Telenovelas di agosto
04 agosto 2008 ore 14:35 segnala
Se dovessi guardare dall’ esterno e con distacco gli avvenimenti che mi sono accaduti negli ultimi giorni, penserei senza troppa fatica di stare assistendo ad una brutta telenovela sud americana, di quelle che si girano in pochi mesi e con pochi soldi, in interno studio, con una recitazione approssimativa e costumi di dubbio gusto, ma tutte con un pathos avvincente e con un’infarcitura di colpi di scena, sfighe ed eventi cataclismatici di ogni sorta che al confronto Candy Candy diventa una sit-comedy.
Sul nome da dare a questa telenovela sono in forte dubbio. Perché ci vorrebbe qualcosa di immediato e accattivante, dal sapore vagamente esotico. Ci fosse ancora mia nonna, buonanima, mi sarei fatta consigliare da lei e magari avremmo riso insieme nella sua cucina. Lei che era sempre di buon umore e sapeva ridere anche nelle catastrofi. Mia nonna paterna era un’autorità mondiale in fatto di telenovelas.
La tv a casa sua era fissa su retequattro al punto che a mio nonno l’uso del mezzo televisivo era limitato esclusivamente al telegiornale e consentito solo dalle 13:00 alle 13:30, ma giusto perché dopo c’era Beautiful. Magari non ricordava un numero di telefono neanche a torturarla mia nonna, però sapeva dirti nome, cognome e numero di scarpe di ogni personaggio di Anche i ricchi piangono. Trame, luoghi e cronologia degli eventi non avevano segreti per lei. Si spostava con una certa disinvoltura tra Caracas e Santa Barbara, ignorando amabilmente dove fossero entrambe. E quando proprio era in vena, vaticinava anche sui possibili sviluppi di una storia, raramente sbagliando. Ovviamente, da buona partenopea, incasinava tutti gli accenti, per cui Milàgros diventava Milagròs, Topazio raddoppiava la z per eccesso di stima, Beautiful diventava più musicalmente Bbiutifull e Juan Miguel diventava, in modo confidenziale, Michè.
Ma come sempre divago. Per il beneficio dei miei lettori e del mio prossimo psicoterapeuta chiameremo la telenovela in questione Antonia Dolores.
Riassunto della 5428 esima puntata…
Al ritorno dal viaggio a Lisbona A.D. trova nella casetta delle lettere un inatteso telegramma dove le comunicano che il giorno xxxx alle ore tot deve recarsi a BuenBolognas per accettare una proposta di assunzione. Chi ha perso le puntate precedenti non sa, forse, che proprio per lavoro e cercando di porre riparo ad una storia d’amore molto in crisi, giusto un anno fa A.D. ha dovuto lasciare la sua amata città di adozione per tornare, con scarso entusiasmo, nella sua città di origine. Malgrado la bella notizia A.D. non esplode in una gioia immediata, perché negli ultimi anni ha imparato a misurare l’entusiasmo col contagocce, come si fa con una medicina piena di controindicazioni; perché ha capito che per la legge del contrappasso ad ogni felicità corrisponde una delusione della stessa misura, appena girato l’angolo. L’austero papà di A.D. prontamente infatti sminuiva le sue velleità, dicendole che era impossibile che potesse accettare un incarico a Buenbolognas se già lavorava nello stesso settore a tempo indeterminato.
La testarda A.D. dopo essersi consultata con tutte le sigle sindacali esistenti, compreso il dopo lavoro per orfani della guerra di Crimea, scioglieva la riserva e i muscoli facciali, e infine accettava l’incarico. Cominciavano quasi a delinearsi i contorni del classico lieto fine, con l’eroina che realizza il suo desiderio, la camera stringe sul primo piano, la regia sfuma in dissolvenza e compaiono i titoli di coda… Eh no! E il colpo di scena? E il destino “cinico e baro” che stravolge le carte dove lo mettiamo? E l’atavica fame di sofferenza dal Colosseo in poi? E poi che minchia di telenovela sarebbe se finisse così facilmente?
La produzione prende a cuore le lamentele dei fans e decide di complicare la vita di Antonia Dolores. Tornata a casa la protagonista deve fare i conti con la madre disperata per la sua scelta, che, rancorosa e in lacrime, le scarica addosso una mitragliata di accuse di egoismo, di tradimento, di abbandono. Tutte comode frecciate per il facile bersaglio dei suoi sensi di colpa. Non riesce a farmi sorridere neanche raccontato così, smontato dalla mia solita ironia, è stato proprio un colpo duro e basso, incassato ma non digerito. Non sono morta perché queste cose non uccidono ma ti mandano lo stesso al tappeto.
Ora, io personalmente la telenovela l’avrei fatta finire qui, col finale un po’ più sul tragico, con la protagonista che parte ugualmente anche se si macera nel senso di colpa manco fosse un personaggio di Dostojevski . Eh invece no! E allora 15 anni di Maria De Filippi non vi hanno insegnato niente…la gente vuole piangere e gioire delle miserie e delle felicità altrui e più sono grandi più fanno audience! Così il regista allunga il brodone e inserisce una gustosa appendice.
Il pubblico più attento, e che soprattutto ha letto fin qui questo cazzo di post e solo per questo andrebbe premiato, dovrebbe domandarsi a questo punto: scusa ma quell’amore in crisi da salvare che fine ha fatto? Domanda lecita.
