Pathos

26 maggio 2025 ore 14:07 segnala



Pioggia di primavera, fresche gocce, furbe inquisitrici solleticano i capelli e la pelle nuda, assecondano movimenti, superano dislivelli, riempiono piccole cavità, lavano via il sudore e il sangue.
Sul prato di margherite la spada, l'elmo, la corazza, i guanti, le mie lacere vesti. Sul sentiero per essere trovate, ogni briciola di sofferenza e rancore, benessere e gioia che ho lasciato cadere per essere l'avida terra umida, l'usignolo innamorato e il suo canto, il carico e la generosità della formica. Ogni briciola di carne ed anima che ho riconquistata, strappandola alla terra, all'usignolo e alla formica per essere come fragrante pane tra le tue forti, sapienti mani, tra le tue provocanti labbra. Per godere della tua fame, delle tue voglie, per gustare il tuo sapore, per saziarti di dolce, capricciosa impudenza. Bocconi di passione, morsi e gemiti, il nostro pasto consumato tra l'erba bagnata, il frastuono della guerra e ululati lontani, i ricordi e il presente.
Ai margini del bosco, del sogno, della follia, lupi di noi stessi; giorno dopo giorno, secolo dopo secolo, vincitori e vinti, aguzzini e vittime, rivali e complici. Ancora e sempre prede dell'immutabile natura dell'amore, dell'indissolubile legame, dell'atavica scintilla, implacabile fuoco della vita.
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« immagine » Pioggia di primavera, fresche gocce, furbe inquisitrici solleticano i capelli e la pelle nuda, assecondano movimenti, superano dislivelli, riempiono piccole cavità, lavano via il sudore e il sangue. Sul prato di margherite la spada, l'elmo, la corazza, i guanti, le mie lacere vesti. ...
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26/05/2025 14:07:28
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Nemesi

12 maggio 2025 ore 21:11 segnala


Soffoco la tua voce, inutilmente. Ti maledico, ti scosti di poco, non ti vedo, non ti ho mai vista; cieca simbiosi, pericoloso istinto, sentore di salvezza, di disfatta.
Di fronte all'abisso, un intreccio di sospiri d'onda e vento salmastro confonde i pensieri, la memoria arresa tortura insanabili ferite, evoca la storia indifferente e sorda, mai così uguale al presente... ai neri urli di madri e ratti, ai miasmi d'agonia e terrore della carne ancora viva, alla feccia che gode dello sgorgare d'innocente sangue di bimbi e cerbiatti, ai feroci ghigni stampati sui volti di papi, re e giullari senza vergogna, al nauseabondo girotondo di compromessi, menzogne, processi sommari, vendette.
Il baratro freme, puttana d'ingannevole luce, illude, brama le sue vittime. Invano.
La risacca copre il lamento della vita morente; indietreggio, volgo lo sguardo al bosco, a te mia invisibile ombra d'argento. Sussurro il nostro nome, inferno e passione, grembo e carezza, una volta ancora ti aggomitoli all'anima.
Tristi gocce salate lambiscono le ciglia, raggi di luna sfiorano smarriti rivoli di coraggio persi sulle labbra.
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« immagine » Soffoco la tua voce, inutilmente. Ti maledico, ti scosti di poco, non ti vedo, non ti ho mai vista; cieca simbiosi, pericoloso istinto, sentore di salvezza, di disfatta. Di fronte all'abisso, un intreccio di sospiri d'onda e vento salmastro confonde i pensieri, la memoria arresa tort...
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Genesi

15 aprile 2025 ore 18:32 segnala


Calpesto umida terra, sfioro antica corteccia e foglie cullate dalla brezza, incontro la spavalda, saggia, immortale anima custode del tempo, suppliche e promesse.
Tortuose radici m'avvolgono la mente, attingo alla memoria del ricco verde universo incontenibili ricordi, prepotenti rami. Lievi, intonate note, timide risa e voci sommesse affiorano dai secoli, animano i pensieri come fresca pioggia, frenetiche, operose formiche e delicato batter d'ali solleticano maestosa chioma generosa di corolle e nidi. Si rincorrono i mutati colori delle primavere, una sfumata paura formula domande senza risposte, familiari presenze appena sbiadite proferiscono responsi senza senso. Sofferenza e gioia riaprono e ricuciono ferite; lavo dal legno vivo il sangue del branco morente, odoro vellutato, prezioso muschio, godo di ogni tua goccia di piacere e della rugiada, verso lacrime sulle battaglie perse, sulla nostra vittoriosa, vigliacca guerra.
Rinnovo l'arcaico patto, abbraccio essenza d'eterno, l'oblio del sentire, il sacro, desolato silenzio di ogni mia fine.
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« immagine » Calpesto umida terra, sfioro antica corteccia e foglie cullate dalla brezza, incontro la spavalda, saggia, immortale anima custode del tempo, suppliche e promesse. Tortuose radici m'avvolgono la mente, attingo alla memoria del ricco verde universo incontenibili ricordi, prepotenti r...
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15/04/2025 18:32:51
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Cosa siamo?

