Il dottor sottomesso

19 luglio 2011 ore 23:59 segnala
Era un semplice giovedì mattina, ancora stordita dalla precedente notte brava attendevo immensamente annoiata nella sala d’attesa dell’ospedale con buona parte della mia famiglia.

Passò silenzioso con il suo camice bianco, attorniato da giovani assistenti, non lo notai subito ero ancora troppo presa dai pensieri della notte precedente e da un’immensa sonnolenza..

Improvvisamente mi sentì molto osservata ed alzando gli occhi lo vidi, dava spiegazioni e rispondeva alle ragazze ed ai ragazzi che gli stavano attorno ma il suo sguardo era ben puntato sui miei stivaletti neri modello gladiatore.. la cosa mi regalò il primo sorriso della giornata e cosi iniziai a giocare maliziosamente il piede su e giù notando come lui seguiva i mie movimenti con lo sguardo.

Era alto circa 1.85 magro e con un fisico apparentemente sportivo anche se nascosto dal camice, doveva avere ad occhio e croce circa quarant’anni, diversi capelli bianchi si facevano spazio nella folta chioma nera “beh almeno eccone uno non fissato con le tinture” pensai.

Si muoveva di qui e di là, entrando ed uscendo da diverse stanze sempre accompagnato da qualche giovane assistente e sempre impegnato in spiegazioni ma appena poteva il suo sguardo finiva sempre li ed io divertita non facevo altro che accavallare a volte una a volte l’altra gamba mentre i miei familiari si lamentavano per la lunga attesa.

Finalmente arrivò il nostro turno, entrammo decisi nella stanza ed io passandogli accanto gli feci l’occhialino.. circa mezz’ora dopo uscimmo e lui non era più nel corridoio, ci dirigemmo rapidamente verso l’uscita rimpiangendo già un po’ l’aria condizionata della sala d’attesa ma proprio prima del portone d’uscita eccolo nella stanza dei distributori automatici ecco il dottor “ Shepherd “ era proprio li sicuramente cercava qualcosa di fresco e dissetante.. feci qualche passo dopo la stanza insieme ai miei e poi con la scusa rapida della toilette tornai rapidamente nella stanza lui era ancora li con una bottiglietta di thè alla pesca in mano entrai con un sorriso malizioso “salve dottor Shepherd” e togliendogli la bottiglietta dalle mani la aprì e ne bevvi una bella sorsata , successivamente guardandolo decisa passai delicatamente più volte la lingua sul collo della bottiglia e poi gliela porsi “su dottore sono certa che adesso le darà sicuramente più piacere” lui la prese e sorridendo portò la bottiglia alla bocca e bevve tutto il restante contenuto “ non farmi attendere, detesto aspettare 3497347*** “gli dissi decisa prima di uscire sentì i suoi occhi dietro di me e una volta raggiunta l’uscita dell’ospedale mi girai e lo vidi li davanti alla porta della stanza dei distributori automatici a guardarmi ancora incredulo con il cellulare nelle mani.

In auto finestrini abbassati e cuffie nelle orecchie con gli AC/DC a palla ci dirigevamo veloci verso la mia casa al mare per goderci un pomeriggio di sole e mare ma ecco che la piacevole vibrazione del mio cellulare segnava un messaggio in entrata ed eccolo li “non avevo mai bevuto un tè alla pesca cosi delizioso” sorrisi e mentre pensavo “ eh bravo il mio dottor sottomesso, non ti fai attendere” gli scrissi “vedi ti ho già addomesticato”.

Verso le quattordici dello stesso pomeriggio mentre ero sdraiata a godermi il sole il mio telefono squillo nuovamente ma questa volta era una chiamata risposi decisa “dottor Shepherd mi dica” lo senti ridere dall’altro capo della cornetta “ mi chiamo Claudio, sempre se non ti dispiace cioè Sherpherd è molto carino ma credo di essere molto diverso da lui..o no?” “mah Claudio è un nome da vecchio e poi mi piace decidere da sola come chiamare le mie prede” sorrise ancora “allora dottorino cosa mi dice? Lo ammetta non aveva mai passato una mattinata cosi piacevole” “ehm..beh si infatti..” sembrava seriamente imbarazzato e la cosa mi divertiva moltissimo ”domani ti troverò ai miei piedi” dissi spudoratamente “appuntamento ore 17.15 al centro commerciale ho voglia di compere, ah prepara la carta di credito lo sanno tutti che i medici sono sempre ben pagati ” e senza dargli il tempo di rispondere troncai la conversazione.

