Morte di un filosofo
26 settembre 2007 ore 20:37 segnala
Non conoscevo il Prof. Gorz, ignoravo il suo lavoro, le sue battaglie ideologiche, l’amicizia con Sartre e quella con Marcuse, il suo distacco dall’analisi marxista della società, maturato a metà degli anni ’60, mi era poco meno indifferente della notizia che al supermarket sotto casa il tonno era in offerta.
Forse è per punirmi di tanta supponente indifferenza che il professore, da ieri mi si è garbatamente infilato tra i pensieri, me lo immagino ciabattare per casa nel suo cardigan color crema di due misure più grande, o seduto sul divano con la copertina di pail sulle ginocchia con un gatto chiamato Eraclito, per puro vezzo di intellettuale, accomodato sopra.
Soprattutto me lo immagino al capezzale dell’amatissima moglie Dorine, mentre le si affanna intorno, mentre la solleva per farle bere un bicchier d’acqua o le tiene la mano mentre lei riposa, parlandole sottovoce del loro passato insieme. Il professore sta cercando di contendere Dorine alla morte, di non farsela portare via senza averla salutata, senza essere pronto, per quanto lo si possa mai essere, vorrebbe chiedere alla morte di lasciarli vivere insieme questi ultimi pochi anni e magari finirli anche insieme.
Dorine, non lo sente in questo momento perché sogna di loro quando erano giovani, ma conosce la sofferenza del marito gliela legge negli occhi ogni giorno. Dorine è inferma da alcuni anni per una malattia progressiva (la chiamano così les docteurs) e con un cancro che avanzava inesorabile ogni giorno, che le sta mangiando i pensieri, che la strappa via da Andrè consumandola goccia a goccia,ma lasciando ad entrambi tempo sufficiente per essere consapevoli del dolore, per toccare con mano gli effetti devastanti di questa malattia.
Non conoscevo il Prof Gorz, ma questo non mi ha impedito di immaginarmelo ieri per tutto il giorno al punto che devo scriverne per dare omaggio a questa storia.
Lo immagino come un uomo mite, stanco per gli acciacchi dell’età, con occhiali fuori moda come il suo mestiere: il filosofo, un mestiere ingrato e ridicolizzato in quest’epoca di pazzi in cui viviamo.
Lo immagino mentre scrive rigorosamente a mano le ultime lettere agli amici, per salutare, per spiegare una scelta che non si può spiegare. Lo immagino mentre lecca le buste una ad una per chiuderle, poi le lascia in bella vista sulla sua pesante scrivania in legno. Lo immagino mentre si stende accanto a Dorine per un’ultima volta, mentre le cerca la mano da stringerle, per accompagnarsi ancora una volta insieme, l’acqua sul comodino è già pronta e i sonniferi sono in una quantità sufficiente per entrambi. Buonanotte amore.Immagino le abbia detto come faceva per consuetudine ogni sera, come fa adesso per l’ultima volta.
Ho conosciuto il professor Gorz soltanto ieri, il giorno dopo la sua morte avvenuta per suicidio nel suo appartamento di Parigi, dove non sarebbe riuscito a vivere neanche un giorno senza la sua amata Dorine, moglie e compagna di vita per oltre sessant’anni. E’ per questo che se ne sono andati insieme, non poteva farcela Andrè a sopravvivere alla sua morte, alla fine di un amore che coincideva per lui con l’idea stessa di vita.
Li hanno trovati sul letto vicini. Fuori la porta dell’appartamento, con la solita cura e puntiglio di sempre, il professore aveva annotato con puntualità per i vicini: Chiamate la gendarmeria, con la stessa grazia e leggerezza che avrebbe usato per avvisare che sarebbero stati fuori per qualche giorno.
Non conoscevo il Prof. Gorz, ma ho letto sul giornale un suo breve racconto di qualche anno fa, tratto da un libro dedicato alla moglie e da quando l’ho letto io non posso più ignorare questa storia.
“Non voglio più rimandare l’esistenza a più tardi. Sono attento alla tua presenza come ai nostri inizi e mi piacerebbe fartelo sentire. Mi hai dato tutta la tua vita e tutto di te; vorrei poterti dare tutto di me durante il tempo che ci resta. Hai appena 82 anni. Sei sempre bella, elegante e desiderabile. Viviamo insieme da 58 anni e ti amo più che mai.
Recentemente mi sono innamorato ancora una volta di te e porto in me un vuoto divorante che riempie solo il tuo corpo stretto contro il mio.
La notte vedo talvolta il profilo di un uomo che, su una strada vuota e in un paesaggio deserto, cammina dietro un feretro. Quest’uomo sono io. Il feretro ti porta via.Non voglio assistere alla tua cremazione: non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri…
Spio il tuo respiro, la mia mano ti sfiora. A ognuno di noi due piacerebbe non dover sopravvivere alla morte dell’altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo avessimo una seconda vita, vorremmo passarla insieme.”
Andrè Gorz
Lettre à D. Histoire d’un amour
8153986
Non conoscevo il Prof. Gorz, ignoravo il suo lavoro, le sue battaglie ideologiche, l’amicizia con Sartre e quella con Marcuse, il suo distacco dall’analisi marxista della società, maturato a metà degli anni ’60, mi era poco meno indifferente della notizia che al supermarket sotto casa il tonno era...
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26/09/2007 20:37:59
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Mau.P 27 settembre 2007 ore 15:29
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lamadiluna 27 settembre 2007 ore 17:02
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Mau.P 28 settembre 2007 ore 10:28
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Sinda 28 settembre 2007 ore 23:21
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ILREGOLATORE 30 settembre 2007 ore 01:05
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lamadiluna 30 settembre 2007 ore 05:31
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Mau.P 01 ottobre 2007 ore 14:30
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