Questo libro è semplicemente meraviglioso. E’ scritto con una ricchezza e una certa poesia narrativa. Ma non è mai lezioso. Non è una storia d’amore quanto piuttosto il racconto delle storie del proprio passato, la ricostruzione degli amori perduti, della sconfitta, dell’assenza.
I due protagonisti sono essi stessi degli sconfitti, dei disincantati a cui manca l’ipocrisia dell’opportunista che sempre sopravvive a qualsiasi guerra. Lei è un’ospite del manicomio di Città del messico, lui un fotografo dal talento annegato nella morfina, per lenire i ricordi. Il loro incontro è un mancato amore che si sublima nel racconto delle loro storie, come un mare.
Il personaggio della protagonista mi ha ricordato molto una Teresa Batista, ma senza il lieto fine, il che rende questo libro spietatamente reale, dolorosamente senza speranza. La narrazione invece è nello stile della miglior tradizione sud americana, se vi piacciono Marquez o Amado, troverete questo libro irrinunciabile sulla vostra libreria, altrimenti desistete.
“M. continuò a pronunciare il nome quasi fosse un talismano, l’unica possibilità di salvezza, ma con il tempo, come succede normalmente quando si ripete una parola tante volte, perse di significato e potere.
Allora continuò a ripeterlo proprio con quello scopo. Un giorno o l’altro il nome non avrebbe portato con sé alcun ricordo. Un giorno o l’altro sentendolo sulle labbra di qualcuno, avrebbe dovuto riflettere un paio di secondi per metterlo in relazione con qualcosa di reale. Un giorno o l’altro nel pronunciarlo, avrebbe sentito solo freddo.”
Post serio
25 giugno 2008 ore 18:37 segnala
Questo libro è semplicemente meraviglioso. E’ scritto con una ricchezza e una certa poesia narrativa. Ma non è mai lezioso. Non è una storia d’amore quanto piuttosto il racconto delle storie del proprio passato, la ricostruzione degli amori perduti, della sconfitta, dell’assenza.
I due protagonisti sono essi stessi degli sconfitti, dei disincantati a cui manca l’ipocrisia dell’opportunista che sempre sopravvive a qualsiasi guerra. Lei è un’ospite del manicomio di Città del messico, lui un fotografo dal talento annegato nella morfina, per lenire i ricordi. Il loro incontro è un mancato amore che si sublima nel racconto delle loro storie, come un mare.
Il personaggio della protagonista mi ha ricordato molto una Teresa Batista, ma senza il lieto fine, il che rende questo libro spietatamente reale, dolorosamente senza speranza. La narrazione invece è nello stile della miglior tradizione sud americana, se vi piacciono Marquez o Amado, troverete questo libro irrinunciabile sulla vostra libreria, altrimenti desistete.
“M. continuò a pronunciare il nome quasi fosse un talismano, l’unica possibilità di salvezza, ma con il tempo, come succede normalmente quando si ripete una parola tante volte, perse di significato e potere.
Allora continuò a ripeterlo proprio con quello scopo. Un giorno o l’altro il nome non avrebbe portato con sé alcun ricordo. Un giorno o l’altro sentendolo sulle labbra di qualcuno, avrebbe dovuto riflettere un paio di secondi per metterlo in relazione con qualcosa di reale. Un giorno o l’altro nel pronunciarlo, avrebbe sentito solo freddo.”
9560996
Questo libro è semplicemente meraviglioso. E’ scritto con una ricchezza e una certa poesia narrativa. Ma non è mai lezioso. Non è una storia d’amore quanto piuttosto il racconto delle storie del proprio passato, la ricostruzione degli amori perduti, della sconfitta, dell’assenza.
I due...
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25/06/2008 18:37:59
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Commenti
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casavianello 26 giugno 2008 ore 09:27
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lamadiluna 26 giugno 2008 ore 15:51
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