Questo è in assoluto il mio quadro preferito di Tamara De Lempicka.
La prima volta che vidi Rafaela se ne stava intrappolata in un poster 100x70 e faceva bella mostra di sé in uno stand d’arte in una fiera di libri. Aveva l’aria annoiata e si percepiva senza ombra di dubbio che quella cornice le stava stretta, la conteneva a fatica. Ero molto giovane allora ed incline ai turbamenti che solo l’Arte può dare. Fu subito amore, anche se non ero ancora un’appassionata d’arte per cui non conoscevo né l’autore né il titolo dell’opera, ma non fu difficile ritrovare Rafaela, è troppo sontuosamente bella per passare inosservata.
Questo quadro è di una sensualità provocante ed immediata, il corpo centrale della tela è prepotentemente occupato esclusivamente dalla figura del soggetto, la cui fisicità è quasi asfissiante. Non lascia infatti spazio ad alcun dettaglio intorno, non esiste secondo piano o sfondo. Fanno eccezione i lembi rossi delle lenzuola che sfiorano appena, con indolenza calcolata, il corpo della modella senza tuttavia coprirlo minimamente, la cui sola funzione è far risaltare la straordinaria luminosità della pelle e richiamare l’indecente, voluttuosa finzione di rosso delle labbra di Rafaela.
Se il primo impatto è tutto di “pancia” con questo quadro, la seconda sensazione che rilascia ad una visione più prolungata, è l’armonia delle forme che dominano la tela. Rafaela non è sorpresa nel sonno, rubata dall’artista ad una posa naturale, tuttaltro. Non c’è nulla che non sia studiatamente erotico nella posizione della modella. Rafaela disegna un circuito di perfezione, fatto di curve, di chiaroscuri, di sporgenze, di rientri, di pieghe della pelle e delle lenzuola. Una posa al limite del lezioso, del manieristico senza tuttavia cadere nello stucchevole. Rafaela si sta lasciando guardare, con consapevolezza, con una punta di autoerotismo e di assoluto autocompiacimento. Rafaela ci invita ad essere voyer della sua bellezza, con intelligenza però. Senza giudicare. Ci provoca senza darsi, ci lascia in bilico sulla soglia del desiderio, sospesi fra l’ammirazione e la frustrazione del mancato possesso. Rafaela è una macchina di pura seduzione, pienamente consapevole di ogni suo gesto, dalla mano morbidamente adagiata sul seno, al braccio piegato sotto la testa per lasciare visibile e ben esposta l’ascella completamente glabra. Rafaela conosce completamente tutto il potenziale della sua capacità seduttiva ed è chiaramente intenzionata ad adoperarlo fino in fondo. Non retrocede, non si nasconde, gioca col nostro desiderio senza gli inganni tipici della seduzione femminile, quel darsi negandosi, con riottosità, con falso distacco non le appartengono. Rafaela è la seduzione, non la interpreta.
In tempi in cui il concetto di fascino si confonde in modo raccapricciante con quello di sesso, in cui l’idea di un erotismo raffinato (che indugia nei particolari, nella massima dilatazione possibile del piacere, del piacere come mezzo di acquisizione di consapevolezza e non come fine) è stato scavalcato dal tutto e subito, dal fast food della sveltina, dal triste fai da te davanti a calendari che concedono zero all’immaginazione, Rafaela continua a stupirmi per quanto è al di sopra di tutto questo. Per quanto riesca comunque e sempre ad essere Fatale, seducente e definitiva, restare desiderabile senza tuttavia regalarsi mai, inflazionarsi.
Nella mia camera da letto, dovunque io decida di portare le mie modeste membra, deve esserci Lei sulla parete ad assicurarsi che io abbia capito un decimo almeno della sua lezione.
Muta Seduzione
15 aprile 2008 ore 16:32 segnala
Questo è in assoluto il mio quadro preferito di Tamara De Lempicka.
