roxane

24 aprile 2007 ore 12:17 segnala
ROXANE

 

Ogni sera quando torno a casa e la macchina imbocca la discesa del cortile, ho l’abitudine di alzare gli occhi e cercare la tua finestra.

Non importa che ora sia, è un rito, un gioco solo mio indovinare da un particolare qualsiasi la tua presenza.

Il più delle volte è un esercizio sterile, so bene che non ci sei a quell’ora, ma è come sbirciare in continuazione l’orologio quando hai un appuntamento, come fissare il telefono ogni istante aspettando una telefonata in particolare.

Adesso che sto per salutarti per l’ultima volta mi chiedo goffamente se qualcun altro farà lo stesso.

So già che col pensiero tornerò ancora centinaia di volte sotto le tue finestre solo per vederle illuminate. Centinaia di volte mi chiederò per chi lasci accesa stanotte la tua luce, se qualche volta mi aspetti o se magari ti vengo in mente quando chiudi a chiave la porta di casa.

Per esempio stasera mi chiedo,senza alcun diritto,se qualcuno ti si stringe contro ad augurarti buonanotte prima di voltarsi dall’altro lato del letto o se questa non è magari una delle poche sere che regali a te stessa  a pensare e ripensare a tutti i passaggi della tua vita convulsa, ripercorrendoli come passi di danza.

Pensare alle tue scelte, alle possibilità non colte, alle strade percorse e quelle invece evitate lungo la tua strada così piena di bivi.

 A musicarla, la tua vita straordinaria e faticosa, sarebbe una coinvolgente salsa o una folle samba. Comunque un ballo in cui bisogna tuffarsi, farsi trascinare, sudare.

Mia piccola Teresa Batista, così stanca di guerra eppure incapace di vivere realmente in pace. Non conoscerai mai la rassicurante metodicità di un walzer, non sono per te le noiose simmetrie di un minuetto. Niente in cui ci sia una coreografia prestabilita può appartenerti o somigliarti. Perché tu sei così. Nella tua generosa fame di vita, hai bisogno di  nuove sfide, di eserciti da sbaragliare, di amori da conquistare,di vette sempre più alte da scalare e lo fai non per la conquista in sé, ma per la vertigine breve che provi nel salire; perché una volta lassù il mondo è solo un po’ più distante di come era prima, ma neanche allora saprai fermarti e guarderai più in alto, altrove, fin dove possono portarti i tuoi occhi, i tuoi desideri, le tue gambe leggere da danzatrice instancabile.

Il mio posto invece è qui, sotto il tuo balcone,qualche passo dietro te, presente ma invisibile a guardarti da lontano, a immaginarti continuamente, a ripercorrerti in quei gesti che mi sono diventati noti: mentre lavori, mentre ti aggiusti gli occhiali, mentre sorridi in quel modo stanco che è soltanto tuo. Non con te, ma nei tuoi paraggi, ai tuoi margini, abbastanza vicino per accorrere ad un tuo richiamo, ad un cenno della mano ogni volta che avrai bisogno di me, ma senza mai invadere i tuoi confini; perché vedi, io non mi immagino a scalare balconi, non sarò mai l’incosciente Romeo.

Io sono piuttosto Cyrano, il goffo, il timido, l’incapace Cyrano, quello che si accontenta di essere una voce che dal basso, nascosto dall’oscurità del giardino, seduce con parole di miele, ma che non troverà mai il coraggio di cogliere quel fiore che ha protetto e lasciato crescere con tanta attenzione e pazienza.

Ci sarà sempre prima di lui, in fila col suo bel numerino, un Cristiano qualunque, forse più bello o forse solo più intraprendente, a rubargli la scena, l’amore, la vita.

Ma la colpa non è di Cristiano, la colpa è solo di Cyrano che, quando non scrive, non sa trovare le parole. Che nella luce del sole non sa guardarti senza distogliere lo sguardo. Cyrano, coraggioso guascone in battaglia e così vigliacco nella vita, che piuttosto che rischiare e mostrare la sua anima nuda, preferisce ferirsi ogni notte sotto il tuo balcone restando a guardare il nuovo amante salire e cogliere il “suo” fiore.

 E allora Rossana o Roxane, come nella canzone dei Police, solo stasera, come regalo d’addio, io ti chiedo non accendere la luce del tuo balcone, così che solo chi lo conosce a memoria possa trovarti. Anche al buio.   

 

 

 

 

 

 

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ROXANE   Ogni sera quando torno a casa e la macchina imbocca la discesa del cortile, ho l’abitudine di alzare gli occhi e cercare la tua finestra. Non importa che ora sia, è un rito, un gioco solo mio indovinare da un particolare qualsiasi la tua presenza. Il più delle volte è un esercizio...
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24/04/2007 12:17:30
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Commenti

  1. ILREGOLATORE 15 settembre 2007 ore 01:06
    socchiuse,spiragli dell'anima e dietro le tende altre vite. Fuori, passi lontani,porte graffiate, la tua voce pianoforte nella notte.

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