Il caleidoscopio

11 ottobre 2016 ore 19:26 segnala
Troppo tempo, e dentro pulsa quella energia che in un giorno autunnale raccogliesti tra le mani nude, mentre alle spalle il profumo delle castagne al fuoco. Non allontanarti mai da te stessa, non si fugge da ciò che siamo. Il desiderio dei tasti dentro la mente piena zeppa di clessidre in una seguenza di note danzanti, mentre ricalco il passaggio doloroso dalla illusione emotiva alla consapevolezza violenta di esserci. Guardo tocco e sorrido, sfioro il cielo le nuvole il mare.......che bello allungare il braccio verso il confine e sentirne la consistenza vellutata senza piangere, mentre al viso non nego una carezza.
La vita raccoglie la ciclicità delle cose belle, sta a noi saperle decifrare nel modo giusto, così come una foto che protegga tutto quanto amo e che adesso mi appartiene,con te e con loro... nel cuore....perchè non si cambia nell'anima, ma ci si convoglia...e la prospettiva si inclina al giusto.
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Troppo tempo, e dentro pulsa quella energia che in un giorno autunnale raccogliesti tra le mani nude, mentre alle spalle il profumo delle castagne al fuoco. Non allontanarti mai da te stessa, non si fugge da ciò che siamo. Il desiderio dei tasti dentro la mente piena zeppa di clessidre in una...
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Mi piace ascoltare gli altri, nei miei mutismi

30 marzo 2015 ore 19:35 segnala

E' innegabile che quando si comunichi con una persona, ci sia la tendenza ad entrare dentro di lei. Quelle percezioni che si colgono all'inizio, diventano un punto di sostegno per poi aprirsi ad un dialogo profondo, che parte dal centro, e spesso travolge l'altro quasi a spaventarlo. Ho una inclinazione innata alla comunicazione, che si nasconde paradossalmente nel brillante desiderio di non essere capita. Perchè esserlo rende terribilmente fragili, azzera le difese che ci distaccano dal mondo, e ci garantiscono la sopravvivenza. Eppure mi svuoto, nei lunghi periodi in cui il guscio in cui dimora la mia intimissima essenza, si mantenga vivo, perfetto ed impenetrabile. Ecco cosa ho maturato negli anni, che esiste la necessità umana di andare e venire negli spazi altrui, restarci con la porta spalancata, tenendo le chiavi a serrarla, sempre pronte.Così ho ascoltato con immenso piacere un musicista, un restauratore di liuti. Ma che bella esperienza!....
La campagna nasconde i profumi della bellezza, ritempra dagli affanni quotidiani, e stimola quegli impulsi che attraverso la creazione nell'arte, diano forma alla fantasia, al concetto purissimo di amore universale, all'ossigeno che attraverso gli occhi irrori la mente, ed il cuore...senza inquinanti di razionalità ed illogiche matematiche. Tu dipingi?Si....lo faccio con istinto, senza schemi...ecco perchè mi adoro sporca di colori....
Un tempo ho vissuto il rimpianto di non aver continuato a suonare, come una sconfitta con me stessa, una di quelle mancanze mai riprese, pur avendone sovente il desiderio addosso. Poi ho capito che ogni cosa ha un tempo, un apice ed un declino, e che siamo noi a violentare il trascorrere fisiologico delle esperienze, perchè ancorati a quelle immagini che nel corso della vita siano le foto della nostra "vita" : questo l'ho respirato, lo conosco e quindi non mi fa paura. Così temiamo il cambiamento perchè in realtà temiamo ciò che non ci appartenga.Eppure l'eccitazione che dona la scoperta è unica.
Questa ragazza che "ascolta" la conchiglia, mi riproietta ad una foto in bianco e nero di quando avevo due anni, appesa..ancora...alla parete di una casa a me cara, dove io bambina ne sento la voce di una identica. Piccoli frammenti, piccoli momenti su una tastiera, mentre dentro il cervello ripeto le parole che mi dissero, nei momenti di "comunicazione", seguiti ai silenzi e ripresi dai toni: non c'è migliore stimolo a scrivere, oltre quello in cui ti siedi solitaria a tavolino, sulla scrivania la tua candela alla vaniglia, intorno l'imbrunire e fuori, la nostalgia del mare
Stefania
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« immagine » E' innegabile che quando si comunichi con una persona, ci sia la tendenza ad entrare dentro di lei. Quelle percezioni che si colgono all'inizio, diventano un punto di sostegno per poi aprirsi ad un dialogo profondo, che parte dal centro, e spesso travolge l'altro quasi a spaventarlo. ...
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Basta solo approfittarne

