Consueti giorni

11 febbraio 2008 ore 22:50 segnala
La mia vita in questo momento

è piena di persone che sorridono poco

o che hanno smesso del tutto di farlo.

Le guardo cercando di capire se esiste ancora un confine,

un paravento, un velo qualsiasi che ci separi.

Perché la tristezza è come lo sbadiglio

passa di bocca in bocca

e si contagia facilmente se resti lì a guardarla.

La mia la tengo in bilico sulla punta del naso

come un funambolo da circo di provincia.

 

La mia vita di oggi è piena di giorni

che si somigliano tutti in modo inquietante

come gli abitanti di un villaggio della Manciuria

dove, perso tra un miliardo di altri sguardi,

ho lasciato il solo che mi guardava diversamente.

Gli ho chiesto io di chiudere gli occhi,

di guardare da un’altra parte.

 

Per punirmi i miei giorni si sono messi in fila

uno dietro l’altro come soldatini ordinati

ma senza l’imponenza di truppe

schierate per la parata

senza l’esuberanza di prime donne in scena

piuttosto con l’anonima presenza

di ballerine di seconda fila.

 

Il mio cuore è in disordine.

Me ne accorgo dai capelli troppo pettinati

dall’odore di pioggia di certe giornate

dai miei quaderni zeppi di appunti minuti

di storie incomplete, di personaggi solo abbozzati

di trame talmente esili

che basta tirare un filo per sfilare tutto il tappeto

per dover ricominciare tutto da capo.

 

Il mio cuore barcolla come certi ubriachi all’alba.

Avanza scalzo per strade deserte

e degli ubriachi

ha la stessa rabbiosa sbornia

lo stesso passo incerto.

Ritorna a piedi da una festa

in cui è stato una fugace regina clandestina,

ma forse non se lo ricorderà domani

quando farà colazione con un’aspirina.

 

Il mio cuore è uno sciuscià.

Per un nichel vi strofinerà per bene l’anima

fino a farla luccicare

fino a farvi specchiare dentro il suo sorriso grato.

Mentre il suo di cuore

ha il viso sporco di lucido per scarpe

le unghie nere

e troppe toppe

a riempire i buchi della sua fame.

 

 

8811433
La mia vita in questo momento è piena di persone che sorridono poco o che hanno smesso del tutto di farlo. Le guardo cercando di capire se esiste ancora un confine, un paravento, un velo qualsiasi che ci separi. Perché la tristezza è come lo sbadiglio passa di bocca in bocca e si contagia...
Post
11/02/2008 22:50:59
none
  • mi piace
    iLikeIt
    PublicVote