Mi alzai dal telo da mare mi diressi verso il mare per fare un lungo e rinfrescante bagno.

Arrivai con pochi minuti di ritardo e lui era già lì davanti alla porta del centro commerciale mentre la gente entrava ed usciva frettolosamente, aveva un pantalone nero di lino ed una camicia bianca , lo scrutai da lontano, guardava nervosamente il cellulare e di tanto in tanto si passava la mano fra i capelli “forza dottore è arrivato il momento di divertirmi un po’” gli dissi prendendolo sotto braccio.

Entrammo sorridendo e l’aria condizionata del grande centro commerciale ci diede un’immensa sensazione di piacere iniziai a parlare tranquilla lui invece sembrava un po’ intimorito ma mi seguiva dentro e fuori dai negozi sembrando seriamente interessato ai miei strampalati discorsi… provai diversi vestiti mentre lui seduto non faceva altro che guardarmi estasiato e dopo essermi meritata, per il semplice fatto di esistere, un vestito, due gonne ed un costume gli dissi “forza va ora si fa sul serio passiamo alla tua passione le scarpe” gli mollai le borse con i suoi acquisti ed entrai rapidamente nel negozio mentre lui in religioso silenzio mi seguiva.

Girai per un po’ per il negozio e poi eccole li che mi guardavano delle decolté nere di vernice con un cinturino alla caviglia ed il tacco di 19 cm.. mi girai verso il mio portaborse che le guardava estasiato e preoccupato visto che come me sicuramente anche lui aveva notato il prezzo esorbitante.. sorrisi “lo so’ che preferisci gli stivaletti con il tacco a spillo e la punta in metallo mio caro” mentre con le mani accarezzavo le fibbie dei miei adorati stivali “ma pensa quale onore sarebbe per te vedermi camminare con quelle” lui non si mosse né disse nulla io presi la 37 e gliela passai ” forza dottor sottomesso prova un po’ a mettermela” posò le borse per terra e si inginocchio delicatamente davanti a me, e si diresse verso la zip laterale della mia scarpa sinistra gli mollai un colpo nella mano con la punta della mia scarpa destra e lui ebbe un sussulto “ eh mio caro troppo facile cosi..devi scioglierla fibbia per fibbia, delicatamente..una alla volta..” fece cenno di si con la testa e iniziò con attenzione il suo lavoro.. ci stavano ben sette fibbie ogni stivaletto e mentre io giocavo con l’orlo della mia minigonna verde e Claudio inginocchiato davanti a me faceva con dedizione il suo lavoro, commesse e clienti del negozio passavano guardando meravigliate quella scena.. circa quattro minuti dopo Claudio finì mi tolse lo stivaletto appoggiandolo per terra stando ben attento a non farlo cadere, mi sfilò ancora più delicatamente il calzino e prese la decolté nera per infilarmela “oh mio caro dottorino” dissi “ma non vedi? Il mio piede è sudato non posso metterlo in quella scarpa cosi” alzò lo sguardo per la prima volta dopo il calcio e totalmente rapito e affascinato mi asciugò con la sua camicia il piede prima di infilarlo nella decolté.

Guardai la bella scarpa al mio piede e mi alzai per specchiarmi “no, cosi non va devo provarle entrambe per capire” Claudio era sempre li in ginocchio e mi guardava volteggiare “signorina” dissi rivolgendomi alla commessa che fingeva di sistemare delle scarpe poco lontano da noi” ho bisogno della compagna di questa è una 37” “subito “rispose e me la porse pochi istanti dopo.

Tornai da Claudio “forza all’opera” la scena fu quasi identica lui inginocchiato in religioso silenzio sciolse ad una ad una le fibbie del mio stivaletto destro, asciugò il mio piede nella sua camicia e mi infilò la scarpa. Intanto diversi curiosi fingevano di guardare interessati scarpe che sicuramente non avrebbero mai acquistato.