07 febbraio 2015 ore 11:53 segnala

Si resta fermi per settimane, mesi..nessuno stimolo a mandar giù nulla. Eppure nella testa frulla sempre qualcosa, un'idea un pensiero che si arricciola su un altro pensiero, generando una successione spesso espansa a dismisura degli stessi. E così mi ritrovo a raccattare come si fa con le cose che non vuoi perdere, per rimandare dentro e non lasciare più spazi di fuga. Mi serve solo quando mi saturano, quando il mio corpo non riesce più a trovare angoli, ripostigli in cui metterli a tacere, e devo necessariamente venir fuori. Mi piacerebbe sapere, che quando si scrive lo si faccia sempre perchè stimolati da emozioni positive, di quelle piene di cuoricini di sogni leggeri leggeri e di fantasia. Un pò quello che ero nella mia eterea sensazione di vivere in un altro mondo, fatto di astrazioni e di magia, un mondo dove la dimensione dei miei colori era esasttamente la dimensione dei miei confini, quindi senza staccionata, in evidentissimo contrasto con il resto. Danze e metafore sulla vita vissuta e quella vissuta insieme alla prima, dove le stesse simili ed opposte, in realtà erano fuse nella loro diversità solo apparente, perchè un pò si riesce a mettere in equilibrio la duplice composizione delle nostre cellule. Mi pare si tratti di una doppia faccia, io direi la doppia faccia della Luna, che tanto ispirava la bellezza di osservare il movimento notturno attraverso un vetro nitido. Così troppe volte mi impongo di girare, di cambiare strada di sbeffeggiare quello che vorrei fosse protetto da me stessa, e che invece quotidianeamente violento. Mi replichi costantemente un frase, quasi una partita a scacchi dove nessuno cede al pensiero dell'altro, anche se affini nel modo tutto personale di ascoltare osservando il mondo. Non ho mai pensato di essere debole, mai avuto l'idea di potermi piegare all'altrui potere senza sentirlo mio. Eppure c'è la ferita dell'anima che sanguina emozioni strane, un liquido rosso misto ad un liquido trasparente che ne mantiene fluidità, a garanzia che possa continuare a scorrere senza coaguli. Guardare il mare in tempesta al buio, dove solo i raggi penetrano la barriera nera della sua superficie, disegnando una melodia che salta attraverso un pentagramma fatto di volteggi, di curve di rumori e di brividi, ha dell'incredibilmente bello. Una bellezza fatta anche di pianto, di ribellione di lotta......lo scrivo, lo riscrivo...lo replico....Sono spoglia di quelle vesti dai lunghi capelli profumati, e mi ritingo le labbra color carne, gli occhi con la pigmentazione del tramonto, mentre il blu cobalto rende perfetto questo bisogno, mio solo mio. Nessuno davvero, potrà mai darci, quanto noi siamo in grado se vogliamo, di donare a noi stessi. Nessuno, tranne la capacità di "leggere" attraverso una visione del mondo che faccia sentire vivi.
Forse io con le foglie, ci "parlerò" ancora...
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« immagine » Si resta fermi per settimane, mesi..nessuno stimolo a mandar giù nulla. Eppure nella testa frulla sempre qualcosa, un'idea un pensiero che si arricciola su un altro pensiero, generando una successione spesso espansa a dismisura degli stessi. E così mi ritrovo a raccattare come si fa c...
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Ti vesti di fretta

