Lezione di Anatomia

01 ottobre 2007 ore 18:00 segnala

Ho portato  in  un luogo appartato  questo sentimento diventato ingombrante ormai come un cadavere nascosto in cantina. Avevo bisogno di un luogo e di un tempo solo miei, avevo bisogno di una certa distanza e di silenzio, per guardarlo da sola. L'ho smontato pezzo per pezzo con la stessa pazienza con cui un detenuto intaglia un oggetto di legno, riscrive la stessa lettera da anni senza mai spedirla o ama ogni sera la stessa donna che nella sua fantasia resta intatta, immortale, non invecchia, lo aspetta. Cercavo il difetto, il neo, l'imperfezione. Cercavo lo sbaglio, la falla, la crepa sottile diventata faglia. Quanto meno cercavo la garanzia, la scadenza. Riportarlo indietro, chiedere un cambio come un indumento comprato ai grandi magazzini. Sbagliavo punto di vista. Cercavo l'errore nel sentimento stesso ed erano i personaggi che si muovevano su di lui come su un palco ad essere sbagliati. Recitavano male la loro parte di estranei, parlavano attraverso battute pessime, con voci troppo piene di rancore. Io mi ero messa dal lato sbagliato del quadro, quello del bravo apprendista chirurgo cui il dott. Tulp mostrava con abilità e dovizia di particolari come procedere con freddezza e professionalità ad una buona autopsia. Mano ferma. Stomaco forte. Cuore immobile.

Ma su quel banco dottor Tulp c'era il mio sentimento.

Ho sbagliato punto di vista. Dovevo indossare i panni di Rembrant, guardarmi dall'esterno, nel ridicolo affannarsi di quegli studentelli compiacenti che accerchiavano di sguardi e mani il "mio" sentimento.

Quante altre persone dovranno ancora accomodarsi sullo zerbino del mio cuore, in quanti altri modi dirmi che era una ferita infetta, un arto in cancrena, che ho fatto bene, che sono stata davvero forte e brava, l'allieva migliore del dottor Tulp.

Ma quello lì sul banco signori, quello è il mio sentimento.

E' lui che vi ho aiutato a fare a pezzi, a sezionare, a giudicare.

E anche se forse era davvero necessario, non ditemelo più vi prego, lasciatemi sola a contemplarlo ancora un minuto... 

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Ho portato  in  un luogo appartato  questo sentimento diventato ingombrante ormai come un cadavere nascosto in cantina. Avevo bisogno di un luogo e di un tempo solo miei, avevo bisogno di una certa distanza e di silenzio, per guardarlo da sola. L'ho smontato pezzo per...
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01/10/2007 18:00:59
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Commenti

  1. lamadiluna 01 ottobre 2007 ore 18:34
    ..perchè non posso scrivere tutti i giorni?
  2. chiaraoscura 01 ottobre 2007 ore 21:02
    ...
  3. ILREGOLATORE 02 ottobre 2007 ore 00:16
    io leggo il tuo blog solo adesso,vai a vedere cosa ho messo stasera. Adepti :-))) sì ma chi di chi ? io e te dobbiamo parlare :rosa
  4. Mau.P 02 ottobre 2007 ore 09:42
    no, francamente non lo capisco comunque, Lama. Francamente scrivere (e su un blog, poi) è secondo me sintomo della necessità che il proprio cuore venga fatto a pezzi a colpi di bisturi, da se stessi e da chi legge ciò che scriviamo. Io la vivo così, ed è un vissuto certamente parziale, ma non trovo un'altra ragione per scrivere su un blog. Scrivo per me, certo, ma lo faccio per farmi a pezzi. Perché mi serve guardare quei pezzi, ogni giorno Mi serve che gli altri li vedano, e li apprezzino, magari…o che li calpestino, al limite. Mi serve per trovare un limite, il mio limite. Un freno al mio egocentrismo, una spinta alla mie insicurezze. Quindi mi serve quotidianamente. Mi serve il confronto, il contraddittorio, l'insulto. Così non la capisco una limitazione a tutto questo … e poi tratto ciò che scrivi con estremo egoismo. Mi piace ciò che scrivi per guardarti dentro, e per guardare dentro me stesso attraverso i tuoi occhi e le tue parole … e mille altre cose.
  5. une.cartouche 03 ottobre 2007 ore 16:12
    invece io cerco di ricostruirlo il mio cuore. ma non è in cottraddizione con mau.p. anzi. è concorde, il concetto. gli estremi si toccano. per cui distruggere e ricostruire fanno parte della stessa azione. se ci pensate, si distrugge (si elimina) costruendo, e si costruisce (si fa il nuovo) distruggendo. se qualcuno lavora in una impresa edile mi può assumere, ora. credo. un abbraccio.

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