A lavoro finito mi alzai “Ottimo” dissi camminai avanti ed indietro su uno dei tappeti rossi che si trovavano nel negozio “non le trovi belle mio caro?” “Si sono molto belle, e ti stanno divinamente” disse sempre inginocchiato come se paralizzato non riuscisse ad alzarsi . Mi avvicinai e mi piegai poco avanti a lui certa di avere gli occhi di tutti i presenti del negozio addosso, gli accarezzai con la mano destra i capelli e poi con forza piegai la sua testa fino alle mie scarpe e gli ordinai di baciarle, ubidiente ed intimorito lo fece.. durò solo una trentina di secondi ma ero certa che i presenti a quella scena ne avrebbero parlato per molto e molto moltissimo tempo, accarezzai nuovamente con dolcezza i capelli di Claudio e gli ordinai di togliermi le scarpe e rimettermi gli stivaletti e cosi fece delicato ed attento quando finì presi le scarpe in mano e mi indirizzai verso la cassa mentre la cassiera cercava di mostrarsi tranquilla e Claudio dietro di me carico di borse prendeva il bancomat per pagare..

Uscimmo dal centro commerciale poco dopo le venti, io camminavo sempre avanti e lui mi seguiva docilmente giunti alla mia Clio la aprì e lasciai che il mio portaborse mettesse dentro i miei acquisti mi appoggiai allo sportello e mi accesi una sigaretta “mi chiamo Ketty e guarda che lo so che ti pesa l’anulare della mano sinistra ” dissi scoppiando in una risata lui guardò con imbarazzo la sua fede nuziale e rispose” mi sa che quando io ho messo questa tu eri poco più che una neonata” “ah si? Beh quanti anni hai tu? E quanti me ne dai? Attento potresti non vedermi mai indosso ciò che mi hai comprato” “beh mi sono sposato giovanissimo avevo 24 anni” rispose” e pochi mesi fa ho festeggiato i 23 anni di matrimonio quindi facendoci insieme due conti ti dico che ne ho 47 tu ne avrai circa 24” “beh ecco perché hai quei capelli bianchi, ed io che pensavo che fosse solo stress lavorativo” dissi sorvolando sul fatto che mi aveva dato 3 anni di meno.

“Dove sa che hai trascorso il pomeriggio tua moglie?”

“in palestra.”

“Certo il fisico ti aiuta come scusa.”

“Veramente non ho mai usato scuse con lei, cioè è la prima volta che…”

“Bene dottor Sherpherd” lo interruppi, gettai per terra la sigaretta quasi finita e la spensi con la punta della scarpa destra “ settimana prossima ho casa al mare libera e un po’ di giocattoli da mostrarti, ci sentiamo direttamente venerdì e ti dico come raggiungerla.. tieni il cellulare a portata di mano non vorrei avere qualche incontro ravvicinato con tua moglie”

Entrai in auto e misi in moto lui mi guardava fisso senza dire una parola.

Guidavo tranquilla mentre nella radio passavano i Ramones sentì la suoneria dei messaggi lessi rapidamente “sei la cosa più assurda, inspiegabile e meravigliosa che mi sia capitata grazie per il fenomenale pomeriggio“ sorrisi, guardai i pacchi appoggiati nel sedile anteriore lato passeggero e pensai che dopo questo sms forse non l'avrei sentito più ma ero ancora in forse.
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Era un semplice giovedì mattina, ancora stordita dalla precedente notte brava attendevo immensamente annoiata nella sala d’attesa dell’ospedale con buona parte della mia famiglia. Passò silenzioso con il suo camice bianco, attorniato da giovani assistenti, non lo notai subito ero ancora troppo...
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..le donne difficili..

08 luglio 2011 ore 14:52 segnala
Sono le donne difficili quelle che hanno più amore da dare, ma non lo danno a chiunque. Quelle che parlano quando hanno qualcosa da dire. Quelle che hanno imparato a proteggersi e a proteggere. Quelle che non si accontentano più. Sono le donne difficili, quelle che sanno distinguere i sorrisi della gente. Quelle che ti studiano bene, prima di aprirti il cuore, che non si stancano mai di cercare qualcuno che valga la pena. Quelle che vale la pena. Sono le donne difficili, quelle che sanno sentire il dolore degli altri. Quelle con l’anima vicina alla pelle, che vedono con mille occhi nascosti. Quelle che sognano a colori. Sono le donne difficili che sanno riconoscersi tra loro. Sono quelle che, quando la vita non ha alcun sapore, danno sapore alla vita.