Commenti

  1. Lunamoon 11 febbraio 2008 ore 23:07
    ...non c'è nulla da fare...le similitudini le vedo sempre in ogni tuo scritto..emozione..stato d'animo. Tu sei una persona meravigliosa con un cuore stupendo...lo vedo, lo sento e lo leggo. Il tuo cuore ritornerà in forma di sicuro!;-) Notte, L
  2. individuo 12 febbraio 2008 ore 00:55
    Ripigliati. Cleopatra.
  3. uncuoregrandecosi 12 febbraio 2008 ore 01:23
    che dire...ero partito per leggerla così tutto d'un fiato, così per leggela, ma non ci sono riuscito; mi sono fermato ad ogni verso per assaporare l'intensità, la malinconia, la tristezza che le tue parole suscitano. Santo cielo, è' bellisima questa poesia! Grazie.
  4. Ack13 12 febbraio 2008 ore 01:54
    non sembra certo di ossidiana...
  5. iourto 12 febbraio 2008 ore 09:01
    Più del sole Più del fuoco Il sorriso saprà scaldarti. Più di una freccia Più di ogni altra azione Il sorriso saprà colpire il tuo cuore. Un sorriso ricevuto sarà ricarica per l' anima. Un sorriso ricevuto sarà la forza che ti permetterà di donarlo a tua volta. Null' altro posso fare.... che regalarti un sorriso. :-) Ciao M.
  6. casavianello 12 febbraio 2008 ore 09:22
    cerchiamo di tirarci un pò su ragazzi. Tesoro mio iera sera, non so perchè, mi sono tornati in mente un pò di momenti sciocchi ma tanto divertenti, trascorsi insieme. Le nostre mega ronde al mercato del sabato, aperitivo prima del rientro a casa tua, i buonissimi aperitivi preparati da te al ritorno a casa tua. e poi via con le sfilate in casa a provare le migliaia di cose comprate, a decidere come vestirci e dove andare, sempre tra un drimk e l'altro. ho ricordato quei due giorni in cui ero un pò su di giri e mi hai detto, snervata, salendo le scale "sei irritante come un foruncolo sulla pacca destra del culo!" e poi, nel vano tentativo di farmi rilassare, metre dormiva hai messo quel cavolo si sogumo..., boh, non mi ricordo neanche il nome di quel maledetto. e poi il concerto di carmen consoli, quante birre abbiamo bevuto??? e la gente che vedevo al contrario sotto al parco, il tipo alla rotanda in macchina con la mia rista chiassosa in pieno volto. amica mia, fai carte false e torna da me. mi manchi troppo. sei il mio toccasana ed io per te, mi auguro.
  7. Calicanto 12 febbraio 2008 ore 10:01
    grazie per scrivere cose così. Le chiamo cose e tu sai quanto ci sia dentro. Lo leggerò tante volte questo tuo frammento, per quando le mie mani saranno statiche e non potranno nè digitare nè muovere una biro.
  8. Eragon1000 12 febbraio 2008 ore 11:44
    ...veloce veloce dopo il terzo caffé della mattinata. Peccato che questo delle macchinette non sia quello del bar. Accontentiamoci... Un abbraccio
  9. meteta 12 febbraio 2008 ore 12:46
    se scrivi un post pensando a me,dedicato a me,avvisami che mi preparo psicologicamente. Lo so,lo so,non l'hai scritto per me.. però mi è piaciuto e molto,tra le cose che hai scritto è balzato alle vette della classifica. Un bacio,un commento no...perchè qs post rientra in quelle cose che penso e che devo dirti a voce.
  10. casavianello 12 febbraio 2008 ore 13:32
    posso fare da arbitro al vostro incontro ravvicinato??? dimenticate la mia natura displomatica e conciliatrice??? giuro, no ascolto... baci
  11. myrydyn 12 febbraio 2008 ore 14:30
    ..di inutile e scontato.. ...come un sorriso da un imbecille di passaggio..lasciato leggendo qcs da non leggere in ufficio..mentre prepari una riunione.. Qualcosa di buttato là... :o) Myr
  12. lamadiluna 12 febbraio 2008 ore 15:03
    ...Quante reazioni, non me l'aspettavo. Comincerò rassicurando tutti sull'inesistenza di manie depressivo-suicide, ho nascosto tutte le lamette di casa state tranquilli :hihi la cosa più tagliente che si aggira per casa mia sono io, i miei pensieri, la mia ironia cattiva così spesso fastidiosa. Comincio a rispondere partendo da chi mi conosce nella vita "vera" Meteta non scriverei mai un post su di te o ispirato a te, casomai inventerei un personaggio con le tue caratteristiche. Abitiamo a 800 metri una dall'altra se devi dirmi qualcosa su cose che pensi non hai che da dirmi andiamo a prenderci un caffè, devo parlarti. Io sono sempre qui. Per Casavianello: