
Dopo mesi di scavo finalmente anche l'ultimo muro sarebbe stato abbattuto. Indiana Jones scese dentro la tomba egizia per dare il colpo di piccone definitivo che avrebbe permesso l'ingresso nella stanza dove si trovava la tomba che aveva cercato per tanti anni.
Secondo i suoi calcoli si trattava della tomba del grande sacerdote Resus, famoso alchimista vissuto durante il regno del faraone Ramses. Nei papiri venuti in suo possesso si affermava che, all'interno della tomba era custodito il grande segreto che Resus morendo aveva portato con sé. Un segreto che in vita gli aveva dato grandissima potenza tanto da essere temuto persino dal faraone in persona. Di più i papiri non dicevano.
La stanza era piccola e bassa con un forte odore di umidità. La tomba posta al centro recava delle incisioni. Indiana sollevò la torcia e la bocca gli si aprì in un largo sorriso. I geroglifici incisi sulla tomba non lasciavano alcun dubbio: si trattava proprio di Resus. Ad un suo segnale gli operai iniziarono a spostare con molta cura il coperchio del sarcofago. Il cuore di Indiana accelerò. L'adrenalina che gli scorreva in corpo era sempre la stessa di quando era giovane ed inesperto, segno che la passione che lo aveva animato in tutta la sua vita non era ancora scemata.
L'interno del sarcofago conteneva solo un mucchietto di cenere. Il corpo non era stato mummificato e quindi nulla era rimasto del grande Resus. La delusione si stava velocemente sostituendo all'euforia di pochi istanti prima. Tanto lavoro per nulla. Diede un ultimo sguardo all'interno prima di risalire in superficie e, solo allora, notò un lembo di papiro che fuoriusciva dal cumulo di cenere. Il papiro era molto rovinato, ma con infinita cura riuscì ad estrarlo senza che si sbriciolasse in minuscoli coriandoli. Lo poggiò sopra una lastra di vetro e lo ricoprì con un'altra lastra. Poi sigillò il tutto per impedire che l'aria potesse rovinare quel prezioso documento e risalì in superficie.
Il volo di rientro a Chicago fu del tutto tranquillo. Appena mise piede dentro casa si recò subito in biblioteca. Sulla sua scrivania erano ammucchiati diversi libri. Poggiò delicatamente la valigetta con il prezioso reperto sulla sedia e con un colpo di mano liberò la scrivania buttando a terra i libri che vi erano sopra. Aprì la valigetta e depositò sul tavolo il papiro racchiuso fra le due lastre di vetro. Con una lente di ingrandimento cercò inutilmente di decifrare i simboli. Provò allora a mettere il tutto sotto il microscopio elettronico. Miracolo dei miracoli: come per magia i simboli incisi sul papiro cominciarono a comporsi in una sequenza ben definita di formule chimiche. Indiana prese appunti. Dopo diverse ore aveva decifrato tutto il documento. La scoperta era sensazionale. Gli antichi egizi conoscevano la tavola degli elementi e sapevano scrivere formule chimiche meglio di uno scienziato dei nostri giorni.
Stanco per il viaggio e per lo sforzo di quella decodifica, Indiana verso le due di notte spense la luce e si andò a coricare lasciando tutto sulla scrivania. Il giorno dopo sarebbe andato dal professore di chimica e gli avrebbe fatto combinare tutti gli elementi della formula per vedere il risultato.
Nel buio della biblioteca una luce brillò, dapprima tenue poi sempre più fosforescente. In questa luminosità, i geroglifici del papiro presero a danzare e, balzando fuori dal vetro, iniziarono a mischiarsi. Ben presto sulla scrivania si materializzò una sostanza morbida e pastosa, di colore verde fosforescente. L'unguento prese a scivolare sulla scrivania come un lumaca strisciante. Giunto al bordo del tavolo si divise in tre rivoli e iniziò a gocciolare sul pavimento. Le prime gocce vischiose caddero su uno dei libri finiti per terra. Si trattava della Divina Commedia di Dante Alighieri. Il libro nella caduta si era aperto sull'inizio del Purgatorio. L'unguento colpì la figura della montagna che Dante scalò insieme a Virgilio.
Il secondo rivolo atterrò su un altro libro. Anche questo aveva delle figure. Il fluido verdastro si posò su una di queste colpendo la testa di un moro che strangola una donna riversa sopra un letto. Il libro era infatti l'Otello di W. Shakespeare e la figura rappresentava proprio Otello nell'atto di uccidere Desdemona.
Il terzo e ultimo rivolo colpì la copertina di un libro rimasto chiuso. Non vi era alcuna figura e l'unguento continuò il suo andamento strisciante e bavoso insinuandosi all'interno del libro. Il bagliore che aveva illuminato questa scena pian piano si affievolì e tutto tornò buio.
Verso le quattro di notte Indiana si svegliò in preda ad una tremenda fame. La fretta di rientrare e di tradurre quel papiro gli avevano fatto dimenticare che erano due giorni che non toccava cibo. Si alzò dal letto e scese giù in cucina. Aperto il frigorifero constatò il vuoto totale che regnava all'interno dello stesso. Solo nel cassetto dei formaggi riuscì a trovare dei rimasugli di gorgonzola rimasti lì appiccicati da chissà quanto tempo. Allungò due dita e raccolse il raccoglibile. Infilò le dita in bocca e assaporò con infinita gioia quella crema ormai divenuta rancida e putrescente. Si diresse verso la dispensa dove riuscì a trovare una scatola di biscotti scaduti e li ingoiò con voracità. Bevve infine un lungo sorso d'acqua dal rubinetto e si avviò su per le scale che conducevano verso la stanza da letto. Era giunto a metà della prima rampa quando sentì un rumore di mobili rovesciati e ansimi e gemiti provenire dalla biblioteca. Scese rapidamente i gradini e corse a prendere la sua fidata frusta. Qualcuno si era introdotto in casa sua, forse per rubare la preziosa reliquia. Giunto davanti alla porta della biblioteca, prese un lungo respiro e aprì di colpo l'uscio accendendo la luce.