( Iuliana Moraru Alma Gjini)
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Sono le donne difficili quelle che hanno più amore da dare, ma non lo danno a chiunque. Quelle che parlano quando hanno qualcosa da dire. Quelle che hanno imparato a proteggersi e a proteggere. Quelle che non si accontentano più. Sono le donne difficili, quelle che sanno distinguere i sorrisi della...
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Sono stanco di vedere facce femminili ritoccate dal botox,

05 luglio 2011 ore 12:17 segnala
tette strabordanti dalle scollature in concorrenza, culi in mostra, tacchi e trucchi fetish e gesti hard da donnacce, ormai non più distinguibili da quelle del mestiere.

Voglio vedere donne con la loro femminilità nei gesti morbidi e gentili, nei sorrisi aggrazziati, nelle movenze seducenti, ma accennate, dalle parole dolci e decise allo stesso tempo, dai pensieri originali e nuovi.

Vorrei vedere donne indipendenti, non succubi dell'uomo a cui immolano la propria dignità, femmine dai cuori di ghiaccio fuso, compagne e amiche dell'uomo, libere e sincere. Vere.

(C. Bukowski)
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tette strabordanti dalle scollature in concorrenza, culi in mostra, tacchi e trucchi fetish e gesti hard da donnacce, ormai non più distinguibili da quelle del mestiere. Voglio vedere donne con la...
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Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare.

03 luglio 2011 ore 10:28 segnala
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.

Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.

Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.

I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.

Fa' una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!

Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.

Lavati i denti.

Non perdere tempo con l'invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.

Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente, dimmi come si fa...

Conserva tutte le vecchie lettere d'amore,
butta i vecchi estratti-conto.

Rilassati!

Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.

Prendi molto calcio.

Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.

Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse,
come quelle di chiunque altro.

Goditi il tuo corpo,
usalo in tutti i modi che puoi,
senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
E' il più grande strumento che potrai mai avere.

Balla!
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.

Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza:
ti faranno solo sentire orrendo.

Cerca di conoscere i tuoi genitori,
non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli,
sono il miglior legame con il passato
e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.

Renditi conto che gli amici vanno e vengono,
ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.

Vivi a New York per un po', ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po', ma lasciala prima che ti rammollisca.

Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant'anni, sembreranno di un ottantacinquenne.

Sii cauto nell'accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.

Ma accetta il consiglio... per questa volta.
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03/07/2011 10:28:48
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CIAO VITTORIO...

15 aprile 2011 ore 12:58 segnala
Non avrai funerali di stato, nè lutti nazionali,non avrai bandiere avvolte nella bara ma avrai la stima di uno o più popoli. Perchè la vera "missione di pace" l'hai fatta tu,senza fucili nè bombe:armato di sogni e di una bandiera Palestinese..

"..Il dolore non ci renderà immobili, né muti.
Leggeremo ovunque le tue parole, ricorderemo ovunque il tuo esempio e le
tue testimonianze.."

http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=35047&lang=ita

Una domanda per tutti voi!

12 aprile 2011 ore 23:07 segnala
Quanta parte di noi siamo disposti a sacrificare per l'altro prima di rinunciar ad essere noi stessi? In una relazione, quand' è che l'arte del compromesso diventa compromettente?

da uno che mi piace tanto...

25 febbraio 2011 ore 15:03 segnala
Allora io - da uno che mi piace tanto - voglio che mi voglia. Continuamente, disperatamente, senza fiato. Che mi pensi, che mi respiri, che mi mangi anche quando morde una mela. Che trovi il desiderio di me in qualunque cosa faccia, che si fermi, bloccato su un ricordo di noi insieme. Che non veda l’ora di rivedermi. Che mi scriva, mi chiami, mi mandi e-mail, anche tutto insieme, contemporamente, perché no? Che mi regali dei libri perché io li legga (un po’ sperando che io li legga davvero e un po’ temendo che poi non li ami come li ha amati lui). Che trovi delle scuse per chiamarmi solo per sentire la mia voce. Che trovi delle scuse per non chiamarmi per dimostrare che può benissimo fare a meno di me, salvo poi rispondermi con un “pronto” che è una resa, quando alla fine lo chiamo io. Voglio che mi racconti tutto di sè (perché non mi basta mai sentirlo parlare) e voglio che resti zitto a guardarmi negli occhi senza aver più nient’altro da dire. Tutto questo, se mi piace davvero tanto.

Sennò, mi frantumo i coglioni al secondo sms in tre giorni.