stranamente io non ci penso a quei giorni Lu, perchè mi fa troppo male ripensarci. Cerco sempre di lasciarmi alle spalle le cose che fanno parte del mio passato e sulle quali, come ben sai non ho nessun potere di cambiare almeno per il momento. Ma come mi ha fatto notare qualcuno anche se le metto via, le nostalgie i rimpianti diventano dei cadaveri che ti porti dentro. mi manca tantissimo la mia vita di prima e forse solo tu e anna potete veramente capire il mio stato d'animo perchè l'avete vista com'era la mia vita, ne facevate parte. La cosa che trovo assurda è che quelle cose così semplici e piacevoli io non possa averle anche qui, che paradossalmente dovrebbe essere casa mia. P.s Mi manchi anche tu, farò di tutto per farmi ritrasferire lo sai e il musicista che odiavi e che io speravo ti narcotizzasse è Ryuki Sakamoto, se vuoi ti mando il cd un abbraccio sincero:-))
  13. lamadiluna 12 febbraio 2008 ore 15:05
    Proprio ieri ne parlavamo, è anche colpa tua questo post così sincero da farmi sembrare trasparente. Scrivere è tirare fuori qualcosa da dentro, non riempire fogli o spingere tasti. Mi sono accomodata un attimo sul lettino del Dott.Young...;-) Un saluto sincero
  14. lamadiluna 12 febbraio 2008 ore 15:06
    No Luca non è ancora di ossidiana il cuore, anche se ci stavo lavorando..:-))) un bacio
  15. lamadiluna 12 febbraio 2008 ore 15:08
    Facciamo prima a dirci in cosa non ci somigliamo che dici? :ok Grazie come sempre per i tuoi commenti un saluto
  16. tancredi55 12 febbraio 2008 ore 15:10
    ...COMPAGNIE....:many E SALUTARE PER TE....UN:bacioMANLIO:fuma:smile:ola:koka
  17. lamadiluna 12 febbraio 2008 ore 15:12
    Myrydyn e un cuoregrandecosi semplicemente grazie per le bellissime parole che mi avete lasciato un blog è un punto di incontro e di condivisione di qualcosa e non una vetrina o uno scaffale. Le vostre parole ne sono testimonianza, se una sola persona può riconoscersi o semplicemente emozionarsi per una cosa che ho scritto, mi rende felice. 0:-)
  18. lamadiluna 12 febbraio 2008 ore 15:15
    Ripigliati Cleopatra-stop- Grazie mio fulgido Cesare-stop- Non mi chiamo Cleopatra e, siccome per non sbagliarti chiami tutte le tue donne Sophie, io non mi chiamo neppure Sophie. Lasciami in pace Io non dimentico le cose stupide che mi dicono
  19. manueladi 12 febbraio 2008 ore 19:34
    ...è stupenda e tremendamente triste. poi i giorni che sembrano tutti gli stessi come li ricordo....però scusami un sorriso lo hai ed è il mio lamamolota...lo so lo so non ti basta il mio sorriso a 32 denti:hihi:hihi:hihi conosco bene quello che provi(tutti giorno in fila come soldatini) e mi ha fatto male leggerti, più di ogni altra volta!!! ti voglio bene e ci sono sappilo!!!! :gun :gun :gun
  20. individuo 12 febbraio 2008 ore 20:07
    Ho sempre pensato tu scrivessi da Dio, come ho sempre avuto la certezza e la conferma che hai un carattere pessimo. E' talmente privo di sensatezza quello di cui mi accusi, ma se ti fa stare meglio fai pure. Tanto puoi prendere in giro gli altri, non me. Comunque, ripigliati. :hihi Tanto per farti sentire un po' sciocca e rinfrescarti la memoria: (se lo cancelli non mi offendo, né penso di averti voluto bene per sbaglio, Cleopatra senza gatto. E' particolarmente noiosa questa tua vena da compatimento, e non ti si addice proprio.) martedì 15 maggio 2007 Thinking of you Scritto da lamadiluna ® alle 18.30 Il signor G. entrò nella stanza con aria curiosa. Cercava,col suo sguardo attento di scrutatore di emozioni, di memorizzare ogni particolare. Dicono che gli oggetti di cui ci circondiamo finiscano col somigliarci, si impregnino in qualche modo della nostra personalità e ne conservano brevemente una memoria, un sapore. Così, con una rapida occhiata, si disse che quella stanza in qualche modo la rifletteva. Quel caos sotterraneo dietro un ordine apparente le apparteneva. Per prima cosa andò verso la scrivania, soffocata di quaderni e libri sparsi alla rinfusa. Toccò gli oggetti che lei usava solitamente, la cercò nel freddo della sua stilografica provando ad immaginarla mentre,seduta lì, si fermava per un attimo a guardare dalla finestra per cercare la parola più adatta, la frase perfetta, con