Sono tra gli sfigati che oggi hanno scioperato. L'ho fatto con cognizione e convinzione. L'ho fatto perchè è una forma civile di protesta, mi alzo dissento e domani sono di nuovo al lavoro. Penso che non serva a niente nel senso che schiacciasassi Gelmini ormai si è messa in moto e gli Allegri Compari della foresta di Sherwood non si lasceranno dissuadere neanche da 1 milione di persone in piazza. Come se contasse qualcosa l'opinione della gente in questo Paese. Domani, se non stasera, il Nostro Beneamato si affretterà a ripetere a reti unificate che il nostro comportamento è vergognoso e io mi affretterò semplicemente a cambiare canale sospinta dalla forza centrifuga delle mie palle che in senso antiorario ruotano vorticosamente quando Sua Altezza compare in tv.
La mia vibrante giornata di protesta non mi ha visto sfilare per le strade di Roma, sebbene quella parte della manifestazione, pacifica, colorata e ironica mi sia piaciuta tanto. Ho vibratamente lottato contro la sveglia stamattina riuscendo a resistere nel letto fino alle 8. Ho urlato slogan di protesta contro il rincaro del pane e della pasta mentre facevo spesa. Ho sollevato la mia voce contro il bancomat quando sono andata a prelevare i soldi dell'affitto e infine ho tenuto un sit in di protesta al tavolo di un baretto a pranzo con un'amica. Si è parlato di noi, si è parlato di scelte ed errori. Si è parlato di vita. Argomenti piuttosto distanti dalla nostra classe dirigente, suppongo.
Al ritorno ho beccato una coda dei locali manifestanti. Studenti ventenni perlopiù, non c'era uno straccio di professore fra loro (tutti a Roma? mah ho i miei dubbi), sembravano un gregge senza pastore, tutti con gli occhi accesi e nessuno che gli indicasse in che direzione guardare. Per un attimo ho tentennato, mi sono detta ma sì mi unisco a loro...è la parte giusta della barricata...protestano per la mia stessa cosa...cavolo mi tolgono pure 70 euro in busta paga per questo sciopero...almeno diamogli un senso. Poi il capo-villaggio del gruppo, che ho riconosciuto perchè era l'unico armato di megafono, pieno del sacro furore di Bakunin o dell'ultima puntata di Dragon Ball non so, ha arringato la folla con una frase poco felice. Rivolto alla polizia in assetto antisommossa ( uno schieramento decisamente eccessivo data l'esigua manifestazione) ha urlato: Perchè non ci fanno paura questi 50 stronzi coi manganelli...e le pecorelle di sotto felici di aver avuto finalmente un ordine, un richiamo qualunque da riconoscere come la voce del padrone lo hanno assecondato facendogli eco in coro: "stronzi, stronzi...."
Ho deciso in quel momento che avevo fatto davvero bene a protestare per conto mio e a modo mio. Mi è venuto in mente quello che diceva Pasolini (in tempi in cui ci volevano le palle per simili affermazioni) riguardo ai poliziotti che erano i veri figli del popolo, ma non fu capito dalla sinistra intellettualistica e autoreferenziale del tempo. Io in quel megafono avrei detto: Toglietevi questa scomoda tenuta antisommossa e venite qui in mezzo. Fate un lavoro di merda come noi e malpagato come noi e aspettate anche voi che un omino col megafono vi dia l'ordine della carica. Sicuri che esista davvero una parte giusta della barricata? Tanto oggi tocca a noi protestare, ma domani i tagli toccheranno a voi.
Ma per fortuna di tutti io non ero quella col megafono. Non mi è mai piaciuto parlare ad alta voce, si rischia di essere scambiati per leader carismatici...che orrore.