volte.
Berlino, luglio 2019.
Visitando una metropoli letteralmente rinata tra le cicatrici (ancora evidenti) della guerra, ho scelto alcune mete nell'isola dei musei, n...
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26/11/2021 09:39:01
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Princeton
05 agosto 2021 ore 20:39 segnalaPrinceton, 5 agosto 2016 ore 23:00.
Arrivati da qualche ora nel New Jersey, io e la mia collega ed amica Susanne passeggiavamo per i viali del campus universitario più famoso degli Stati Uniti.
Il viaggio dall’Europa, la differenza di fuso orario, il caldo afoso garantivano una notte insonne, una di quelle notti in cui ci si rigira nel letto, cercando angoli di lenzuola non ancora umidi di sudore e di rimpianti.
I viali alberati facevano da cornice agli edifici austeri e fintamente antichi, miscugli di forme e di stili, alcuni marcatamente gotici, altri vittoriani, altri ancora postmoderni.
Dalle finestre di monumentali biblioteche provenivano luci fioche, cariche di sapienza e silenzio.
Gli occhi azzurri di Susanne fissavano la fastosa vetrata della Cappella del campus; con un sibilo mi chiese: “Perché siamo al Mondo? Perché passeggiamo in un campus, invece di fare l’amore, come sarebbe ovvio per due giovani belli e liberi, lontani un oceano da casa? Qual è il fine della vita? a cosa serviamo?”.
Tentai una risposta, più sorpreso delle sue parole di quanto non fossi convinto delle mie: “Siamo chiamati a realizzare il mistero d’amore che è intrinseco nel nostro esistere, aneliamo a renderci parte del’Essere, lo si chiami Dio od in qualunque altro modo”.
“Sciocchezze” mi interruppe lei “lascia la filosofia al di là di queste mura. La vita ha come unico scopo la vita stessa. La vita non vuole altro che perpetrarsi, indipendentemente da te, da me o da chi le permetta di farlo. Il senso della vita è l’egoismo essenziale di autogenerarsi”.
Prese la mia mano, si cinse le spalle con il mio braccio e disse “Vorrei farlo qui, ma non voglio passare la notte ospite della polizia del New Jersey. Sappi che stanotte intendo assecondare la vita nel raggiungimento del suo scopo”
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Princeton, 5 agosto 2016 ore 23:00.
Arrivati da qualche ora nel New Jersey, io e la mia collega ed amica Susanne passeggiavamo per i viali del campus universitario più famoso degli Stati Uniti.
Il viaggio dall’Europa, la differenza di fuso orario, il caldo afoso garantivano una notte...
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05/08/2021 20:39:58
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Francoforte
11 aprile 2021 ore 18:08 segnalaHo raggiunto la sponda nord del fiume Meno appena alle spalle della Cattedrale degli Imperatori, dopo aver attraversato con passo lento e distratto il quartiere Römer.
Ho iniziato a camminare lungo la riva, in direzione Est, seguito dallo sguardo incuriosito dei senzatetto che si riparavano sotto ai ponti in pietra e da quello infastidito delle coppiette che si scambiavano effusioni tra i cespugli fioriti, o sotto le magnolie.
Da tre giorni cade una pioggia leggera, di quelle che si percepirebbero appena, se non fosse per il senso di oppressione trasmesso dal cielo scuro che sembra volersi adagiare sul cuscino di nebbia steso sull’orizzonte.
Dove il lungofiume, perfettamente asfaltato e teutonicamente manutenuto dal secondo dopoguerra, lascia il posto alla rena ed alle verdi macchie spontanee e lussureggianti di inizio primavera, ho tolto le scarpe, vi ho nascosto dentro i calzini ed ho abbandonato il tutto al limitare della civiltà. Mi sono avviato, con le piante dei piedi graffiate dal freddo e dalle spine, ho contato ottocento passi e mi sono seduto sulla sponda del fiume, le mani sulla sabbia umida, i piedi nell’acqua gelida. Ho chiesto al fiume cosa fare e lui mi ha raccontato i miei ultimi sette anni, contando le mie rughe ed i primi riflessi d’argento, tra la barbetta nera. Ho lasciato tutto per abbracciare l’ignoto e l’ignoto è diventato il nuovo tutto. Credevo né più né meno di aver voltato l’ennesima pagina della mia vita, ma ho rinchiuso in una sfera di vetro il mio mondo. O forse solo me stesso.
Ora non resta che scegliere: spingere con i piedi, o con le mani.
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Ho raggiunto la sponda nord del fiume Meno appena alle spalle della Cattedrale degli Imperatori, dopo aver attraversato con passo lento e distratto il quartiere Römer.
Ho iniziato a camminare lungo la riva, in direzione Est, seguito dallo sguardo incuriosito dei senzatetto che si rip...
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11/04/2021 18:08:03
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Scrive dal: | 11/04/2021 |
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