quella mania tutta sua di mettere sempre i puntini sulle i, e quella deformazione professionale che a volte ne faceva l’irritante maestria dalla Penna Rossa. Sollevò per un momento lo sguardo sullo scaffale dei libri, ritrovando anche lì la sua colorata confusione. Si schiacciavano fra loro, senza alcuna logica,saggi storici,romanzi e testi di filosofia. Non c’erano i libri che più aveva amato, ma solo quelli che la sua curiosità le aveva imposto di acquistare. Perché lei sempre proseguiva a ondate incostanti, assecondando le maree dei propri tormenti e delle passioni del momento, guidata soltanto dalla curiosità infaticabile, dall’inquietudine perenne. Intravide nell’angolo sinistro della scrivania un portafotografie da cui gli sorridevano due ragazzini, in uno, pur faticando, riconobbe lei, l’altro doveva essere il suo compagno. Gli sorridevano da un’altra vita, quando erano una coppia insolentemente felice, non come adesso che il claudicante riflesso di quella felicità smarrita, li costringeva a stare ancora insieme, a riprovarci, non sapendosi spiegare dove si fosse potuta nascondere, tutta quella felicità. Dove avevano potuto perderla, su quale treno, in quale centro commerciale, in quale piega delle lenzuola si era allontanata da loro? Ma tutto questo il signor G. non poteva saperlo. Semplicemente guardò la foto e senza comprenderne neanche lui il motivo, ne fu infastidito. Forse pensava che avrebbe voluto conoscerla già allora, che avrebbe voluto sapere tutto di lei, spezzare con lei i ricordi come si fa col pane, contarne le malinconie, conoscere il colore dei suoi sorrisi. Perché il signor G. ama i particolari, le piccole cose. Potrebbe restare indifferente davanti ad un panorama da cartolina, fatto di una bellezza prevedibile e invece struggersi per una ruga all’angolo degli occhi o per una mano chiusa sopra la sua. Perché per il signor G. conoscere è vivere. E conoscere è possedere realmente una persona. Il signor G. voleva persone con un’anima e senza la paura di mostrarla nuda. Voleva che quell’anima gli appartenesse,lui non l’avrebbe mai chiusa in un portafotografie sulla scrivania, ma l’avrebbe portata a casa con sé, l’avrebbe cucita nella tasca interna della sua giacca, come si faceva un tempo con le lettere d’amore. L’avrebbe portata a letto per goderne o farla a pezzi con metodo, come si fa per certi orologi complicati per studiarne i meccanismi. Forse l’avrebbe infilata come un segnalibro tra le pagine dei libri che amava. L’avrebbe letta e riletta fino ad impararla a memoria, a tatuarla sulla pelle. Il signor G. infatti scorreva le persone come si scorrono le righe di un libro, perché quella pelle e quelle dita diventassero il prolungamento della storia che stava leggendo, fino a smarrirsi in essa e a non essere più capace di distinguere tra il libro e la sua vita. Il signor G ha molti talenti tra cui quello di possedere mani sapienti, che muove con abilità consumata e grazia sconosciuta. A volte fruga, a volte accarezza. Ed ha parole da incantatore d’api e ne conosce la forza. Schiaffeggia e bacia, brucia e guarisce. Con le sue parole ubriaca le cose, come il vento caldo della sua terra che,dicono, faccia impazzire le donne in certe notti di agosto. Non regala mai rose,il signor G, ma ha mazzi di stelle infuocate nascoste nelle maniche come i prestigiatori e le mette ai tuoi piedi come tappeti di Damasco. Ma lei queste cose non poteva saperle, preoccupata com’era a nascondersi dietro il paravento dei propri dubbi. Così le immaginava, quando da sola sorrideva un sorriso che nessuno potesse sorprendere. Cosa ci fa in quella stanza estranea il signor G? Cosa cerca? Intanto, appeso sul muro a spezzare la fissità bianca della parete, un unico quadro attira la sua attenzione. E’ una foto: Le Baiser de l’hotel de ville di Doisneau. Il bacio più famoso del mondo dopo quello di Klimt. E’ un bacio d’altri tempi, un bacio in bianco e nero. Uno scatto rubato all’esistenza di quegli amanti e fermato così nel tempo,mentre tutto intorno a loro continua a scorrere, indifferente e veloce, come poteva essere veloce il 1950. “Ecco cosa vuole lei”- si disse il signor G.