"Dalle Novelle di Madonna Alessandra"
(di Messer Luca da Sassoferrato 1452 – 1519)
Cap. 1 – SEBASTIANO.
Mentre due guardie gigantesche lo trascinavano lungo le scale che conducevano alle segrete del castello, il povero Sebastiano meditava su quello che gli era piovuto sulla testa. Come era stato possibile? Come potevano accadere cose così terribili? (di Messer Luca da Sassoferrato 1452 – 1519)
Cap. 1 – SEBASTIANO.
Quella mattina si era svegliato così contento per la visita della contessina nel suo villaggio. Aveva interrotto, come tutti del resto, il lavoro nei campi per correre ad ossequiare la beneamata Signora.
E poi era successo. Proprio al passaggio del corteo, mentre tutti attendevano impazienti, qualcosa dietro di lui aveva attirato la sua attenzione, si era voltato per un momento, si era distratto e così era rimasto colpevolmente ritto mentre tutti gli altri si inginocchiavano.
Quando si era accorto dello sbaglio ormai era troppo tardi. In pochi istanti due armigeri, che camminavano a fianco della carrozza, lo avevano raggiunto e trascinato via in catene.
A nulla era servito giustificarsi, piangere, dimenarsi. Erano stati irremovibili. Adesso, sporco e malnutrito, in una angusta cella che puzzava terribilmente di escrementi e di vomito, si chiedeva con angoscia: Messer Luigi da Pontemarconi sarebbe riuscito a salvarlo?
Cap. 2 – MESSER LUIGI.
Nell’anticamera della Sala del Consiglio, Luigi da Pontemarconi era visibilmente a disagio.
La seduta della seggiola era come se fosse piena di chiodi che gli pungolavano le natiche, impedendogli di stare fermo.
Le due guardie armate di alabarde, che stavano ai lati della porta, non gli toglievano gli occhi di dosso, neanche fosse un ladruncolo.
E poi, cosa avrebbe potuto rubare? L’arazzo di venti metri quadrati appeso alla parete? I portacandele d’argento alti più di due metri a forma di puttini che erano intorno agli stipiti? Suvvia! In ogni caso si sentiva tremendamente a disagio.
Come aveva potuto prendere le difese di quello zotico? (Sebastiano gli sembrava di ricordare). Come aveva potuto andare a cacciarsi in quella brutta situazione?
Il perché lo sapeva bene. Si era lasciato convincere da Lisetta, la figlia diciassettenne del villico.
Ah! Lisetta, Lisetta! La natura l’aveva formata proprio per il piacere dell’uomo. Era da qualche mese che lui si trastullava con la giovinetta tutta curve e vestiti succinti.
A dire la verità, non è che fosse particolarmente intelligente ma nell’intimità dimostrava partecipazione, fantasia e spirito d’iniziativa…
Beh! La settimana precedente, all’apice del piacere, mentre lui sbuffava come il mantice di una fornace, Lisetta gli aveva strappato la promessa che avrebbe aiutato il padre. E così era rimasto fregato!
Quando l’indomani mattina lo aveva comunicato a suo padre Umberto, stimato Notabile di Offida, questi dapprima si era infuriato, poi aveva cominciato ad ansimare e quindi aveva avuto un malore.
Dopo essersi ripreso, lo aveva messo in guardia dall’ira della Contessa. La colpa di quello zotico era gravissima e sicuramente meritava una punizione esemplare ma, con un po’ di fortuna, forse avrebbe potuto salvare la testa…
Cap. 3 – IL VERDETTO.
Erano passate due ore e ancora nulla. Brutto segno.
Poi, ad un tratto, la porta si era spalancata, un paggio gli aveva fatto cenno e lui, un po’ esitante, era entrato nel salone.
Seduta sul suo trono, circondata da uno stuolo di lacchè, Madonna Alessandra lo scrutava altera …
Dopo un inchino così profondo che i suoi capelli avevano sfiorato il pavimento, era stato invitato a parlare.
Aveva cercato di argomentare meglio che poteva la difesa dell’uomo: aveva insistito sul fatto che era anziano, che il suo udito non era più quello di una volta, che la dedizione per Madonna Alessandra era assoluta, ma il Ciambellano, che rispondeva al posto della Contessa, era stato inamovibile.
La situazione sembrava compromessa.
Poi aveva avuto un’idea geniale che avrebbe salvato il bifolco dal patibolo e lui da una contadina che stava diventando un po’ troppo appiccicosa.
""Una vita per una vita!"" Aveva quasi gridato, rivolgendosi direttamente a Sua Signoria. ""Salva la vita del padre e servitù a vita per la figlia!""
Con un leggero, enigmatico sorriso, Monna Alessandra (che sicuramente era a conoscenza della sua tresca) aveva detto semplicemente: ""Sia!"" facendogli capire, con un leggero movimento della mano, che poteva allontanarsi.
E così, mentre prostrandosi lasciava l’udienza, rifletteva sul fatto che, alla fine, erano tutti felici e contenti: Sebastiano era di nuovo in libertà, la Contessa aveva una nuova e giovane serva e lui si era liberato finalmente di Lisetta.
Ah, Lisetta… Beh! Mettere gli occhi su un Pontemarconi!
Al servizio di Monna Alessandra, sicuramente avrebbe avuto tutto il tempo per meditare sulle sue ambizioni…