15 dicembre 2014 ore 16:26 segnala

Appena hai un pomeriggio a metà diviso tra lavoro e libertà, e scendi per tuffarti nell'atmosfera più bella in assoluto.Poi con la pedonalizzazione degli ultimi anni, l'immagine è quella di un borgo accogliente all'interno di una frizzante città dinamica, dove strade intersecano altre strade, tra tavolini sulle piazze e lungo i margini, addobbati miscelando una modernità strutturale con la calda ed avvolgente profumazione del natale. Così diventa un gioco gironzolare quasi "straniera in patria", tra i negozi che evocano odori similmente nordici e le luminarie blu e bianche che stringono il cielo. Finalmente il freddo parla di ori e di argenti delle carte da regalo, e di un mare umano che consuma i pavimenti a scacchiera di Via Firenze, C.so Umberto e Via Roma. Via C.Battisti, la Pescara vecchia e Via Sulmona, lunghissimo percorso che spazia da una ambientazione ad un'altra dove non ti annoi mai, sorseggiando con la fantasia ancora la parete di glicine ora a riposo, e quelle decorazioni naturali di foglie rosse che mi incantano ogni volta che passo lì. Ieri ho sentito per la prima volta una farfallina allo stomaco, come quando ero entusiasta tra la ricerca di cosa acquistare e dove, nonostante la stanchezza di un periodo in cui il negozio mi assorbe moltissimo, ed il mio tempo è minimo. Dico mio perchè adoro uscire ed avere quella energia di sostare anche 15 minuti davanti una vetrina, per sviscerare la grazia degli addobbi, respirare l'odore della merce e poi magari seguire il movimento di uno scacciapensieri appeso alla soffitta che brilla con una luce messa apposta. Cristalli che danzano, vaniglia che si mescola alla cannella e mille altre fragranze di spezie e di profumi delle donne. Visi rilassati, per un attimo sereni, anestetizzati da un insieme di stimoli che proiettano in una di quelle favole magiche coperte dalla neve, dalle montagne e dalle baite invernali. Così ho appiccicato il naso proprio lì dove c'era un elfo stupendo, circondato da uno spazio suggestivamente riprodotto....sono stata ferma con le mani intrecciate davanti e gli occhi spalancati, come quando ero bambina e amavo il mondo delle fate e dei folletti.......è quasi Natale, e mi viene sempre una morbidezza dentro che si confonde con una nota malinconica, la stessa che fa sentire soli anche se soli non si è.
Stefania
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« immagine » Appena hai un pomeriggio a metà diviso tra lavoro e libertà, e scendi per tuffarti nell'atmosfera più bella in assoluto.Poi con la pedonalizzazione degli ultimi anni, l'immagine è quella di un borgo accogliente all'interno di una frizzante città dinamica, dove strade intersecano altre...
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La mia emotività

25 novembre 2014 ore 17:58 segnala

Vederlo correre tra le macchine, impaurito e senza direzione, cercando di fermarle per evitare che ci finisse sotto, e non essere riuscita a stargli dietro per troppo tempo, ha aumentato profondamente quel senso di impotenza che sento, ogni volta che non riesco a risolvere un problema. Solita situazione: bracco da caccia, magro spaventatissimo ed abbandonato, da qualche schifosissimo cacciatore. Venendo in negozio l'ho visto e con un'altra signora abbiamo cercato di bloccarlo, i vigili che passavano erano in servizio x altro...ma "gentilissimi" hanno detto che avrebbero allertato chi di dovere.....il 112 mi ha messo su il pappagallo, "sicuramente" x mettermi in contatto con altro reparto o chi diavolo mi avrebbe aiutata...il numero di riferimento attivo su Pescara, mi ha richiamata dopo un'ora...quando ormai era tardi......lo so, lo so....ci sono mille cose miliardi di problemi da risolvere, e lui è un semplice cane...ma ognuno vive le esperienze con una propria inclinazione, interiorizza e rielabora gli stimoli in modo non sindacabile e soggettivo. Così non mi sento in difetto se affermo di amare più gli animali delle persone, per la loro fragilità la loro impotenza...l'uomo fa del male con dolo,non colpa e basta,e poi dovrei elogiarlo xchè trova soluzioni ai suoi disastri? siamo gli unici esseri viventi in "non sintonia" con il resto della natura. Non ci basta aver distrutto la terra, adesso cominceremo ad uscire nel pomeriggio x fare una "passeggiata" e forse shopping anche su altri pianeti, e mentre assistiamo ad una ribellione senza argini della Natura, io sto pensando a lui, a quel povero cane e a tutte quelle emergenze che nessuno può evitare o impedire, che coinvolgono sempre e soltanto i più indifesi, bipedi o quadrupedi che siano...........una "razza" sarei felice di vedere fuori, ma senza nemmeno una piccola percentuale di sopravvivenza, ed è quella dei cacciatori, che odio che rifiuto che non capirò mai...stasera sono giù.
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« immagine » Vederlo correre tra le macchine, impaurito e senza direzione, cercando di fermarle per evitare che ci finisse sotto, e non essere riuscita a stargli dietro per troppo tempo, ha aumentato profondamente quel senso di impotenza che sento, ogni volta che non riesco a risolvere un problema...
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Fragilità nel tempo