La biblioteca non esisteva più. Al suo posto c'era un paesaggio grigio e montuoso. Due uomini con lunghe vesti osservavano un combattimento fra altri due uomini. Uno dei due era di carnagione scura, l'altro aveva i capelli lunghi, baffetti e pizzetto ed era armato di un fioretto con il quale tentava di sbudellare il moro, che, per sfuggirgli, girava intorno ad un letto dove una donna osservava la scena angosciata. Indiana, ripresosi dallo sgomento iniziale, fece saettare la frusta giusto in tempo per disarmare il giovane spadaccino che stava per dare la stoccata finale al moro.
“Buon Dio, ma voi chi siete e cosa fate nella mia biblioteca?” urlò con quanto fiato aveva in gola.
“Virgilio e Dante ai piedi del Purgatorio” rispose uno dei due uomini che osservavano il duello.
“Io sono Otello e stavo per uccidere la mia Desdemona se non fosse intervenuto questo pazzo ch'io non conosco.”
Il giovane, massaggiandosi la mano per il colpo di frusta ricevuto, si tolse il cappello e, fatto un inchino verso la bella Desdemona, rispose.
“Il mio nome è D'artagnan e stavo salvando questa dolce signora dalle grinfie di questo bruto. Ci sarei riuscito se non foste arrivato voi con la vostra frusta. Presentatevi affinché io possa sfidarvi in duello.”
Poi rivolgendosi a Virgilio e Dante aggiunse.
“Messeri vorreste farmi da padrini?”
Il cervello di Indiana stava per spappolarsi. Come era possibile che la sua biblioteca si fosse trasformata in un campo di battaglia? Non era razionale. Chiuse gli occhi e pensò
'Forse sto solo sognando e quando li riaprirò sarò nel mio letto e sarà stato solo un incubo.'
Quando li riaprì era tutto come prima anzi peggio perché D'Artagnan, recuperata la sua spada, si dirigeva a grandi passi verso di lui. Chiuse di colpo la porta e diede una doppia mandata. Mentre risaliva velocemente le scale udì i colpi sulla porta che quel guascone tentava di abbattere per poterlo raggiungere. Aveva appena varcato la soglia della sua stanza da letto per prendere la pistola che teneva nel cassetto, quando D'Artagnan si materializzò davanti a lui e con una precisa stoccata gli trafisse il cuore.
La mattina dopo verso le otto venne la governante. Indiana non l'aveva avvertita del suo rientro per cui lei, credendo che la casa fosse vuota, si diresse in cucina per riprendersi la coltura di funghi allucinogeni che aveva lasciato nel frigorifero il giorno prima. Il frigorifero era vuoto. Eppure li aveva lasciati lì la sera precedente, dentro il cassetto dei formaggi. Per maggiore sicurezza li aveva messi dentro una cucchiaiata di gorgonzola vecchio ed ammuffito che aveva in casa. Se durante il trasporto qualcuno l'avesse fermata non avrebbero di certo sospettato che dentro quella confezione di formaggio ci poteva essere uno degli allucinogeni più potenti al mondo. Tornata all'ingresso si accorse della valigia che Indiana aveva lasciato lì la sera prima. Salì le scale e cercando di non fare rumore aprì la porta.
Indiana giaceva per terra in una posizione scomposta. La donna soffocò un grido e si accovacciò sul corpo inerte dell'archeologo. Lo rigirò con cautela. Un filo di bava biancastra gli colava dalla bocca. Lo scosse delicatamente chiamandolo.
“Signor Jones, signor Jones.”
Indiana sbarrò gli occhi iniettati di sangue e balzò a sedere di colpo mandando a gambe all'aria la povera governante.
“Sono morto, sono morto!”
urlò Indiana.
“Ma no, non siete morto. State tranquillo fra qualche ora starete bene ma ora rimettevi a letto e dormite.”
Lo tirò su e lo riaccompagnò a letto. Gli rimboccò le coperte e scese giù per preparargli un caffè doppio. Passando davanti la biblioteca notò la porta sfondata. Diede un'occhiata veloce all'interno e restò sconvolta. Una sostanza verde e appiccicosa invadeva tutti i libri degli scaffali e dai libri uscivano personaggi in carne ed ossa. Vide Orlando furioso che menava a destra e a manca colpi con la sua durlindana, Don Abbondio che si inchinava ossequioso davanti ai due bravi, Cesare che varcava il Rubicone, Diogene tutto nudo che camminava dentro una botte, Cristoforo Colombo con le sue caravelle in un oceano in tempesta e tanti e tanti altri ancora.
Allucinazione o realtà? La verità sta scritta nella formula del papiro che ora giace in fondo all'oceano. Forse un giorno riaffiorerà dalle profondità marine insieme al capitano Nemo alla guida del suo Nautilus.
Questo post nasce da un gioco di scrittura praticato tra amici ed è un post "a tema" su elementi dati, suggeriti a turno dai vari partecipanti e pubblicati ogni 15 giorni sul blog del profilo Ilpassaparole. Sullo stesso blog potrete trovare, nei commenti, i link ai racconti degli altri partecipanti. E... siete invitati a partecipare anche voi!!!
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