Irene ( Francesco De Gregori)
30 marzo 2008 ore 23:56 segnala
Irene in bilico sul ciglio della strada, sul bordo di un foglio bianco, sul davanzale di una finestra aperta sopra una città distratta. Il mondo va di fretta come sempre, ma Irene non se ne era accorta prima perché lei era sempre più veloce, come per sfuggirgli, per tenere distanti i pensieri bui che ogni tanto allungano la mano.
Vorrei dirle soltanto che non è più tempo di scappare, di correre, di inseguire calessi scambiati da lontano per grandi amori. Vorrei dirle soltanto: adesso fermati e smettila di fissare il vuoto. Smettila di farti male.
Irene in un lettino estraneo che fissa pareti troppo bianche, Irene in una cucina con le pareti color verdino incerto, Irene sogna spesso e spesso crede di essere finita in uno dei suoi sogni, adesso si guarda intorno per trovare conforto nelle cose, familiarità negli oggetti intorno. Ha un’improvvisa nostalgia della sua collezione di calamite attaccate al frigo e non per quello che esse valgono, ma per il percorso che le ha portate fin lì dalle bancarelle al freddo acciaio di quel frigo, in quella casa. Il percorso che hanno compiuto attraverso anni, attraverso ricordi, attraverso significati.
Irene non sente la mancanza di quelle stupide calamite, se guarda bene in fondo a se stessa lo sa. Si sente come una barca che si è staccata dal molo tagliando gli ormeggi in un colpo solo. Il mare aperto è possibilità infinita, è pura libertà, ma il mare aperto è anche deriva, naufragio, pericolo.
Occorre sempre far salire a bordo qualcuno che sappia manovrare lo scafo, che conosca le rotte, perché anche per ignorarle bisogna avere delle consapevolezze e senso del rischio. Irene dovrebbe essere il capitano e il passeggero al tempo stesso della sua nave, e non la sola nave alla deriva delle correnti. Irene ha la testa che le ronza per i troppi pensieri che nello stesso istante la attraversano, progetti, sogni, desideri, contraddizioni. Se ti avvicini troppo Irene brucia, se ti avvicini troppo Irene scappa. Da molti giorni si guarda allo specchio senza riconoscersi, si chiede dov’è finita l’immagine di prima, si chiede chi è questa estranea dall’aria un po’ smarrita che la guarda dall’altra parte del vetro, si chiede se le piacerà, se andranno d’accordo, se le farà del male come ha fatto con l’altra.
Irene non deve guardarsi allo specchio cercando qualcosa che non c’è più. Irene non deve nemmeno guardarsi allo specchio, perché la vera immagine, quella che non proiettiamo all’esterno, quella che non aggiustiamo ad uso e consumo del pubblico di turno, quella che ci parla da dentro anche quando non la ascoltiamo. Quella è la vera Irene, e non sta alla finestra e nemmeno nei 3000 pezzi di un puzzle da rimettere insieme con pazienza e determinazione. Irene deve ritrovare Irene e capire che donna è, cosa vuole da e per se stessa. Perché solo molto tempo dopo che lo hai capito davvero puoi affacciarci di nuovo ad una finestra o affacciarti di nuovo alla vita o ad un amore e dire: ecco questa sono io, questo è quello che voglio.
Tutte queste cose lasciano solo il tempo che trovano, perdonami se te le dico e devo sembrarti saccente, l’ennesima persona che si è messa in fila per dirti la sua versione dei fatti. Tutti gli uomini girano con le tasche piene di certezze apparenti, ma leggere come piume e di parole che servono a dare un senso a tutto, servono solo a non farci sentire barchette in mezzo al mare. Tu devi trovare le tue parole, i tuoi ormeggi, il tuo timone. Io non ho niente da insegnare a nessuno, così perdonami Irene se mi sono affacciata un momento nella tua storia. E’ perché lì affacciata alla finestra a scrutare l’orizzonte e il mare e a sognare di essere altrove, lontana, ho visto una mia amica che ti somiglia molto e vorrei solo che in quel quadro lei si sentisse piena e completa anche se accanto a lei non si vede nessuno. Oppure vorrei che chiudesse quella cazzo di finestra, smettesse di contemplare lo spettacolo e cominciasse ad esserne parte. La sto lasciando in pace Irene e non perché non me ne freghi niente, ma perché Irene adesso è in viaggio a cercare dov’è finita. L’aspetterò con la stessa pazienza che ci vuole per mettere nel giusto incastro 3000 pezzi di un puzzle complicato.
9075031
Irene in bilico sul ciglio della strada, sul bordo di un foglio bianco, sul davanzale di una finestra aperta sopra una città distratta. Il mondo va di fretta come sempre, ma Irene non se ne era accorta prima perché lei era sempre più veloce, come per sfuggirgli, per tenere distanti i pensieri bui...
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