08 novembre 2014 ore 17:10 segnala

Una piacevolissima sorpresa, dopo mesi e mesi di silenzio, una visita qui in negozio ed un caffè.
Due punti di vista opposti, percezioni della vita parallele ma impossibilitate all'incontro seppur recuperando il concetto di infinito, che tanto piace ai matematici.Dieci anni di distanza, ed un bagaglio di esperienze che paradossalmente,hanno fortificato l'una e sminuzzato l'altro.
La cosa che mi spaventa della vita, non è l'avanzare degli anni, la decadenza fisiologica del corpo e l'età vista da molti come una condanna. Ma è la sensazione di perdere il controllo della realtà, di non avere più la possibilità di una programmazione, resa meravigliosa dall'incognita del futuro, e da quella vis dell'anima che sprona a raggiungere un obiettivo sul quale si arrampicano sogni e castelli mentali. La sola idea del cambiamento di percezione delle cose che mi circondano, di un prato di un fiore, del profumo marino o semplicemente delle persone, mi da la misura esatta di quanto il tempo faccia il suo "lavoro", nella inconsapevolezza dell'uomo, così piccolo e fragile, nutrito di illusioni di falsi miti e di una inattaccabilità che da solo crea e conserva, quasi a corazza di un contenuto che ha la consistenza delle nuvole. Ho guardato mio padre mentre attraversava, il suo passo vigoroso ed una presenza ancora bella e vitale. L'ho osservato con l'occhio protettivo che una figlia comincia ad avere quando, nonostante l'apparenza trasmetta quella freschezza dovuta ad un modo di essere quasi "da ragazzina", si rende conto che il cambiamento dei ruoli sia inevitabile. Senso di protezione, bisogno di confronto alla pari e "scontro" titanico tra personalità ben definite, tasselli mentali ben piantati e comunicazione fatta sul medesimo piano ma con epilogo diverso. Questo che ho rielaborato, l'ho agganciato ad una mia intima sensazione che mi stia sfuggendo,quella parte di me che amavo e tutt'ora voglio..continuare a sentire le vibrazioni nella identica struttura che avevano prima. Odio il senso di fragilità, inteso come adattamento senza replica, passaggio dall'età dei salti alla corda, a quella dei movimenti ponderati, dei valori che perdono d'intensità perchè delusi, per poi rischiare di ricostruire dentro le sfere di cristallo, tutte quelle emozioni "razionali", perchè è inutile arrampicarsi sugli specchi....ci sono brividi che si cercano bulimicamente per dare un senso al bisogno di ampliamento, troppo grande come concetto per farsi bastare il "finito". Così ci si rotola dentro il fango della nevrosi sociale, ci si riveste di veli pesantissimi per non dover ammettere che, nudi, siamo piccini come formiche che scappano dal fuoco. E questi "anelli" che ruotano intorno alla nostra persona, ci proteggono dal giudizio, dato da noi stessi in primis e poi dagli altri. Le parole, le belle bellissime ed eccellenti parole, gli entusiasmi i coinvolgimenti e le "droghe" sensazionali, ingurgitate fino alla saturazione per anestetizzare il tutto. Ho smesso di pensare per ore ed ore, di passeggiare osservando il mondo per colorarlo della mia essenza, e mi nutro di uno specchio fatto di una immagine di Stefania che ha altre sfumature, un taglio nuovo ai capelli, che scivolando sui seni ha resettato il passato, donato un soffio ai miei nastrini che oggi poso sulle tele e sulle chiome dei lavori manuali che parlano di me e per me. Eppure nel piacermi, ho nostalgia delle foglie su cui facevo correre una lumaca, o delle gocce di pioggia che lasciavo scendere sul viso, incurante dei fiocchi di neve mischiati al vento ed alla sabbia, quasi fosse un film dove io fossi l'eroina che tutto trasforma. Allora mi chiedo: ma tu, quando mi dicevi che un giorno, arrivando alla mia età, avrei "capito" il concetto che tanto rifiutavo, che uccide le farfalle alla pancia, e che mortifica gli slanci per poi richiederli, che frena e poi accelera e che rappresenta una evoluzione fisiologica della vita,mi chiedo......avevi davvero, ma davvero ragione...o è tutto, e quindi anche questo, un tentativo vano di difesa? lei non mi risponderà mai, e forse nemmeno leggerà, e non so neppure se in fondo in fondo, io sia interessata alla conferma, perchè vorrei invece, che fosse una smentita...ma siamo giunti alla scadenza delle opportunità, e dietro non ci si deve girare mai,per non inciampare sui sassi, perdendo la bussola che orienta al domani.
Stefania
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« immagine » Una piacevolissima sorpresa, dopo mesi e mesi di silenzio, una visita qui in negozio ed un caffè. Due punti di vista opposti, percezioni della vita parallele ma impossibilitate all'incontro seppur recuperando il concetto di infinito, che tanto piace ai matematici.Dieci anni di distanz...
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E si tingono di buono

