Semantica per principianti...

09 ottobre 2007 ore 19:11 segnala

 

 

 

 

 

 

Seduta tra le mie parole guardo ottobre entrare dalla finestra. Ha la forma di un sorriso di luce

impigliato in mezzo a nuvole capricciose di cui assecondo i movimenti, perché non ho voglia di battaglie. Così mi lascio trasportare, mi rabbuio quando sono loro a vincere, a coprirmi. Oppure mi schiudo, come quel fiore che vorrei essere, appena mi lasciano respirare.

 

Seduta tra le mie parole accartocciate cercavo quelle più adatte per guardarmi dentro,

ma erano solo pezzi inservibili di uno specchio frantumato:

un’immagine irrimediabilmente parziale, frammentata e tagliente

 

il mio ritratto più fedele in un certo modo…

 

Su ogni foglio scrivevo una parola diversa, una soltanto. Come un Mantra, poi però la accartocciavo insoddisfatta e la buttavo via. Intorno a me, lontano da me.

 

Alcune delle parole che ho scritto, benché fatte solo di carta e inchiostro, andavano in pezzi subito appena toccavano terra: come Cuore.

E’ banale lo so, ma il cuore resta la prima cosa a soccombere, ad andare in pezzi.

Sebbene anche orgoglio abbia fatto la stessa fine per quanto sia largamente sopravvalutata come parola.

Altre invece toccavano terra e si incendiavano:come Passione, come Follia.

Altre ancora sparivano lasciandomi solo l’amnesia di averle mai veramente scritte:

come Anima, come Vita.

Altre poi erano dure come sassi, spigolose e tenaci: come Attesa, come Persistenza, come Devozione.

Qualcuna soltanto era più furba. Toccando terra cominciava a rimbalzare, diventava elastica e incontrollabile: un cane sciolto, un permesso di libera uscita.

E poi tornava indietro tra le mie mani:come Desiderio, come Dubbio, come Malinconia.

Come il tuo nome.

 

Seduta tra le mie parole cercavo un senso che non c’è, una definizione irrimediabilmente parziale, frammentata e tagliente come me.

Cercavo una logica inconsistente, una mediazione semantica, una convenzione ortografica.

Cercavo quello che né la grammatica, né la sintassi, né nessun vocabolario sanno spiegarmi:

cercavo il significato di te.

 

Ma né le parole che vanno in pezzi, né quelle che ci incendiano, né quelle che spariscono, né tanto meno quelle che rimbalzano hanno saputo dirmi qualcosa sul tuo conto.

Perché cercavo nel posto sbagliato. Perché tu sei altrove, in un punto imprecisato fra lo stomaco e la pancia e da lì ti fai sentire con brontolii o vertigini o vuoti incomprensibili. Da lì non ti muovi, né ti interessa farlo e tutto quello che ho di te è questo sbattere d’ali di farfalle dentro.

 

E né io, né tutte le mie stupide parole sappiamo ancora spiegarcelo.

Ma finchè ci sei resta pure, perché tirarti fuori farebbe davvero più male.

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            Seduta tra le mie parole guardo ottobre entrare dalla finestra. Ha la forma di un sorriso di luce impigliato in mezzo a nuvole capricciose di cui assecondo i movimenti, perché non ho voglia di battaglie. Così mi lascio trasportare, mi rabbuio quando sono...
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09/10/2007 19:11:59
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Commenti

  1. Durden 09 ottobre 2007 ore 22:19
    Hai appena realizzato quello strano paradosso che ogni tanto la scrittura genera: descrivere con le parole quello che le parole non possono descrivere. Bello, ciao
  2. chiaraoscura 09 ottobre 2007 ore 23:25
    ... sì... mi associo a Battista (era lui, vero? :-)). Hai trasformato le emozioni in parole e le parole hanno di nuovo assunto la forma di emozione, nel lettore. Ma che dire di più??? Cheddonna!!
  3. lamadiluna 09 ottobre 2007 ore 23:48
    Comincerò a montarmi la testa anch'io!! No per questo c'è già chi ha il copyright..:-x Durden grazie mille molto bello il tuo commento, io sono un portento per i paradossi.;-( Chiara temo seriamente di avere qualche disfunzione al pancreas ultimamente, non produce più il giusto tasso di insulina ho zuccheri in eccesso allegramente in circolo...ma una volta tanto! kettelodicoaffare :-))) P.s. Piantala con i complimenti i malpensanti penseranno che invece dei " cazzi repressi"(cito) le sorelle (s)bandiera si corteggino fra loro.:ok P.p.s. Dopo l'uscita in piscina che ne diresti di andare insieme anche dal parrucchiere? Sai lì potremmo dare libero sfogo alle chiacchiere da "donnicciuole" tu per esempio la pasta con le sarde come la prepari.....:-)))
  4. A.Levante 10 ottobre 2007 ore 18:14
    che scrivi veramente bene, brava! :-)) "il significato di te: E'"
  5. chiaraoscura 10 ottobre 2007 ore 18:34
    ... come faccio ora a rivelare questa cosa... non so cucinare! Mi sa che farò io l'uomo della coppia, sorellina s(bandiera), eheh. Però, anche senza parlare di pasta alle sarde, un giretto dal parrucchiere me lo farei, magari anche una doccia solare non mi farebbe male, che ne dici? Possiamo invece parlare di scarpe e borse? Ancora meglio della cucina: configura il cliche di donnicciola superficiale e, per giunta, viziata! ;-) Senti, mò ci penso io a mettere in circolo un po' di insulina... dammi tempo e ti sparo un post cinico cinico!
  6. Durden 10 ottobre 2007 ore 21:19
    Uhm, qualcosa bolle in pentola...
  7. chiaraoscura 11 ottobre 2007 ore 20:35
    i fagioli magari bollono in pentola... altro non so... Buona serata!
  8. OdioLeIpocrisie 13 ottobre 2007 ore 13:17
    Veramente intenso e crudele, come le parole sanno essere quando si scava a fondo. Veramente a fondo.
  9. lamadiluna 13 ottobre 2007 ore 13:23
    Bentornato fra noi G. e grazie per le belle parole. Come vedi ogni tanto tra le facezie e i sollazzi riesco ancora a postare qualcosa di serio...ma bisogna alternarni alle cose leggere. La troppa serietà ci schiaccia;-)

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