Mi verrebbe da dire la fine di Welby. Cattivo forse, ma cinicamente vero. Era un amore attaccato ad una macchina attraverso cui respirava, si nutriva e prolungava così una finzione di vita. Era il ricordo di quanto era stato bello e importante quell’amore a trattenerlo ancora, a non permettere ai due di lasciarlo andare per sempre. E’ finito molto presto dopo che sono tornata qui, è finito senza mai finire con determinatezza, per sfinitezza dei due. Era un amore esausto e logoro, anche se ha fatto di tutto per tenersi in piedi. Ma forse le cose non sono mai come ce le raccontiamo. Fra qualche mese o qualche anno le vedrò diversamente. Io devo a me stessa sincerità e dignità. Per cui dico sinceramente che non ho rimpianti. Così come era la situazione non aveva vie d’uscita. Lasciarci è stata l’ultimo atto di amore che ci siamo dati Ale, per non rovinare tutto.
Non c’è mai stata rabbia. Pensavo mi sarebbe rimasto soltanto e per sempre il retrogusto amaro di dire: ma erano poi davvero così insormontabili tutti quei problemi? Abbiamo davvero fatto tutto il possibile? Invece non sono i soli dubbi che mi sono rimasti. Due giorni fa, mi hai detto che c’è un’altra donna (e questo va benissimo) e che quest’altra donna c’è da circa due anni.(e questo non mi torna!!!) E non me ne frega un cazzo onestamente se c’era nei buchi, nello spazio tra le due volte in cui ci siamo lasciati e poi abbiamo riprovato. Non me ne frega, perché non starò lì a fare il ragioniere e conteggiare i giorni e i mesi per sapere se tecnicamente avevo le corna o meno. Era una relazione perché una storia in cui ci si sente e ci si vede per un lungo periodo è una relazione. E non si può provare a dare un’altra possibilità ad una storia se si ha una relazione. Probabilmente penserai che sono ingiusta, potresti obiettare che anch’io ero libera in quei mesi e anch’io ho visto altre persone, sono uscita con altri, qualcuno l’ho anche scopato, ma erano storie di una sera. Non c’era nessuno nella mia vita quando ho riprovato con te, non c’erano telefonate di nascosto e soprattutto non c’erano bugie. Proprio con te. Proprio tu, che hai fatto della sincerità sempre la tua bandiera. E’ questo che mi ha delusa. Ci siamo sempre parlati e detti tutto anche quando faceva più male. E se non sbaglio l’accusa che mi muovevi di più era quella di non parlare abbastanza, di tenermi troppe cose dentro. E tu allora che hai tirato fuori dal cilindro questo bel coniglio? Non c’era bisogno Ale di mentire a me, a lei, a te stesso. Perché vedi, adesso tutto quello che abbiamo fatto in quei mesi di crisi e tutti i tentativi che io pensavo possibili, giusti e sinceri io li vedo sotto una luce livida, cruda, inutile.
Non ho rimpianti, neanche adesso, quello che ho fatto era giusto farlo, per dare alla nostra storia tutte le possibilità. Ma mi sento ridicola, perché lei sapeva di me e io no di lei. Era uno scontro impari. Sono contenta che tu finalmente me l’abbia detto, mi dispiace invece del modo. Me lo hai detto solo perché avrei “rischiato” di incontrarla al tuo compleanno, spuntata dal nulla, quando invece potevi dirmelo in qualsiasi momento in quest’ultimo anno in cui ci siamo visti veramente solo da amici. Se era “per non farmi male” come hai detto tu, è stata una gentilezza fuori luogo. Quando due si lasciano si mette in conto che potrai vedere l’altro al braccio di un’altra. Dov’è la premura? Perché ti sentivi in dovere di tutelarmi come una bambina? Se come mi hai detto “ti dispiaceva perché invece tu a me non mi hai visto mai con nessuno” ti dico con molto garbo che non è un problema tuo. La fine della storia con te mi ha cambiata molto. So cosa non voglio più. Anche se non mi accompagnerò per molto tempo con qualcun altro non è perché il mio cuore è ancora legato a te. E’ perché è difficile innamorarsi. E se non sento di poter dare abbastanza ad una persona io preferisco non dare niente. Avrò altre storie, le voglio, le merito. Non è detto che riesca a metterci il cuore, ma non è detto che a priori, a tavolino io decida razionalmente che non voglio farlo. Io sono in pace con te. Veramente serena. Nessun rancore. Delusione sì, perdonami, ma col tempo passerà.
P.S. Visto che probabilmente io al suo compleanno non ci sarò e visto che non conosco il tuo nick ma so che leggi il mio blog con un certo zelo e continuità, a questo punto presentiamoci ufficialmente: io sono la sua ex da molto tempo, quindi sta tranquilla. Tu invece, da quanto tempo fai parte della telenovela? Se continuerai a leggere il mio blog, per favore, fallo senza cercare di scoprire chissà quali segreti, è fuori luogo oltre che ridicolo da parte tua.
Torno ai post normali, dopo questa sciacquatina di cazzi miei in pubblico, sorry ma sentivo di dovermi togliere un po’ di zavorra.
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Se dovessi guardare dall’ esterno e con distacco gli avvenimenti che mi sono accaduti negli ultimi giorni, penserei senza troppa fatica di stare assistendo ad una brutta telenovela sud americana, di quelle che si girano in pochi mesi e con pochi soldi, in interno studio, con una recitazione...
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Prett.Pit 11 febbraio 2009 ore 17:47
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