01 ottobre 2014 ore 19:50 segnala

Nell'ora consueta, momenti di voli d'intonaco pastello sul muro delle parole. Una carezza che dorme sui pensieri degli amanti, corpi che annusano nell'aria il respiro e gli addii. Un tramonto sulla mia Pescara, dolce poesia che abbraccia questo messaggio sui seni della "Bella Addormentata" di dannunziana memoria. Capelli lungo i fianchi, cime irte che bucano nuvole lontane mentre le sfumature dei colori hanno il garbo del canto lirico che avvolge nel bisogno del silenzio. Orizzonti che guardo, odori idee e nostalgia cristalizzata in gocce ormai consolidate, come costruzioni che assemblano per dare nuove forme e ridefinire il passato. Ascolto il rumore di una piuma,il vociare delle foglie, aghi verdi e rami sottili dentro la terra bruna e movimento di suoni. Tenerezza e malinconica presenza,dietro ed addosso ai ricordi.
Il mare, immensamente mio.
Stefania
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« immagine » Nell'ora consueta, momenti di voli d'intonaco pastello sul muro delle parole. Una carezza che dorme sui pensieri degli amanti, corpi che annusano nell'aria il respiro e gli addii. Un tramonto sulla mia Pescara, dolce poesia che abbraccia questo messaggio sui seni della "Bella Addormen...
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Per capire

05 agosto 2014 ore 11:55 segnala
I cambiamenti di qualcuno,bisogna amarlo per davvero.

