L'albero che vedo ogni mattina di fronte alla mia finestra ha deciso di smettere di lottare.
Da ieri l'inverno ha ufficialmente vinto. Ha perso in un colpo tutte le sue foglie, come un giro di roulette andato male. Un cedimento improvviso, una perdita silenziosa. Una frana o una valanga, producono un rumore cupo, un fragore di natura che si ribella. Una foglia no, una foglia va via senza parole.
L'albero le aveva tutte ai suoi piedi stamattina, immobili e stordite. Come punti interrogativi cascati dalle rispettive domande.
Mi chiedo se si senta nudo, senza di loro. Improvvisamente troppo visibile, esposto, ridicolo.
Mi chiedo se era per loro che continuava a resistere con tanta inutile ostinazione.
Il tappeto di foglie domani sarà spazzato con cura dalle mani esperte del giardiniere, che ne farà ordinati mucchietti in vari angoli, prima di infilarli in sacchi neri per la spazzatura. Una volta le foglie si bruciavano nei cortili, una volta non pagavamo giardinieri per farlo. Il crepitio lento del fuoco era già quello un messaggio dell'inverno.
Al giardiniere resterà la sensazione di aver fatto un buon lavoro. All'albero solo la nostalgia di non sentire più le sue foglie addosso.