Imperdonabili Amnesie

09 dicembre 2008 ore 23:34 segnala
La donna attraversò la sala fumosa come se danzasse, con un passo leggero di odalisca da harem che non produceva alcun rumore. Il fruscio elegante della seta e una scia di profumo erano le sole tracce che rendevano reale il suo passaggio.

A passo deciso si avvicinò al tavolo dove uomini in smoking, rigorosamente nero, giocavano a black jack perdendo sfacciate somme di denaro con la stessa disinvoltura con cui sorseggiavano il loro Lagavulin, passandosi il sigaro da un angolo all’altro della bocca senza dargli pace.

Pensai, vedendola scivolarmi accanto, che c’era in quell’eleganza qualcosa di naturale e allo stesso tempo di non guadagnato, senza merito. Come possedere gli occhi azzurri piuttosto che nocciola, qualcosa di genetico.

“Femme fatale”, sussurrò al vicino di tavolo l’uomo a cui stavo versando da bere.

Pensai che quel nome suonava bene per un cocktail. Femme fatale, ripetei mentalmente cercando come mia abitudine di ricordare tutto quello che vedevo, sentivo, respiravo in quella sala e ripromettendomi dopo di prendere appunti, di documentarmi, di imparare; che si trattasse di noiosi discorsi sulle concessioni petrolifere o piccanti particolari su amanti abbandonate o acquistate come recenti proprietà. Fortune.

In un modo o nell’altro tutto si riduceva a quello. Fortune al gioco, fra le lenzuola, in borsa. Questi uomini affidavano interamente le loro esistenze alla scienza esatta dell’azzardo, del gioco, del rischio a basso calcolo.

Chance. “Il faut avoir de la chance.” Come avevo imparato solo poche settimane prima.

Persi per un istante i movimenti sinuosi della donna. Avvicinatasi al tavolo a una distanza sufficiente per essere notata senza interrompere il gioco, si fermò dritta appoggiando una mano, ovviamente guantata, alla spalliera di una sedia e chiamò con un segno impercettibile del capo il ragazzino che portava da bere. Ordinò sussurrando all’orecchio del cameriere che dovette sentire pulsare e rimbalzare quelle parole nel ventre, come se il fiato caldo della donna, avesse reso qualcosa da bere un atto intimo, quasi erotico.

Il ragazzino si allontanò arrossendo fino alla punta delle orecchie. La scena mi strappò un sorriso per la figura da bamboccio toccata al ragazzino. Sarei voluto essere al suo posto. Niente confidenze per carità, ma avrei tenuto meglio l’onda di quella tempesta. Ne avevo viste molte più di lui di Femme Fatale, anche se non sapevo ancora con che nome chiamarle.

La donna tirò fuori un accendisigari d’argento cesellato come una piccola opera d’arte, da cui estrasse Cartier bianche con filtro, una rarità per quei tempi. Con voce misurata e bassa  chiese ai giocatori se la facessero accendere. Il gioco, che pure seguiva fasi convulse a quell’ora, parve sospendersi per un lungo istante a quella voce.

Soltanto allora il vero scopo di quella studiata messinscena si voltò. Era l’uomo che le dava le spalle, la sola buona ragione per non aver notato il suo ingresso impeccabile ed essere rimasto indifferente al fruscio del satin del suo vestito blu notte.

“Cherie, che incantevole sorpresa vederti qui” mi sembrò ingessato e troppo affettato in quella risposta come qualcuno che nasconda male una punta di fastidio.

“ Ero sicura di trovarti qui...caro” lo aggiunse dopo, con una sottolineatura ironica.

“Mi annoiavo a morte stasera, spero non ti dispiaccia se divido con te qualche minuto.”

“Niente affatto cherie, ma temo dovrai pazientare un po’ e credo di contribuire ad aumentare la tua noia in questo modo, piuttosto che sollevarti”

“Correrò questo rischio. Del resto ho aspettato così a lungo per poterti rivedere”.

A quella sottile stoccata di fioretto l’uomo si alzò dal tavolo cedendo il posto e il cattivo giro delle carte ad un nuovo giocatore.

Vieni cara, andiamo in un privè. Parleremo con più tranquillità – disse lui cingendole la vita con una consumata confidenza.

“Anch’io ti ho aspettata a lungo”

“Immagino, in modo struggente direi”

“Cherie che lingua tagliente, mi fai torto così…guarda che coincidenza, senti.? E’ la nostra canzone..”

A quelle parole la donna si fermò come paralizzata, lo guardò seria, per istanti che sembrarono anni. Vidi il sorrisino furbo dell’uomo sbiadire lentamente sotto i baffetti curati. Impallidì come se avesse visto un fantasma.

Fu un attimo soltanto, un lampo.

Dalla borsetta la donna tirò fuori una rivoltella ancora più elegante dell’accendisigari di poco prima. Era di quelle col manico in madreperla e due soli colpi in canna. Trovai il gesto più affascinante che folle, nessuno nella sala si mosse erano tutti come in teatro, in attesa dell’epilogo.

La donna esplose i due colpi in sequenza, con mano ferma e senza chiudere neanche gli occhi.

L’uomo cadde a terra portandosi istintivamente la mano al petto, come per proteggerlo.

La donna schiuse un sorriso perlaceo tra il fumo della canna ancora calda.

Entrambi i colpi erano andati a segno con una precisione che la riempì d’orgoglio.

Aveva colpito con precisione il vecchio Steinway & Sons a coda, che faceva bella mostra di sé sopra un piccolo palchetto. Il pianista terrorizzato si era ribaltato a terra, coprendosi la testa con le mani e ovviamente interrompendo la canzone in questione.

“Non è mai stata questa la nostra canzone.”

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La donna attraversò la sala fumosa come se danzasse, con un passo leggero di odalisca da harem che non produceva alcun rumore. Il fruscio elegante della seta e una scia di profumo erano le sole tracce che rendevano reale il suo passaggio. A passo deciso si avvicinò al tavolo dove uomini in smoking,...
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09/12/2008 23:34:59
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Commenti

  1. chiaraoscura 10 dicembre 2008 ore 13:41
    anche lei, elegante, mordace, tagliente, istintiva...
    non è altro che in ogni sua mossa finalizzata a... un uomo...
  2. Duca.theKnight 10 dicembre 2008 ore 16:17

    Impercettibile e silente, appare, colpisce e se ne va. Quasi come  Chiaroscura.... :-)))

    :bye

  3. 1nation1station 11 dicembre 2008 ore 01:41

    dove è tratta questa storia? :wow

    Buonanotte da Marco :ronf

    Metto il tuo blog tra quelli che leggo ;-) Passa dal mio se ti va :-))

  4. lamadiluna 11 dicembre 2008 ore 12:09
    è tratta direttamente dalla mia penna. E' un gioco, mi divertiva scrivere in maniera ironica sul fatto persino le femme fatale hanno un cuore, come tutti. Grazie a te per essere passato, farò un salto volentieri da te.
  5. Prett.Pit 26 gennaio 2009 ore 11:53

    ...si dovesse rappresentare su una pellicola cinematografica questa scena, non sarebbe così coinvolgente.

    :rosa

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