L'occhio si posa sulle lancette di quell'orologio a parete, dove da bambina restavo impietrita nell'attesa di sentirne il suono. Tic toc tic toc....dalla stanza di fronte usciva una luce appena sfiorata dalla proiezione del colore marino, e la brezza inaspriva l'aria delle camere da letto, le cui tende al vento segnavano i passi della bella stagione.
Di nuovo quella sensazione di repulsione verso le emozioni.
Ho ritrovato la vecchia radio con le sue cassette, i nastri elastici si sono sfilacciati, ma di alcune in custodia ho la sensazione di poterne ancora risentire la musica. Così ho voluto accenderla,l'ho spinta nell'angolo della vecchia scrivania bianca ed ho abbassato le tapparelle....
Si si cambia, inesorabilmente si trasforma l'anima la mente che accelera, la rielaborazione dei pieni così come quella dei vuoti, e quelle stesse immagini pregne di umori, diventano sciatte copertine di una rivista patinata. O è semplicemente illusione, sopravvivenza a se stessi, dentro il guscio che accoglie troppo del poco che ancora resta.
"un pensiero, c'è sempre." La replica gocciola di un silenzio a labbra strette, strettissime, perchè gli anni induriscono, picchiano dentro il fruscio che un albero dalla chioma fluente regalava. Sono schiaffi, scritti sentiti addosso e restituiti, con le mani nascoste piene di ricordi che a nessuno dico nessuno spiegheresti mai. Ho giurato sulla tomba in cui ho affossato la porta della riconciliazione, che un giorno se ne avessi avuta la possibilità, sarei tornata a dondolarmi sull'altalena degli arcobaleni, magari fantasticando sul personaggio rinascimentale che tanto amavo: chioma fluente dalle perle lucide tra ciocche morbide profumate di pulito, vesti e drappi stretti in vita e generosi ai seni che bianchi coccolano bordi di pizzo e polsini ricamati. Su e giù per il tratto di cielo che sbatte sulle gote l'aria, mentre continuo a chiedermi perchè io, che riuscivo a cantare nei viottoli dei borghi, dipingendoli di ogni gentilezza derivasse dal mio entusiasmo, non riesca a prescindere e nonostante tutto, a sfiorare quel bosco di cui sono ancora essenza.
Si, hai ragione....per capire i cambiamenti di qualcuno, lo devi amare per davvero,soprattutto se quel qualcuno porta il tuo profumo,e non il suo.
Stefania
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I cambiamenti di qualcuno,bisogna amarlo per davvero. « immagine » L'occhio si posa sulle lancette di quell'orologio a parete, dove da bambina restavo impietrita nell'attesa di sentirne il suono. Tic toc tic toc....dalla stanza di fronte usciva una luce appena sfiorata dalla proiezione del colore...
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Sopravvivere

25 giugno 2014 ore 19:44 segnala

A questa corsa contro il tempo, dentro i passi arrotolati che velocissimi allontanano da tutto. Il campo delle margherite proietta sul cielo il profumo della purezza, i petali bianchi di velluto nascondono il segreto dell'amore morto, mentre ti travolge senza sconti la spinta a non fermarti tra i suoi aromi. Si, la "piccola Manhattan" chiamano la città del mio mare, un immenso lavoro di isole pedonali adornate da fiori odorosi e negozi alla moda. Un miscuglio di bellezza sensualità delle mura e magia di tramonti che sulla spiaggia ancora invitano a credere nella disumana energia capace di trasmettere un sentimento, quando sei fortunata a provarlo ancora. Un gioco d'acqua, fontane luminose che sembrano portare sulla Rambla, con altra lingua altra cultura, quella della brezza e dei fondali di conchiglie. Così la mia Via, ormai cambiata in ogni suo angolo, accoglie i ricordi di 11 anni fa, quando decisi di esserci. Vorrei sedermi, respirarmi prendere la mia carne, respingere la mia mente addormentare le sensazioni che fremono dentro. Una corsa incessante la vita, una eterna lotta scandita dal ticchettio volgare del "non c'è più tempo amore mio".Per ridere per piangere, per innamorarsi vedersi bambina, esserlo....non ne abbiamo abbastanza per progettare sognare e disilluderci, dietro i paletti della razionalità e della triste consapevolezza. Io quell'orizzonte di velluto l'ho abbracciato, l'ho stretto forte forte l'ho custodito. Ho dipinto attraverso l'immenso spessore della capacità che ho di crederci, un quadro fatto solo di entusiasmi, di pastellini sulle ali di una farfalla, di una libellula. Ma non ho tempo, non ne ho più....odio riuscire a dire di me quello che mettterei in soffitta, solo quando "avverto" il bisogno di avere nostalgia del passato, perchè mi sento fragilissima, impotente ed imperfetta. Ma sono attratta dalla malinconia perchè con lei riesco ad acquietarmi, ad essere quella bolla leggera che sfida il vento, tra le nuvole dentro un battito tenerissimo del cuore....vorrei avere ancora il tempo, un pezzettino di tempo, per una carezza che lasci sul volto l'aroma della vaniglia,tra penombre ed aliti trasparenti alla finestra.
Stefania
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« immagine » A questa corsa contro il tempo, dentro i passi arrotolati che velocissimi allontanano da tutto. Il campo delle margherite proietta sul cielo il profumo della purezza, i petali bianchi di velluto nascondono il segreto dell'amore morto, mentre ti travolge senza sconti la spinta a non fe...
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Oggi sto in vena....piove