 Ammettetelo mie care siamo tutte un po' cosi :D

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Allora io - da uno che mi piace tanto - voglio che mi voglia. Continuamente, disperatamente, senza fiato. Che mi pensi, che mi respiri, che mi mangi anche quando morde una mela. Che trovi il desiderio di me in qualunque cosa faccia, che si fermi, bloccato su un ricordo di noi insieme. Che non veda... (continua)
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La solitudine non consiste nello stare soli,

23 febbraio 2011 ore 15:08 segnala
 ma piuttosto nel non sapersi tenere compagnia. Chi non sa tenersi compagnia difficilmente la sa tenere ad altri. Ecco perché si può essere soli in mezzo a mille persone, ecco anche perché ci si può trovare in compagnia di se stessi ed essere felici (per esempio ascoltando il silenzio, stretto parente della solitudine) (Fabrizio De Andrè)


Non sono più tenuta..

08 gennaio 2011 ore 00:14 segnala
Non sono più tenuta a sapere cosa sogni la notte, cosa mangi la sera, quali sconfitte ti assillano, quali progetti ti animano.
Non sono più tenuta a sapere se ami e sei ricambiato, non so cosa hai fatto l'ultima volta che hai bevuto troppo, non so quali modi di dire ti contraddistin
guano, adesso. Non sono più tenuta a sapere quali programmi guardi, quali libri leggi, quali esami dai, che cellulare usi. Non sono più tenuta a sapere.. ma non sai quanto vorrei...
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Non sono più tenuta a sapere cosa sogni la notte, cosa mangi la sera, quali sconfitte ti assillano, quali progetti ti animano. Non sono più tenuta a sapere se ami e sei ricambiato, non so cosa hai fatto l'ultima volta che hai bevuto troppo, non so quali modi di dire ti contraddistinguano, adesso.... (continua)
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Per donne forti

10 dicembre 2010 ore 12:44 segnala

Una donna forte è quella che tira la corda.
Una donna forte è una donna che sta
in punta di piedi a sollevare pesi
mentre cerca di intonare il Boris Godunov.
Una donna forte è una donna intenta
a svuotare il pozzo nero degli anni,
e mentre spala racconta
di come non le importa di piangere, il pianto stura
i dotti lacrimali, e vomitare
sviluppa gli addominali, e
continua a spalare tirando su
dal naso.

Una donna forte è una donna nella cui mente
una voce ripete, te l’avevo detto,
brutta cattiva, puttana, musona, strillona, strega,
rompipalle, nessuno ricambierà mai il tuo amore,
perché non sei femminile, perché non sei
dolce, perché non stai zitta, perché
non sei morta?

Una donna forte è una donna determinata
a fare qualcosa che altri sono determinati
a non farle fare. Cerca di sollevare il coperchio di piombo
di una cassa da morto. Cerca di alzare
con la testa un tombino. Prova
a sfondare a testate una parete d’acciaio.
La testa le fa male. Chi aspetta che il buco
sia fatto dice, più in fretta, sei così forte.

Una donna forte è una donna che sanguina
dentro. Una donna forte è una donna che si fa
forte ogni mattina, mentre i denti s’allentano
e la schiena duole. Ogni bambino,
un dente, sentenziavano le levatrici, ed ora
ogni battaglia una ferita. Una donna forte
è un mucchio di cicatrici che fanno male
quando piove e di ferite che sanguinano
quando le urti e di memorie che si svegliano
di notte e marciano avanti e indietro.

Una donna forte è una donna che ha bisogno assoluto d’amore
come d’ossigeno oppure diventa cianotica.
Una donna forte è una donna che ama
fortemente e piange fortemente e fortemente
è terrorizzata e ha forti desideri. Una donna forte è forte
in parole, opere, relazioni, sentimenti,
non è forte come una roccia ma come una lupa
che allatta i suoi piccoli. La forza non è in lei, ma lei
la mette in moto come il vento che gonfia una vela.

Ciò che le dà sollievo è che gli altri la amino
ugualmente per la sua forza e la debolezza
da cui sgorga, lampo da una nuvola.
Il lampo abbaglia. Nella pioggia, si sciolgono le nuvole.
Solo l’acqua delle relazioni rimane,
e ci attraversa. Forti ci facciamo
l’una con l’altra. Finché non saremo forti tutte assieme
una donna forte è una donna fortemente spaventata.

Marge Piercy

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Una donna forte è quella che tira la corda.Una donna forte è una donna che stain punta di piedi a sollevare pesimentre cerca di intonare il Boris Godunov.Una donna forte è una donna intentaa svuotare...
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