25 marzo 2025 ore 10:47 segnala


Corpi trasformati dall'incedere del tempo e dalla magia della terra; umidità di minerali e sali, concretezza di polvere, granelli, pietre... carezze di ciò che è foglia, filo d'erba, muschio, petalo, radice, corteccia... selvatico profumo che ci avvolge, indelebile memoria d'ossa, pelle, peli, piume... capriccio di batteri e funghi, solletico d'insetti, bava di chiocciola, geometrie di ragno, salto di lepre, orme sulla neve.
Anime abbracciate in un unico, universale respiro; molecole di fatica, lotta, gioco... schegge di spietata sofferenza, calorosa gioia, muta paura, ricercata solitudine, malcelata tenerezza.
Sogni di libertà, l'istinto sottomesso alla fedeltà; sussulti del cuore, sospiri nella brezza della stagione dell'amore, baci sulle labbra prima dell'ultima caccia, dell'ultima preda, dell'ultima luna piena.
Siamo l'intimo mormorio della morte, siamo incontenibili scintille di vita; l'inarrestabile meraviglia della primavera, del nostro prato e di ogni sua margherita.
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« immagine » Corpi trasformati dall'incedere del tempo e dalla magia della terra; umidità di minerali e sali, concretezza di polvere, granelli, pietre... carezze di ciò che è foglia, filo d'erba, muschio, petalo, radice, corteccia... selvatico profumo che ci avvolge, indelebile memoria d'ossa, pe...
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Il lupo

21 gennaio 2025 ore 15:19 segnala


La mia presenza lo spaventò, pochi veloci passi e scomparve, lontano dalla vista, distante dal sogno, inghiottito dalle ombre della sera. Lasciai cadere la spada lorda di sangue tra fili d'erba e aghi di pino, m'inginocchiai, sentii l'umidità penetrarmi le ossa, il gelo del cuore affievolirne i battiti, lacrime rigarmi il viso. Trattenni il fiato e ogni più piccolo movimento; solo gli occhi avidi della poca luce, cercarono e trovarono altri occhi, pupille come buie voragini, iridi d'ambra e cenere come primule selvatiche sorprese dalla bruma.
Qualche metro e ataviche paure mi separavano da quel manto trapunto d'argento. Sollevai di poco il braccio, tolsi il guanto, gli porsi il palmo della mano... si avvicinò, protese il collo e annusò l'aria, le mie dita senza sfiorarle. Il suo sguardo mi rapì ancora l'anima, mi donò uno struggente saluto. Sparì tra gli alberi, tra le fronde si rincorsero lunghi ululati, il canto del branco che attendeva il suo ritorno.
Mi alzai incredula, frastornata, commossa. Sarei potuta morire di felicità, ma di gioia si vive anche quando tutt'attorno la sofferenza brucia come un ferro rovente conficcato nella carne... come la mia armatura che pesa più dei desideri traditi di mio padre, più della nostra guerra, dell'odio, della vendetta... come le nostre mura violate dal nemico e dal tempo, insanabili crepe, ferite aperte cosparse di sale, vergogna e viltà... come ogni secolo di terrore, anno d'amore rubato, giorno di passione e tenerezza sfumato tra il tramonto e il pensarti.
Cercai il sentiero, mi misi in cammino; sapevo che l'avrei incontrato ancora, non in questa vita, ma dopo, oltre, quando ormai sconfitta m'arrenderò alla morte, varcherò il confine, conoscerò la dimensione della bellezza, senz'armi, prigioni e gabbie, la foresta dove umani e lupi sono fratelli. Nell'istante in cui immortali emozioni intrecceranno l'urlo del vento al silenzio ed abbraccerò l'eternità.
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« immagine » La mia presenza lo spaventò, pochi veloci passi e scomparve, lontano dalla vista, distante dal sogno, inghiottito dalle ombre della sera. Lasciai cadere la spada lorda di sangue tra fili d'erba e aghi di pino, m'inginocchiai, sentii l'umidità penetrarmi le ossa, il gelo del cuore aff...
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21/01/2025 15:19:40
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