02 maggio 2014 ore 16:44 segnala

e quando piove vien fuori tutto.....che in fondo poi mi sento a casa qui. Un piccolo nido solitario, perchè tanto si è assolutamente soli quando si scrive, anche se c'è chi ti legge se leggi, se commenti o resti zitta, quel germe interiore che magicamente diventa "ispirazione" si alimenta sostanzialmente della malinconia da schermo, e quindi ne senti il richiamo quasi come musa per un poeta...ben venga allora questa pioggia, e questo cielo plumbeo che profuma di umido.
Mi accoccolo comoda, tiro su le maniche della felpa fucsia( oggi ho deciso di mettermi in tuta), e voglio starmene in tranquillità.
C'era una sorta di meta che dovevo raggiungere: uno scoglio che spezzava la continuità della spiaggia, tuffato nel mare lasciava un rigo che azzerava le differenza nella pietra, e lì dovevi arrivare per sederti e riprenderti dalla corsa. Avevo delle cuffie spugnose con cui "sparavo" i Duran Duran e gli Spandau nel cervello, alternandoli ai Pink Floyd e i Depeche Mode, una musica che a tutt'oggi gradisco, nella parte di me lontana dalle dolcezze pucciniane e concertistiche. E più ascoltavo più correvo più ero felice di aver raggiunto lo scopo, per poi piegare il busto sulle gambe sostenendomi con le ginocchia le mani. Respiri profondi, gocce di sudore sulla fronte ed un benessere fisico enorme. Forse 19 anni...? giù di lì...avevo ancora lo stabilimento balneare, e la sera quella famosa ora "del bagnino", segnava il passaggio dal mare/lavoro al mare/piacere, così la sabbia diventava oro, il colore argentato dell'acqua un invito ai tuffi e la temperatura ammorbidita un gioco quasi erotico da vivere con lei. Lo scenario inaspriva tra i pini della amata realtà dannunziana, perchè lì tu entravi nello spessore dell'opera letteraria, della poesia della prosa, dei sentimenti gioiosi e di quelli tristi, ed un luogo quasi magico fatto di terra bagnata e di corteccia il suo palcoscenico. Quasi una degustazione visiva ed olfattiva di svariati "mondi", puntellati da periodi storici, da lezioni stimolanti di filosofia della mattina o noiosissimi da scartare, ma tutti impregnati della stessa sostanza che odora di una età pulita.
"Perchè vivi sempre con questo velo di malinconia negli occhi?"...quando ti ho guardato avevi la tenerezza di chi non sa capirti, e la risposta non avrebbe avuto seguito, quindi ho omesso volutamente di dartela...
Oggi mentre questi goccioloni stanno rigando tutti i vetri del mio negozio, mi piacerebbe fare una cosa, ma una di quelle cose che non puoi dire a nessuno, e forse nemmeno programmare perchè il fascino sta proprio nella spontaneità dei doni, e quando un dono un sorriso o un piccolo pensiero, escono dalle dita dopo aver maturato per bene nel cuore, allora non serve nemmeno spiegarli, non serve dare un perchè o una giustificazione. Lo farei e basta, come farebbe una farfalla se lasciata sulle punte delle dita, potesse alzarsi al cielo in un volo bellissimo tra i mille pigmenti ancora accecanti delle sue ali.

Che bello guardare le nuvole e bagnarsi il viso.
:rosa
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« immagine » e quando piove vien fuori tutto.....che in fondo poi mi sento a casa qui. Un piccolo nido solitario, perchè tanto si è assolutamente soli quando si scrive, anche se c'è chi ti legge se leggi, se commenti o resti zitta, quel germe interiore che magicamente diventa "ispirazione" si alim...
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