- con un sorriso improvviso come un lampo, felice come un’intuizione. Cerca un’emozione che la inchiodi nel tempo, che sia vera, pulsante e dolorosa nella sua verità, che piena di sé, le faccia ignorare l’indifferenza degli altri, la loro pallida banalità”. Soddisfatto il signor. G. uscì dalla stanza, con l’entusiasmo che sempre gli mettevano addosso una nuova sfida, un progetto da realizzare e andò a cercarla. “ Non può essere così lontana -pensava- se mi ha permesso di visitare la sua stanza”. Invia questo post Aggiungi a post preferiti Permalink Rss Commenti Commenti ricevuti martedì 15 maggio 2007 ... Scritto da Mr.Adelphi ® alle 21.33 Uscì con aria furtiva dalla stanza, portando con sé un libro di Nietzsche – quello della prima edizione italiana dell’ottantuno; quello che tanto cercava per librerie ma mai trovava. Sedette al tavolo di un bar, ordinando un caffè e il giornale più grande che avevano – era quello che gli bastava per passare inosservato agli occhi dei passanti, pensò. Due ore ad aspettare Sophie e le sue gambe levigate. Mezzo pomeriggio di tormento e di attesa, con la mente ai particolari della stanza e a quei cassetti chiusi ma con una voglia sulle venature del legno che ti dicevano di entrare e farci ciò che volevi – erano cassetti che non potevano parlare, altrimenti il signor G. li avrebbe ascoltati per poi sedurli; ma semplicemente per sapere cosa nascondeva dentro di sé la padrona di casa, perché: erano mesi che il signor G. moriva dalla voglia di sapere delle lacrime e dei sorrisi nascosti in quell’anima apparentemente di pietra. Durante l’attesa, pensieri di terra e di mare lo accompagnavano. Le voci sgradevoli dei mercanti di Via Merchanise ogni tanto lo distraevano; ma, il signor G., non se ne fece particolare fastidio quel giorno. Ormai, malgrado le avversità e le incertezze, dopo tanto esitare, quel giorno era giunto a destinazione. *** Ma ancora non sapeva cosa lo stava aspettando – lo temeva soltanto; anche se lui, il signor G., non l’avrebbe mai dato a vedere a Sophie. (continua)
  21. individuo 12 febbraio 2008 ore 20:17
    Ma lei queste cose non poteva saperle, preoccupata com’era a nascondersi dietro il paravento dei propri dubbi. Così le immaginava, quando da sola sorrideva un sorriso che nessuno potesse sorprendere. Cosa ci fa in quella stanza estranea il signor G? Cosa cerca? Intanto, appeso sul muro a spezzare la fissità bianca della parete, un unico quadro attira la sua attenzione. E’ una foto: Le Baiser de l’hotel de ville di Doisneau. Il bacio più famoso del mondo dopo quello di Klimt. E’ un bacio d’altri tempi, un bacio in bianco e nero. Uno scatto rubato all’esistenza di quegli amanti e fermato così nel tempo,mentre tutto intorno a loro continua a scorrere, indifferente e veloce, come poteva essere veloce il 1950. *** “Ecco cosa vuole lei”- si disse il signor G.- con un sorriso improvviso come un lampo, felice come un’intuizione. Cerca un’emozione che la inchiodi nel tempo, che sia vera, pulsante e dolorosa nella sua verità, che piena di sé, le faccia ignorare l’indifferenza degli altri, la loro pallida banalità”. Soddisfatto il signor. G. uscì dalla stanza, con l’entusiasmo che sempre gli mettevano addosso una nuova sfida, un progetto da realizzare e andò a cercarla. “ Non può essere così lontana -pensava- se mi ha permesso di visitare la sua stanza”. *** Ripigliati, Cleopatra senza scettro. Se hai bisogno di odiare qualcuno fallo, ma sii almeno cosciente di quanto rumore per nulla stai facendo. Tu sei come me, dentro e fuori, e lo sai. Adesso ti lascio in pace, tranquilla, prosegui pure lo spettacolo. Scrivi bene ultimamente, ma non bene come quando mi vedevi per quello che sono veramente: una persona perbene.
  22. lamadiluna 12 febbraio 2008 ore 21:38
    Non è il mio modo fare polemiche e rispondere in pubblico, quello che dovevo dire te l'ho detto... :-(
  23. lamadiluna 12 febbraio 2008 ore 21:39
    Manu il tuo sorriso mi è prezioso in questi giorni e se non lo sapevi ancora...allora sallo :-))) Un bacio
  24. fighter.lady 13 febbraio 2008 ore 09:20
    lama :ok
  25. TheDarkSideOfElisa 16 febbraio 2008 ore 21:36
    bellissimo

Scrivi commento

Fai la login per commentare

Accedi al sito per lasciare un commento a questo post.