La prima volta che vidi Rafaela se ne stava intrappolata in un poster 100x70 e faceva bella mostra di sé in uno stand d’arte in una fiera di libri. Aveva l’aria annoiata e si percepiva senza ombra di dubbio che quella cornice le stava stretta, la conteneva a fatica. Ero molto giovane allora ed incline ai turbamenti che solo l’Arte può dare. Fu subito amore, anche se non ero ancora un’appassionata d’arte per cui non conoscevo né l’autore né il titolo dell’opera, ma non fu difficile ritrovare Rafaela, è troppo sontuosamente bella per passare inosservata.
Questo quadro è di una sensualità provocante ed immediata, il corpo centrale della tela è prepotentemente occupato esclusivamente dalla figura del soggetto, la cui fisicità è quasi asfissiante. Non lascia infatti spazio ad alcun dettaglio intorno, non esiste secondo piano o sfondo. Fanno eccezione i lembi rossi delle lenzuola che sfiorano appena, con indolenza calcolata, il corpo della modella senza tuttavia coprirlo minimamente, la cui sola funzione è far risaltare la straordinaria luminosità della pelle e richiamare l’indecente, voluttuosa finzione di rosso delle labbra di Rafaela.
Se il primo impatto è tutto di “pancia” con questo quadro, la seconda sensazione che rilascia ad una visione più prolungata, è l’armonia delle forme che dominano la tela. Rafaela non è sorpresa nel sonno, rubata dall’artista ad una posa naturale, tuttaltro. Non c’è nulla che non sia studiatamente erotico nella posizione della modella. Rafaela disegna un circuito di perfezione, fatto di curve, di chiaroscuri, di sporgenze, di rientri, di pieghe della pelle e delle lenzuola. Una posa al limite del lezioso, del manieristico senza tuttavia cadere nello stucchevole. Rafaela si sta lasciando guardare, con consapevolezza, con una punta di autoerotismo e di assoluto autocompiacimento. Rafaela ci invita ad essere voyer della sua bellezza, con intelligenza però. Senza giudicare. Ci provoca senza darsi, ci lascia in bilico sulla soglia del desiderio, sospesi fra l’ammirazione e la frustrazione del mancato possesso. Rafaela è una macchina di pura seduzione, pienamente consapevole di ogni suo gesto, dalla mano morbidamente adagiata sul seno, al braccio piegato sotto la testa per lasciare visibile e ben esposta l’ascella completamente glabra. Rafaela conosce completamente tutto il potenziale della sua capacità seduttiva ed è chiaramente intenzionata ad adoperarlo fino in fondo. Non retrocede, non si nasconde, gioca col nostro desiderio senza gli inganni tipici della seduzione femminile, quel darsi negandosi, con riottosità, con falso distacco non le appartengono. Rafaela è la seduzione, non la interpreta.
In tempi in cui il concetto di fascino si confonde in modo raccapricciante con quello di sesso, in cui l’idea di un erotismo raffinato (che indugia nei particolari, nella massima dilatazione possibile del piacere, del piacere come mezzo di acquisizione di consapevolezza e non come fine) è stato scavalcato dal tutto e subito, dal fast food della sveltina, dal triste fai da te davanti a calendari che concedono zero all’immaginazione, Rafaela continua a stupirmi per quanto è al di sopra di tutto questo. Per quanto riesca comunque e sempre ad essere Fatale, seducente e definitiva, restare desiderabile senza tuttavia regalarsi mai, inflazionarsi.
Nella mia camera da letto, dovunque io decida di portare le mie modeste membra, deve esserci Lei sulla parete ad assicurarsi che io abbia capito un decimo almeno della sua lezione.
9161945
Questo è in assoluto il mio quadro preferito di Tamara De Lempicka.
La prima volta che vidi Rafaela se ne stava intrappolata in un poster 100x70 e faceva bella mostra di sé in uno stand d’arte in una fiera di libri. Aveva l’aria annoiata e si percepiva senza ombra di dubbio che quella...
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15/04/2008 16:32:59
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Commenti
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asathor78 15 aprile 2008 ore 17:03
-
meteta 16 aprile 2008 ore 20:02
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